por Francesco Francesco hace 25 días
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Riassunto della lezione precedente La scorsa volta abbiamo parlato della bellezza nell'antichità, che era considerata parte integrante dell'arte. L'architettura, ad esempio, non era solo una disciplina tecnica ma anche una forma d'arte che esprimeva valori estetici e culturali. Con il passare del tempo, però, l'architettura ha perso questo significato artistico per diventare sempre più legata ad aspetti economici. Illuminismo e filosofia dell'arte secondo Kant Oggi proseguiamo esaminando il ruolo dell'arte e della filosofia in relazione all'Illuminismo, focalizzandoci sul pensiero di Immanuel Kant, una figura chiave del movimento illuminista. Kant, in un suo famoso testo, si chiede: "Che cos'è l'Illuminismo?" Risponde che l'Illuminismo è l'epoca della "maturità" dell'umanità, basata sulla fiducia nella ragione e sull'emancipazione dall'ignoranza e dalla superstizione. L'Illuminismo e la nascita della modernità Il movimento illuminista rappresenta una fase rivoluzionaria della storia. In Europa, soprattutto con la Rivoluzione francese, si abbattono i regimi assolutisti, aprendo la strada ai principi di legalità, uguaglianza e fraternità. L'Illuminismo sostiene una società basata sulla ragione e sulla giustizia, anziché sulle decisioni arbitrarie di un sovrano. Un elemento cruciale è l'emancipazione dell'individuo e l'affermazione della dignità personale e dei diritti, tra cui la divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), un principio essenziale nelle società moderne. Il confronto filosofico dell'epoca: razionalismo e empirismo Al tempo di Kant, due scuole filosofiche dominavano il dibattito: razionalisti ed empiristi. I razionalisti ritenevano che la comprensione del mondo derivasse da principi razionali applicabili alla realtà: ad esempio, la forma di un triangolo e le sue proprietà matematiche, come il fatto che gli angoli interni sommino sempre 180 gradi. Secondo loro, la conoscenza nasceva da leggi logiche e universali, indipendenti dall'esperienza sensoriale. Gli empiristi, invece, sostenevano che la conoscenza derivasse dall'esperienza: cioè, è solo osservando e sperimentando che l'uomo può davvero comprendere il mondo. Questo dibattito tra razionalità e esperienza costituiva il cuore delle teorie epistemologiche dell'epoca e fu affrontato da Kant in modo innovativo. Il contributo di Kant: una "rivoluzione copernicana" Kant è considerato rivoluzionario perché ha cercato di unire queste due visioni. Invece di scegliere tra ragione ed esperienza, Kant ha proposto che la conoscenza del mondo dipenda da entrambe: la mente umana contribuisce attivamente alla percezione della realtà, imponendo schemi razionali ai dati dell'esperienza sensoriale. Questa sintesi rappresenta una "rivoluzione copernicana" nella filosofia, perché sposta l'attenzione dall'oggetto esterno al soggetto umano che conosce. Razionalisti ed empiristi: Cartesio e Locke/Hume In filosofia, il dibattito tra razionalisti ed empiristi si divideva in due approcci: Razionalisti come Cartesio credevano che la verità derivasse dalla ragione stessa. L'esempio famoso di Cartesio, "Cogito, ergo sum" ("Penso, dunque sono"), riflette l'idea che la verità si fonda sulle idee innate e che il nostro pensiero si applica alla realtà. Empiristi, come Locke e Hume, sostenevano invece che la verità proviene dall'esperienza e dall'osservazione del mondo. Per loro, il rapporto tra uomo e realtà è mediato dai sensi e dall'esperienza: la conoscenza si sviluppa partendo dall'osservazione e non da principi già esistenti. La posizione di Kant: sintesi tra esperienza e ragione Kant propone un approccio rivoluzionario: considera valide entrambe le posizioni, ma afferma che né l'esperienza né la ragione, da sole, sono sufficienti per conoscere il mondo. Egli