por Sabrina Falduto hace 20 horas
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L’OMS definisce la “dipendenza patologica” come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”. In questa definizione rientrano anche le dipendenze senza sostanza, che riguardano comportamenti problematici come il disturbo da gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la new technologies addiction (dipendenza da internet, social network, videogiochi, televisione, ecc.), diverse nelle manifestazioni cliniche ma per molti aspetti correlate sul piano eziologico e psicopatologico.
La dipendenza da sostanze (tabacco, alcol, sostanze psicotrope illegali, farmaci fuori prescrizione medica) ha un importante impatto sociosanitario, con conseguenze dirette e indirette sull’ordine pubblico e sulla spesa sanitaria e sociale ed è oggetto di interventi generici e specifici da parte dello Stato. Le conseguenze negative sulla salute possono essere dirette, e derivare dagli effetti farmacologici della sostanza e dalla via di assunzione, o indirette, come epatite B e C, AIDS, disturbi del sistema nervoso centrale (SNC), cui si aggiungono conseguenze sociali legate a comportamenti illegali, violenze, incidenti.
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https://www.istitutopsicoterapie.com/il-fenomeno-delle-new-addiction-le-dipendenze-senza-sostanza/
I ragazzi di oggi non solo vivono una maggiore libertà ma sono sempre più precoci nelle loro esperienze di vita, soprattutto quelle trasgressive, legate al consumo di alcol, tabacco e droghe.
Fumo
Molte insidie possono rendere difficile la vita dei genitori di figli adolescenti. Fra queste il vizio del fumo. I genitori dovrebbero spiegare ai figli che, se non si fuma, si guadagnano in media 10 anni di vita e si evita il rischio di malattie cardiovascolari, infezioni respiratorie e tumori. Non solo si vive più a lungo e in buona salute ma non fumare o smettere vuol dire anche respirare meglio, sentirsi più in forma, avere una pelle più bella e, non ultimo, risparmiare. Si fumano principalmente sigarette confezionate (94,3%), sebbene continui costantemente a crescere il consumo prevalente delle non meno nocive sigarette fatte a mano (9,6%), diffuso soprattutto tra i giovani, spesso per motivi di convenienza economica. Anche l’uso della sigaretta elettronica aumenta, in generale, tra adulti e adolescenti.
Alcool
Se nel breve termine l’alcool provoca un’iniziale euforia e perdita dei freni inibitori, riduzione della visione laterale (visione a tunnel), perdita di equilibrio, difficoltà motorie, nausea e confusione, l’utilizzo prolungato nel tempo, invece, può aumentare il rischio di sviluppare varie patologie più o meno gravi e, anche a basse dosi, l’alcol accresce il rischio per alcune malattie. Ecco perché i ragazzi non dovrebbero mai bere alcolici prima dei 16 anni. Secondo l’Oms infatti per gli adolescenti fino a 16 anni è raccomandata la totale astensione dall’alcool perché più vulnerabili agli effetti delle bevande alcoliche a causa di una ridotta capacità del loro organismo a metabolizzare l’alcol.
Droga e stupefacenti
Le droghe vanno sempre evitate, anche quelle cosiddette leggere. Il problema comune dell’assunzione di qualunque droga è la dipendenza che negli anni può creare danni irreversibili. Secondo i dati 2017 dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, in Italia i giovani tra 15 e 34 anni fanno uso di cannabis nel 19% dei casi, di cocaina nell’1,8, l’1% utilizza MDMA o ecstasy e lo 0,6% fa uso di anfetamine. In generale, le droghe compromettono il funzionamento del sistema nervoso centrale e le sostanze assunte regolarmente possono provocare alterazioni anatomiche della massa cerebrale. Ma non solo. Possono causare patologie polmonari croniche e, a livello neurologico e psicofisico, possono determinare sbalzi di umore, alterazioni nei legami familiari e affettivi, un peggioramento scolastico e una riduzione della concentrazione.
