por Valerio Drago 4 anos atrás
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Apoxymenos 320 a.C. Città del Vaticano, Museo Pio-Clementino
È un atleta che dopo la fatica dell’azione si toglie l’olio e il sudore con lo striglie. La gamba destra non è più tesa ma flessa, il bacino è ruotato, i fianchi sono stretti, le spalle sono su una linea orizzontale, la testa verso destra lievemente inclinata, capelli corposi e mossi. Tutte queste caratteristiche conferiscono pertanto dinamicità. Il lato sinistro si oppone a quello destro e quindi si stabilisce un rapporto antitetico: egli assegna sempre l’azione a una metà del corpo e il riposo all’altra. Il fatto che le braccia siano sollevate e con il sinistro che attraversa orizzontalmente il busto introducono una nuova relazione con lo spazio e perciò la statua può essere osservata da qaulsisi punto.
Quest'opera è un chiaro esempio di Pathos, in quanto la danzatrice rappresentata è in preda ai furori dionisiaci e compie una danza sfrenata e spasmodica quasi selvaggia. La testa è rivolta all’indietro, ha una gran massa di capelli, lo sguardo è perso verso l’alto, le labbra carnose. il panneggio si volge verso l’alto seguendo il ritmo della statua e la veste della figura femminile si apre lasciando nudo un intero lato del corpo e perciò è messa in evidenza la carica erotica. La danzatrice stringeva con la mano sinistra un capretto che dopo il rito veniva ucciso con un coltello posto sulla mano destra. L'opera ricca di instabilità, impetuosità del corpo in movimento ci coinvolge e ci fa entrare nell’ottica dell’arte ellenistica.
Si tratta della rappresentazione di una divinità che impersona il sentimento amoroso, colta in un moneto di molle abbandono con il corpo inclinato, il busto verso sinistra e le braccia sollevate. L'instabilità del corpo ha bisogno della presenza di un sostegno, costituito da un mantello pieghettato sotto il quale si trova un' oca simbolica. Il viso ancora una volta mostra realmente ciò che prova il protagonista: gli occhi sono languidi e sognanti.
Questa statua raffigura Dioniso con Hermes, precedentemente incaricato da Zeus di proteggere il fratello dalla collera di Era. I due sono colti in un momento di intimità, dolce e confidenziale, durante il quale i protagonisti si sono presi una pausa dalla fuga e stanno giocando con un grappolo d'uva. Questa scelta è molto significativa perché mostra l'intenzione dell'autore di rappresentare le passioni più semplici, naturali e umane. I corpi sono sinuosi, la pelle è serica, mentre alcune parti sono ruvide e scabre come i capelli e il panneggio. Si può parlare di "effetto pittorico" e di "sfumato" in quanto si dà attenzione ai particolari anatomici, alla levigatezza del marmo, ai passaggi di chiaro a scuro e perciò la scultura, tecnicamente, può essere paragonata ad un dipinto.
Apollo, fanciullo, sta per uccidere una lucertola con uno stilo ( si tratta di un'attività ludica in contrapposizione con la natura divina del protagonista). Il suo corpo mostra rilassatezza e cedevolezza, perciò la statua si appoggia ad un tronco di albero. Anche questa volta l'artista si concentra sulle espressioni della figura, che è colta in un momento di distrazione.
La statua venne acquistata dagli abitanti di Cnidio ( da qua deriva il nome Cnidia).Viene per la prima volta raffigurata una dea nuda. Dato che è rappresentata con un corpo ad S necessita di un appoggio costituito da un'anfora sopra la quale vi appoggia un panno. Lo scultore dà particolare importanza alle reazioni delle divinità che sono molto simili a quelle di un essere umano( stupore della dea).
Ratto di Persefone Filosseno di Eretria 350/325 a.C. Vergina, Museo delle Tombe Reali
La scena raffigura la fanciulla che è stata appena rapita da Ade che la trascina con sé sul suo cocchio dorato negli inferi. L’artista ha reso la disperazione della giovane che tende in alto le braccia mentre il dio la sostiene, stringendola. Sono presenti pochi colori e pochi tratti chiaroscurali, un tratteggio diagonale che dà il senso dei corpi torniti, accentuandone la volumetria. La grande ruota del cocchio in prospettiva dà profondità.
Battaglia di Alessandro III/II secolo a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale
è un mosaico pavimentale pompeiano che rappresenta la battaglia tra Alessandro il re persiano Dario III. Lo spazio comprende: il tronco di un albero, le armi abbandonate a terra e le lance disposte in diagonale tra le quali si muovono i personaggi Alessandro trafigge un nemico appena atterrato. Il guerriero morto si rivolge verso Dario con un gesto di impossibile protezione e pietà.Il cavallo ferito permette di definire la misura della distanza che deve esserci tra noi che osserviamo e il primo piano della scena.
Venere di Milo Fine del II secolo a.C. Parigi, Museo del Louvre
La statua è realizzata in due blocchi distinti che si collegano all’altezza delle anche, ma la giunzione è nascosta dall’incrociarsi del panneggio, si presenta incompleta, priva del braccio sinistro e parte di quello destro. La dea è nuda con una postura a “S”, la veste è drappeggiata e sottolinea la parte inferiore del corpo. Il busto si piega verso il lato destro e ha un movimento di torsione
Nike di Samotracia 190 a.C. Parigi, Museo del Louvre
Venne realizzata per celebrare le vittorie della flotta dei rodii. La nike è protesa verso il cielo, mentre atterra sulla prua di una nave, e si mostra ad ali spiegate con dinamismo e vitalità. Il vento modella il suo corpo, la veste leggera che quasi si dissolve, mettendo quindi in evidenza le curve morbide sottolineandone la tensione contrasto chiaroscurale.