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da RITA LUCIA CARMOSINO mancano 6 anni

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LUCREZIO E IL DE RER

L'opera di Lucrezio si distingue per l'uso delle immagini tradizionali, come Venere, per promuovere la dottrina epicurea, la quale sfidava radicalmente la mentalità romana. Essa disprezzava il lusso, i beni materiali, la religiosità, la carriera politica e il prestigio nobiliare, difendendo invece il diritto dell'

LUCREZIO E IL DE RER

Leopardi definì l'Ottocento il "secol sciocco e progressivo" perchè animato da una comprensibile (siamo infatti in pieno Risorgimento) fiducia nel progresso dell'umanità, che in verità è -a suo dire- un regresso dal primitivo e felice stato di natura allo stato di civiltà, corrotto e decadente (Cfr. Canto notturno di un pastore; Dialogo di Torquato Tasso). Per Verga ogni apparente forma di progresso porta con sè una reale involuzione (Cfr. I Malavoglia). Entusiasti celebratori del progresso saranno Carducci (Inno a Satana, in cui il progresso rappresenta la rivincita della ragione sulla fede), D'Annunzio (Cfr. Maia, Preghiera ad Erme) e i Futuristi. Pirandello ne I quaderni di Serafino Gubbio operatore rappresenterà il momento drammatico in cui l'uomo diventerà un'unica cosa con la macchina.

Evidente è l'impronta lucreziana nell'incipit dei Sepolcri di Ugo Foscolo che rappresenta il continuo e immutabile processo di nascita crescita e distruzione che tormenta la materia.

Vittorio Alfieri lo contrappose al poeta-cortigiano (come Virgilio e Orazio) e lo indicò come maestro di libertà (cfr. Del principe e delle lettere)

Nel III l. la Natura stessa parla direttamente all'uomo, illustrandogli con voce neutra e impersonale le inalterabili leggi della vita cosmica. L'uomo però aggiunge colpa a colpa perchè non sa porre un limite al desiderio di possesso e di piacere: così tedio e inquietudine lo tormentano, sogni e allucinazioni lo ingannano e il pensiero della morte lo devasta. Una riflessione questa che verrà ripresa dal Dialogo della Natura di Leopardi (Operette morali)

IL DE RERUM NATURA, UN POEMA DIDASCALICO DI ARGOMENTO SCIENTIFICO E FILOSOFICO IN ESAMETRI

Alcune considerazioni

Lucr. fa uso delle immagini (per es. Venere) della tradizione per sostenere la dottrina epicurea, che si presentava come la più radicale contestazione della mentalità romana. Disprezza lussi, beni materiali, pietas religiosa, carriera politica, prestigio nobiliare, vita pubblica e difende i diritto dell'individuo a tutelare se stesso non la collettività. Mancano riferimenti al mondo romano diviso dalle lotte civili, mentre frequenti sono i richiami al mondo greco.

Si comprende bene pertanto l'avversione di Cicerone, strenuo sostenitore della res publica, che tuttavia riconobbe all'opera di Lucrezio un valore artistico notevole.

Richiamo dei modelli greci e latini

i modelli sono insoliti: Ennio, Omero, Tucidide, letteratura scientifica e filosofica.

Raffinatezza stilistica

Sono evidenti le affinità con Catullo di cui non condivide però la tenuitas e la brevitas

modello unico e originale, ripreso poi da Virgilio nelle Georgiche e nell'Eneide, fondato del metodo razionalistico della ricerca delle cause.

Il Rinascimento scoprirà la bellezza di Lucrezio, antiautoritario e antidogmatico, modello della ricerca libera, al punto che Giordano Bruno si ispirerà a lui per affermare la pluralità dei mondo in un universo infinito e dilatato. Nel '600, attraverso la mediazione di Lucrezio, si diffonderà l'atomismo di Democrito e di epicuro che ispirerà Bacone e Newton.

Lucr. si rivolge a Memmio, rappresentante di un pubblico colto (educato dagli stoici), per introdurlo all'epicureismo. Il poeta incalza il lettore, lo sollecita a riflettere e prevede le sue possibili obiezioni. Nessun poeta didascalico si era mai preoccupato tanto del suo lettore. Lucr. è alla ricerca di un lettore disposto a lasciarsi ri-modellare.