Farmaci psicoattivi
“Negli ultimi anni negli Stati Uniti c’è stato un notevolissimo incremento del consumo di oppiacei come eroina e una situazione analoga si sta verificando anche nell’Europa occidentale e quindi anche in Italia. I trafficanti di droga, che si erano dedicati nell’ultimo ventennio alla cocaina, hanno reintrodotto in maniera massiva, l’eroina e messo in vendita illegale anche sostanze psicoattive oppioidi come il Fentanyl e l’Oxycodone inventando il loro uso non terapeutico. Questo sta avvenendo negli ultimi mesi anche in Italia, nella nuova generazione, che non ha memoria di ciò che accadeva negli anni ’80, quando moltissimi ragazzi morivano per le strade delle nostre città. Probabilmente agli attuali adolescenti “drogarsi con le medicine” non sembra una cosa grave. Dobbiamo fare tutti molta attenzione poiché l’abuso di questi farmaci psicoattivi è ad oggi molto sottovalutato”.
La principale conseguenza del vamping è collegata alla mancanza delle ore di sonno consigliate. A sua volta, questa privazione del sonno (che può essere più o meno prolungata) può comportare problematiche quali variazioni di umore, irritabilità, deficit di concentrazione e difficoltà nell’apprendimento e alterazioni della capacità decisionale dell'individuo.
Una ricerca condotta da Winsler, Deutsch, Vorona, Payne e Szklo-Coxe, su 28.000 studenti della scuola superiore, ha messo in evidenza il legame tra la mancanza di sonno e l’aumento dei sentimenti di tristezza e depressione nei giovani e persino un maggior rischio a tendenze suicide.
Questo tipo di pratica, quindi, può causare dei danni allo sviluppo psicofisico dell’adolescente (o pre-adolescente), ma, come si può facilmente dedurre, può incidere negativamente anche sul rendimento scolastico o sui rapporti interpersonali dei soggetti.
Come prevenire o gestire il problema?
Bisogna precisare che la famiglia ma anche le istituzioni scolastiche hanno un ruolo preponderante nell’educare i giovani ad un uso adeguato della tecnologia. Le iniziative di sensibilizzazione sul tema a scuola possono essere utili per creare consapevolezza e aprire il dibattito tra i giovani, ma un adeguato orientamento e i dovuti accorgimenti da parte dei genitori, a casa, per quanto concerne le abitudini digitali dei figli, risultano essenziali. In questo senso, occorre:
Un’analisi superficiale ci porterebbe a vedere nel vamping un modo, trovato dai ragazzi, per combattere la noia: anche se sicuramente funziona come tale, ci sono però altre motivazioni che possono portare all’adozione di questo tipo di abitudini notturne.
Danah Boyd, ricercatrice presso la Microsoft Research e autrice del libro “It’s Complicated: The Social Lives of Networked Teens”, presenta due motivazioni che possono aver contribuito particolarmente alla diffusione di questo fenomeno tra i giovanni.
Da un lato ci sarebbe la volontà di essere connessi e di comunicare con i coetanei: la quiete notturna sarebbe dunque il momento ideale per farlo poiché consente di avere maggiore privacy e assenza di interruzioni, potendo restare collegati per ore.
Dall’altro invece l’autrice segnala anche l’agenda iperpiena degli adolescenti e dei giovani di oggi che, tra scuola, sport, musica e compiti da fare a casa, rimangono con poco tempo libero a disposizione per godere di altri tipi di interessi o semplicemente per socializzare con i propri coetanei.
Del resto, l’assenza della supervisione dei genitori in quella fascia oraria finisce per dare loro anche un senso di maggior autocontrollo sulle proprie azioni (un’autonomia particolarmente desiderata e attesa tra gli adolescenti e i pre-adolescenti). Non raramente i genitori sono convinti che i figli stiano dormendo e proprio questa sensazione di trasgressione e di ribellione nei confronti dell’autorità rappresenta un’ulteriore fonte di soddisfazione per i più giovani che spesso trovano in questi comportamenti una piacevole forma di libertà.
Infine, il fenomeno può essere collegato anche al desiderio di approvazione sociale e di appartenenza ad una comunità. Non raramente, nei post condivisi in orari notturni, gli adolescenti utilizzano proprio l’ hashtag #vamping in modo da essere notati o da interagire con quelli che, come loro, decidono di restare svegli tutta la notte.
I cellulari sono diventati quasi indispensabili nella nostra vita quotidiana ma purtroppo molti di noi hanno ormai sviluppato una dipendenza da cellulare.
Sono utilizzati per postare sui social media, scattare foto, registrare video, come agenda, to do list, calendario, ecc. oltre che per ricevere indicazioni stradali, sentire musica, giocare, telefonare.
