MANIERISMO

corrente artistica sviluppatasi nel Cinquecento e diffusasi in Italia dopo il Sacco di Roma nel 1527. Questo movimento è divisibile in due fasi:

I FASE (sperimentalismo anticlassico): che vede come protagonisti le figure di Pontormo e Rosso Fiorentino.

II FASE (maniera): delineata dalla figura di Giorgio Vasari.

Definisce una maniera di fare arte in cui l'insistenza sugli aspetti formali è fondamentale; si tratta di uno SPERIMENTALISMO ANTICLASSICO

Un'opera manierista deve principalmente avere queste determinate caratteristiche:

La GRAZIA, ovvero l'eleganza, la dolcezza e la semplicità esecutiva derivate dal lungo esercizio del disegno, che consente di poter riprodurre a memoria qualsiasi soggetto senza alcuna difficoltà.

La bizzarria, l'inusuale, l'eccentrico.

La licenza della regola, ovvero la possibilità di non seguire più i parametri preesistenti (prospettiva, proporzioni) e inventarne di nuovi, basandosi sul giudizio personale.

Diviene così lo stile ufficiale delle corti, grazie alla sua raffinatezza: esprime il lusso, il potere e la cultura con un linguaggio che accomuna le arti maggiori con quelle decorative.

la PITTURA

ROSSO FIORENTINO (1495-1540) Giovanni Battista di Jacopo è interprete della fase sperimentale e anticlassica, frequentando la bottega di Andrea del Sarto. Esperto disegnatore, diviene la figura principale della scuola di Fontainebleau, e lavora così alle decorazioni della reggia del sovrano francese Francesco I.

DEPOSIZIONE DELLA CROCE Questa pala d'altare è stata realizzata nel 1521 per la Chiesa di San Francesco a Volterra. ha una forma centinata che segue quella della tavola, lasciando un vuoto al centro. Le tre scale fungono da appiglio agli uomini che, in equilibrio, sostengono il corpo di Cristo. Questo gruppo di uomini espressa precarietà e concitazione. Gli accostamenti cromatici sono arditi e risaltano a causa del contrasto chiaroscuro. Nello sfondo, un cielo scuro quasi turchese, privo di valore atmosferico. L'ambientazione invece risulta irreale e il paesaggio indefinito.

PONTORMO (1494-1556/1557) Jacopo Carucci incarna lo spirito del primo Manierismo fiorentino; è allievo di Andrea del Sarto e riceve commissioni da parte dei Medici. Esplorava nuovi concetti e modi di fare ed aveva un animo scontroso e volubile.

DEPOSIZIONE DI CRISTO Compiuta tra il 1526 e il 1528 per la Cappella Capponi, nella Chiesa di Santa Felicita. I personaggi si dispongono secondo una tragica composizione teatrale, avvolgendosi in un unico nodo drammatico e fluido. I corpi senza peso esprimono l'emotività incalzante negli sguardi, rivolti in più direzioni verso l'esterno del dipinto. Le tinte appaiono chiarissime e le ombre sono per lo più inesistenti. La scena ha un'ambientazione innaturale che è priva di paesaggi. L'equilibrio dei personaggi è dato dalla nuvola in posizione simmetrica rispetto ai personaggi, in particolare a quello vestito di verde

PARMIGIANINO (1503-1540) Francesco Mazzola, è uno dei più raffinati dello stile sviluppatosi a Roma alla corte di Clemente VII e frequenta la bottega degli zii paterni. Lavora alla decorazione del Duomo di Parma, donando grazia e bellezza sensuale presa dalle opere romane di Raffello, Michelangelo, Giulio Romano e Rosso Fiorentino.

MADONNA DAL COLLO LUNGO Opera incompiuta, è uno dei dipinti più affascinanti dell'artista, realizzata nel 1535 a Parma. Le superfici sono levigate dalla luce e le acconciature e i vestiti sono rappresentati con assoluta precisione. La figura della Madonna è di un'innaturale eleganza; la sua appariscente caratteristica fisica del collo, riflette il gusto manierista per l'inusuale. Lo spazio invece risulta incerto.

