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af alessandra pellegrino 1 dag siden

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EMOZIONI L'ETIMOLOGIA: dal latino emovere letteralmente portare fuori, smuovere

Il film "Il Piccolo Principe" del 2015 esplora profondamente diverse emozioni umane attraverso la storia di una bambina e del suo incontro con un vecchio aviatore. La tristezza emerge quando l'

EMOZIONI
L'ETIMOLOGIA: dal latino emovere letteralmente portare fuori, smuovere

EMOZIONI L'ETIMOLOGIA: dal latino emovere letteralmente portare fuori, smuovere

I PIU' IMPORTANTI STUDIOSI

Teoria di Schachter-Singer

La teoria di Schachter-Singer, chiamata anche teoria dell’emozione a due fattori, è una delle spiegazioni più influenti su come nascono le emozioni. È stata formulata negli anni '60 dagli psicologi Stanley Schachter e Jerome Singer e si pone come una via di mezzo tra la teoria di James-Lange e la teoria di Cannon-Bard.


Il concetto chiave: emozione = attivazione fisiologica + interpretazione cognitiva

Secondo Schachter e Singer, l’emozione nasce da due fattori fondamentali:


  1. L’attivazione fisiologica → il corpo reagisce in un certo modo (ad esempio, il cuore batte forte, si suda, si ha tensione muscolare).
  2. L’interpretazione cognitiva → il cervello cerca di dare un significato a questa attivazione in base al contesto.

Esempio pratico:

Immagina di essere in un bosco e di sentire il battito cardiaco accelerare. Se davanti a te c’è un orso, il tuo cervello interpreta questa attivazione come paura. Ma se il battito cardiaco aumenta mentre stai per vedere una persona che ami, potresti interpretarlo come eccitazione o felicità.


L'esperimento di Schachter e Singer

Per dimostrare questa teoria, i due psicologi hanno condotto un esperimento nel 1962. Hanno iniettato a dei partecipanti un'adrenalina, una sostanza che accelera il battito cardiaco e aumenta l’attivazione fisiologica. Poi li hanno messi in due situazioni diverse:


  1. Gruppo 1 → I partecipanti erano in una stanza con una persona molto allegra e scherzosa.
  2. Gruppo 2 → I partecipanti erano con una persona irritabile e nervosa.

Il risultato? Anche se tutti avevano gli stessi sintomi fisici (battito accelerato, agitazione), le emozioni percepite erano diverse: quelli nel gruppo con la persona allegra si sentivano felici, mentre quelli con la persona irritabile si sentivano arrabbiati. Ciò dimostrava che il contesto e l'interpretazione cognitiva giocano un ruolo fondamentale nelle emozioni.


Differenza con altre teorie

Implicazioni e applicazioni

Questa teoria ha avuto un grande impatto in psicologia e si collega a molti aspetti della nostra vita quotidiana:


In sintesi, la teoria di Schachter-Singer sottolinea che le emozioni non dipendono solo dal corpo, ma anche da come interpretiamo ciò che accade intorno a noi.

Teoria di Cannon-Bard

Non tutti, però, erano d’accordo con James e Lange. Uno dei principali critici è stato Walter Cannon, che insieme a Philip Bard ha sviluppato una teoria alternativa. Cannon notò che il corpo spesso reagisce nello stesso modo per emozioni diverse: il battito cardiaco accelera sia quando siamo felici che quando siamo arrabbiati o impauriti. Quindi, come fa il cervello a distinguere tra queste emozioni?

Un’altra critica era che, a volte, le persone possono provare emozioni anche senza una reazione fisica evidente. Ad esempio, si può sentire tristezza senza avere particolari cambiamenti fisiologici immediati.

Nonostante queste critiche, la teoria di James-Lange ha avuto un impatto enorme sulla psicologia moderna. Ha aperto la strada a ricerche sul rapporto tra corpo ed emozioni e ha influenzato teorie più recenti, come quella di Antonio Damasio, che ha approfondito il ruolo del corpo nelle emozioni con la sua teoria dei "marcatori somatici".

Oggi sappiamo che le emozioni sono processi complessi che coinvolgono sia il corpo che il cervello in modo interconnesso. Tuttavia, l’idea di James e Lange ci ha insegnato qualcosa di importante: le nostre emozioni non sono solo nella testa, ma anche nel corpo.

