Relazione finale sulle attività del tirocinio diretto
CONTESTO STORICO DEL TIROCINIO
CONTESTO SCOLASTICO
L'istituto comprensivo Cassiodoro-Don Bosco è ubicato a Pellaro.Oggiè assume i connotati di città satellite con circa 13.500 ad area prevalentemente agricola fino agli anni 70 con produzione di vini e bergamotto,baco da seta e gelsomino.Oggi trasformata in un'area la cui attività dominante è il settore terziario.Negli ultimi decenni si è visto un grande incremento demografico,edilizio,di attrezzature per il tempo libero.Si è dato vita a strutture di aggregazione,produttive e culturali.Il tasso di disoccupazione è alto.Il tasso di immigrazione risulta inferiore a quello italiano ma superiore a quello del sud e delle isole. La composizione socio/culturale ed economica necessita di interventi diversificati e mirati.L'istituto è aperto ai suoi bisogni sia a livello di rapporti istituzionali ce formali e informali.Nel territorio sono presenti enti, associazioni e istituzioni che collaborano con l'istituto con l'istituto per realizzare percorsi su tematiche specifiche.La scuola che ha a capo la DS prof.essa Eva Nicolò ha un'organizzazione ben definita affiancata dalla collaborazione dell'intero sistema scolastico.
MISSION E VISION
L’ Istituto comprensivo Cassiodoro- Don Bosco propone proposte progettuali innovative, è aperta ai cambiamenti della società, tende a garantire un’educazione adeguata al contesto in continuo divenire, ispirandosi nella sua funzione ai principi della democrazia e della sostenibilità.
Ciò richiede la revisione di prassi didattiche, la modificazione del setting di apprendimento, l’utilizzo di metodologie facilitatrici e spazi che possano garantire una didattica basata su metodologie innovative, in grado di stimolare la creatività ponendo le studentesse e gli studenti e la loro crescita al centro di una prospettiva educativa orientata al futuro.
Le attività che l'Istituto vuole promuovere includono: pratiche di insegnamento e di apprendimento, attività laboratoriali afferenti alle discipline STEM (Scienze, Technology, Engineering and Mathematics ) e alla robotica educativa.
L'obiettivo è coltivare una cultura scientifica per un approccio diverso allo sviluppo del pensiero computazionale ancor prima di insegnare determinate materie. L'allungamento dell'orario scolastico, la rivalutazione dell'offerta di formazione a tempo pieno e l'introduzione di attività che rafforzino le competenze trasversali degli studenti consentono di rafforzare la funzionalità della scuola in tutti i campi, promuovendo l'uguaglianza, l'inclusione, la coesione sociale, la creatività e l'innovazione.
Dall'a.a. 2022/23 saranno attivati nell'ambito dell'autonomia della scuola due dipartimenti di lunga durata, uno scientifico e l'altro umanistico, per ampliare l'offerta formativa e sistematizzare le attività. che da tempo caratterizza quantitativamente e qualitativamente l'istituto.
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OBIETTIVI DEL PTOF
I'offerta formativa per rafforzare la competenze di base degli studenti promuovr lo sviluppo delle competenze verticali anche attraverso la realizzazione di progetti curricolari e di contesto.d extra curriculari al fine di rafforzae le competenze di base degli studenti per compensare svantaggi culturali,economici e sociali.
PROCESSI DI DEFINIZIONE DEI PIANI INDIVIDUALIZZATI(PEI)
Per elaborare il piano educativo ,previsto dalla legge 104/92,si utilizzano le informazioni contenute nella diagnosi del profilo funzionale e le rivelazioni longitudinali registrate e interpretate in occasione dell'elaborazione del profilo funzionale.Le fasi di lavoro sono: 1)Conoscenza dell'alunno mediante molteplici informazioni acquisite tra i docenti degli anni passati,con la famiglia con gli specialisti e gli operatori in contatto con l'alunno.2) Conoscenza diretta con l'alunno attraverso la situazione di partenza.3)Analisi e rilevazione delle risorse del territorio.4)Individuazione e definizione degli obiettivi educativi in relazione alla situazione di partenza dell'alunno nell'ambito della programmazion educativa della classe e della scuola.5)Coinvolgimento della famiglia per il raggiungimento dei traguardi formativi che si ritengono adeguati alle possibilità di crescita e di sviluppo.6)Stesura del piano di lavoro individualizzato mediante la programmazione di obiettivi didattici,cognitivi.La scuola.