Elogio della filosofia e della poesia

Gli encomi di Epicuro

LUCREZIO

I FINALI

VI l: La peste di Atene e le immagini orride di morte chiudono il poema. Il finale rientra nel programma "illuministico" di Lucrezio che voleva dimostrare l'origine naturale dei fenomeni fisici. Tuttavia il linguaggio drammatico, le immagini catastrofiche e lo sguardo tragico sul mondo spezzano gli equilibri del discorso razionale, mettendo a nudo i limiti dell'ottimismo etico epicureo.
V l.: il progresso non è in sé un male (prospettiva laica e razionalistica) perché allontana l'uomo dallo stato di originale ferinità, ma il poeta è certo che gli uomini ne faranno sempre un uso sbagliato (prospettiva etica) perché l'evoluzione porta con sé la corruzione. Le guerre, alcune invenzioni, gli eccessi di cibo, le violenze sono il frutto del progresso. Un tempo la semplicità e l'ignoranza proteggevano l'uomo dalle complicazioni della civiltà.
IV l.: la passione amorosa ha degli effetti deleteri sugli uomini, perché li getta in uno stato di confusione e di infelicità. Lucr. accosta a crude manifestazioni fisiche dell'amore i tradizionali motivi della poesia erotica.
III l: Lucr. affronta il tema della vanità del timore della morte, argomento tipico delle consolationes; tuttavia per la prima volta il poeta si rivolge a se stesso. L'aldilà e i suoi mostri sono mera fantasia, di conseguenza è insensato temerli. E' inutile anche sperare nell'immortalità, perché persino Epicuro non è sfuggito alla morte.

I PROEMI: uno per ogni libro

IV l: Lucr. giudica la propria poesia divina perché ha dato forma alla verità
II l: elogio della filosofia: mentre gli uomini, ignari dell'epicureismo, sono come naufraghi in un mare in tempesta, il sapiente vive sereno e sicuro nella sua torre (Platone). Epicuro aveva creato un famoso Giardino in cui alcuni uomini vivevano ai margini della società, lontani da ricchezze, lotte per il potere e passioni.
VI l.: lode della patria di Epicuro, Atene
V l.: Epicuro è un vero deus, perché ha liberato gli uomini dalla paura e dagli affanni; se Ercole attraverso le sue 12 fatiche distrusse altrettanti mostri terrificanti, che vivevano tuttavia in luoghi remoti, dove nessuno avrebbe mai messo piede, Epicuro ha liberato il cuore di ogni uomo,dandogli la possibilità di vivere.
III l. : Epicuro è il lumen che rischiara le tenebre, è un cigno (simbolo di eccellenza), è un cavallo vigoroso (simbolo dell'epica omerica). I discepoli sono api (simbolo dell'anima nella lett. profetico-religiosa) che si nutrono degli insegnamenti del maestro e che improvvisamente vedono gli dei felici e indifferenti nei loro intermundia.
Proemio generale: l'inno a Venere, genitrice dei Romani e forza generatrice della vita. Che senso ha questo esordio? Se Lucr. crede che gli dei non si interessino alla vita degli uomini e che la materia nasca dal movimento degli atomi, perché invocare Venere nel proemio di un'opera fondata sull'epicureismo?Segue il primo encomio di Epicuro, l'eroe che ha sfidato il potere terribile della religio ed ha oltrepassato la porta che custodisce i segreti della natura.
5) L'invocazione alla divinità era un luogo comune del poema epico-didascalico.
4) Forse la dea incarna un principio dinamico di voluptas
3) In Campania esisteva una divinità della natura, assimilata a Venere, adorata nei luoghi in cui sorgeva una famosa scuola epicurea.
2) Venus era il nume tutelare della famiglia di Memmio, a cui l'opera era dedicata (il genere didascalico prevedeva infatti un destinatario). Tuttavia era una divinità guerriera che non aveva alcuna relazione con la materia del De rerum natura.

Sottoargomento

1) il poeta è ironico

Il modello stilistico di Lucrezio è Callimaco, poeta alessadrino colto e raffinato a cui si ispirò anche Catullo. Nel Proemio al IV libro Lucr. infatti dice di aver bevuto ad una fonte pura e di aver colto novos flores, con cui era stato incoronato dalle Muse: rivendica così l'originalità della sua poesia raffinata e difficile. Sottolinea anche la sua importanza: egli tratta una materia grandiosa, che libera il cuore dell'uomo dalle false paure e insegna la verità attraverso la dolcezza della poesia. Lui è il primo a coniugare lepos e ratio.

