IL MANIERISMO
Con il termine Manierismo si indicano oggi
alcune tendenze dell’arte cinquecentesca successive al 1520 (anno della morte di
Raffaello), diffusesi in Italia soprattutto
dopo il Sacco di Roma del 1527.
PITTURA
SCULTURA
LE CARATTERISTICHE DELLA SCULTURA
-La rappresentazione della figura umana tende verso una marcata stilizzazione e prevede spesso pose contorte e innaturali.
-Alcuni artisti allungarono le membra delle figure in modo elegante, altri le deformarono con esiti grotteschi.
-Nonostante ogni artista cercasse di far risaltare i caratteri individuali e riconoscibili del proprio stile, l’artificiosità e la complessità sono tratti che accomunano le opere di quest’epoca rendendole del tutto diverse dall’arte limpida del tardo Rinascimento
BENVENUTO CELLINI
LA BIOGRAFIA
Nasce a Firenze il 3 novembre del 1500.
Si forma come orafo e lavora a Firenze e a Roma.
Dal 1540 al 1545 è alla corte del re di Francia Francesco I.
Rientrato a Firenze entra al servizio del granduca Cosimo I.
Muore a Firenze nel 1571.
LE OPERE
Il fiorentino Benvenuto Cellini è stato uno scultore e un orafo manierista di straordinaria abilità e dalla personalità eccentrica. Artista dal temperamento stravagante e dall’esistenza tumultuosa e violenta, Cellini porta avanti una ricerca artistica che si confronta con il grande modello di Michelangelo.
PERSEO
QUANDO - 1545 - 1554
DOVE - Loggia dei Lanzi, Firenze
COMMITTENTE - Cosimo I de Medici
TECNICA - scultura
DIMENSIONI - 519 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Si tratta di un grande bronzo, fuso a cera persa, che si eleva su un basamento in marmo, decorato a imitazione di un’ara antica con motivi fantastici e vegetali.
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI
si segnala per:
il virtuosismo tecnico
la precisione dell’anatomia
la finezza dei particolari decorativi
la potenza espressiva
La testa di Medusa, grondante sangue in rivoli
ondulati, è tenuta alta da Perseo, il cui volto ritrae Cencio, un garzone di bottega di Cellini.
La muscolatura è visibile ed accentuata
Perseo ha un atteggiamento calmo ismbolo della pacatezza tipica di un dio
La posizione dell'eroe è stuidtaa in modo da mostrare diversi punti di vista
LA SALIERA PER FRANCESCO I
QUANDO - 1543
DOVE - Kunsthistorisches Museum Vienna.
COMMITTENTE - Francesco I di Francia
TECNICA - scultura: oro, ebano e smalto
DIMENSIONI - h 26 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Benché di piccole dimensioni, Cellini mostra una
cura nell’esecuzione che è pari a quella riservata alle opere monumentali. Bisogna infatti ricordare che Cellini fu orafo
CARATTERISTICHE FONDAMENTALI
attenzione all’anatomia e alle proporzioni
equilibrio compositivo
grazia nelle pose
molteplicità di tecniche orafe
la figura femminile di Gea rappresenta la terra
La figura maschile di nattuno rappresenta il mare, impugna il tridente ed è sostenuto da 4 cavalli marini
Sul piedistallo vi sono le personificazioni dei venti e delle parti del giorno (aurora, giorno, crepuscolo e notte) ispirate alle sculture della Sagrestia Nuova di Michelangelo.
Il contenitore del pepe è un arco trionfale con una figura femminile divina
GIANBOLOGNA
LA BIOGRAFIA
lavora prevalentemente a Firenze per la corte granducale di Cosimo I, anticipando gli sviluppi della scultura barocca.
Nasce a Douai (oggi in Francia, ma alloranei Paesi Bassi) nel 1529.
Compie il suo apprendistato in patria e nel 1550 si reca a Roma per un viaggio di studio.
Sulla via del ritorno decide di fermarsi stabilmente a Firenze.
È attivo alla corte dei Medici dal 1557.
Muore a Firenze nel 1608.