ATTIVITA' IN AULA
ELABORAZIONE ATTIVITA' IN AULA
• Migliorare la capacità di finalizzare un comportamento ad un compito da realizzare;
• Rispondere correttamente a richieste;
• Aiuta a tenere sotto controllo comportamenti inappropriati;
• Favorisce l’allungamento dei muscoli e quindi la decontrazione, migliorando la postura ed ha come caratteristica l’interdisciplinarietà.
Il percorso che ho previsto mira a favorire l’integrazione del bambino in classe.
PREPARAZIONE DELLA LEZIONE
BGG
Per potere svolgere al meglio le attività previste nell’UDA è necessario mettere a punto alcuni suggerimenti:
SUGGERIMENTI DI ORDINE GENERALE
• Ebbene non porre troppa attenzione ai comportamenti inappropriati;
• Imparare a stare nella situazione, poi si potrà intervenire sui comportamenti.
• Applicare strategie creative per motivare il ragazzo all’attività fisica.
• Cambiare attività di frequente per la capacità di attenzione molto breve.
• Fare attenzione ai cambi di attività che debbono essere pianificati e predisposti affinché il ragazzo sia preparato ad affrontarlo.
• Usare un canale sensoriale alla volta, ovvero cercare di evitare di dare molti stimoli o comandi insieme, altrimenti avrà difficoltà a seguirli.
• Il canale sensoriale più favorevole in genere è quello visivo
• Variare il compito mischiando capacità già acquisite a nuove da sollecitare ad esempio all’interno di un percorso o circuito a stazioni.
ATTIVITA' FONDAMENTALI
• Si devono includere tutte le attività ritmiche dei muscoli (correre, saltare, andare in bicicletta, ecc).
• Insegnare quando si deve iniziare e quando si deve finire un movimento o la lezione.
• Utilizzare delle attività di gioco con i compagni che possono fare da modelli: colpire dei birilli a varie distanze; andature come animali (rana, canguro, orso, ecc.); giochi di imitazione; variare la velocità dei movimenti in base ad un ritmo (foto n°5).
• Uso della musica o il ritmo musicale per le attività motorie;
SUGGERIMENTI PER LA STRUTTURAZIONE DI UN PERCORSO DI EDUCAZIONE MOTORIA
E' necessario dare istruzioni chiare e strutturazre l'ambiente.
STRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO
Per un bambino affetto da autismo potrebbe risultare difficoltoso la permanenza in palestra poiché essa è un ambiente molto grande con un’acustica rimbombante, pertanto è necessario preparare prima lo studente: quindi bisogna andare quando la palestra è vuota. Successivamente si potrà portare l’alunno con tutta la classe, gli stessi
dovrebbero essere attenti a fare poco rumore. Inoltre i posti per mettersi in fila dovrebbero essere segnati in modo che il ragazzo riconosca sempre il proprio, così come i posti in panchina o nello spogliatoio. E’ necessario delimitare inizialmente uno spazio per il ragazzo, con dei confini chiari (materassi, blocchi, ecc.) vicino alla porta (foto n°2).
STRUTTURAZIONE DEL TEMPO
Sottoargomento
• Tutte le attività devono essere programmate, il ragazzo deve essere preparato e sapere quali attività deve fare, per questo si possono usare schede plastificate per ogni attività, che vengono composte per ogni lezione: ad esempio una scheda con la foto di un ragazzo con la palla, una con l’asse di equilibrio, una con la corda, ecc.
• Si deve rispettare l’ordine di presentazione delle schede anche durante la lezione in palestra.
• Si possono usare schede inserite nel supporto ad anelli e girarle al variare dell’attività, oppure schede di cartone con il velcro da attaccare su una striscia in palestra.