LA SCULTURA

GIAMBOLOGNA (1529-1608) Con Jehan Boulogne, scultore fiammingo, si chiude la stagione del manierismo fiorentino. Lavora prevalentemente a Firenze per la corte granducale di Cosimo I, anticipando la scultura barocca, mentre dal 1557 è attivo alla corte dei Medici.

RATTO DELLA SABINA Gruppo scultoreo di soggetto storico-mitologico romano, portato a termine nel 1583. Quest'opera così tanto ammirata, venne replicata innumerevoli volte in piccoli bozzetti. Si tratta di un gruppo formato da tre corpi sovrapposti e intrecciati, che può essere osservato da più punti di vista e ciascuno ha una sua caratterizzazione. Il vecchio sabino è sconfitto ed è a terra sovrastato dal giovane romano. La sabina, afferrata dalle forti braccia del romano, si divincola inarcando il corpo. Il vecchio e la sabina non hanno alcun punto di contatto infatti è il giovane a unificare il gruppo. I riferimenti presenti invece sono quelli a Michelangelo e la statua antica.

BENVENUTO CELLINI (1500-1571) è stato uno scultore e un orafo straordinariamente abile. Artista dal temperamento stravagante e dalla personalità eccentrica, porta avanti una ricerca una ricerca artistica che si confronta con il modello di Michelangelo.

SALIERA PER FRANCESCO I Cesellata nel 1540-1543, si tratta di una saliera da tavola in oro e smalto per Francesco I. Anche se di piccole dimensioni, mostra una cura nei dettagli pari a quella riservata alla opere monumentali. La saliera è dominata dalla figura femminile di Gea (la terra) e da quella maschile de Nettuno (Dio del mare). Questa piccola scultura dal significato allegorico, mostra un certo equilibrio compositivo, grazia nelle pose e grande attenzione all'anatomia e alle proporzioni.

PERSEO Opera realizzata tra il 1545 e il 1554, commissionata da Cosimo I de' Medici. Si tratta di un grande bronzo, fuso a cera persa, elevato su una base di marmo, decorata con motivi fantastici e vegetali. Ogni parte della scultura risulta levigata e cesellata con una cura da orafo. La posizione dell'eroe è pensata in modo tale da poterla osservare da più punti di vista. Quest'opera è ricordata principalmente per il virtuosismo tecnico presente, la finezza dei particolari e la potenza espressiva.

L'ARCHITETTURA

Si segnala per la forte spinta sperimentale, volta a sollecitare lo spettatore con effetti scenografici e spettacolari

PALAZZO TE Opera Progettata, edificata e decorata da Giulio Romano per il Marchese Federico II Gonzaga. Luogo di delizie e di svago, viene realizzato tra il 1525 e il 1534 sull'isola di Tejeto, dalla quale trae il nome. Durante la progettazione, Giulio Romano prende come esempio l'architettura delle domus romane, rielaborando però il tutto con un senso di modernità. Il palazzo si compone di un solo piano sovrastato da un mezzanino, su cui si aprono delle finestre quadrangolari. L'edificio a forma quadrata si attornia a un cortile interno, il Cortile d'Onore, e a est si apre un giardino delimitato da stalle e concluso da un esedra. La facciata est è la più ariosa e monumentale e all'estremità troviamo la Sala dei Giganti

SALA DEI GIGANTI Giulio Romano in quest'opera impiega le risorse offerte dall'illuminismo pittorico per suscitare sorpresa e paura nello spettatore. La pittura avvolge l'intera stanza, facendoci quasi immergere nella scena. In questo scenario è raffigurato il momento in cui i Giganti, dopo aver assalito l'Olimpo, vengono colpiti dal fulmine di Giove precipitando verso il basso, sprofondando nelle viscere dell'Etna.

GLI UFFIZI Opere più celebre di Giorgio Vasari, realizzata dal 1560 in poi. Il palazzo fungeva da sede per gli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato, nonché degli archivi di Stato, e luogo di conservazione delle collezioni d'arte medicee. Vasari crea una struttura a U, che unisce due corpi di fabbrica paralleli a uno più piccolo e che racchiude una stretta piazza. Sul lato breve si apre sul fiume una serliana. L'architettura è pensata come una successione di campate, inquadrate da paraste e a triplice apertura trabeata nel piano terra , e a finestre nei due piani superiori. Nel 1565, due passaggi coperti congiungono gli Uffizi con Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti, attraverso il Corridoio vasariano.