dice che: Davanti ai fenomeni del mondo, iniziamo con l'esperienza, raccogliendo impressioni e dati sensoriali. Tuttavia, poi usiamo la ragione per organizzare e comprendere queste informazioni. Secondo Kant, la nostra mente ha "categorie" preesistenti che strutturano la realtà in termini di spazio, tempo e causalità (ogni causa genera un effetto). Queste categorie non dipendono dall'esperienza, ma sono schemi fondamentali attraverso i quali percepiamo e comprendiamo il mondo. L'esempio del computer Kant paragona la mente a un computer, che elabora informazioni secondo regole interne. Come un computer ha programmi che processano dati specifici (per esempio, un testo in Word), anche la mente umana organizza le esperienze sensoriali in base alle proprie "applicazioni", ovvero le categorie di spazio, tempo e causalità. Le tre Critiche di Kant Kant scrive tre opere principali, conosciute come le sue "Critiche", in cui divide la filosofia in tre ambiti: Critica della ragion pura: esamina la conoscenza e l'esperienza, e cosa significa conoscere realmente. Questo ambito riguarda cosa sia il vero. Critica della ragion pratica: riguarda la morale, esplorando cosa sia giusto e come agire eticamente. La morale kantiana è una delle prime morali laiche che ha avuto grande influenza. Critica del giudizio: analizza la bellezza e l'estetica, quindi come giudichiamo il bello. Questo è il primo testo a trattare l'arte in modo sistematico, e apre la strada alla moderna filosofia dell'arte. Con queste opere, Kant organizza la filosofia su tre concetti principali: verità (Critica della ragion pura), morale (Critica della ragion pratica) e bellezza (Critica del giudizio). La morale secondo Kant Kant sviluppa una visione della morale basata su principi universali e interiori, e i suoi due principi cardine sono: Imperativo categorico: Kant afferma che ogni azione deve essere considerata come se potesse diventare una legge universale. Ad esempio, se ci chiediamo se sia giusto agire con violenza, dobbiamo domandarci se sarebbe giusto che tutti agissero allo stesso modo. Se la risposta è negativa, allora quell'azione è immorale. Questo principio morale non deriva da imposizioni esterne, ma da una legge interna che guida il nostro comportamento. Trattare l'altro come fine e non come mezzo: Un altro principio kantiano è di considerare ogni individuo come un fine in sé, non come un mezzo per i nostri scopi. Significa rispettare l'altro nella sua dignità e umanità, senza sfruttarlo o manipolarlo per ottenere vantaggi personali. Per Kant, questo rispetto reciproco è fondamentale perché deriva dalla consapevolezza che ciascuno ha pari valore. La libertà è un concetto centrale nella morale kantiana. Kant sostiene che l'uomo può essere veramente morale solo quando è libero di scegliere. Se una persona è costretta a comportarsi in un certo modo a causa di necessità o forza, non si può parlare di morale in senso pieno, poiché manca la libertà di scegliere tra giusto e sbagliato. Critica del Giudizio: l'estetica e la bellezza Nella sua Critica del Giudizio, Kant per la prima volta esplora in modo sistematico la bellezza e l'arte come argomenti filosofici. In passato, l'arte era considerata importante ma non aveva una propria teoria autonoma: veniva sempre discussa in relazione ad altre discipline, come la filosofia, la religione o la letteratura. Con la modernità, l'arte comincia a riflettere su sé stessa e a cercare un proprio valore intrinseco. Kant, anticipando il Romanticismo, analizza il concetto di bellezza in termini filosofici, ponendo domande come "Che cosa è il bello?" e "Che cosa è l'arte?". Kant, rappresentante dell'Illuminismo, getta così le basi per una nuova concezione dell'arte, che vedrà il suo massimo sviluppo nel Romanticismo. Per capire Kant e la sua visione dell'arte, concentriamoci sui tre principi fondamentali che