LE OPERE
Gianbologna è l'artista conclusivo del manierismo. la grande lezione che lasciò nella città di Firenze fece sì che la sua maniera fosse seguita ben oltre la sua morte, rendendo vana qualsiasi concessione troppo originale a influenze esterne, come i fasti della stagione barocca romana
IL RATTO DELLE SABINE
QUANDO - 1574-1580
DOVE - Loggia dei Lanzi, Firenze
COMMITTENTE - Cosimo I de Medici
TECNICA - scultura
DIMENSIONI - 410 cm
DESCRIZIONE GENERALE - L’opera, concepita dallo scultore come prova
dimostrativa della propria abilità tecnica, fu subito ammiratissima, tanto che venne replicata in un elevato numero di piccoli bronzetti.
Il gruppo, formato da tre corpi sovrapposti e intrecciati, può essere guardato da più
punti di vista, girandogli attorno, e ciascuna veduta ha una sua caratterizzazione.
il vecchio sabino è a terra sconfitto dal trionfante romano
il giovane romano si configura come strumento di unione fra il vecchio e la sabina
la sabina si divincola inarcando il corpo
I modelli di riferimento
sono Michelangelo e la statuaria antica, come il gruppo ellenistico del Toro Farnese.
ARCHITETTURA
CHI?
gli architetti maniersti sono generalmente allievi o collaboratori dei grandi maestri del Rinascimento.
BARTOLOMEO AMMANATI
GIULIO ROMANO
GIORGIO VASARI
ANDREA PALLADIO
LA BIOGRAFIA
Nasce a Padova nel 1508 e lavora inizialmente a Vicenza come manovale.
Grazie al letterato Gian Giorgio Trissino, riceve un’educazione umanistica.
Nel 1541 compie il suo primo viaggio a Roma.
Scrive i Quattro Libri dell’Architettura, pubblicato a Venezia nel 1570.
Si trasferisce a Venezia, dove assume la carica di architetto ufficiale della Serenissima.
Muore forse a Vicenza nel 1580.
L'ARCHITETTURA
Andrea di Pietro della Gondola, dal soprannome classicheggiante Palladio, è il maggiore architetto del Cinquecento veneto. Stimolato dagli umanisti veneti, studia i monumenti classici, scrive
trattati e crea uno stile architettonico fatto di forme pure.
LA BASILICA DI VICENZA O BASILICA PALLADIANA
QUANDO - iniziata nel 1549
DOVE - Vicenza
COMMITTENTE - prima delle ville di commissione pubblica
DESCRIZIONE GENERALE - Con un sistema ingegnoso e fortemente decorativo, Palladio riesce ad aggiornare l’aspetto ancora medievale della piazza dei Signori. Il suo nome è indissolubilmente legato a Palladio, che riprogettò il Palazzo della Ragione aggiungendo alla preesistente costruzione gotica le celebri logge in marmo bianco a serliane
il progetto dimostra una precisa volontà ordinatrice
un doppio ordine di pilastri con semicolonne
addossate include un sistema di serliane
doppie
la posizione fissa delle semicolonne e
l’ampiezza costante degli archi suggerisce una scansione regolare che è solo apparente.
Per rispettare la posizione dei varchi preesistenti, Palladio cambia di volta in volta la distanza tra i pilastri e le coppie di colonne delle serliane.
VILLA LA ROTONDA
QUANDO - iniziata nel 1556-1557
DOVE - collinetta fuori Vicenza
COMMITTENTE - Paolo Almerico
DESCRIZIONE GENERALE - fa parte del gruppo di ville palladiane. La villa è pensata non solo come luogo di abitazione ma anche come luogo di intrattenimento
LE VILLE PALADIANE, caratterizzate da
la committenza da parte delle ricche famiglie patrizie venete,
-il forte rapporto con il territorio circostante,
-la doppia funzione di luogo di svago e di unità produttiva con i suoi fabbricati a uso agricolo,
-la pianta regolare, quadrata o rettangolare, con uno o più loggiati,
-il salone centrale quale ambiente principale dell’edificio, attorno a cui si dispongono simmetricamente tutti gli altri ambienti
la villa è a pianta quadrata co una ripatrizione simmetrica degli ambienti attorno a un salone centrale
è rialzato su un podio perchè pensato per essere un tempio romano
doveva originariamente essere coperto da una cupola
In ognuna delle quattro facciate si apre un
accesso preceduto da un pronao classico
esastilo a cui si accede tramite una scalinata.
