TIZIANO VECELLIO

TIZIANO VECELLIO

LA SUA VITA

NASCE

A Pieve di Cadore intorno al 1488/1490

CARRIERA

Egli proveniva da una famiglia agiata e arriva a Venezia a soli 9 anni. Poco più che adolescente entra nella cerchia di Giovanni Bellini avvicinandosi anche a Giorgione (divenne suo maestro), imparando e utilizzando così la sua tecnica del colore, infatti molte sue opere erano molto simili a quelle di Giorgione.

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Il tono di un colore può essere definito come la quantità di luce riflessa. Se un oggetto è molto illuminato apparirà più chiaro. Se invece è poco illuminato il suo colore sembra più scuro. L’occhio interpreta i toni di colore come appartenenti a differenti piani di profondità. Usando questa tecnica si può creare un effetto di tridimensionalità nei quadri, senza utilizzare la prospettiva tradizionale.

VENERE DORMIENTE (Giorgione)

VENERE DORMIENTE (Giorgione)

VENERE DI URBINO (Tiziano)

VENERE DI URBINO (Tiziano)

Alla morte di Giorgione e di Bellini, Tiziano si trova ad essere il primo pittore di Venezia non avendo ancora 30 anni in breve divenne uno degli artifici più richiesti e rinomati d'Europa. Nel 1533 divenne il pittore ufficiale dell'imperatore Carlo V di Spagna. Successivamente rientra definitivamente a Venezia dove, ormai molto ricco e famoso, impianta un efficiente bottega dove sperimenta tecniche pittoriche sempre nuove e personali, arrivando a dipingere quasi senza pennelli, stendendo il colore anche con le dita.

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Al centro del prato, in primo piano, Carlo V posa per un ritratto equestre. A far da sfondo al ritratto è un paesaggio agreste. A sinistra, alle spalle di Carlo V, c'è una foresta fitta di alberi e in cielo c'è un bagliore che illumina le nubi. Le figure sono messe in risalto soprattutto da contrasti di chiarezza, infatti, il cavallo scuro risalta contro lo sfondo chiaro e al contrario, l’armatura lucente di Carlo V risalta contro gli alberi scuri.

ALTRE SUE OPERE

RITRATTI

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La loro popolarità si deve alla capacità di cogliere il carattere del personaggio da raffigurare trasformandolo a tipo assoluto e ideale.Tiziano andò oltre la formula del mezzo busto predominante nel XV secolo e spesso introduceva accessori nei suoi ritratti (un cane od uno strumento musicale) e la posa delle sue figure appariva molto naturale.

LUDOVICO ARIOSTO

LUDOVICO ARIOSTO

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L'uomo è ritratto a mezza figura su uno sfondo scuro uniforme con un braccio poggiato su una balaustra, dove si leggono le lettere “T. V.”, che possono essere interpretate come le iniziali di Tiziano Vecellio. Il busto è di profilo, rivolto a destra, e la testa girata verso lo spettatore di tre quarti, in una posa estremamente colloquiale e accattivante. La veste è ricca ed elegante. Notevoli sono gli effetti di virtuosismo nel comporre i riflessi del materiale (lucidi sul raso, opachi sulla pelliccia che borda il mantello nero) e qui Terenzio evita la dolcezza modulata creando una figura di viva e pulsante umanità.

PAPA PAOLO III

PAPA PAOLO III

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Il dipinto raffigura particolari molto realistici come i dettagli sulle mani, la folta barba bianca o le fosse scavate sulle guance.L'opera si presenta come un capolavoro assoluto della ritrattistica, tanto è vero che fu apprezzato dal capostipite dei Farnese, nonché committente. Infatti Paolo III, entusiasta del lavoro svolto da Tiziano, chiese di conseguenza allo stesso di entrare a far parte degli uomini al servizio papale. L'invito fu però rifiutato.

La maggior parte delle figure femminili di Tiziano ha i capelli di un bel biondo ramato, un rosso che oggi viene chiamato proprio “rosso Tiziano”. Il rosso Tiziano donava ai quadri dell’autore un’atmosfera calda e sensuale. La sua particolare tonalità di rosso oltre a colpire molti grandi artisti del periodo Rinascimentale, colpì anche le dame dell’epoca che si tingevano e decoloravano i capelli cercando di eguagliare l’effimera bellezza delle donne presenti nelle sue meravigliose opere. Donne semplici ma eleganti, caratterizzate da una pelle lattea e da capelli biondo-ramati che esprimevano grande femminilità, raffinatezza e sensualità.

DONNA ALLO SPECCHIO

DONNA ALLO SPECCHIO

MADDALENA PENITENTE

MADDALENA PENITENTE

PIETÀ

PIETÀ

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Quest'opera fu lasciata incompiuta da Tiziano a causa della sua morte e ultimato dall'allievo Palma Il giovane. Tiziano ambienta una scena di altissima drammaticità. A sinistra, in piedi, una Maddalena disperata urla con rabbia il proprio dolore. Al suo slancio, che sembra quasi proiettarla fuori dal dipinto, si contrappone la composta pacatezza di Maria che, seduta presso il nicchione, osserva con amorevole fissità il figlio morto. A destra c’è Nicodemo in atto di sorreggere il Cristo sotto l'ascella sinistra. All'estrema destra, infine, appoggiata ad un piedistallo marmoreo a forma di testa Leonina si intravede una tavoletta rappresentante lo stesso Tiziano e il figlio Orazio, in devoto atteggiamento di preghiera verso una rappresentazione allegorica della Madonna. I colori del dipinto appaiono cupi e in alcuni punti applicati con le dita, la luce scura conferisce ai personaggi una connotazione dolorosamente spettrale, le pennellate sono rapide, imprecise e l'atmosfera generale è quella del tetro incombere di un'immane tragedia. La lunga fiaccola lucente innalzata dal piccolo angelo in volo, dona simbolicamente luce e vita alla speranza. 

MUORE

di peste a Venezia il 27 agosto del 1576.

Il dipinto della Venere di Urbino rappresenta una giovane donna nuda semidistesa sul letto in primo piano. Rispetto alla Venere dormiente, la Venere di Urbino presenta caratteristiche del tutto diverse. Innanzitutto l'ambientazione non è all'aperto, bensì all'interno di una ricca casa Patrizia dove gli unici accenni alla natura sono dati da un albero situato dietro la colonna fuori la finestra e da una pianta in vaso sul davanzale. Inoltre la Venere di Tiziano non è sola poiché sullo sfondo a destra sono raffigurate due ancelle, una in piedi e una inginocchiata di spalle e ai piedi del letto dorme un cagnolino, simbolo di fedeltà. Ciò ci porta a capire che la donna non è una dea come nel dipinto di Giorgione, bensì una donna reale. La maggior differenza tra i due dipinti però sta nell'atteggiamento delle due Veneri. Mentre quella di Giorgione appare quasi inconsapevole della propria nudità, quella di Tiziano ne è, al contrario, perfettamente cosciente e forse anche orgogliosa. Infatti, ella fissa l’osservatore con uno sguardo deciso e non prova alcun disagio. Grazie all’uso del colore tonale Tiziano riesce a rendere il volume del corpo enfatizzandone
le forme morbide e rotonde. Il drappo verde contrasta ed esalta il tono caldo della pelle.