Lo smartphone è ormai una finestra sul resto del mondo, e, per molti di noi, il principale mezzo di interazione. Sicuramente un oggetto utile, efficiente, che fornisce supporto, con il quale spesso si tende a sviluppare un legame che risulta chiaro quando, per quanto folle possa sembrare, percepiamo la paura di restare senza cellulare.
Accade spesso di provare ansia nel non trovare il proprio smartphone nella borsa, o di essere preoccupati quando a metà della giornata compare la notifica di batteria in esaurimento. Per quanto utile sia lo smartphone può essere comprensibile la preoccupazione per il doverne fare a meno, ma se non si tratta di paura o dipendenza da cellulare le cose si complicano.
Il termine scientifico per indicare la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete mobile è Nomofobia (no-mobile-phone-phobia), ovvero la dipendenza da smartphone, termine di recente introduzione nel vocabolario della lingua italiana Zingarelli.
Una persona soffre di Nomofobia quando prova una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto con la rete mobile, a tal punto da sperimentare sensazioni fisiche simili all’attacco di panico: mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico e nausea.
Le persone affette da Nomofobia avvertono stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria o di credito, o senza copertura di rete oppure senza il cellulare.
Per evitare gli stati di ansia il soggetto mette in atto una serie di comportamenti protettivi come controllare frequentemente il credito, portare un caricabatterie di emergenza, dare ai familiari un numero alternativo.
Inoltre chi soffre di nomofobia generalmente manifesta un utilizzo dello smartphone in posti generalmente inappropriati.
E’ molto importante valutare che dietro questa moderna paura si nasconde, talvolta, una vera e propria forma di dipendenza dalle nuove tecnologie.
Secondo gli studi di David Greenfield, professore di psichiatria all’Univeristà del Connecticut, la dipendenza da smartphone è molto simile a tutte le altre forme di dipendenze. Questo perché causa delle interferenze nella produzione della dopamina, il neurotrasmettirore che regola il circuito celebrale della ricompensa, incoraggiando le persone a svolgere attività che credono daranno loro piacere.
La dipendenza da cellulare crea inoltre conseguenze psicologiche più significativi e profonde rispetto alla paura di rinunciare a Twitter o di non ricevere un testo.
La ricerca sulla memoria transattiva sottolinea infatti che, quando abbiamo fonti esterne affidabili di informazioni su specifici argomenti a nostra disposizione, si riduce la motivazione e la capacità di acquisire e mantenere in memoria determinate informazioni.
In altre parole, quando abbiamo a disposizione una fonte affidabile di informazioni, come i nostri smartphone, nel tempo perdiamo il desiderio di ricordare le cose o di imparare qualcosa al di fuori di ciò che è visibile nei il nostri schermi.
Utilizzo costante e piena dipendenza
Utilizzo dell'oggetto in maniera irregolare
Incontro con l'oggetto
Sviluppo di idee e atteggiamenti nei confronti dell'oggetto
CARATTERISTICHE DEL RITIRO SOCIALE IN ADOLESCENZA
. Chiusura nella propria camera
•Fobia scolare
•Ritiro scolastico
•Inversione ritmo sonno veglia
•Apatia, letargia
•Contatti con gli altri limitati a forum, chat, giochi online, social network
•Rifiuto del presente, nessuna pianificazione del futuro
•Vergogna e senso di inadeguatezza
Paura del giudizio degli altri
Difficoltà ad esporre il proprio corpo in pubblico
Inadeguatezza nei confronti delle aspettative dei genitori e della scuola
Atti di bullismo a scuola
Esclusione e rifiuto sociale che compromettono l'autostima fino a procurare ansia e depressione
Morte di un genitore
Hikikomori è un termine giapponese che deriva dal verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi) con il quale si indica un particolare fenomeno che interessa ragazzi e giovani adulti, caratterizzato da un isolamento sociale grave e prolungato.
Letteralmente, "Hikikomori" significa "stare in disparte, isolarsi, essere confinati" e viene utilizzato per definire una forma di ritiro sociale patologico che comporta una volontaria reclusione nella propria abitazione.
Apri il seguente link per maggiori informazioni:
https://opinione.it/societa/2024/12/19/daniele-onori-hikikomori-isolamento-giovani/