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por Alessio Natalucci hace 7 años

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L'Evoluzione della Fisica - Natalucci

Il libro di Albert Einstein e Leopold Infeld, pubblicato nel 1938, rappresenta una conversazione tra autori e lettori sulla fisica. Gli autori mirano a spiegare le idee fondamentali della fisica e il processo storico della loro formazione.

L'Evoluzione della Fisica - Natalucci

Questo libro è la dimostrazione del fatto che secondo Einstein le idee fondamentali della Fisica si possono esprimere con le parole

I numeri stanno ad indicare l'ordine da seguire per leggere la mppa

Si può quindi riassumere quanto detto affermando che la Forza e la variazione di velocità sono vettori aventi la medesima direzione

Una soluzione generale compatibile con tutte le correlazioni accertate non è stata ancora trovata, il mistero non si può quindi definire risolto ne si è certi esista una soluzione definitiva

Le relazioni che intercorrono tra queste quattro tipi di interazioni e la possibile esistenza di una più nascosta unità sottostante

Rappresentano il più affascinante problema della Fisica di oggi

L'Evoluzione della Fisica -Natalucci Alessio

-------------------Parte Seconda------------------ Decadenza dell'interpretazione meccanicistica

Sappiamo di per sé che il "moto dell'onda" rappresenta il moto di uno stato della materia e non la materia stessa
Due concetti fisici fondamentali sono "velocità di propagazione dell'onda" e "lunghezza d'onda"

il secondo è la lunghezza d'onda e nel caso dell'esempio essa rappresenta la distanza, in un dato istante, tra due involucri vicini aventi massimi o minimi di densità

Il primo è la velocità dell'onda, la quale dipende dal mezzo (aria, acqua ecc.)

Il moto dell'onda "è il moto di qualche cosa che non è materia, bensì energia, propagata attraverso la materia"
Prendiamo in esempi per spiegare meglio il concetto un vasto spazio riempito uniformemente da un fluido, al centro di questo vi è una sfera che in continuazione si dilata e si restringe, ovvero varia il suo volume

Quando la sfera si dilata le particelle del mezzo, situate vicino alla sfera, vengono spinte fuori, sformando un involucro sferico (la cui densità è superiore al normale) della sostanza di cui è formato lo spazio in cui la sfera si trova

Contrariamente, quando la sfera si contrae lo strato del mezzo che la circonda subisce una diminuzione di densità. Queste variazioni di densità si propagano per tutto il mezzo

Uno dei quesiti che si pose Galileo fu a che velocità viaggia la luce
Continuando a parlare della luce

Secondo Huygens la luce è un'onda, cioè un trasferimento d'energia e non di sostanza

Un altra importante caratteristica della luce è il colore

Per definizione la luce solare è bianca; ma non appena questa attraversa un prisma, esibisce tutti i colori esistenti nel mondo visibile

Questo arricchisce la teoria della luce come sostanza: difatti non ci sarà un unica sostanza luce, bensì diverse sostanze, una per ogni colore

La divisione della luce solare nei suoi componenti si chiama "dispersione della luce"

La serie dei colori componenti la luce solare bianca (scoperta grazie agli esperimenti di Newton) è denominata "spettro solare" o "spettro visibile"

Uno dei ottici più elementari è che la luce si propaghi in linea retta

Lo si può dimostrare facilmente facendo attraversare una fonte luminosa attraverso un foro

Esaminiamo cosa accade invece quando la luce attraversa la materia

Prendiamo una spessa lastra di vetro e poniamo una fonte di luce dietro di questa. Noteremo come la luce non seguirà una linea retta ma subisce una "deviazione". Questo fenomeno è conosciuto con il nome di "rifrazione"

Nei secoli successivi moli scienziati tentarono ulteriori esperimenti (Fizeau,Rømer, Michelson), scoprendo che nel vuoto la luce viaggia a circa 300 000 km/s
Con la tecnica sperimentale del suo tempo non c'era alcuna possibilità di scoprire la risposta

Decise quindi di impostare il problema invece di cercare la soluzione di quest'ultimo

Cercando di comprendere tale quesito mise in atto un modello sperimentale ideato da un suo discepolo

Due uomini, A e B, muniti di una lanterna, si piazzano alla distanza di tre chilometri l'uno dall'altro

