LA SINTASSI DELL'ABLATIVO

E' il caso con cui si esprimono tre fondamentali funzioni:

STRUMENTALE - SOCIATIVA

si trova in dipendenza da

dagli aggettivi dignus, -a, -um e indignus, -a, -um

reggono un ablativo limitativo

Dignus laude Publius est Publio è degno di lode

Non est dignus solacio. (Seneca) Non è degno di consolazione

Ut honore dignus essem maxime semper laboravi. (Cicerone) Ho sempre faticato per essere degno di onore

dalla locuzione opus est

significa "occorre" e presenta due costruzioni in cui la persona a cui qualcosa occorre è espressa (se è espressa) in dativo

IMPERSONALE

con l'ablativo strumentale

la cosa di cui c'è bisogno è posta in ablativo

è preferito in espressioni di senso negativo e nelle interrogative retoriche negative introdotte da quid

Magistratibus opus est. (Cicerone) C'è bisogno di magistrati.

Mihi quam multis custodibus opus erit? (Cicerone) Di quanti custodi avrò bisogno?

Quid domo mihi opus est? (Cicerone) A che mi occorre la casa?

PERSONALE

la cosa di cui c'è bisogno diventa soggetto ed è espressa in nominativo (sum concorda con il soggetto)

si incontra quando la cosa è rappresentata da

un pronome neutro

Instrumenta, quae pecori et pastoribus opus sunt (Varrone) Gli strumenti che occorrono al gregge e al pastore

aggettivo sostantivato neutro

Quaecumque ad oppugnationem opus sunt, noctu comparantur. (Cesare) Si preparano di notte tutte le cose che servono all'attacco.

se ciò che occorre è rappresentato da un verbo

con l'infinito

Canibus et dolore vacare opus est valere. (Cicerone) E' necessario che i cani siano privi e stiano bene.

con il participio perfetto in caso ablativo

Nihil erat cur properato opus esset (Cicerone) Non c'era nessun motivo per cui bisognasse affrettarsi.

se si tratta di un'intera frase, essa viene espressa con in'infinitiva

Nihil erat cur properato opus est. (Cicerone) Ormai non c'è più bisogno che tu aspetti.

dai verbi fruor, fungor, potior, utor, e vescor

Alcuni verbi deponenti di uso comune si costruiscono con l'ablativo strumentale. Essi sono:

fruor, -eris, fruitus (o fructus) sum, frui, "fruire"

Uterque summo bono fruitur, id est voluptate. (Cicerone) Entrambi godono del sommo bene, cioè il piacere.

fungor, -eris, functus sum, fungi, "adempiere"

officio fungi = adempiere al dovere

vescor, -eris, vesci, "cibarsi"

Pecorum aut ferarum carne vescuntur. (Curzio Rufo) Si cibano di carne di pecora o di animali selvatici.

utor, -eris, usus sum, uti, "usare"

Leges, quibus haec civitas utitur (Cicerone) Le leggi delle quali questa città fa uso

utor è seguito da due ablativi, di cui uno è strumentale e l'altro predicativo

è usato nelle espressioni

aliquo uti magistro "avere uno come maestro"

teste "Come testimone"

duce "come guida"

con l'avverbio familiariter (frequentazione assidua/amicizia)

Scipione Laelius familiariter utebatur. Lelio era caro amico di Scipione.

potior, -iris, potitus sum, potir, "impadronirsi"

Castris nostris potiti sunt (Cesare) I nostri si impadronirono dell'accampamento

può reggere anche il genitivo, nell'espressione "potiri rerum = impadronirsi del (sommo) potere"

Noster populus terrarum iam omnium potitus est. (Cicerone) Il nostro popolo si è ormai impadronito di tutte le terre.

Caesar rerum potitus est. (Tacito) Cesare si impadronì del sommo potere.