egli identifica come necessari perché qualcosa possa essere definito "bello" e quindi come autentica arte: 1. Bello come piacere disinteressato Secondo Kant, la bellezza ci piace, ma questo piacere è disinteressato. La reazione che proviamo di fronte a un'opera d'arte è pura contemplazione, priva di desideri o interessi legati al possesso o alla fruizione diretta dell'oggetto. Ad esempio, se guardiamo un quadro, possiamo provare piacere, ma questo non implica il desiderio di "possedere" o "usare" quell'opera come faremmo con un oggetto d'uso comune. L'arte, per Kant, ci coinvolge a livello estetico senza che ci sia un interesse pratico o personale. 2. Bello come ciò che piace universalmente senza concetto Il secondo principio afferma che il bello è universale, cioè deve poter piacere a chiunque, ma senza essere legato a un concetto specifico. Questo significa che, sebbene tutti possano apprezzare la bellezza di un'opera d'arte, non possono spiegare questo piacere con un concetto preciso, come si fa per esempio con una spiegazione scientifica o razionale. La bellezza, infatti, si basa su un sentimento soggettivo: ognuno percepisce la bellezza in modo personale, ma c'è una sorta di accordo implicito tra gli esseri umani che ci permette di condividere la stessa esperienza di apprezzamento estetico, pur non riuscendo a tradurla in concetti. Un esempio può chiarire la differenza: dire "fa caldo" è soggettivo e non è universale, poiché ognuno può avere una percezione diversa del caldo. Ma dire che "ci sono 30 gradi" è un concetto misurabile e universale. Per Kant, la bellezza è percepita universalmente come piacevole, ma non può essere descritta con un concetto razionale specifico. 3. Bello come sentimento universalizzabile Infine, Kant osserva che, pur non essendo concettualmente definibile, la bellezza si universalizza attraverso il sentimento. Quando vediamo qualcosa di bello, come un tramonto, proviamo tutti un senso di stupore o ammirazione che non può essere pienamente descritto. Questo sentimento è soggettivo, ma la predisposizione a riconoscerlo è comune a tutti gli esseri umani, e quindi l'arte riesce a comunicare un'esperienza estetica condivisa. Kant sta delineando così i principi di una nuova epoca (l'Illuminismo) in cui l'arte comincia a essere concepita come esperienza estetica indipendente, piuttosto che essere subordinata a scopi pratici o religiosi. Questi principi posano le basi per la modernità e per una concezione dell'arte che verrà poi sviluppata nel Romanticismo. In questo approfondimento, Kant distingue ulteriormente due modi di percepire la bellezza: attraverso il bello e il sublime. Vediamo come si sviluppano queste idee, partendo dal concetto di regolarità senza legge: 1. Regolarità senza legge Kant introduce il concetto di regolarità senza legge per spiegare la libertà insita nella creazione artistica. Un'opera d'arte possiede armonia e coerenza, ma non segue regole predefinite come farebbe un procedimento tecnico. Non esiste un manuale per creare una vera opera d'arte, perché essa stabilisce le proprie regole. Per esempio, quando Leonardo dipinse la Gioconda, non seguì un canone esistente, ma creò una sua forma di bellezza, fondando nuove regole estetiche che rendevano unico il quadro. Questo è uno degli elementi di modernità che Kant riconosce nell'arte, dove la bellezza non si adatta a un modello imposto, ma trova la propria finalità e le proprie regole in se stessa. 