Il primo uomo, A, scopre la sua lanterna e come prestabilito l'altro uomo, B, non appena vede la luce scopre a sua volta la lanterna. I due si rendono conto che il segnale da A a B è arrivato in un secondo e viceversa il segnale da B ad A ne ha impiegato un altro. hanno quindi stabilito che la luce viaggia a 3 km/s

Conclusione errata e approssimativa

Come prima, partendo da alcuni esperimenti si può comprendere la teoria che è presente dietro quest'ultimi
Nel 1° esperimento si è scoperta l'esistenza dei poli. Ci si può domandare se è in qualche modo possibile isolarne uno. L'intuito ci porta a credere che sia possibile farlo, spezzando una calamita

Il risultato che si ottiene è inatteso: "quello che era il punto mediano, diventa un polo che si attrae con il polo della calamita che teniamo in mano"

Per spiegare questo fatto possiamo ricorrere alla teoria dei fluidi elettrici e adattarla ai fluidi magnetici

Partendo dalla costruzione di un dipolo elettrico (il quale basta per spiegare il primo esperimento, ma non il secondo), "si deve immaginare una calamita formata al suo interno da tanti piccoli dipoli magnetici elementari"

"Questi, non possono essere ulteriormente spezzati in due poli separati. In tal caso nella calamita, considerata come un tutto, regna l’ordine, poiché tutti i dipoli elementari sono orientati nello stesso senso"

"Si capisce allora perché spezzando una calamita, due nuovi poli appaiano alle nuove estremità"

Difatti, come per i flussi elettrici, quelli magnetici possiedono "attrazione" e "repulsione"

Nel 1° esperimento prendiamo due calamite lineari, una la teniamo in mano, l'altra è invece sospesa in aria, nel suo baricentro

Avvicinando la calamità che si ha in mano a quella sospesa in aria, in particolare all'estrema destra di quest'ultima, si noterà una forte attrazione tra le due

Scopriamo quindi l'esistenza nelle calamite di due poli, posti alle estremità

Questa attrazione andrà scemando avvicinando la calamita al baricentro dell'altra, procedendo verso l'altra estremità noteremo che le due calamite inizieranno a respingersi invece di attrarsi

Mediante tre semplici esperimenti possiamo osservare come e perché una teoria nasca
Verranno descritte le caratteristiche dei Fluidi Elettrici
Per quest’esperimento ci serve una verga metallica composta di due parti disgiungibili.

"Strofiniamo la bacchetta di gomma con la flanella e avviciniamola alla verga (ancora unita), avremo lo stesso fenomeno di prima. Disgiungiamo ora le due parti della verga,allontanando la bacchetta di gomma, le foglioline continueranno a rimanere divaricate, invece di rimettersi in posizione di riposo come nell'esperimento precedente"

Per il 2° esperimento si utilizzano gli stessi oggetti del primo,avendo cura che le foglioline dell’elettroscopio non siano divaricate

"Strofiniamo la bacchetta di gomma con la flanella, questa volta però la bacchetta di gomma non sarà contatto con la verga ma soltanto avvicinata. Le foglioline divergeranno come prima ma non appena la bacchetta verrà allontanata, invece di continuare ad aprirsi come nel primo caso, ricadranno subito in posizione di riposo"

Nel 1° esperimento prendiamo una verga metallica, sostenuta da un piede di vetro. Appese ad essa, sulle due estremità, vi sono due sottilissime foglioline d’oro pendenti da un’asticella metallica (noto come elettroscopio)

"Muniamoci di una bacchetta di gomma dura e di una pezza di flanella. Strofiniamo vigorosamente la bacchetta di gomma con la flanella e tocchiamo la verga. Vedremo allora le foglioline divergere immediatamente e continuare a rimaner divaricate anche dopo l’allontanamento della bacchetta di gomma"

Da questi tre esperimenti possiamo comprendere alcuni concetti base

"Esistono due specie di corpi, quelli nei quali i fluidi elettrici possono muoversi liberamente e quelli nei quali non possono farlo. I primi vengono detti conduttori e i secondi isolanti"

Un corpo è elettricamente neutro se i fluidi elettrici, positivi e negativi, sono presenti al suo interno nella stessa quantità

Fluidi elettrici della stesso tipo si respingono mentre quelli del tipo opposto si attraggono.

