![Quinto Ora.zio Flacco 65 a.C. - 8. a.C](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYjQeTF7ZT8pTsSZftddSBPRNFVm27t_FBg18GtcH57fEZpkstz_hZgXBgXULihZvCdtDaWyBq5Tl9fp3Xk1CrsB-uzCJ7hgDSWe90F-qT1oHb7BTrJ03k-s_-XTJm_GTBC-iMiEafQYEtZDVsg9ZYbxwYzmokoyyIqfb0zRncl6QtMM74HRJySbmIun8/s676/gens-horatia1.jpg)
Quinto Ora.zio Flacco 65 a.C. - 8. a.C
nel 41-30 a.C.. compone le Satire (Sermones, per il poeta), pubblicate nel 35-33 a.C.
Le satire oraziane presuppongono un sostrato di concetti morali. i principi alla base delle satire sono:
• metriotes ( senso della misura): la virtù consiste nel giusto mezzo, nell’equilibrio tra gli estremi opposti;
• autarkeia (autosufficienza): limitazione dei desideri per evitare i condizionamenti esterni che impediscono di raggiungere la piena libertà interiore.
la riflessione delle satire si orienta verso la morale pratica e mirante a quella serenità che è l’essenza della felicità.
L’autore si presenta non tanto come un saggio quanto come un individuo che ricerca la verità prima di tutto per se stesso
nel 41 -30 a.C. compone gli Epodi (iambi, per il poeta) pubblicati nel 30 a.C.
negli epodi, da un lato critica i personaggi tipici, come l'usuraio e l'arricchito, le maghe e matrone invecchiate nel corpo ma non nei desideri; dall'altro lato, esalta il tema dell'amore e del convito, dell'impegno civile e la riflessione sulla società politica.
dal 30 al 23 a.C. scrive le Odi, pubblicate nel 23 a.C.
nelle odi emerge la coscienza dell’incertezza del futuro e della brevità della vita, che ha come sviluppo positivo la virile sopportazione delle avversità, come sviluppo negativo la constatazione della brevità della vita (motivo del carpe diem).
![carpe diem](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSwA_bjDsbIYA1eYQEEkO2URCKxjY-lXgAeI55Ez_JEONm-i3na3QYWXIzR-jKveKYLO445pMvNczY2IOZR4Tj3AVhY-YnihAB_Tsm0PjrEpfRW4DhPZ4rZf7V8GLlDF8st_OGKoGEF8E/s1600/Immagine.jpg)
carpe diem
Lettura in metrica
Traduzione in italiano
nel 17 a.C.. pubbluca il Carmen saeculare
il Carmen saeculare ha la funzione originaria dell’inno; la celebrazione di Roma e della sua gloria immortale e l’esaltazione di Augusto, autore della grandezza e della prosperità dello stato.
le Epistole: primo libro scritto tra il 23 e il 20 a.c..; secondo libro tra il 19 e il 13 a.C..
In quest'opera Orazio parla in maniera colloquiale, da un punto di vista personale, con arguzia e buon senso; non è più il poeta cinico e arguto delle Satire ma un poeta conscio delle proprie debolezze e delle sue contraddizioni: quell'equilibrio tra autarkeia e metriotes, così fondamentale nelle Satire, adesso viene a mancare.
Il poeta romano sente un impellente bisogno di ricerca morale e di saggezza filosofica, ma non riesce più a proporre, né per sé né per gli altri, un modello di vita soddisfacente. Le sue incertezze morali incalzano, e l’insoddisfazione di sé aumenta, Orazio è in preda ad una strenua inertia, ad una noia angosciosa e impaziente che lo rode dal di dentro.
Ars poetica: epistola ai Pisoni tra il 20 o 15 a.C.
E’ una sorta di trattato in versi. Esercitò un enorme influsso nelle età successive. Rivolgendosi a Pisone e ai suoi figli, Orazio espone i precetti di poetica.. Egli tratta prima della poesia poi del perfetto poeta.. Orazio enuncia inoltre due principi di estetica fondamentali:
1. l’idea che la grande poesia è contemporaneamente frutto dell’ingenium e dell’ars.
2. la poesia sa miscere utile dulci, dilettando e insieme insegnando.