I loggiati consentono di godere della natura
circostante ovunque si volga lo sguardo.
La villa si presenta
come un compatto
blocco cubico.
TEATRO OLIMPICO
QUANDO - iniziata nel 1580
DOVE - Vicenza
COMMITTENTE - Accademia olimpica di Vicenza
DESCRIZIONE GENERALE - Capolavoro e ultima opera di Andrea Palladio, il Teatro Olimpico è il teatro coperto più antico del mondo ed è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Il progetto si ispirava al modello di teatro "all'antica", sulla scia della riscoperta rinascimentale degli studi di Vitruvio, e nel contempo fungeva da luogo autocelebrativo per l'aristocrazia vicentina,
Palladio dispone una monumentale scenafronte fiancheggiata da due ali o versure e una cavea semiellittica di tredici gradoni, conclusa alla sommità da un'esedra a colonne
Nei tabernacoli e sui plinti della struttura architettonica sono collocate le statue degli Accademici committenti del Teatro, abbigliati all'antica.
Nell'ordine più alto una serie di splendidi bassorilievi raffiguranti Storie di Ercole, di Ruggero Bascapè
Al di là delle tre aperture della scenafronte si staccano le prospettive lignee raffiguranti le vie di Tebe, realizzate da Vincenzo Scamozzi per lo spettacolo inaugurale dell'Edipo e divenute fisse e immutabili nel tempo.
Al Teatro si giunge attraverso l'Odeo e antiodeo, due ampie sale realizzate da Vincenzo Scamozzi e decorate rispettivamente da affreschi di Francesco Maffei
Il Teatro Olimpico è rimasto praticamente intatto a partire dalla sua costruzione nonostante la delicatezza e la fragilità della struttura, prevalentemente realizzata in materiali poveri quali legno, stucco e gesso.
LA BIOGRAFIA
Nasce ad Arezzo nel 1511
Lavora inizialmente come pittore a Firenze e a Roma
Rientrato a Firenze pubblica nel 1550 la prima edizione delle Vite
Per vent’anni è sovrintendente alle arti per Cosimo I de’ Medici
Muore a Firenze nel 1574
L'ARCHITETTURA
Pittore e architetto, fondatore dell’Accademia del Disegno e animatore della politica culturale di Cosimo I, Vasari deve la sua fama alle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architectori, primo e compiuto modello di trattatistica d’arte. e' l'architetto manierista più emblematico
GLI UFFIZI
QUANDO - iniziata nel 1560
DOVE - Firenze
COMMITTENTE - Cosimo de Medici
DESCRIZIONE GENERALE - Il palazzo era la sede degli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato, nonché
degli archivi di Stato, e luogo di conservazione delle collezioni d’arte medicee.
Vasari crea una struttura a U, che unisce
due corpi di fabbrica paralleli a uno più
piccolo e che racchiude una stretta piazza
L’architettura è pensata come una successione di campate, inquadrate da paraste e a triplice apertura trabeata nel piano terra, e a finestre nei due piani superiori.
Per chi guarda dall’altra parte dell’Arno, è
l’unica apertura nel tessuto urbano:
attraverso lo spazio a cannocchiale, lo sguardo è spinto fino a Palazzo Vecchio.
Nel 1565 due passaggi coperti congiungono gli Uffizi con Palazzo Vecchio e, attraverso il Corridoio vasariano, con Palazzo Pitti, per assicurare ai Medici un’utile e nascosta via di fuga.