PALAZZO PITTI Bartolomeo Ammannati, un'amico del Vasari, è impegnato nella costruzione del palazzo e del giardino intorno al 1561 e il 1587. Le tre facciate del cortile sono caratterizzate dall'utilizzo del bugnato su tutti e tre i livelli, facendo quindi riferimento alla tradizione tipica fiorentina opposta a quella cinquecentesca. Le bugne differiscono tra loro: sono serrate tra loro al piano terra, staccate e a parallelepipedo al secondo livello, staccate e stondate all'ultimo. Negli ultimi due piani, si alternano finestre e portefinestre. L'apparente omogeneità dell'insieme esprime una raffinata differenziazione nelle scelte ornamentali.

PALLADIO (1508-1580) Andrea di Pietro della Gondola, è il massimo esponente dell'architettura veneta cinquecentesca e padre della "villa". Studioso della monumentalità classica, scrive anche trattati e plasma un nuovo stile architettonico basato su forme pure.

LA ROTONDA La villa Almerico-Capra, fu edificata nel 1567 su una colliinetta fuori Vicenza, per Paolo Almerico. La villa non funge soltanto come abitazione, ma anche come luogo di intrattenimento per concerti e gare poetiche. La villa si presenta come un blocco cubico a pianta quadrata, con una ripartizione simmetrica degli ambienti attorno a un salone centrale. In ognuna delle quattro facciate, si apre un accesso preceduto da un pronao classico esastilo a cui si accede tramite una scalinata. I loggiati invece consentono di godere della natura circostante da qualsiasi lato. L'edificio è interamente costruito con materiali economici, ad esempio l'intonaco.

LE VILLE PALLADIANE si caratterizzano per vari aspetti: 1. illustri committenze dalle ricche famiglie patrizie venete 2. la doppia funzione che assumevano (svago e produttività agricola) 3. il salone come fulcro dell'abitazione 4. la relazione con il territorio adiacente 5. la pianta regolare, quadrata o rettangolare con uno o più loggiati. Possiamo inoltre distinguere due tipi di ville: quelle a impianto centrale costruite su promontori e colline, e quelle a pianta sviluppata longitudinalmente nelle zone pianeggianti.

VILLA BARBARO-VOLPI Compiuta per Marcantonio e Daniele Barbaro a Treviso, la villa presenta una pianta longitudinale. Al complesso residenziale si aggiungono altri due edifici porticati laterali, le cosiddette barchesse. Lo spazio residenziale si concentra nel corpo centrale, mentre le ali delle barchesse circoscrivono sul retro il giardino. Alte semicolonne unificano verticalmente il volume compatto dell'edificio, coronato da un frontone decorato dal Veronese, mentre la trabeazione interrotta al centro dall'architettura antica.

LE BARCHESSE corrono ininterrotte dietro la villa. Si tratta di luoghi di lavoro, dunque la progettazione tiene conto della funzionalità oltre che all’estetica. Gli ambienti invece sono in comunicazione fra loro tramite dei percorsi; le finestre traspaiono molta luce e il porticato crea una zona aperta ma coperta, così da poter lavorare in qualsiasi periodo dell’anno.

IL GIARDINO E L'IDRAULICA: il giardino è molto semplice e delimitato da esedre; la più piccola di queste ospita anche un ninfeo. Da questo punto, parte un complesso sistema idraulico che fornisce acqua alle barchesse.

GLI AFFRESCHI sono stati realizzati da Paolo Veronese intorno al 1560 e il 1562 e fungono da elemento unificatore per tutto l'appartamento. Si tratta di una [17:57] eleonora baldari
celebrazione di vita campestre relazionato alla mitologia antica. Mentre le volte sono dedicate a soggetti mitologici, sulle pareti compaiono personaggi in abiti contemporanei. Nella Sala dell’Olimpo si osserva la moglie di Marcoantonio, mentre nel salone centrale vi sono loggiati dipinti, paesaggi con rovine antiche e nicchie con personaggi femminili. La moltiplicazione illusionistica degli spazi è dovuta alla struttura cruciforme dell’ambiente. Il grande impatto scenografico è invece dato da un loggiato sostenuto da colonne tortili.