Esistono due fluidi elettrici, uno è chiamato positivo (+), l’altro negativo (-)

------------------Parte Prima------------------ L'ascesa dell'interpretazione meccanicistica

Il medico tedesco Meyer fu il primo che ritenne possibile considerare il calore come forma d'energia, e ciò venne confermato dal birraio Inglese Joule
Joule prese per vera la congettura del calore come forma d'energia e cercò di determinare il relativo tasso di scambio

Si riconobbe in seguito come l'energia meccanica e calorifera sono solo due delle molte forme che l'energia può assumere

Detto ciò si possono ribadire i due concetti di "sostanza", ovvero " materia" ed "energia"

"Entrambi obbediscono a leggi di conservazione, ma la materia possiede peso mentre l'energia no"

Inventò per questo motivo un meccanismo simile ad un orologio a pesi: per caricarlo si s'innalzano due pesi (conferendo così energia potenziale), se dopo ciò l'orologio rimane indisturbato, si potrà considerare un sistema isolato

Con il passare del tempo i pesi inizieranno a scendere fino a raggiungere il loro punto più basso (mutando l'energia potenziale in cinetica). In tal modo i pesi azionano un mulinello a palette posto in un recipiente d'acqua, le quali girando scalderanno l'acqua del recipiente

Misurando la variazione di temperatura dell'acqua e conoscendo in anticipo il calore specifico dell'acqua, ha calcolato la quantità di calore assorbito

Ad oggi le sue scoperte possono essere espresse con questa affermazione:

"L'energia potenziale di 0,427 chilogrammi sollevati di 1 metro dal suolo equivale a 1 caloria, cioè alla quantità di calore occorrente per innalzare, a pressione atmosferica normale, da 14,5 a 15,5 gradi Celsius la temperatura di 1 grammo d'acqua

Ovvero quanto calore si può ricavare da una data quantità di energia meccanica

Prendiamo in esempio l'attrazione delle Montagne Russe
Consideriamo nuovamente il caso in cui il vagone dell'attrazione effettua il suo moto con attrito pari a zero

Si potrà constatare che mentre la distanza dal suolo diminuisce, la velocità del vagoncino aumenterà

Nel suo punto più alto il vagoncino ha velocità zero mentre la distanza dal suolo è di 30 metri, mentre nel suo punto più basso la velocità è massima mentre la distanza è nulla

In termini fisici queste correlazioni si possono spiegare mediante l'energia potenziale e cinetica

Nelle vere attrazioni, con la presenza dell'attrito avviene ugualmente un continuo scambio fra energia e potenziale

La differenza rispetto all'esperimento ideale sta nel fatto che qui la somma non rimane costante ma tende a diminuire. Insieme alla diminuzione riscontriamo anche la creazione di calore

Da qui si può quindi assumere come il calore possa essere considerato una forma di energia e diventa quindi la somma di tre fattori (energia potenziale, cinetica e calore) a rimanere costante

La somma delle due energie non varia ed è conosciuta con il nome di "costante del moto"

"Nel punto più basso il vagoncino possiede il massimo di energia cinetica, ma è privo di energia potenziale"

"Nel punto più alto il vagoncino possiede energia potenziale, ma è privo di energia cinetica o moto"

Se il vagoncino partirà ad un altezza di 30 metri dal livello del suolo si constaterà che esso, con la presenza dell'attrito, potrà percorrere liberamente tutti i tracciati che vorrà ma con l'unica limitazione che non superi mai l'altezza dei 30 metri, se vorrà concludere il suo percorso

Per descrivere dei fenomeni calorifici ricorriamo a due concetti basilari: "temperatura" e "calore"
Ci si può domandare quindi se il calore è da considerarsi una sostanza, è risaputo però che una sostanza è considerato come qualcosa che non può ne crearsi ne distruggersi

Fin dall'antichità mediante vari metodi l'uomo ha creato il calore, risulta quindi impossibile poter considerare il calore una sostanza

Vi è però una condizione particolare del Calore

Prendiamo in esempio un recipiente con un chilogrammo d'acqua e uno di mercurio scaldati allo stesso modo, ossia con una fiamma identica. Quest'ultimo recipiente impiegherà molto meno tempo ad elevare la sua temperatura di un grado rispetto al primo

Si denota quindi che "le temperature di masse uguali ma di sostanze differenti richiedano quantità di "calore" differenti"

Diciamo quindi che ogni sostanza ha una propria "capacità calorifera", ovvero un proprio "calore specifico"

Inizialmente si faceva fatica a distinguere temperatura e calore, risolse la situazione lo scozzese Black attraverso delle conferenze più di due secoli fa

Per rendere più chiara la questione prendiamo in esempio il termometro nella bocca di una persona malata.