LA BIOGRAFIA
Nasce a Roma intorno al 1499
Allievo di Raffaello, collabora alla decorazione delle Stanze Vaticane e porta avanti i progetti del maestro dopo la sua scomparsa
Nel 1524 è chiamato a Mantova dai Gonzaga ottenendo un ruolo di prestigio a corte
Muore a Mantova nel 1546
L'ARCHITETTURA
Pittore, decoratore e architetto, Giulio Romano supera progressivamente le
premesse del classicismo a favore dell’invenzione e della licenza dalla regola di segno manierista, con esiti sorprendenti nella creazione di Palazzo Te.
PALAZZO TE
QUANDO - iniziata nel 1524-1534
DOVE - Mantova
COMMITTENTE - Federico II Gonzaga
DESCRIZIONE GENERALE - L'architettura viene realizzata nell'isola di Tejeto dove il marchese teneva i suoi cavalli. Rappresenta un luogo di delizia e di svago
Palazzo te si ispira alla domus romana
Il palazzo, di forma quadrata, si articola
attorno a un cortile interno, il Cortile d’onore, e a Est si apre in un giardino delimitato dalle stalle e concluso da un esedra
La facciata Est, che dà sul giardino, è la più ariosa e
monumentale: all’estremità c’è la Sala dei Giganti.
La Loggia di Davide ne è la porzione
centrale, affacciata sulle peschiere .
Il palazzo si compone
di un solo piano
sovrastato da un mezzanino, su cui si aprono finestre quadrangolari.
La lesene giganti, che
includono il pianterreno e il mezzanino, servono a dare l’idea di un piano unico.
Le facciate Nord e Ovest
sono divise in campate
da lesene giganti e delimitate agli angoli da
lesene accoppiate
Rompono il ritmo gli
ingressi a tre arcate e
ad arcata singola e le
campate strette a finestre
cieche e nicchie
Le facciate, decorate a
bugnato liscio, si innalzano
su un alto basamento e terminano in alto con una trabeazione dorica.
LA SALA DEI GIGANTI NEL PALAZZO TE
QUANDO - iniziata nel 1524-1534
DOVE - Mantova
COMMITTENTE - Federico II Gonzaga
DESCRIZIONE GENERALE - Nella Sala dei Giganti, Giulio Romano impiega tutte le risorse offerte dall’illusionismo pittorico per suscitare paura e sorpresa nello spettatore.
La pittura avvolge l’intera stanza, aperture
comprese, dando il senso di un’immersione
totale nel racconto delle immagini.
Vi si raffigura il momento in cui, dopo aver
dato assalto all’Olimpo, i Giganti, colpiti dai
fulmini di Giove, precipitano rovinosamente verso il basso, sprofondando infine nelle viscere dell’Etna.
LA BIOGRAFIA
Nasce a Settignano, presso Firenze, nel 1511
Lavora a Venezia con il Sansovino, a Lucca e a Firenze
Dal 1550 è attivo a Roma assieme a Vasari
A Firenze dirige i lavori per il vestibolo michelangiolesco della Biblioteca Laurenziana
Muore a Firenze nel 1592
L'ARCHITETTURA
lavora come architetto e scultore di fiducia
del granduca Cosimo I de’ Medici, subendo una trasformazione profonda come uomo e come artista negli anni della Controriforma. E' uno tra i più rilevanti architetti manieristi
PALAZZO PITTI
QUANDO - iniziata nel 1446 - 1587
DOVE - Firenze.
COMMITTENTE - Luca Pitti ed Eleonora di Toledo, moglie di Luca
DIMENSIONI - h 36 m, l 250 m
DESCRIZIONE GENERALE - Palazzo Pitti, con i suoi 250 metri di lunghezza, è il più grandioso fra i palazzi fiorentini. I numerosi musei che ospita e il giardino di Boboli ne fanno uno dei monumenti più importanti della città
al pianterreno, semicolonne doriche fasciate da bugne rustiche ad anello
al primo piano, semicolonne ioniche con bugne parallelepipede
al secondo, semicolonne corinzie con bugne ad anello alternate a vuoti
L’intervento più significativo è rappresentato dal cortile a U aperto verso il giardino.
All’esterno i due ingressi
laterali di facciata vengono
chiusi con due enormi finestre «inginocchiate», cioè poste su mensole come se imitassero una genuflessione.
