realizată de Enrica Sica 3 ani în urmă
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Leonardo nasce a Vinci il 15 aprile 1452, figlio di ser Piero, un notaio e di Caterina, una contadina. A soli quattordici anni dipinge talmente bene che inizia a lavorare nella bottega del Verrocchio. Qui impara a dipingere e a scolpire. Nel 1482 si trasferisce a Milano dove svolge molti incarichi tra cui l’edificazione di una statua equestre in onore di Francesco Sforza. Inizia a realizzare il Cenacolo a S. Maria delle Grazie di Milano e svolge alcune decorazioni nel castello sforzesco. Lascia Milano e sosta per un periodo a Mantova dove dipinge due ritratti di Isabella d’Este. Nel 1502 si mette al servizio di Cesare Borgia come ingegnere e architetto e lo segue nelle sue campagne militari in Romagna. Studia fortificazioni e macchine da guerra. Successivamente torna a Milano e studia anatomia e geologia. Nel 1513 parte per Roma dove rimarrà tre anni a studiare matematica e scienze. Quando lascia l’Italia si reca alla corte di Francesco l di Francia e gli viene dato in uso il castello di Cloux, ad Amboise. Muore il 2 maggio del 1519 nel castello di Cloux.
Leonardo Da Vinci studiava costantemente per registrare tutto ciò che osservava. Per l'artista la linea del disegno non rappresenta più un contorno, ma un limite esterno dell'oggetto.
UOMO VITRUVIANO
L'Uomo Vitruviano è un disegno a penna inchiostro su carta di Leonardo Da Vinci, conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Celeberrima rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, cerca di dimostrare come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure "perfette" del cerchio, che rappresenta il Cielo e la perfezione divina, e del quadrato, che simboleggia la Terra. Questo disegno è l'esempio perfetto che Da Vinci vuole creare un legame tra l'uomo e la natura, rendendo universale il corpo umano che rappresenta il microcosmo. Leonardo non fu il primo né l'unico che tentò di tradurre graficamente il passo vitruviano relativo alle proporzioni del corpo umano. Diversi autori, quasi sempre in relazione alle varie traduzioni del De Architectura, proposero schemi simili a quello leonardiano che tuttavia è l'unico che si è imposto come vera e propria icona. L'uomo vitruviano è stato scelto da Carlo Azeglio Ciampi, all'epoca Ministro dell'Economia, per comparire sulle monete da 1 euro italiane, con significato altamente simbolico (l'uomo come misura di tutte le cose).
VALLE DELL'ARNO
Il 'Paesaggio con fiume', chiamato anche "Valle dell'Arno" è un disegno di Leonardo Da Vinci, che risale al 1473 e conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe presso la Galleria degli Uffizi a Firenze, in Italia. L’opera è il "primo disegno di puro paesaggio" nell'arte occidentale, trattato cioè con dignità autonoma, svincolato da un soggetto sacro o profano. La scena mostra un paesaggio, probabilmente quello di Montevettolini. Tra due promontori scoscesi, punteggiati da castelli e da altri segni della presenza umana, si apre la veduta di un fiume, con alberi, cespugli e in lontananza campi coltivati.
AUTORITRATTO
L'Autoritratto di Leonardo Da Vinci è un disegno a sanguigna su carta, databile al 1515 circa e conservato nella Biblioteca reale di Torino, all'interno dei Musei reali. L'opera mostra il volto di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo alla sommità della testa. Lo sguardo accigliato è rivolto a destra, con un'espressione seria e leggermente imbronciata. I segni del tempo sono ben evidenti, con solchi lungo la fronte, attorno agli occhi e ai lati della bocca lungo le guance. I dettagli sono molto curati, sebbene una parte appaia come non finita: per dare l'effetto del cranio liscio e calvo l'artista ricorse a pochissime linee, lasciando il foglio in alto quasi intonso. Il disegno del celebre autoritratto viene in genere datato ai suoi ultimi anni di vita. Dopo la sua morte venne lasciato in eredità al fedele collaboratore Francesco Mezzi, che lo portò alla sua villa a Vaprio d’Adda. L'Autoritratto ricomparve agli inizi dell'XIX secolo a Milano, per poi scomparire nuovamente fino al 1839, quando Giovanni Volpato, un collezionista che lo aveva acquistato, lo vendette a Carlo Alberto di Savoia. Dalle collezioni Savoia confluì poi alla Biblioteca Reale.