Ragionando si potrebbe supporre che, dopo essere stato a contatto con il malato, il termometro adesso condivida la stessa temperatura del malato. Tuttavia quest'affermazione non è corretta: questi due condivideranno la stessa quantità di calore, ma non la temperatura

Comunemente l'uomo attraverso il proprio senso tattile può rendersi conto un corpo è freddo o caldo

L'unico modo per poter realmente conoscere la temperatura di un corpo (e sapere quindi se è freddo o caldo) è attraverso il termometro, strumento inventato da Galileo

Tuttavia questo è criterio puramente qualitativo, difatti immergendo prima una mano in un recipiente con acqua calda e l'altra mano in un recipiente d'acqua fredda in seguito, immergendo entrambe le mani in un recipiente d'acqua tiepida, riceveremo feedback differenti (dalla prima un messaggio di freddo, dalla seconda un messaggio di caldo)

Fino a 350 anni fa un importante concetto della Meccanica era sfuggito agli studiosi, quello della "Massa"
Vi sono due diversi modi per misurare il valore della massa di un corpo

Deduciamo quindi che il primo caso è del tutto indipendente dalla gravità terrestre mentre il secondo è basato proprio sull'esistenza di questa forza (senza di essa non si potrebbe eseguire alcuna misurazione

Nonostante ciò, mettendo in relazione i risultati delle due misurazioni, per quante volte queste possano ripetersi, i risultati saranno sempre uguali tra loro

Con il secondo metodo si va a misurare direttamente il valore della massa stessa e non della variazione tra due masse

Questo avviene semplicemente mediante l'uso della bilancia

"massa pesante"

Con il primo metodo più che determinare il valore della massa di un corpo si misura quante volte la massa di un corpo è più grande di un altra

Prendiamo in esempio due masse a riposo, applicando ad esse due forze identiche si noterà che la velocità della prima massa sarà il triplo della velocità della seconda; si può quindi affermare che la prima massa è tre volte inferiore della seconda

"massa inerte"

Questa identità e distinzione tra massa inerte e pesante è fondamentale per la formulazione della teoria della relatività

Ritornando all'esperimento ideale del carrello spinto su una strada senza attrito

Per quante volte ripeteremo l'esperimento, la velocità del carrello rimarrà sempre la medesima

Se invece nel carrello vuoto aggiungiamo un carico, cambiando quindi il valore del peso, noteremo che la velocità rispetto a prima diminuirà

Possiamo perciò dire che "la velocità dipende dalla massa del corpo e che è tanto minore quanto maggiore è la massa"

Newton proseguendo gli studi formulò quella che oggi viene chiamata "Legge della Gravitazione"
Newton riconobbe inoltre che il moto dei sassi in caduta e quello della Luna sono casi particolari della "forza gravitazionale universale"; la quale è sempre in azione fra due corpi qualsiasi
In questa legge afferma che la forza di attrazione di due corpi dipende dalla distanza che li separa l'uno dall'altro, difatti la forza diminuisce quando la distanza aumenta

Quanto detto fin'ora non basta però per descrivere dei moti più complessi, come ad esempio quello dei pianeti

Sono necessarie due congetture supplementari per giungere a conclusioni qualitative riguardo il moto dei pianeti

L'altra (La sua Legge di Gravitazione) è di carattere particolare e stabilisce "una precisa dipendenza tra una forza di data specie e la distanza tra due corpi"

Una di esse (La legge del movimento di Newton) è di carattere generale e stabilisce "una relazione fra la forza e la variazione di velocità"

Tutti i moti considerati fin'ora sono rettilinei (ovvero si effettuano su linee rette)
In entrambi i casi per caratterizzare una velocità è necessaria sia una direzione quanto un numero

Si può quindi rappresentare la velocità mediante "un vettore la cui lunghezza è espressa in unità prestabilite e ci dà la misura della velocità e la cui direzione è quella del moto"

Per fare ciò si può ricorrere ai "vettori", attraverso di essi si possono rappresentare graficamente tutte le quantità che possiedono sia una grandezza che una direzione

Attraverso i vettori è possibile rappresentare la variazione di velocità che un corpo subisce in seguito ad una forza, mediante un vettore tratteggiato