Sulla trabeazione del grandioso porticato del
pianterreno si impostano i balconi del primo piano, un tempo aperto in un loggiato e poi chiuso da finestroni.
COSA?
Oggetto di questa sperimentazione sono le tipologie del palazzo privato urbano, della villa fuori porta, di giardini e parchi, rinnovate da un approfondito studio dell’Antico e rielaborate con originalità e fantasia in soluzioni che spesso coinvolgono l’intero tessuto urbano.
COME?
I manieristi tendono a portare alle estreme conseguenze la lezione di Bramante, Raffaello e Michelangelo. L'architettura manierista si segnala per la forte spinta sperimentale, volta a sollecitare lo spettatore con effetti scenografici e spettacolari.
LE CARATTERISTICHE DELL'OPERA
viene meno tratto rinascimentale di
- ordine
- equilibrio
- razionalità
l’inusuale e anche la bizzarria, l’eccentrico, il capriccio.
la licenza dalla regola, cioè la possibilità di allontanarsi dalle regole precostituite (come le proporzioni o la prospettiva) e di inventarne di nuove, basandosi sul giudizio personale (o «occhio»)
la grazia, l’eleganza, la dolcezza e la facilità dell’esecuzione derivante dal lungo esercizio del disegno, che consente di riprodurre a memoria qualunque soggetto senza rivelare la fatica del lavoro;
ROSSO FIORENTINO
Giovanni Battista di Jacopo, detto Rosso Fiorentino, è interprete con Pontormo della fase sperimentale e anticlassica del Manierismo.
LA BIOGRAFIA
Giovanni Battista di Jacopo, detto Rosso Fiorentino, è interprete con Pontormo della fase sperimentale e anticlassica del Manierismo. nasce nel 1495, studia nella bottega di Andrea del Sarto e si trasferisce a Roma e in Francia dove muore suicida nel 1560
LE OPERE
Disegnatore espertissimo e pittore audace, diviene figura centrale della cosiddetta
Scuola di Fontainebleau, un insieme di artisti italiani riuniti a Fontainebleau con
l’incarico di decorare la reggia del sovrano di Francia Francesco I.
LA PIETA'
QUANDO - 1537-1540
DOVE - Louvre, Parigi
COMMITTENTE - Anne de Montmorency, connestabile di Francesco I di Francia
TECNICA - olio su tavola trasferita su tela
DIMENSIONI - 270x201 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Nei rossi e nei verdi, Rosso sperimenta accostamenti cromatici inediti che stridono quasi a materializzare un ultimo grido vitale prima della deposizione. Nella tela la luce colpisce con crudezza i
corpi e fa risaltare impietosamente il corpo di Cristo.
il gruppo si trova sulla soglia del sepolcro, il cui fondo nero blocca la profondità spaziale
il corpo è sollevato da San Giovanni, inginocchiato in un complesso moto contrapposto:
piegato sulle ginocchia, fa forza sul piede sinistro puntellato a terra,
il bacino volge a sinistra e il busto a destra,
la testa ruota da destra a sinistra.
la vergine allarga le braccia in segno di disperazione e per abbracciare il Cristo
la Maddalena, in basso a destra, tiene le gambe sollevate a Gesù
lo spazio è completamente saturato dalle figure, il Cristo percorre la profondità del quadro con il suo corpo e i corpi sono costruiti grazie a linee spezzate
IL PONTORMO
Jacopo Carucci detto il Pontormo, dal nome del borgo natale, incarna più di ogni altro artista lo spirito del primo Manierismo fiorentino.