Teoria di James-Lange

La teoria di James-Lange sulle emozioni è una delle prime teorie scientifiche che ha cercato di spiegare come e perché proviamo emozioni. È stata formulata alla fine del XIX secolo da William James, uno psicologo americano, e Carl Lange, un fisiologo danese.

L'idea centrale è molto interessante e, in un certo senso, ribalta il modo in cui di solito pensiamo alle emozioni. Siamo abituati a credere che proviamo un'emozione e poi il nostro corpo reagisce di conseguenza. Ad esempio, se vediamo qualcosa di spaventoso, pensiamo che prima proviamo paura e poi il cuore inizia a battere forte. James e Lange, invece, sostenevano il contrario: prima il nostro corpo reagisce e poi la mente interpreta questa reazione come un’emozione.

Immagina di trovarti improvvisamente davanti a un orso nel bosco. Secondo questa teoria, non è che vedi l’orso, provi paura e poi scappi. Piuttosto, succede questo:


  1. Il tuo corpo reagisce in automatico – il cuore accelera, inizi a sudare, i muscoli si tendono.
  2. Il cervello percepisce questi segnali fisici e li interpreta come paura.
  3. Solo allora sei consapevole di provare paura e magari inizi a correre.

Questa visione suggerisce che le emozioni non nascono direttamente dalla mente, ma dal corpo. In pratica, non ridiamo perché siamo felici, ma ci sentiamo felici perché ridiamo. È una prospettiva davvero particolare e molto diversa da come siamo abituati a pensare alle emozioni.

INTELLIGENZA EMOTIVA

CONSAPEVOLEZZA DI SE'

La consapevolezza di sé ha a che fare con CONOSCERE SE STESSI. Essere consapevoli significa saper identificare: i propri punti di forza, le proprie aree deboli.

ACCURATA AUTOVALUTAZIONE
AUTOCONSAPEVOLEZZA EMOTIVA
FIDUCIA IN SE STESSO
GESTIONE DI SE'

La gestione del sé discende direttamente dall'autoconsapevolezza: ha a che fare con l'autocontrollo, la capacità di gestire le proprie emozioni senza diventarne schiavi, appunto. Dopo averle comprese, impari anche a indirizzarle verso fini costruttivi.

ORIENTAMENTO E RISULTATO
ADATTABILITA' ED AFFIDABILITA'
AUTOCONTROLLO EMOTIVO
CONSAPEVOLEZZA SOCIALE

Consapevolezza sociale — essere capaci di empatia e di comprendere il punto di vista dell'altro; riconoscere ed apprezzare somiglianze e differenze individuali e di gruppo; riconoscere e utilizzare le risorse familiari, scolastiche e della comunità.

EMPATIA
APERTURA ALLE RELAZIONI INTERPERSONALI
GESTIONE RAPPORTI SOCIALI

grazie all'intelligenza relazionale

INFLUENZA E GESTIONE DEL CONFLITTO
LAVORO DI GRUPPO E APERTURA COMUNICATIVA

UNIVERSALITA' DELLE ESPRESSIONI FACCIALI: RABBIA, PAURA, DISGUSTO, GIOIA, SORPRESA, TRISTEZZA.

TEORIA NEURO-CULTURALE:

L'approccio culturale si oppone a quello innatista e sostiene il carattere appreso delle espressioni facciali e le variazioni tra le diverse culture nel comportamento espressivo.

APPROCCIO FUNZIONALE
Valutazione dell'ambiente. Valutazione costante degli stimoli, interni ed esterni, in relazione della loro rilevanza per l'organismo e alla preparazione delle reazioni emozionali richieste. In questo modo la condotta è sempre flessibile.

Regolazione dello stato di attivazione del sistema. Capacità di fronteggiare eventi esterni improvvisi attraverso rapidi stati di attivazione fisiologica (arousal). Le emozioni implicano risposte coordinate in diversi sistemi biologici (sistema nervoso autonomo, endocrino, muscolare, ecc).

Preparazione all'azione. Le emozioni costituiscono della tendenza ad agire, ad avvicinarsi, a ritrarsi, ad assalire, a fuggire via ecc.. dallo stimolo emotigano e da questo punto di vista sono fortemente dipendenti dal sistema motivazionale.