• Staccare la scheda al finire dell’esercizio per capire quanto ancora deve fare.
• Questa modalità può esser utile anche per scegliere da solo quali esercizi gli piacciono (da usare come premio).
• Per il tempo assegnato ad ogni esercizio si può usare un timer da cucina, una sveglia, una clessidra, per aiutarlo a veder scorrere il tempo.
• Se un’attività è particolarmente gradita, utilizzarla come rinforzo, ma quantificare sempre il tempo di esecuzione, allo scadere del quale si deve iniziare di nuovo con i compiti. I materiali della palestra
• Devono essere tenuti in ordine nei contenitori e in luoghi definiti.
• Ai ragazzi in genere piace riporli se sanno precisamente dove.
• Quindi un compito potrebbe essere quello di rimettere a posto tutti gli attrezzi utilizzati e ad ogni contenitore deve essere applicata una foto con quello che ci va e come.
ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA'
• Le routine vanno definite, rispettate, ma anche variate.
• Ogni variazione deve essere preparata perché non sia una sorpresa.
• L’inizio e la fine delle attività e il passaggio da una attività all’altra devono essere segnalati e strutturati (attenzione all’uso del fischietto).
• Per ogni tipo di esercizio ci devono essere le istruzioni visive (schede degli esercizi) che ricordino i passaggi da effettuare.
• Possono essere usate delle foto di un compagno oppure quando è diventato più bravo le foto del ragazzo stesso.
• Indicare anche quali materiali servono per costruire il percorso con le foto degli oggetti ed il posto dove devono essere collocati. Esercizi da fare, quando iniziare, per quante volte, quando finisce
• Negli spogliatoi ci deve essere la foto per le sequenze del cambio di vestiti, all’uscita cosa rimettere nella borsa ecc. il posto dove sedersi e lasciare la borsa deve essere segnato.
• Accertarsi che i ragazzi sappiano segnalare un loro bisogno (stanchezza, sete, bagno,…) attraverso le parole se le usano o per i ragazzi non verbali utilizzare cartelli con i vari significati che devono essere gli stessi che usano anche in altri contesti (scuola, casa, …).
GUARDARE LE ATTIVITA'
• Motivare i ragazzi nell’esecuzione degli esercizi attraverso strategie, con utilizzo di premi o di recuperare magari qualcosa di gradito (salire sulla spalliera per recuperare una palla).
• Insegnare prima abilità generali, dalle più semplici e poi le varianti (camminare – lentamente – a ritmo – velocemente – in fila indiana – a coppia, saltare a piedi uniti – con un piede – alternando i piedi - in un cerchio.
• Familiarizzare con gli attrezzi, come si usano, dove si prendono e dove si ripongono.
• Concedere pause e capire lo stato di benessere del ragazzo.
RAPPORTO CON I COMPAGNI
• I ragazzi autistici sono in generale poco socievoli, poco capaci di comprendere il punto di vista degli altri, non imitano e non comprendono le regole non dette per i diversi contesti. Per poter favorire il processo di socializzazione e integrazione sarà necessario mettere in atto alcuni accorgimenti. Si può affiancare l’alunno ad un compagno che funga da tutor mostrandogli cosa deve fare. Inoltre le regole in palestra devono essere esposte e illustrate da imparare prima che il ragazzo entri in palestra, devono essere poche, ma che siano valide sempre per tutti (foto n°4).
• I tempi possono essere definiti attraverso un timer posizionato alla postazione.
• Oltre all’attività fisica si deve aiutare il ragazzo a gestire i propri comportamenti, ridurre le stereotipie, i dondolamenti, le reazioni violente in caso di disagio, ecc.
• Con i ragazzi che non parlano o con difficoltà di comunicazione possono essere usati dei sistemi di comunicazione semplificati, ad esempio con delle palette con le diverse espressioni del viso.