BIOGRAFIA
Jacopo Carucci detto il Pontormo, dal nome del borgo natale, incarna più di ogni altro artista lo spirito del primo Manierismo fiorentino. Uomo scontroso e volubile, nasce a Pontorme d'Empoli nel 1494 e trascorre la sua intera vita a Firenze, a eccezione di un viaggio a Roma
LE OPERE
Il Pontormo più di ogni altro è in grado di sintetizzare nelle sue opere lo spirito manierista fiorentino
LA DEPOSIZIONE
QUANDO - 1526-1528
DOVE - Chiesa di Santa Felicita a Firenze
COMMITTENTE - ludovico Capponi,
TECNICA - temepra a uovo su tavola
DIMENSIONI - 313x192
DESCRIZIONE GENERALE - La scena ha un’ambientazione innaturale,
priva di paesaggi e architetture. I personaggi si dispongono secondo una tragica composizione teatrale. Ogni corpo è esageratamente esile e snodato. Le tinte sono chiarissime e le ombre appaiono per lo più inesistenti.
l'ambientazione risulta irrealistica e indefinita
gli abiti sono talmente aderenti alla pelle da mostrare perfettamente l'anatomia dei corpi
gli sgurdi dei personaggi sono stupiti e guardano l'esterno
i corpi sono oltremodo snodati
ANDREA DEL SARTO
Con Andrea di Agnolo, detto Andrea del Sarto dalla professione paterna, si consuma la transizione dal Rinascimento al Manierismo.
LA BIOGRAFIA
Le tappe della biografia
- Nasce a Firenze nel 1486.
- Allievo di Piero di Cosimo, inizia l’attività pittorica come frescante nel chiostro della Santissima Annunziata a Firenze.
- Divenuto celebre, è chiamato a Venezia, a Roma e in Francia presso Francesco I.
- Muore di peste a Firenze, a quarantaquattro anni, nel 1530.
LE OPERE
Andrea fonde in una personale visione di perfezione lo sfumato di Leonardo, la grazia di Raffaello e la monumentalità di Michelangelo: la sua pittura nutre le inquietudini degli allievi manieristi con cui negli ultimi anni dovrà confrontarsi.
SPOSALIZIO DI SANTA CATERINA
Santa Caterina è voltata verso il Bambino che, sorridente, sta per infilarle l’anello al dito.
Ai piedi della santa
giacciono i suoi attributi, il
libro simbolo di Sapienza e la ruota del martirio. Al centro anche San Giovannino è raffigurato con i suoi attributi, la pelle di cammello e la croce.
Ai margini del gruppo
sacro si trova il drago
alato, simbolo del Male,
che minaccia l’agnello.
QUANDO - 1512-1513
DOVE - Gemaldegalerie, Dresda
COMMITTENTE -
TECNICA - olio su tavola
DIMENSIONI - 167x122 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Nel dipinto si ritrovano i caratteri delicati del modo di dipingere dell'artista. Le figure appaiono soffici, come fatte della materia dell’ovatta, mentre il sorriso giocoso del Bambino investe l’intera composizione. LA COMPOSIZIONE E' COSTITUITA SECONDO UNO SCHEMA DI TRIANGOLI INTRECCIATI
Due angioletti, in piedi sul
muretto, scostano i pesanti
tendaggi verdi, all’interno gialli, del baldacchino.
MADONNA DELLE ARPIE
QUANDO - 1517
DOVE - Galleria degli Uffizi, Firenze
COMMITTENTE - monache di S francesco de Macci
TECNICA - olio su tavola
DIMENSIONI - 207×178 cm
DESCRIZIONE GENERALE - la tavola deve il suo nome alle figure mostruose che decorano il basamento ottagonale della Vergine. Nella tavola l’accentuato naturalismo trae spunto dalla plasticità di
Michelangelo, addolcita dallo sfumato di Leonardo e dal colorismo veneto.
Il ponderato equilibrio
compositivo è simbolicamente imperniato sulla figura di Maria.
Ai lati San Francesco e San Giovanni Evangelista hanno pose
contrapposte e instabili. i corpi hanno forme serpentinate tipiche del Mnierismo
La posa di San Giovanni
Evangelista ripropone quella di Anassagora nella Scuola di Atene di Raffaello.
LO SPERIMENTALISMO ANTICLASSICO vede protagonisti tra gli
altri Pontormo e Rosso Fiorentino. Rappresenta la fase iniziale del manierismo
LA MANIERA, fase finale, rappresentata emblematicamente dalla figura di Giorgio Vasari.
