Категории: Все - espansione - qualità - design - concorrenza

по Alessia Crisafulli 8 месяца назад

120

Manzoni

Alessandro Manzoni è una figura centrale nella letteratura italiana e nel movimento romantico. Nato a Milano e nipote di Cesare Beccaria, ha trascorso parte della sua giovinezza a Parigi, dove è stato influenzato dagli intellettuali europei.

Manzoni

Manzoni

In conclusione, Manzoni ha una solida base di punti di forza che includono la sua reputazione, il design distintivo e la qualità dei materiali. Tuttavia, l'azienda deve affrontare alcune sfide, come i prezzi elevati e la dipendenza dai fornitori. Ci sono anche diverse opportunità che Manzoni potrebbe sfruttare, come l'espansione internazionale e la crescita del settore del lusso. Tuttavia, l'azienda deve anche considerare le minacce, come la concorrenza nel settore e le fluttuazioni dei costi dei materiali.

BIOGRAFIA

dal 1810 torna a Milano
qui si dedica a: studio, scrittura, religione e famiglia.
con la madre si trasferisce a Parigi
sposò Enrichetta Blondel, che favorì il ravvicinamento alla religione cattolica
influenzato dagli scrittori ed intellettuali europei
in collegio dai 6 ai 16 anni

CHI ERA

nipote di Cesare Beccaria
nato a Milano nel 1985
tra i poeti più innovativi dell'800
maggior rappresentante del romanticismo italiano

OPERE

Adelchi (1822)
I promessi sposi
Ha posto le basi per l'italiano moderno
Romanzo storico 1821-1823 Pubblicato nel1827
IL Conte di Carmagnola (1816)
Odi (1821)
Il Cinque Maggio: dedicato a Napoleone (alla morte)

TESTO

PARAFRASI

[1] Ei fu. Siccome immobile,

dato il mortal sospiro,

stette la spoglia immemore

orba di tanto spiro,

così percossa, attonita

la terra al nunzio sta,

[1] Egli fu (Ei fu – ei = Napoleone). Così come (Siccome) immobile, dopo aver esalato (dato) l’ultimo respiro (il mortal sospiro), il corpo (spoglia) [di Napoleone] senza più memoria (immemore) e privo (orba) di una così grande anima (spiro – voce dantesca), nello stesso modo (così) è colpito e stupefatto (percossa, attonita) il mondo (terra - sineddoche) all’annuncio di quella morte (la terra al nunzio sta - similitudine),

[7] muta pensando all'ultima

ora dell'uom fatale;

né sa quando una simile

orma di pie' mortale

la sua cruenta polvere

a calpestar verrà.

[7] ammutolita pensando al momento del trapasso (ultima ora) di quell’uomo scelto dal destino (uom fatale); né sa quando il passo (orma - metonimia) di un altro uomo altrettanto grande (una simile orma di piè mortale - ipallage) verrà a calpestare (a calpestar verrà - anastrofe) la sua polvere cruenta (cruenta polvere - cruenta perché insanguinata dalle guerre - metonimia).

[13] Lui folgorante in solio

vide il mio genio e tacque;

quando, con vece assidua,

cadde, risorse e giacque,

di mille voci al sonito

mista la sua non ha:

[13] Il poeta (il mio genio – nell’accezione latina genius, sta per il mio animo, la mia ispirazione di poeta) vide Napoleone (Lui) nel [momento del suo] massimo splendore (folgorante) sul trono (in solio – latinismo sta per trono) e non lo adulò (tacque); quando, con vicende incalzanti (con vece assidua) [lo vide] cadere (cadde - sconfitta di Lipsia e abdicazione di Fontainebleau in seguito alle quali Napoleone fu relegato sull’isola di Elba, nel 1814), risorgere (risorse - periodo dei Cento giorni – marzo/giugno 1815), cadere definitivamente (giacque - sconfitta di Waterloo ed esilio a Sant’Elena), non ha mai mescolato la sua voce (mista la sua non ha - anastrofe) al mormorio confuso (sonito – latinismo) dei tanti (mille voci – le voci degli adulatori o dei denigratori).

[19] vergin di servo encomio

e di codardo oltraggio,

sorge or commosso al subito

sparir di tanto raggio;

e scioglie all'urna un cantico

che forse non morrà.

[19] puro (vergin – si riferisce a genio del v.14) da adulazioni servili (servo encomio) come da offese vili (codardo oltraggio) ora all’improvvisa scomparsa (subito sparir) di un così grande personaggio (di tanto raggio – di così grande luce - metafora), manifesta la sua commozione (sorge… commosso) e sulla sua tomba (all’urna) innalza un canto solenne che forse resterà nel tempo (non morràlitote sta per vivrà).

