IN VIAGGIO NELL'OTTOCENTO
L'Ottocento è stato un secolo di profonde trasformazioni che hanno plasmato la letteratura, la storia e la geografia, con il tema del "viaggio" che assume diverse sfumature, dall'esilio forzato all'emigrazione di massa. **Letteratura:** * **Romanticismo e Realismo:** * Nella prima metà del secolo, il Romanticismo esalta il sentimento, la natura e l'individualità, spesso in contrasto con la realtà sociale. * Nella seconda metà, il Realismo e il Verismo si concentrano sulla rappresentazione oggettiva della vita quotidiana, con un'attenzione particolare alle classi umili e ai problemi sociali. * **Il viaggio come esilio:** * In "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni, l'addio di Lucia ai suoi monti rappresenta un doloroso esilio, simbolo dell'ingiustizia e della precarietà della vita. * In Giovanni Verga, l'addio di 'Ntoni ai suoi luoghi natii ne "I Malavoglia" è un altro esempio di esilio, questa volta dovuto alla necessità economica. * **Industrializzazione ed Emigrazione:** * L'industrializzazione porta a un'ondata di emigrazione dal Sud al Nord Italia, con la letteratura che riflette le difficoltà e le speranze di chi lascia la propria terra in cerca di una vita migliore. * Verga con i suoi romanzi, ha descritto in maniera cruda e realistica, le difficoltà che le classi povere dovevano affrontare. **Storia:** * **Unità d'Italia:** * Il Risorgimento porta all'unificazione del paese, ma anche a profonde disuguaglianze economiche e sociali tra Nord e Sud. * **Industrializzazione:** * La seconda rivoluzione industriale trasforma l'economia italiana, con la nascita di grandi fabbriche e l'aumento dell'urbanizzazione. * **Emigrazione:** * La povertà e la mancanza di opportunità spingono milioni di italiani a emigrare verso le Americhe e il Nord Europa, in un esodo di proporzioni epiche. **Geografia:** * **Trasformazioni del paesaggio:** * L'industrializzazione e l'urbanizzazione modificano profondamente il paesaggio italiano, con la costruzione di ferrovie, fabbriche e città. * **Disuguaglianze regionali:** * Il divario tra Nord e Sud si accentua, con il Nord che si industrializza e il Sud che rimane prevalentemente agricolo e arretrato. * **Emigrazione e globalizzazione:** * L'emigrazione di massa contribuisce alla diffusione della cultura italiana nel mondo, ma anche alla perdita di tradizioni e identità locali.
Letteratura
Romanticismo e Realismo
Esaltazione del sentimento
natura e individualità nel Romanticismo
Rappresentazione oggettiva della vita quotidiana nel Realismo e Verismo
Il viaggio come esilio
Esilio rappresentato nell'opera "I promessi sposi" di Manzoni (capitolo VIII) - L'Addio ai monti è un saluto pieno di angoscia e tristezza di Lucia, che si allontana dalla sua amata terra per sfuggire a Don Rodrigo
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso.Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa e morta; s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti. Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa!Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a distinguere dal rumore de' passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore.Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Esilio economico in "I Malavoglia" di Verga - Questa scena rappresenta l'epilogo del percorso di 'Ntoni, il personaggio più ribelle della famiglia Malavoglia, e simboleggia il fallimento del suo sogno di riscatto sociale, contrapponendosi all'ineluttabilità del destino e ai valori tradizionali del mondo rurale siciliano.
Padron ‘Ntoni è ormai vecchio e malato, ma Mena e Alessi non vogliono portarlo in ospedale e farlo morire lontano da casa sua. Così padron ‘Ntoni chiede ad Alfio Mosca, che è ritornato in paese, di portarlo in ospedale in un momento in cui i due nipoti sono assenti. Nel frattempo Alessi sposa la Nunziata che amava sin da ragazzino e riscatta la casa del nespolo, a prezzo di durissimi sacrifici. Ma Padron ‘Ntoni muore prima che possano portarlo a casa. Alfio Mosca chiede la mano di Mena ma la ragazza rifiuta perché ormai ha già ventisei anni e la storia di Lia ha fatto sprofondare la famiglia nel disonore. Così Mena si ritira a curare i figli di Alessi e Nunziata. Una notte si presenta a casa ‘Ntoni, da poco uscito dal carcere; Alessi gli propone di restare ma ‘Ntoni sceglie amaramente di andarsene prima del sorgere del sole.Una sera, tardi, il cane si mise ad abbaiare dietro l’uscio del cortile, e lo stesso Alessi, che andò ad aprire, non riconobbe ‘Ntoni il quale tornava colla sporta1sotto il braccio, tanto era mutato, coperto di polvere, e colla barba lunga. Come fu entrato e si fu messo a sedere in un cantuccio, non osavano quasi fargli festa. Ei non sembrava piú quello, e andava guardando in giro le pareti, come non le avesse mai viste; fino il cane gli abbaiaa, ché non l’aveva conosciuto mai. Gli misero fra le gambe la scodella, perché aveva fame e sete, ed egli mangiò in silenzio la minestra che gli diedero, come non avesse visto grazia di Dio da otto giorni, col naso nel piatto; ma gli altri non avevano fame, tanto avevano il cuore serrato. Poi ‘Ntoni, quando si fu sfamato e riposato alquanto, prese la sua sporta e si alzò per andarsene.Alessi non osava dirgli nulla, tanto suo fratello era mutato. Ma al vedergli riprendere la sporta, si senti balzare il cuore dal petto, e Mena gli disse tutta smarrita:– Te ne vai?– Sì! – rispose ‘Ntoni.– E dove vai? – chiese Alessi.– Non lo so. Venni per vedervi. Ma dacché son qui la minestra mi è andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, ché tutti mi conoscono, e perciò son venuto di sera. Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono.Gli altri non osavano fiatare, perché ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così. ‘Ntoni continuava a guardare dappertutto, e stava sulla porta, e non sapeva risolversi ad andarsene. – Ve lo farò sapere dove sarò – disse infine e come fu nel cortile, sotto il nespolo, che era scuro, disse anche:– E il nonno?Alessi non rispose; ‘Ntoni tacque anche lui, e dopo un pezzetto:– E la Lia, che non l’ho vista?E siccome aspettava inutilmente la risposta, aggiunse colla voce tremante, quasi avesse freddo:– E’ morta anche lei?Alessi non rispose nemmeno; allora ‘Ntoni che era sotto il nespolo colla sporta in mano, fece per sedersi, poiché le gambe gli tremavano ma si rizzò di botto, balbettando:– Addio addio! Lo vedete che devo andarmene?Prima d’andarsene voleva fare un giro per la casa, onde vedere se ogni cosa fosse al suo posto come prima [..]. Alessi che gli vide negli occhi il desiderio, lo fece entrare nella stalla, col pretesto del vitello che aveva comperato la Nunziata, ed era grasso e lucente; e in un canto c’era pure la chioccia coi pulcini; poi lo condusse in cucina, dove avevano fatto il forno nuovo, e nella camera accanto, che vi dormiva la Mena coi bambini della Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei. ‘Ntoni guardava ogni cosa, e approvava col capo, e diceva – Qui pure il nonno avrebbe voluto metterci il vitello, qui c’erano le chiocce, e qui dormivano le ragazze, quando c’era anche quell’altra… -[…] Gli altri stettero zitti, e per tutto il paese era un gran silenzio, soltanto si udiva sbattere ancora qualche porta che si chiudeva; e Alessi a quelle parole si fece coraggio per dirgli:– Se volessi anche tu ci hai la tua casa. Di là c’è apposta il letto per te.– No! – rispose ‘Ntoni. – Io devo andarmene. Là c’era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lagrime quando volevo andarmene. Ti rammenti le belle chiacchierate che si facevano la sera, mentre si salavano le acciughe? e la Nunziata che spiegava gli indovinelli? e la mamma, e la Lia, tutti lì, al chiaro di luna, che si sentiva chiacchierare per tutto il paese, come fossimo tutti una famiglia? Anch’io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene. In quel momento parlava cogli occhi fissi a terra, e il capo rannicchiato nelle spalle. Allora Alessi gli buttò le braccia al collo.– Addio – ripeté ‘Ntoni. – Vedi che avevo ragione d’andarmene! qui non posso starci. Addio, perdonatemi tutti.E se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi, quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci eran chiusi, si fermò ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro, e gli diceva col suo abbaiare che era solo in mezzo al paese. Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni2, perché il mare non ha paese nemmeno li, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe e par la voce di un amico.Allora ‘Ntoni si fermò in mezzo alla strada a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni cosa, e sedette sul muricciuolo della vigna di massaro Filippo.Così stette un gran pezzo pensando a tante cose, guardando il paese nero e ascoltando il mare che gli brontalava lì sotto. E ci stette fin quando cominciarono ad udirsi certi rumori ch’ei conosceva, e delle voci che si chiamavano dietro gli usci, e sbatter d’imposte, e dei passi per le strade buie. Sulla riva, in fondo alla piazza, cominciavano a formicolare dei lumi. Egli levò il capo a guardare i Tre Re che luccicavano, e la Puddara che annunziava l’alba, come l’aveva vista tante volte. Allora tornò a chinare il capo sul petto, e a pensare a tutta la sua storia. A poco a poco il mare cominciò a farsi bianco, e i Tre Re ad impallidire, e le case spuntavano ad una ad una nelle vie scure, cogli usci chiusi, che si conoscevano tutte, e solo davanti alla bottega di Pizzuto c’era il lumicino, e Rocco Spatu colle mani nelle tasche che tossiva e sputacchiava. – Fra poco lo zio Santoro aprirà la porta – pensò ‘Ntoni, – e si accoccolerà sull’uscio a cominciare la sua giornata anche lui. – Tornò a guardare il mare, che s’era fatto amaranto4, tutto seminato di barche che avevano cominciato la loro giornata anche loro, riprese la sua sporta, e disse: – Ora è tempo d’andarsene, perché fra poco comincerà a passar gente. Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è stato Rocco Spatu.
Industrializzazione ed Emigrazione
Emigrazione dal Sud al Nord Italia a causa dell'industrializzazione
Difficoltà e speranze dei migranti rappresentate nella letteratura
Storia
Industrializzazione
La Rivoluzione Industriale, iniziata in Inghilterra, ha portato alla transizione da un'economia agricola ad un'economia industrializzata, basata su industrie meccanizzate. Questa trasformazione ha influenzato il lavoro, la produzione e la vita quotidiana delle persone.
Trasformazione dell'economia italiana nella seconda rivoluzione industriale
Nascita di fabbriche e aumento dell'urbanizzazione
Emigrazione
Povertà e mancanza di opportunità spingono all'emigrazione
Emigrazione di proporzioni epiche verso le Americhe e il Nord Europa
Geografia
Trasformazioni del paesaggio
Industrializzazione e urbanizzazione modificano il paesaggio italiano
Costruzione di ferrovie
fabbriche e città
Disuguaglianze regionali
Divario tra Nord e Sud si accentua
Nord industrializzato
Sud agricolo e arretrato
Emigrazione e globalizzazione
Emigrazione contribuisce alla diffusione della cultura italiana
Perdita di tradizioni e identità locali