Sottoargomento
Sottoargomento
Sottoargomento
Sottoargomento
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OSSERVAZIONE ALUNNO
all’interno Giovanni è un bambino di 10 anni che presenta una forma di autismo moderato. E’ ben inserito di una classe composta da dieci alunni. Il team docente è composto da sei docenti . Frequenta regolarmente la scuola. Fa terapia comportamentale
Per quanto concerne la sfera motoria, Giovanni cammina autonomamente, tuttavia tende a strisciare i piedi e a sbilanciarsi leggermente in avanti, in particolare quando corre. Ha una discreta abilità grosso-motoria, mentre nella motricità fine,possiede una buona presa.
Molti dei suoi comportamenti possono rientrare nel repertorio comportamentale osservato nei disturbi dello spettro autistico: ad esempio nel gioco spontaneo tende a isolarsi, a giocare in maniera ripetitiva, mettendo in atto diverse stereotipie. Rispetta il turno se guidato , in generale fatica a seguire un’attività per più di qualche minuto , ha difficoltà nell’ attenzione condivisa ,oculo motoria e spazio temporale.La poca comunicazione verbale tende a complicare la relazione con gli altri e, a volte, può portare all’ espressione di disagio attraverso comportamenti problema: in alcuni casi, di fronte a certe richieste o regole, Giovanni può manifestare comportamenti poco adeguati come nervosismo che manifesta con irrequietezza ,urla e movimenti stereotipati.
La sua autonomia di base è molto buona, mangia, va in bagno da solo, si muove bene negli spazi a lui noti.
E’ un bambino molto affettuoso verso le figure adulte di riferimento, è ben disposto al contatto fisico e mostra di apprezzare quando i compagni lo cercano, anche se l’iniziativa nella relazione con i pari non parte quasi mai da lui a meno che non sia interessato,a quel punto si l’iniziativa parte dal ragazzo.E’ profondamente legato al suo insegnate di sostegno che rispetta tanto e per il quale nutre un profondo affetto.E’ molto sensibile ai richiami dell’educatrice che rispetta e alla quale vuole bene.La relazione instaurata con le figure di riferimento è davvero travolgente ed emozionante.
La sinergia con la quale cooperano l’insegnante di Sostegno e l’educatrice permette di fare un ottimo lavoro guidando il ragazzo al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
ATTIVITA' PRATICA
Una delle attività proposte da me è stata “slaslom e staffetta”, essa ha avuto un grande successo (foto n°3).
Ho suddiviso la classe in due gruppi che ho chiamato con dei nomi di fantasia “arcobaleno” e “soleluna”, successivamente ho posizionato dei coni di plastica lungo due linee parallele.
I ragazzi, posizionati in due file davanti alla linea di coni, dovevano fare uno slalom ad andare e tornare nel minor tempo possibile. Tornati alla fila dovevano dare il cambio al compagno successivo e così via .
STRATEGIE DIDATTICHE
Gli insegnanti (come da circolare ministeriale n.8 del 6 marzo 2013)sono tenuti ad adottare niove strategie dudattiche per i la gestione dei gruppi al fine di coinvolgere ciascun alunno dove ogni aluno è chiamato a mettere in pratica le proprie abilità"coperative learning".
VALUTAZIONE
Una valutazione, veramente, inclusiva deve essere progettata, cioè correlata, criterialmente, a una programmazione didattico-educativa orientata allo sviluppo delle competenze; deve essere personalizzata, in modo che si possa riconoscere a ciascuno il “differenziale” di apprendimento conseguito anche in presenza di competenze disciplinari diversificate;Pertanto la valutazione dell’alunno disabile, è strettamente legata al percorso individuale e non fa riferimento a standard né quantitativi, né qualitativi, inoltre deve essere finalizzata a mettere in evidenza il progresso dell’alunno. Tenendo conto che non è possibile definire un’unica modalità di valutazione degli apprendimenti che possa valere come criterio generale adattabile a tutte le situazioni di handicap, essa potrà essere: - Uguale a quella della classe; - In linea con quella della classe, ma con criteri personalizzati; - Differenziata - Mista: la scelta verrà definita dal P.E.I. di ogni singolo alunno.
Cronometrate quanto tempo impiegano i ragazzi a concludere il giro e decretate il vincitore.