SEPARATIVA (o "ABLATIVALE")

rientrano i complementi di materia e di paragone

il complemento di allontanamento e separazione

indica il luogo, la persona e la cosa della quale ci si allontana

si traduce con

ABLATIVO SEMPLICE

se ciò da cui ci si allontana è una cosa

A/AB e L'ABLATIVO

se ciò da cui ci si allontana è una persona.

si trova dopo i verbi come moveo "muovere",; amoveo , removeo "rimuovere": cicio, pello, expello, "cacciare"; arceo, prohibeo, "tenere lontano"; cedo "allontanarsi"; separo, distinguo... "separare, distinguere"; libero"liberare"...

Ingurtha me regno fortunisque omnibus expulit (Sallustio) Gigurta mi cacciò dal regno e da tutti i (miei) beni

Thasybulus patriam Triginta tyrannis liberavit (Neponte) Trasibulo liberò la patria dai trenta tiranni

ha delle particolarità

i verbi composti con i prefissi dis- e se-

richiedono a/ab anche con nomi di cosa

Disiungamus nos a corporibus! (Cicerone) Separiamoci dal corpo!

si incontra anche con nomi, aggettivi e avverbi che presentano la stessa radice o sono sinonimi dei verbi prima elencati.

Viget animus in sommis liber ab sensibus. (Cicerone) Nel sonno ha vigore l'animo libero dai sensi.

Il complemento di origine e provenienza

si trova in dipendenza dai verbi orior e nascor ("nasco") e dagli aggettivi genitus, natus, prognatus ("nato").

Si esprime con

l'ablativo semplice, se è rappresentato dal nome proprio o comune del padre o dei genitori, oppure da un sostantivo che indica la famiglia o la condizione sociale.

natus erat equestri (Tacito) era nato da una famiglia di cavalieri.

con a/ab, e/ex, de più l'ablativo negli altri casi

Fama e virtute nascitur. La fama nasce dalla virtù.

Il complemento di privazione e abbondanza

L'idea di separazione è presente anche nel complemento di privazione che si esprime con l'ablativo semplice e si trova in dipendenza da verbi che indicano mancanza o privazione come careo, egeo, indigeo, "mancare, essere privo di"; privo, spolio, "privare di".

Sapiens consolatione non eget (Cicerone). Il saggio non ha bisogno di consolazione.

I verbi egeo e indigeo, oltre che con l'ablativo, possono essere costruiti con il genitivo.

Hoc non eget exempli (Cicerone). Questo non ha bisogno di un esempio.

Il complemento di abbondanza si esprime con l'ablativo semplice (che, propriamente, non rientra nella funzione separativa dell'ablativo, ma piuttosto in quella strumentale).

Dipende da verbi che indicano riempimento o abbondanza, come abundo, "abbondare"; impleo, compleo, "riempire"; imbuo, "imbevere (traslato "istruire"); augeo, "aumentare".

Il complemento di misura

Indica di quanto una persona o una cosa sia inferiore o superiore a un'altra e si esprime in ablativo semplice.

Milibus passuum duobos ultra Caesarem castra fecit. (Cesare) Pose l'accampamento duemila passi più in là di Cesare.

Il complemento di misura può essere rappresentato da un avverbio con terminazione ablativale in -o, come multo, "di molto"; paulo, "di poco"; tanto, "di tanto"; quanto, "di quanto"; nihilo, "di nulla"; inoltre da longe, "di gran lunga".

Multo ceteros anteibant (Tacito). Superavano di molto gli altri

LOCATIVO

se la cosa di cui si è degni o indegni è rappresentata da un' intera preposizione, essa è espressa da una relativa impropria che presenta il predicato al congiuntivo

congiuntivo presente

se il tempo della reggente è principale

Publius dignus est qui laudetur Publio è degno di essere lodato

congiuntivo imperfetto

se il tempo della reggente è storico

Publius dignus fuit qui laudaretur Publio fu degno di essere lodato

comprende i complimenti di mezzo, di modo, di causa, di causa efficiente, di unione