2. Bello e sublime Kant introduce poi la distinzione tra bello e sublime, due esperienze estetiche che coinvolgono i nostri sensi e la nostra emotività in modi diversi: Il bello è ciò che appare armonioso e compiuto, suscitando un senso di appagamento e soddisfazione. Questa bellezza è legata ai sensi: ammiriamo qualcosa di proporzionato, perfetto nei colori e nella forma, come un vaso o un paesaggio sereno. Gli elementi che osserviamo si trovano in perfetta sintonia tra loro e con i nostri sensi, creando una sensazione di equilibrio e piacere. Il sublime, invece, non riguarda l'armonia, ma evoca emozioni più profonde che possono includere anche sensazioni di timore e smarrimento. Il sublime è l'esperienza di una grandezza che supera la nostra comprensione, suscitando un misto di ammirazione e inquietudine. Ad esempio, osservando un'imponente tempesta in arrivo o un cielo stellato, ci sentiamo piccoli e insignificanti, quasi sopraffatti dalla vastità dell'universo. La bellezza del sublime non si basa sulla perfezione o sull'armonia, ma sulla nostra reazione emotiva di fronte a una forza immensa e incontenibile, una sorta di bellezza "potente" e non "piacevole". Questi due concetti di bello e sublime sono fondamentali per comprendere la filosofia estetica di Kant e i suoi contributi alla modernità: mentre il bello ci dà appagamento sensoriale e equilibrio, il sublime ci porta verso una dimensione emozionale più intensa, in cui ci confrontiamo con l'infinito e la nostra limitatezza. Kant e gli altri pensatori che esplorano il sublime introducono una riflessione profonda sul rapporto tra uomo, natura e arte, con sviluppi che influenzeranno l'estetica moderna e contemporanea. 1. L'immagine compiuta e il piacere estetico Nella rappresentazione artistica tradizionale, l'immagine compiuta trasmette piacere estetico, una sensazione di completezza e armonia. In questo tipo di opere (come i ritratti o i paesaggi idealizzati) ogni elemento sembra perfetto e appagante, creando un'esperienza sensoriale e visiva piacevole. Questa armonia ideale è un aspetto della bellezza classica, che evoca un senso di regolarità e compiutezza. 2. Il sublime nel Romanticismo: Friedrich e la grandiosità della natura Con il Romanticismo, rappresentato da artisti come Caspar David Friedrich, emerge un nuovo approccio alla bellezza, definito sublime. Le opere di Friedrich, come nel celebre dipinto dell'uomo di spalle che osserva la natura sconfinata, mostrano il soggetto umano in una posizione di inferiorità rispetto alla vastità della natura. Questo crea un sentimento di meraviglia mista a paura, un'infinità che rende l'uomo piccolo e vulnerabile. Questo tipo di rappresentazione non riguarda solo la bellezza visiva, ma anche una riflessione esistenziale sulla solitudine e impotenza dell'essere umano di fronte alle forze immense e incontrollabili della natura. 3. La natura grandiosa come espressione del sublime: Turner Anche in artisti come J.M.W. Turner, il sublime si manifesta attraverso la rappresentazione di eventi naturali estremi, come tempeste e ghiacciai, o scene che richiamano la fragilità umana (naufragi, carovane in paesaggi immensi). Le sue opere romantiche, cariche di elementi naturali potenti e indomabili, incarnano il sublime come forza brutale e misteriosa, distante dall'armonia e dalla perfezione. 4. Dalla natura alla società: il sublime nel Novecento Il concetto di sublime si evolve ulteriormente nel Novecento, dove la natura viene spesso sostituita dalla società e dai suoi spazi. Ora, è la struttura sociale e urbana a rappresentare il sublime, con la presenza dell'uomo in contesti di grandezza e complessità sociale che possono suscitare la stessa sensazione di inadeguatezza e meraviglia che prima era evocata dai paesaggi naturali. 5. Hansel Adams e l'estetica dei grandi spazi Nelle fotografie di Hansel Adams vediamo una riflessione estetica sui paesaggi vasti e orizzontali, che richiamano l'idea di orizzonti infiniti tipica dei film western americani. Adams, con il suo uso della sezione aurea per bilanciare le composizioni, cattura un senso di equilibrio naturale, in cui però emerge sempre una sensazione di sublime: gli immensi spazi aperti evocano un'infinità che travalica la presenza umana e la sua capacità di controllo. 