AGNOLO BRONZINO
Agnolo di Cosimo di Mariano Tori, detto Bronzino, è il pittore ufficiale della Firenze granducale al tempo di Cosimo I.
BIOGRAFIA
Nasce a Monticelli di Firenze nel 1503
Dal 1518 è apprendista nella bottega di Pontormo
Entra nel 1539 nell’orbita della corte medicea, divenendone pittore ufficiale
Nel 1563 è tra i fondatori dell’Accademia del Disegno
Muore a Firenze nel 1572
LE OPERE
Allievo prediletto di Pontormo, Bronzino porta alle estreme conseguenze le
novità artistiche del suo maestro, nel corso di una vita che, al contrario di questi, è costellata di onori e apprezzamenti nel contesto tradizionale di corte.
ALLEGORIA CON VENERE E CUPIDO
QUANDO - 1540-1545
DOVE - national gallery londra
COMMITTENTE - Cosimo de Medici
TECNICA - colore ad olio
DIMENSIONI - 146x116 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Allegoria dell’amore carnale o della bellezza che disarma, il dipinto rimanda
all’agire giudizioso e accorto del regnante, che deve smascherare chi, fingendo devozione, nasconde la vera natura dei suoi sentimenti.
È un’opera raffinata che si segnala per:
il colore smagliante e prezioso
la luce emanata dagli incarnati
il disegno preciso dei dettagli
la varietà delle posture
la gelosia si strappa i capelli
cupido abbraccia e bacia venere che allontana una sua freccia
Nella mano di Venere è tenuto il pomo della discordia
In alto il Tempo vince la forza dell'Oblio, fanciulla senza cranio
lo scherzo o follia lancia rose e fa suonare i campanellini delle sue cavigliere
PARMIGIANINO
Francesco Mazzola, detto Parmigianino, è uno degli interpreti più
raffinati dello stile sviluppatosi a Roma alla corte di Clemente VII.
LA BIOGRAFIA
Nasce a Parma nel 1503
Si forma nella bottega degli zii paterni e lavora al fianco di Correggio nel Duomo di Parma
Trasferitosi a Roma, vi rimane fino al Sacco del 1527
Rientra a Parma nel 1531 e qui conduce una vita segnata da inquietudine
Muore a Castelmaggiore, presso Cremona, nel 1540
LE OPERE
Osannato dai contemporanei come nuovo Raffaello, Parmigianino arricchisce la
grazia di Correggio, appresa in patria, con la monumentalità e la sensuale bellezza delle opere romane di Raffaello, Michelangelo, Giulio Romano e Rosso Fiorentino.
LA MADONNA DAL COLLO LUNGO
QUANDO - 1534-1535
DOVE - Galleria degli Uffizi Firenze
COMMITTENTE - Elena Bagliardi Tagliaferri
TECNICA - colore ad olio
DIMENSIONI - 216x132 cm
DESCRIZIONE GENERALE - L’opera, anche nota come Madonna dal collo lungo per l’appariscente caratteristica fisica attribuita alla Vergine, riflette il gusto manierista per ciò che è inusuale e ricercato. L’incompiuta Madonna con il Bambino e
angeli, iniziata a Parma nel 1535, è uno dei dipinti più affascinanti del Parmigianino.
il corpo della vergine è messo in risalto da una veste delicata e aderente
la croce sull'anfora allude alla morte di Cristo
la posa del bambino è un richiamo alla Pietà di Michelangelo
Piccolo San Girolamo mostra gli scritti all'interlocutore
JACOPO TINTORETTO
Jacopo Tintoretto, così chiamato dalla professione paterna, è, assieme al Veronese, il protagonista del Manierismo veneto
LA BIOGRAFIA
Nasce a Venezia nel 1518.
A 15 anni è già nella bottega di Tiziano, da cui, secondo tradizione, è presto allontanato. Nella seconda metà del secolo è a capo di una fiorente bottega: oltre alle commissioni private, lavora per le Confraternite di San Marco e di San Rocco, di cui è pittore ufficiale. Muore a Venezia nel 1594.