Giovanni (nome di fantasia) era stato preparato prima a questa attività, eravamo andati in palestra con l’insegnante di sostegno, aveva provato questo gioco con calma, avevo per prima fatto io il percorso successivamente provato insieme a lui, tant’è che il giorno della “competizione amichevole” così mi piace chiamarla, lui è risultato essere il primo.
PARTECIPAZIONE RIUNIONE COLLEGIALE
CONSIGLIO DI CLASSE
Ho partecipato a diversi incontri di programmazione che si sono rivelati utili per conoscere meglio il bambino.Ho avuto la possibilità di partecipare al GLO dell'alunno,dove attraverso queste riunioni ho visto un'osservazion alla disabilità non più statica ma dinamica.
CONSIDERAZIONI FINALI
CONSIDERAZIONI GENERALI
L’attuazione e il rispetto delle ultime Leggi emanate, rappresentano per la scuola una grande opportunità di cambiamento, di cui però ancora non è stato colto il significato profondo.La scuola deve adottare “la La realtà sociale così diversificata e complessa, chiede alla scuola di riformulare la propria organizzazione, la propria progettualità e la propria metodologia didattica per rispondere a tutti i bisogni.
politica dell’inclusione” come strategia sociale, per rispondere in modo efficace ed efficiente alla diversità, che va considerata come un valore aggiunto e non come un fattore di disturbo.La didattica inclusiva è equa e responsabile, fa capo a tutti i docenti e non soltanto agli insegnanti di sostegno, ed è rivolta a tutti gli alunni e non soltanto agli allievi con difficoltà. Tutto il team degli insegnanti deve essere in grado di programmare e declinare la propria disciplina in modo inclusivo, adottando una didattica creativa, adattiva, flessibile e il più possibile vicina alla realtà.
CONSIDERAZIONI SUL TIROCINIO
Inizialmente sono stata un’attenta osservatrice, qualità richiesta ad un buon insegnante, ho osservato l’alunno, la classe, i colleghi. Successivamente ho cercato di costruire la relazione empatica con l’alunno e in seguito con i compagni.
E’ necessario sottolineare che la relazione empatica ci fa entrare in sintonia con l’altro, Goleman avrebbe definito l’empatia con queste parole “ ci permette di assumere il punto di vista di un’altra persona, di comprendere il suo stato mentale e di gestire le nostre emozioni mentre valutiamo le sue”.
Tradotto in altri termini riusciamo a “sentire” cosa prova l’altro e quindi a “sintonizzarci” sulla sua stessa linea d’onda, qualità a mio avviso importantissima per un’insegnante di sostegno.
Anche Rogers propone un’idea di scuola come un sistema didattico sintonizzato sull’espressione dei bisogni, sui sentimenti e in particolare sull’empatia e l’ascolto, ossia sul clima relazionale che favorisce la crescita e lo sviluppo della persona, nonché la risoluzione dei conflitti interpersonali. Grazie a ciò è possibile realizzare un clima positivo in classe: l’ascolto empatico, non valutativo, favorisce il dialogo e permette all’insegnante di comprendere le impressioni e i significati che il processo educativo suscita nello studente.
Ascolto, accoglienza, assenza di giudizio diventano ingredienti indispensabili per la costruzione di un terreno favorevole al processo di apprendimento.
Gli alunni diversamente abili hanno bisogno di un ambiente che integri le loro difficoltà specifiche in modo armonico nel contesto classe, senza sottoporli alla continua frustrazione del confronto con il limite e favorendo lo sviluppo delle potenzialità indispensabili alla compensazione delle fragilità.
Tutto ciò fa si che all’interno della classe si crei un clima sereno, armonioso dove tutti collaborano
Attraverso il sorriso, lo sguardo e l’empatia sono entrata in relazione con Giovanni ed ho avuto modo di proporre attività e farmi seguire, grazie comunque al valido aiuto dell’insegnante di sostegno.
Io ho cercato di stare di fronte al nuovo contesto e alle mille implicazioni osservando i bisogni di apprendimento, le capacità, le problematiche affettive e relazionali che sono coinvolte nella situazione.