Il simbolo per rappresentarle è quello della freccia

Passando dal Moto Rettilineo al Curvilineo si incontrano nuove difficoltà
Uno dei problemi fondamentali era quello del "moto" (ossia dei moti che possiamo osservare intorno a noi, come un sasso lanciato in aria o un carrello spinto lungo la strada)
Si inizia considerando un corpo a riposo (ossia privo di moto)

Per cambiarne la posizione occorre esercitare su di esso un'azione qualsiasi

Si può quindi concludere che "quanto è maggiore è l'azione esercitata su un corpo, tanto maggiore è anche la sua velocità" (la velocità è essenzialmente legata all'azione)

Esaminiamo perchè l'intuizione sbaglia

Immaginiamo un caso ideale in cui un uomo, esercitando una determinata forza, muova un carrello a quattro ruote

Quest'ultimo, dopo una certa distanza si fermerà. Ci si deve ora domandare come si potrebbe accrescere questa distanza senza variare l'intensità della forza

Si possono valutare due diverse soluzioni: ungere le ruote o spianare perfettamente la strada

In questo modo le "influenze o resistenze esterne" saranno ridotte

Di effetti di tutto ciò sono definiti "attrito", in una situazione ideale in cui la strada è perfettamente liscia e l'attrito è quindi pari a zero, il carrello non si fermerà mai (la definiamo situazione ideale poichè è materialmente impossibile eliminiare l'attrito e le influenze esterne)

Secondo la nuova teoria (corretta) di Galileo, "un corpo sul quale non agisce nessuna forza esterna, si muove uniformemente (vale a dire sempre con la stessa velocità e lungo una linea retta

Ci si può quindi domandare, "Se la velocità non è indice delle forze esterne agenti su un corpo, qual è tale indice?"

A tale quesito risponde nuovamente Galileo, esaminando nuovamente la situazione ideale del carrello su strada senza attrito, si può comprendere che non è la velocità la conseguenza dello spingere o tirare, bensì la "variazione della velocità" o "accelerazione"

I due concetti fondamentali della Meccanica Classica si affermano essere "Forza" e "Accelerazione"

Il legame tra forza e variazione di velocità o accelerazione costituisce la base della meccanica classica di Newton. Sono dunque Forza e Accelerazione i duce concetti liberano le parti principali della meccanica classica

viene enunciata successivamente da Newton come "Legge d'Inerzia"

"Ogni corpo persevera nel suo stato di riposo, oppure di moto rettilineo uniforme, a meno che non sia costretto a cambiare tale stato da forze agenti su di esso"

Ragionaento derivato dall'intuzione è erroneo

La scoperta e l'uso del ragionaento scientifico da parte di Galileo è uno dei più importanti avvenienti nella storia del pensiero umano

Segna l'inizio della Fisica

Per capire questi fenomeni è consigliabile cominciare dai casi più semplici per poi passare a quelli più complessi
Da Galileo e Newton in poi i mezzi e i metodi d'indagine sono stati sempre più accresciuti e perfezionati
Il "romanzo giallo perfetto" nella fisica si può paragonare alla "spiegazione della natura"
Dove i romanzi gialli sono paragonati alla natura e i lettori agli scienziati

I Problemi della Fisica di oggi sono legati al fatto che le particelle elementari della materia sono soggette a quattro tipi di interazioni fondamentali:

Interazioni Forti, Deboli, Elettromagnetiche e Gravitazionali
Probabile l'esistenza di nuove particelle, interazioni e intere classi di particelle

Dopo la scrittura del libro sono state scoperte intere famiglie di particelle, risonanze e antiparticelle

Scoperte anche nel campo degli Acceleratori di Particelle Plasmi e Rivelatori

Definito dagli autori un libro popolare poiché non richiede particolare conoscenze bensì un alto livello intellettuale

Scritto da Albert Einstein e Leopold Infeld nel 1938

Il loro intento è indurre il lettore a meditare sull'eterna lotta condotta dall'intelletto umano per giungere a una migliore comprensione delle leggi che governano i fenomeni fisici
Ritenuto da loro una semplice conversazione fra i lettori e gli autori
Si pongono come obiettivo quello di dare delle idee sulla Fisica e illustrare il processo storico della loro formazione
L'evoluzione di queste idee fondamentali è lenta e faticosa