6. Il sublime nella scultura minimalista: il Guggenheim di Bilbao Nella scultura contemporanea minimalista, come le installazioni di enormi lastre di ferro nel Guggenheim di Bilbao, il sublime si manifesta non attraverso la rappresentazione di forme umane, ma attraverso la materia e il peso. Qui, l'osservatore si confronta con una massa enorme, quasi opprimente, che suscita un senso di inadeguatezza e introspezione. È una visione moderna del sublime, che, pur spogliata della grandiosità naturale, lascia lo spettatore con una sensazione simile a quella del "monaco sulla spiaggia" di Friedrich: una riflessione sul proprio posto nell'universo. Queste tematiche riflettono un'evoluzione del sublime che, dalle rappresentazioni della natura, giunge fino alla società contemporanea, passando per l'arte moderna e minimalista, in un costante tentativo di rappresentare l'irrapresentabile e suscitare una risposta emotiva profonda nello spettatore. In questa analisi, ci si sofferma sulla rappresentazione della bellezza e del sublime in diversi movimenti artistici e stili, dal classicismo al romanticismo e fino all'arte moderna e contemporanea. Gli artisti romantici, come Friedrich, introducono il sublime nella natura, rappresentando l'uomo come piccolo e insignificante di fronte alla vastità naturale. Friedrich con il "Viandante sul mare di nebbia" incarna il senso di infinito e d'impotenza umana davanti alla grandezza del mondo. Questo concetto continua in Turner e altri artisti romantici che raffigurano il paesaggio non solo come scenario naturale, ma come elemento potente e indifferente, capace di suscitare emozioni di meraviglia e timore. La modernità rielabora il concetto di sublime. Christo, attraverso opere di "land art" come "The Floating Piers" e le sue installazioni monumentali che intervengono direttamente nel paesaggio, aggiunge al sublime un senso di connessione tra uomo e ambiente. Il sublime qui diventa tangibile, portando l'osservatore a riflettere sul proprio ruolo rispetto alla natura e alla storia. Si arriva infine all'arte contemporanea, dove artisti come Olafur Eliasson esplorano il sublime attraverso la tecnologia e l'installazione. Eliasson, con la sua rappresentazione del sole presso la Tate Modern di Londra, ricrea un'esperienza di luce e calore, richiamando l'infinità e la mutevolezza della natura stessa. Anche il fotografo Ansel Adams con le sue rappresentazioni del paesaggio americano esplora il sublime, immortalando l'immensità dei panorami naturali, mentre Richard Serra, nel Guggenheim, utilizza sculture monumentali per creare una sensazione di spazialità e gravità che sovrasta chi vi si addentra. Queste diverse manifestazioni del sublime, dai paesaggi naturali alle installazioni moderne, rivelano come l'arte esplori costantemente la relazione tra l'uomo e l'infinito, un sentimento che può variare da un senso di bellezza e appagamento a una percezione di timore reverenziale. Per comprendere il concetto di sublime anche attraverso i giardini, si considerano tre stili principali: il giardino all'italiana, il francese e l'inglese, ciascuno con un approccio unico alla rappresentazione e all'esperienza della natura. Il giardino all'italiana è una continuazione dell'architettura stessa, dove ogni elemento è pensato con una simmetria rigorosa e con un ordine che enfatizza il controllo dell'uomo sulla natura. Il giardino francese, come quelli di Versailles, è altrettanto formalizzato, ma enfatizzato su una scala monumentale, spesso estendendosi per chilometri con ampi viali, fontane e aiuole geometriche. Qui la grandiosità dei giardini riflette il potere e la supremazia della monarchia, mentre invita l'osservatore a perdersi in una vastità ben curata. In contrasto, il giardino inglese adotta un approccio più naturale e pittorico. Non è mai possibile cogliere il giardino nella sua interezza: ogni