[25] Dall'Alpi alle Piramidi,

dal Manzanarre al Reno,

di quel securo il fulmine

tenea dietro al baleno;

scoppiò da Scilla al Tanai,

dall'uno all'altro mar.

[25] Dalle Alpi (metonimia per riferirsi alla campagna d’Italia del 1797) alle Piramidi (metonimia per riferirsi alla campagna d’Egitto del 1798-99) dal Manzanarre (metonimia - fiume che bagna Madrid e quindi la campagna di Spagna del 1808-9) al Reno (metonimia - le campagne di Germania, dal 1805 al 1813), l’azione fulminea di quell’uomo deciso (di quel securo il fulmine - metafora) seguiva immediatamente al concepimento di un piano (tenea dietro al baleno); scoppiò [il fulmine] (prosegue la metafora del fulmine con il rumore del tuono) dalla punta estrema dell’Italia (Scilla – leggendaria rupe sovrastante lo stretto di Messina - metonimia) fino in Russia (Tanai - nome classico del Don - metonimia) da un mare all’altro (dall’Atlantico al Mediterraneo).


[31] Fu vera gloria? Ai posteri

l'ardua sentenza: nui

chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

del creator suo spirito

più vasta orma stampar.

[31] Fu vera gloria? La difficile risposta (ardua sentenza) venga dai posteri: noi (nui – arcaismo – rima con lui del v.34) ci inchiniamo (chiniam la fronte) di fronte alla volontà di Dio (al Massimo Fattor - perifrasi) che ha voluto imprimere (stampar) in lui (Napoleone) un così grande segno (più vasta orma) del suo potere (del creator suo spirito - anastrofe).

[37] La procellosa e trepida

gioia d'un gran disegno,

l'ansia d'un cor che indocile

serve, pensando al regno;

e il giunge, e tiene un premio

ch'era follia sperar;

[37] Egli sperimentò tutto (tutto ei provò – v.43) la gioia tempestosa (procellosa - latinismo) e trepidante (trepida) di chi progetta grandi disegni, l’emozione (ansia) di un cuore che impaziente (indocile), è costretto ad ubbidire (si riferisce a quando Napoleone era ancora ufficiale), meditando già la conquista del potere (pensando al regno); e lo raggiunge (il giunge) e anzi ottiene un premio tale che era folle sperare;

[43] tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,

la fuga e la vittoria,

la reggia e il tristo esiglio;

due volte nella polvere,

due volte sull'altar.

[43] [ottenne] la gloria, che è maggiore dopo aver corso dei pericoli (periglio - latinismo), la sconfitta (la fuga) e la vittoria, la reggia e la tristezza dell’esilio (tristo esiglio); due volte sconfitto (polvere - all'Elba e a Sant'Elena - metafora) e due volte in trionfo (altar - nomina a Primo Console nel 1799 e nomina ad imperatore - metafora) - (serie di antitesi).

[49] Ei si nomò: due secoli,

l'un contro l'altro armato,

sommessi a lui si volsero,

come aspettando il fato;

ei fe' silenzio, ed arbitro

s'assise in mezzo a lor.

[49] Egli si autoproclamò (Ei si nomò): due secoli (il ‘700 e l’800 - personificazione) in lotta fra loro (l'un contro l'altro armato), sottomessi si rivolsero a lui (sommessi a lui si volsero), aspettando il loro destino; egli fece silenzio e si sedette in mezzo a loro (s’assise) in posizione di arbitro.

[55] E sparve, e i dì nell'ozio

chiuse in sì breve sponda,

segno d'immensa invidia

e di pietà profonda,

d'inestinguibil odio

e d'indomato amor.

[55] Scomparve e concluse i suoi giorni nell’inattività (nell'ozio) in un luogo tanto piccolo (in sì breve sponda – nella piccola e sperduta isola di Sant’Elena), fatto oggetto (segno) di immensa invidia (invidia – nell’accezione latina di rancore, avversione) e di pietà profonda, d’inestinguibile odio e di indomato amore (serie di antitesi).

[61]Come sul capo al naufrago

l'onda s'avvolve e pesa,

l'onda su cui del misero,

alta pur dianzi e tesa,

scorrea la vista a scernere

prode remote invan;

[61] Come sul capo del naufrago l’onda s’avvolge (s'avvolve – forma poetica per trasmettere l’immagine del vorticoso accavallarsi delle onde) e lo travolge (pesa), quell’onda su cui fino a poco prima (pur dianzi) protendeva lo sguardo (scorrea la vista) nella vana speranza (invan) di distinguere (scernere) coste lontane (prode remote),

[67] tal su quell'alma il cumulo

delle memorie scese.