La Battaglia di Anghiari è una pittura murale di Leonardo Da Vinci, databile al 1503-1504 e già commissionata per il Salone dei Cinquecento (allora detto "Sala del Gran Consiglio") di Palazzo Vecchio a Firenze. A causa dell'inadeguatezza della tecnica, il dipinto subì danni. Circa sessant'anni dopo, la decorazione del salone venne rifatta da Vasari. Non si conosce se all'epoca fossero ancora presenti i frammenti leonardiani o se l'architetto aretino li abbia distrutti. A differenza delle precedenti rappresentazioni di battaglie, Leonardo compose i personaggi come un turbine vorticoso, che ricordava le rappresentazioni delle nubi in tempesta. L'affresco rappresentava cavalieri e cavalli animati in una zuffa serrata, con espressioni forti e drammatiche, tese a rappresentare lo sconvolgimento della "pazzia bestialissima" della guerra, come la chiamava l'artista. I personaggi della scena, lottano instancabilmente per ottenere il gonfalone, simbolo della città di Firenze. Nel dipinto è stata utilizzata la tecnica dell'encausto che richiede una fonte di calore molto forte per fissare i colori sulla parete ma su un'opera di quelle dimensioni era molto difficile da utilizzare perché era necessario accedere agli enormi bracieri a poca distanza dal dipinto in modo da asciugare molto rapidamente la parete dipinta. Leonardo ci provò, ma i suoi assistenti li accesero solo in corrispondenza della parte inferiore, con il risultato che i colori posti più in alto si sciolsero immediatamente. La scena riflette il pensiero dell'artista fondato su una visione pessimistica dell'uomo, che deve lottare per vincere le proprie paure.
L'annunciazione è un'opera attribuita a Leonardo da Vinci, realizzata tra il 1472 e il 1475 e conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze. La rappresentazione è la scena dell'incontro tra il messaggero divino e Maria, la donna scelta per essere la madre di Gesù. Il luogo è un giardino dove in lontananza è visibile un paesaggio sereno rappresentato con l'utilizzo della prospettiva atmosferica che crea l'illusione della terza dimensione. Questo viene fatto per indicare che l'annunciazione non è qualcosa di privato, ma universale. In quest'opera è possibile vedere l'interesse di Leonardo per lo studio della botanica e l'osservazione diretta della natura. I cipressi rappresentati sono simbolo dell'immortalità e della vita dopo la morte. Nel dipinto esistono degli errori di prospettiva: il braccio destro della Vergine risulta più lungo del sinistro, le gambe sono corte rispetto all'altezza del busto e il cipresso si confonde con l'edificio quattrocentesco facendolo risultare più grande. Ciò è dovuto alla diversa collocazione delle gambe e delle spalle della Vergine rispetto al leggio: guardando solo la metà superiore Maria sembra lontana dallo spettatore, in angolo, guardando quella inferiore invece appare in primo piano. Il dipinto rappresenta allegoricamente l'incontro tra la dimensione contingente e quella trascendente, ossia congiunzione tra uomo e Dio.
Consiste nell'accostare i colori, anziché marcare con tratti netti e rigidi i contorni. Tramite questa tecnica egli riesce a creare una rappresentazione viva, reale e vibrante. I soggetti raffigurati sembrano respirare, e mutano rilevando nuovi particolari a ogni ulteriore sguardo.
LA DAMA CON L'ERMELLINO
La 'Dama con l'ermellino' è un dipinto a olio su tavola di Leonardo Da Vinci databile al 1488-1490. L'opera è uno dei dipinti più belli di sempre ed è simbolo dello straordinario livello artistico raggiunto da Leonardo Da Vinci durante il suo primo soggiorno milanese. L'opera della quale si ignorano le circostanze della commissione, viene di solito datata a poco dopo il 1488, quando Ludovico il Moro ricevette il prestigioso titolo onorifico di cavaliere dell' Ordine dell'Ermellino dal re di Napoli Ferdinando I di Aragona. L'identificazione con la giovane amante del Moro, Cecilia Gallerani, si basa sul sottile rimando che rappresenterebbe, ancora una volta, l'animale: l'ermellino, infatti, oltre che simbolo di purezza e di incorruttibilità si chiama in greco galḗ , che alluderebbe al cognome della fanciulla. L'animale infatti, sembra identificarsi con la fanciulla, per una sottile comunanza di tratti, per gli sguardi dei due, che sono intensi e allo stesso tempo candidi. La figura slanciata di Cecilia trova riscontro armonico nell'animale. Un impercettibile sorriso aleggia sulle sue labbra: per esprimere un sentimento Leonardo preferiva accennare alle emozioni piuttosto che renderle esplicite. Grande risalto è dato alla mano, investita dalla luce, con le dita lunghe e affusolate che accarezzano l'animale, testimoniando la sua delicatezza e la sua grazia. Un laccio nero sulla fronte tiene fermo un velo dello stesso colore dei capelli raccolti. L'ermellino è dipinto con precisione e vivacità. A un'analisi della morfologia dell'animale, esso appare però più simile a un furetto. Può darsi che Leonardo, sempre indagatore del dato naturale, si ispirasse a un animale catturato, allontanandosi dalla tradizione iconografica. Lo sfondo è stato scurito successivamente, ma da un'analisi fatta con i raggi X, si può vedere che prima era disegnata una finestra.