angolo appare diverso, con percorsi sinuosi e spazi che si rivelano in maniera graduale e imprevedibile. A Stowe, ad esempio, l'effetto "naturale" è progettato per creare impressioni momentanee di sorpresa e bellezza. Una caratteristica tipica è il "fossato Ha-Ha", una trincea nascosta che crea un confine naturale senza interrompere la vista, facendo esclamare l'osservatore con sorpresa, da cui il nome "Ha-Ha". Questi giardini sono espressioni diverse del sublime: dall'ordine e potere sugli spazi del giardino italiano e francese, fino alla naturalità che quasi si ribella al controllo umano nel giardino inglese, ricreando un senso di vastità e mistero. Il Sublime e la Rappresentazione della Natura nell'Arte L'idea di sublime in estetica si sviluppa come un'esperienza di grandezza che supera la comprensione umana, suscitando un misto di piacere e timore. Questo concetto trova espressione nell'arte visiva e nella filosofia estetica, specialmente nel Romanticismo, che contrappone l'uomo alla vastità e potenza della natura. Il Sublime nel Romanticismo: Artisti come Caspar David Friedrich raffigurano l'essere umano piccolo e isolato di fronte alla natura, esprimendo sentimenti di solitudine e incapacità di dominare il mondo naturale. Dipinti come Il viandante sul mare di nebbia trasmettono questo senso di sottomissione alla natura grandiosa e minacciosa. La Transizione all'Arte Moderna: Con la modernità, il sublime si evolve e si associa a temi più concettuali. La natura non è più solo uno scenario, ma viene rielaborata come esperienza esistenziale. L'artista Hansel Adams nella sua fotografia enfatizza vasti orizzonti, evocando il sublime attraverso l'immensità dei paesaggi naturali, mentre scultori minimalisti come quelli del Guggenheim di Bilbao usano lastre di ferro e materiali puri per far emergere la grandiosità degli elementi semplici. La Land Art e l'Arte Ambientale: Artisti come Christo hanno introdotto interventi artistici diretti sul paesaggio, come i "camminamenti" sui laghi o l'impacchettamento di edifici, non limitandosi alla rappresentazione ma modificando il paesaggio stesso. Questo gesto invita l'osservatore a percepire la natura in una nuova prospettiva, ponendo attenzione a dettagli che normalmente passerebbero inosservati. Il Sublime nei Paesaggi Artificiale e Antico: Anche opere umane imponenti, come il Pantheon, o fotografie di manufatti artificiali di enormi dimensioni possono evocare il sublime, creando un confronto tra la grandiosità della costruzione e la piccolezza dell'uomo. Il Pantheon con la sua cupola imponente e l'apertura al cielo evoca la vastità cosmica, trasmettendo un senso di maestosità e la percezione della grandezza storica. Le Tematiche Sublimi nei Giardini: I giardini riflettono differenti visioni estetiche della natura. Il giardino all'italiana è una rappresentazione dell'ordine umano. Il giardino francese amplifica questa imponenza su scala monumentale. Il giardino inglese si avvicina a una rappresentazione più naturale e selvaggia, dove l'imprevedibilità e l'apparente "disordine" creano un'esperienza di sorpresa e vastità, rievocando il sublime nella sua forma più imprevedibile. L'aggiornamento del Sublime nella Modernità: Artisti come Thomas Ruff (fotografie del cielo stellato) e installazioni come quelle di Eliasson che evocano la luce solare ricreano il sublime nell'arte contemporanea attraverso tecnologie avanzate e immagini che portano l'osservatore a riflettere sulla vastità e bellezza dell'universo. In sintesi, l'evoluzione del sublime mostra il passaggio dalla natura come forza incontrastabile, a un concetto più ampio che abbraccia anche le creazioni umane e la natura percepita attraverso interventi artistici diretti. L'uomo è posto in relazione costante con una grandezza che non può completamente dominare, che sia la natura stessa o un'opera monumentale.