Oh quante volte ai posteri

narrar se stesso imprese,

e sull'eterne pagine

cadde la stanca man!

[67] allo stesso modo su quell’anima (tal su quell'alma - similitudine) scese il peso (il cumulo) delle memorie. Quante volte egli provò (imprese) a scrivere le sue memorie (narrar se stesso) per le generazioni future (posteri) e la mano gli cadde scoraggiata di fronte a quelle pagine interminabili (eterne – potrebbe anche significare: pagine destinate a restare eterne).

[73] Oh quante volte, al tacito

morir d'un giorno inerte,

chinati i rai fulminei,

le braccia al sen conserte,

stette, e dei dì che furono

l'assalse il sovvenir!

[73] Quante volte, al silenzioso (tacito) concludersi di un giorno trascorso in inattività (morir d'un giorno inerte), con gli occhi vivaci (rai fulminei - metafora) chini a terra (chinati i rai fulminei - efficace immagine dell’uomo sconfitto) e le braccia conserte sul petto, egli rimase immobile (stette), assalito (assalse) dal ricordo (sovvenir – francesismo che rende efficacemente l’immagine dei ricordi che si affollano nella mente) del passato (dì che furono).


[79] E ripensò le mobili

tende, e i percossi valli,

e il lampo de' manipoli,

e l'onda dei cavalli,

e il concitato imperio

e il celere ubbidir.

[79] E (e…e…e - polisindeto) ripensò al continuo spostarsi degli eserciti (le mobili tende – riferimento alle tende degli accampamenti), e alle fortificazioni nemiche abbattute (i percossi valli), e il luccicare delle armi dei plotoni (il lampo de’ manipoli), e il galoppo travolgente della cavalleria (l'onda dei cavalli), e i comandi concitati (concitato imperio), e l’esecuzione rapida degli ordini (celere ubbidir).

[85] Ahi! forse a tanto strazio

cadde lo spirto anelo,

e disperò; ma valida

venne una man dal cielo,

e in più spirabil aere

pietosa il trasportò;

[85] Forse davanti a tanto strazio (strazio dovuto al contrasto doloroso tra il passato tumultuoso e il presente inerte) quell’animo affannato (anelo – latinismo) cedette e fu preso dalla disperazione (disperò); ma salvifica la mano [di Dio] venne dal cielo e pietosa lo trasportò in un’aria più respirabile (più spirabil aere – lo distoglie dai pensieri opprimenti attraverso la fede in Dio);

[91] e l'avviò, pei floridi

sentier della speranza,

ai campi eterni, al premio

che i desideri avanza,

dov'è silenzio e tenebre

la gloria che passò.

[91] e lo avviò per i sentieri fioriti della speranza, al regno eterno (campi eterni), al premio [la gloria eterna] che supera ogni desiderio umano (i desideri avanza), dove la gloria terrena (la gloria che passò) diventa silenzio e oscurità (dov'è silenzio e tenebre – cioè dove la gloria terrena non ha alcun significato perché la vera gloria è quella eterna).

[97] Bella Immortal! benefica

Fede ai trionfi avvezza!

Scrivi ancor questo, allegrati;

ché più superba altezza

al disonor del Gòlgota

giammai non si chinò.

[97] Fede benefica e immortale! Fede abituata (avvezza) ai tronfi! Annovera (Scrivi) anche questo [tra i tuoi trionfi], rallegrati; mai un uomo più straordinario (più superba altezza) si chinò per rendere onore alla croce di Cristo, (disonor del Gòlgotaperifrasi - la croce eretta sul colle del Golgota dove fu crocefisso Gesù doveva essere una pena disonorante e fu invece un simbolo di sublimazione).

[103] Tu dalle stanche ceneri

sperdi ogni ria parola:

il Dio che atterra e suscita,

che affanna e che consola,

sulla deserta coltrice

accanto a lui posò.

[103] Tu [la Fede] intorno alle spoglie [di Napoleone] (stanche ceneri) disperdi ogni cattiva parola: perché accanto a lui, sul suo letto di morte (coltrice - latinismo – letteralmente è il materasso, qui sta per letto) abbandonato da tutti (deserta), venne Dio, il Dio che può dare disperazione (affanna), ma anche consolazione (consola).


Marzo 1821: dedicata alle insurrezioni anti-austriache
Inni sacri (1812-22)
dedicate alla religione cattolica