LE OPERE
Debitore del colore di Tiziano e del disegno di Michelangelo, Tintoretto manifesta uno straordinario talento e grande originalità nel trattamento della luce, con risultati che prefigurano la futura sensibilità barocca.
IL DISEGNO
- tutti i suoi mdoelli non erano corpi vivi ma manichini costruiti da lui stesso nella sua bottega
- tratto morbido e pastoso, gli
elementi anatomici appaiono enfatizzati e in parte anche deformati al fine di esaltarne la tensione e la drammaticità.
- muscolatura esaltata dal chiaroscuro del gesso
RITROVAMENTO CORPO DI SAN MARCO
QUANDO - 1562-1566
DOVE - Pinacoteca di Brera, Milano
COMMITTENTE - Tommaso Rangone guardiano della scuola Grande di San Marco
TECNICA - olio su tela
DIMENSIONI - 405x405 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Lungo una straordinaria prospettiva obliqua di arcate che attraversano la Basilica di Boucolis ad Alessandria va in scena un episodio "teatrale" legato ai miracoli di San Marco. Tintoretto ricrea la vicenda come fosse una sorta di palcoscenico con attori
si intitola Ritrovamento del corpo di San Marco, anche se in realtà il soggetto raffigurato è quello dei Miracoli di san Marco nella Chiesa di Boucolis ad Alessandria
San Marco viene ritratto a figura intera, ben piantato al suolo, con il libro sotto il braccio, reso vivo da da luce divina energica
In un dinamico intreccio di figure scorgiamo l'indemoniato, rappresentato sulla destra, avvinghiato a una figura femminile, mentre viene condotto al cospetto del Santo.
Lampi di luce irrompono sulla scena, enfatizzano il volume dei corpi, estrapolando dai cadaveri un pallore innaturale
nginocchiato di fronte a San Marco, Tintoretto inserisce il committente dell'opera, il medico e filosofo Tommaso Rangone.
ULTIMA CENA
QUANDO - 1592-1594
DOVE - Basilica di San Giorgio Maggiore
COMMITTENTE - Scuola del SS sacramento
TECNICA - olio su tela
DIMENSIONI - 365x568 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Il dipinto presenta idee innovative: rovesciando la visione consueta, Tintoretto crea una
prospettiva obliqua che, lungo le linee dei tavoli, dei cassettoni del soffitto e delle piastrelle del pavimento, guida lo sguardo dello spettatore verso il fondo.
l'ambiente è un'osteria popolare rappresentata con estremo realismo
i bagliori della luca colpiscono le figure facendole emergere dal buio
Gli apostoli emenano una luce quasi fluorescente che si mescola col chiarore. Il colore accentua il senso di visione soprannaturale
Gli angeli sono presenze incorporee fatta di sola luce
intorno a gesù il chiarore è fortissimo, l'aureola crea luce propria
MIRACOLO DELLO SCHIAVO
QUANDO - 1548
DOVE - Galleria dell'Accademia Venezia COMMITTENTE - Scuola di San Marco a Venezia
TECNICA - olio su tela
DIMENSIONI - 415x541 cm
DESCRIZIONE GENERALE - Con il Miracolo dello schiavo, anche noto come Miracolo di San Marco, Tintoretto si impone all’attenzione dei suoi contemporanei. La protagonista è la luce, ora
vivace e naturale nella piazza retrostante, ora cupa e tragica sotto il pergolato, ora sfolgorante al centro.
San Marco è arretrato e in prospettiva dal basso. E' visibile solo all'osservatore del quadro
la scena si svolge tra un edificio colonnato e delle rovine
Al centro c'è uno spazio vuoto investito dalla luca di San Marco
La folla è scossa da un moto violento e le espressioni ricordano quelle della pittura di Michelangelo
Il colore collabora allo sfondamento prospettico
LA RITRATTISTICA
- tintoretto esegue ritratti al naturale
- Stupisce non solo la varietà delle tipologie umane, ma soprattutto la capacità di far vivere in ciascuno le caratteristiche e l’individualità del singolo.
- con poche pennellate modella i lineamenti e permette loro di emergere rispetto allo sfondo