Modellare il comportamento futuro. Le emozioni aiutano ad apprendere risposte che ci aiuteranno a predisporre reazioni appropriate nel futuro.

Aiuto per l'interazione con gli altri. Comunichiamo le emozioni tramite la comunicazione verbale e non verbale, rendendole esplicite agli altri. Questo permette un'interazione sociale più efficace e appropriata.

TESI INNATISTA:

Esistono configurazioni di movimenti facciali prototipiche, innate e universali che differenziano ciascuna emozione di base e sono riconosciute da tutti gli individui, indipendentemente dalla propria appartenenza culturale.

LE EMOZIONI RACCONTATE NEL FILM IL PICCOLO PRINCIPE

QUIZ PER LA CLASSE

QUIZ PER L'ALUNNO
GIOIA

Nel film Il Piccolo Principe (2015), la gioia è rappresentata nel momento in cui la bambina si lascia trasportare dalla fantasia e dall’amicizia con l’aviatore. Un episodio significativo è quando, per la prima volta, gioca spensierata nel giardino dell’aviatore, ridendo e divertendosi con lui. In quel momento, si libera dalle rigide regole imposte dalla madre e scopre la bellezza dell’infanzia, dell’immaginazione e della libertà. Questo momento segna una svolta nel suo percorso, poiché la gioia le fa capire l’importanza di vivere il presente e di coltivare i sogni.

RABBIA

Nel film Il Piccolo Principe (2015), la rabbia è evidente quando la bambina, esasperata dalle imposizioni della madre, reagisce con frustrazione. Un episodio significativo è quando la madre scopre che la figlia ha trascorso del tempo con l’aviatore e ha trascurato il suo rigido piano di studi. La bambina, sentendosi incompresa e soffocata dalle regole, esplode in un impeto di rabbia, rifiutando il controllo materno. Questo momento segna un punto di svolta nella sua crescita, poiché la rabbia diventa il motore che la spinge a cercare la sua libertà e a seguire il proprio cuore.

SORPRESA

Nel film Il Piccolo Principe (2015), la sorpresa è ben rappresentata nel momento in cui la bambina scopre il mondo fantastico dell'aviatore. Un episodio significativo è quando, dopo aver vissuto in un ambiente rigido e controllato, entra nella casa dell’aviatore e si trova circondata da oggetti bizzarri, disegni e racconti meravigliosi. Questo evento rompe le sue aspettative e accende in lei la curiosità, segnando l’inizio della sua avventura alla scoperta del Piccolo Principe e della magia dell’infanzia.

TRISTEZZA

Nel film Il Piccolo Principe (2015), la tristezza è profondamente rappresentata nel momento in cui il vecchio aviatore viene ricoverato in ospedale e la bambina si sente sola e impotente. Un episodio particolarmente toccante è quando la protagonista, dopo aver letto la storia del Piccolo Principe, realizza che il principe ha lasciato la sua rosa e potrebbe non rivederla più. Questo riflette il tema della perdita e della crescita, mostrando come la tristezza, pur essendo dolorosa, faccia parte del percorso della vita e dell’accettazione del cambiamento.

DISGUSTO

Nel film Il Piccolo Principe (2015), il disgusto è rappresentato nella società rigida e grigia degli adulti, in particolare nel Pianeta del Business, governato dall’Uomo d’Affari. Un episodio significativo è quando il Piccolo Principe, ormai cresciuto e trasformato in un adulto conformista, viene mostrato come un impiegato anonimo e senza emozioni. Questo scenario provoca una sorta di disgusto emotivo nella protagonista, che si rende conto di quanto sia triste e priva di colore la vita degli adulti quando dimenticano la loro infanzia e la capacità di sognare.

PAURA

Nel film Il Piccolo Principe (2015), la paura è rappresentata nel momento in cui la protagonista, una bambina cresciuta in un ambiente rigidamente pianificato dalla madre, si trova di fronte all’ignoto. Un episodio significativo è quando la bambina, spinta dalla curiosità, decide di esplorare la casa del vecchio aviatore e scoprire il mondo del Piccolo Principe. Qui emerge la paura del cambiamento e dell’incertezza, ma anche il coraggio di affrontare l’ignoto, un tema centrale della storia.