Utilizza un'immagine tratta da un dialogo di Platone (la stessa citata da Tasso): si paragona ad un medico che cosparge di miele il bordo della tazza affinché i fanciulli bevano l'amara medicina. La poesia infatti può essere un mezzo utilissimo per diffondere la dottrina epicurea ardua e oscura. L'immagine richiama la dolcezza, la grazia e il fascino di Venere, invocata nel primo proemio.
Epicuro condannò la poesia perché atta a diffondere false opinioni e a creare pericolose emozioni.

Sceglie la poesia come mezzo per raggiungere un pubblico più vasto, aristocratico (ostile alla filosofia), ma anche perchè esistevano poemi didascalici di contenuto filosofico sia nella tradizione greca (Esiodo, Parmenide ed Empedocle) che in quella latina (Ennio).

Il poema didascalico in Grecia conobbe tre fasi: 1) Esiodo (VIII sec. a. C.) con la Teogonia e le Opere e i giorni assegnò a questo genere una funzione etico-religiosa; 2) Empedocle nel Poema fisico e nel Poema lustrale scelse un taglio scientifico e filosofico;3) In età ellenistica questo genere venne scelto non più per docere ma per fare sfoggio di eloquenza. Il pragmatismo romano accolse con favore questo genere (Ennio, Catone) adattandolo a diversi argomenti. Lucr. assume come modello Empedocle che si impegnò per accompagnare il lettore sulla via della verità, anche se scelse i principi sbagliati.

Le divergenze con l'opera di Epicuro (Perì Physeos) sono: 1)trattazione minima degli intermundia degli dei 2)spiegazione approfondita dei fenomeni naturali 3)ampliamento importante della storia del cosmo tracciata da Epicuro: in essa Lucr. accredita una visione della situazione dell'uomo, in balia delle forse oscure ed indifferenti della natura, più pessimistica.

introduce elemnti METAFISICI come il senso di precarietà della vita umana e l'indifferenza della verso l'infelicità umana.

V-VI libro: la cosmologia

VI l.: COME SPIEGARE I FENOMENI NATURALI? Con la scienza: Lucr. contesta l'uso dei fenomeni naturali a fini politci (Cic.: religione come instrumentum regni)
LA PESTE DI ATENE (natura fisica delle epidemie). Cfr. il percorso tematico della Zanichelli qui allegato.
V l: CHI GOVERNA IL MONDO? Lucr. polemizza con gli stoici secondo i quali una mente divina ordinava l'universo in modo perfetto e vantaggioso per gli uomini: per il poeta molte sono le manchevolezza della natura nei confronti degli uomini, che soffrono una condizione più grama di quella degli animali. Esiste una culpa naturae?
Indaga l'origine del sentimento religioso, generato dai simulacra degli dei che colpiscono la mente umana. Gli dei infatti esistono, ma non si occupano degli uomini; quindi non bisoga temerli.
Presenta una sintesi della civiltà umana modernissima: contraddicendo il mito dell'età dell'oro, immagina i primordi della vita del mondo come una dura lotta contro un ambiente ostile; poi afferma che le prime comunità nacquero sulla base di un contratto sociale (Cfr. Thomas Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau)
Spiega l'origine del mondo, degli astri, e la nascita della vita sulla Terra.

III e IV libro: l'antropologia

IV l: DA DOVE NASCONO LE SENSAZIONI? Dagli eidola, simulacri degli atomi che colpiscono i sensi: la più pericolasa è la passione amorosa.
III l:CHI E' L'UOMO? E'anch'egli fatto di atomi. La sua anima, composta da atomi più leggeri, è mortale Non esite alcun oltretomba: la paura della morte è pertanto vana.

I e II libro: la fisica epicurea

II l.: QUAL E' IL RAPPORTO DELL'UOMO CON LA REALTA' MATERIALE CHE LO CIRCONDA? E il moto incessante degli atomi è decritto con l'immagine del raggio di luce nel quale si intravede il turbinio del pulviscolo. Espone la teoria del clinamen che salva il libero arbitrio dell'uomo. Il libro si chiude con una visione grandiosa dell'avvicendarsi nel cosmo di vita e di morte.
I l. :COME SI FORMA LA MATERIA? gli atomi sono particelle minime indistruttibili, che aggregandosi e separandosi danno origine ad ogni cosa. Nulla nasce da nulla e niente si distrugge. Nel cosmo esite anche il vuoto, all'interno del quale gli atomi si muovono e senza il quale l'universo sarebbe immobile.
Tobias Smollett scrisse un curioso romanzo, The History and Adventures of an Atom (1769), efficace satira sulla politica inglese.