LA GIOCONDA
La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo Da Vinci, (77×53 cm e 13 mm di spessore), databile al 1503-1504 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. La Gioconda è il ritratto di Lisa Gherardini, moglie del ricco mercante fiorentino Francesco del Giocondo. Opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, si tratta sicuramente del ritratto più celebre della storia nonché di una delle opere d'arte più note in assoluto. Il sorriso impercettibile del soggetto, col suo alone di mistero, ha ispirato tantissime pagine di critica, letteratura, opere di immaginazione e persino studi psicoanalitici, sfuggente, ironica e sensuale, la Monna Lisa è stata di volta in volta amata e idolatrata, ma anche derisa o aggredita. Il Vasari esalta la bravura di Leonardo nel dipingere la Gioconda, e attraverso i raggi X è stato scoperto che sotto al dipinto sono presenti altre tre versioni. Essa è il prototipo dei ritratti del pieno Rinascimento di Raffaello. Rappresenta il mutamento dovuto al tempo, evidenziato dal paesaggio delle rocce sullo sfondo che rappresentano il tempo lungo, e lo sguardo della donna che rappresenta il tempo breve. Il paesaggio potrebbe rappresentare uno scorcio della valle dell'Arno dove esiste anche ora un ponte, che si trova dietro la donna, conosciuto molto bene da Leonardo.
CENACOLO
L'opera il 'Cenacolo' o 'L'ultima cena' è stata dipinta da Leonardo da Vinci tra il 1495-1497, ed è situata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. I personaggi dell'opera sono gli apostoli; tra di loro c'è tensione e movimento poiché Cristo annuncia che uno di loro lo avrebbe tradito. Essi sono divisi in quattro gruppi piramidali di tre apostoli ciascuno, Giuda è il quarto da sinistra, mentre Gesù si trova al centro all'interno di un'altra piramide. La sua espressione risulta essere serena rispetto a quella degli altri, poiché è a conoscenza del suo destino. Da questa pittura si evince che Leonardo sia molto attento ai dettagli e soprattutto alle espressioni degli apostoli e al legame tra Gesù e Giuda che sono gli unici a conoscenza di quello che accadrà. Il dipinto è stato realizzato con la prospettiva lineare e il punto di fuga è sulla testa di Cristo. In lontananza troviamo la prospettiva atmosferica. Quest'opera è stata realizzata con tempere a secco, per questo il dipinto risulta essere molto fragile, esposto al rischio di svanire per sempre. L'opera è stata dichiarata patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1980 ed è una delle più note al mondo.
VERGINE DELLE ROCCE
'La vergine delle rocce' è un'opera di Leonardo da Vinci, databile tra il 1483 e il 1486. Ci sono due versioni dell'opera, una conservata al Louvre di Parigi, e l'altra alla National Gallery di Londra. Troviamo la rappresentazione della Vergine Maria con Giovanni Battista a sinistra, mentre Gesù benedicente e l'angelo si trovano a destra. La mano della Madonna su suo figlio indica che lo vuole benedire e proteggere. L'angelo ha lo sguardo rivolto verso chi guarda l'opera, per rendere lo spettatore partecipe alla rappresentazione divina. Questi personaggi sono disposti in forma piramidale, per sottolineare l'unità concettuale delle figure e seguono un movimento rotatorio. In quest'opera troviamo la tecnica dello 'sfumato', ottenuto attraverso velature successive. L'ambientazione è una grotta, che rappresenta un luogo di transito tra due dimensioni, il tempo e l'eternità. Gesù nasce dal padre, l'eternità e dalla Vergine, il tempo. Egli tocca con una mano la terra, per la sua natura temporale, e con l'altra indica la trinità, simbolo divino. La Vergine appare madre, protettrice e congiunzione tra gli uomini e Dio. Nell'opera ci sono piante acquatiche e fiori, mentre in lontananza c'è un fiume che è simbolo del Battesimo e la luce della caverna rappresenta la vita. Il dipinto è quindi allegoria dell'incarnazione di Gesù e l'origine primordiale della vita che la caverna rappresenta.