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La coscienza e i suoi disturbi

La coscienza può essere influenzata da vari disturbi, tra cui il coma e la rigidità nucale. Quest'ultima è una resistenza spontanea alla flessione del capo che può indicare irritazione meningea causata da meningite, neoplasie o emorragie subaracnoidee.

La coscienza e i suoi disturbi

La coscienza e i suoi disturbi

delirium

trattamento
Con una certa frequenza è necessario usare farmaci per sedare gravi disturbi comportamentali o allucinazioni. Gli antipsicotici sembrano aver il miglior rapporto costi-benefici, ma l’uso dovrebbe essere limitato il più possibile per i rischi legati alla sedazione e alle possibili complicanze. Le benzodiazepine dovrebbero essere riservate a delirium indotto da alcool o da astinenza da benzodiazepine stesse
Spesso la sospensione di farmaci sedativi o l’idratazione comportano miglioramento o risoluzione della sindrome
consiste soprattutto nel modificare i fattori precipitanti
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
va fatta DD con la demenza

demenza

linguaggio

Ordinato, anomia o afasia

Intatta

attenzione

Tipicamente normale a parte forme severe

durata

Anni

esordio

Insidioso e progressivo

Linguaggio Incoerente e distraibile

Coscienza Fluttuante e/o ridotta

Attenzione Alterato focus, shift, mantenimento

Durata Ore o giorni (può essere duraturo)

Esordio Acuto

Lesioni occupanti spazio, trauma cranico, ictus, emorragie cerebrali, meningo-encefaliti
In particolare, potenziali cause di ipo-perfusione cerebrale (anemia, ipotensione, disfunzioni cardiache)
Urinarie e polmonari, le più frequenti
Disidratazione, iposodiemia
Farmaci psicoattivi, in particolare sedativi ipnotici, narcotici, e anticolinergici
Ipossiemia/ipercapnia, ipo/iperglicemia, ipo/ipertermia, ipovitaminosi (e.g., sindrome di Wernicke)
Intossicazione da alcol o sostanze d’abuso, o sindrome da astinenza
Sebbene la prevalenza del delirium sia piuttosto bassa nella popolazione generale (1-2%), essa aumenta con l’aumentare dell’età, fino a raggiungere il 14% negli ultra-ottantacinquenni. In circa la metà dei casi il delirium insorge durante l’ospedalizzazione, frequentemente in seguito a interventi chirurgici
L’etiologia del delirium è spesso multifattoriale e tipicamente coinvolge l’esposizione di un soggetto vulnerabile (con fattori predisponenti) a uno o più fattori precipitanti

I fattori precipitanti di maggiore rilievo sono: chirurgia, anestesia, farmaci sedativi e narcotici, malattie neurologiche acute (ad esempio ictus, emorragia cerebrale, meningo-encefaliti), anemia, disidratazione, infezioni, esacerbazioni di malattie croniche e deprivazione di sonno

Tra i fattori predisponenti giocano un ruolo di primo piano l’età e la comorbidità di disturbi cognitivi o patologie croniche

l’intensità del disturbo può variare notevolmente

Condizioni severamente ipoattive o iperattive possono entrare in diagnosi differenziale con malattie psichiatriche

Nei casi meno gravi, la diagnosi è facilitata da brevi test di screening, da eseguire a letto del paziente

d) lo stato di coscienza (soporoso o ipervigile)

c) l’entità della disorganizzazione del pensiero (ad esempio, chiedere luogo e data, tipo di ospedale o verificare la coerenza delle idee)

b) il livello di attenzione (ad esempio, chiedere di elencare alla rovescia una sequenza di 3-4 numeri o giorni o mesi dell’anno)

a) la presenza di fluttuazioni del pensiero in seguito all’esordio acuto

Tipicamente il delirium è episodico, con durata di ore o giorni se la causa che lo sottende si risolve, tuttavia dati clinici mostrano che il delirium può persistere a lungo
Dal punto di vista psicomotorio, il delirium si può presentare in tre varianti cliniche: iperattivo, ipoattivo o misto

Nel delirio misto si può osservare un’alternanza di agitazione psicomotoria e letargia

Specialmente nei soggetti anziani, il delirium è spesso ipoattivo e si manifesta con letargia e bradicinesia globale. Questa condizione è associata a cattiva prognosi, probabilmente anche perché è più difficile da riconoscere e diagnosticare

Nel delirium iperattivo il soggetto appare poco collaborante, agitato, e sono spesso presenti dispercezioni.

Possono essere presenti anche disorientamento spazio-temporale, disturbi mnesici, dispercezioni (illusioni o allucinazioni), alterazioni del ciclo sonno-veglia e disturbi della sfera emotiva (irritabilità, ansia, paranoia, depressione del tono dell’umore, apatia, euforia).
La diagnosi clinica si basa sull’esordio acuto di una alterazione mentale fluttuante, caratterizzata da inattenzione, pensiero disorganizzato e disturbi psicomotori
Storicamente annoverato tra i disturbi della coscienza, il delirium è attualmente considerato un disturbo primariamente cognitivocomportamentale, talvolta associato a segni di alterazione del contenuto della coscienza (awareness) e ridotta consapevolezza dell’ambiente circostante.
è una sindrome caratterizzata da uno stato confusionale acuto, dove il termine “confusione” va inteso come una sorta di insufficienza cerebrale ed evidenzia due caratteristiche fondamentali:

b) espressione clinica di una via finale comune a multipli meccanismi patogenetici.

a) mancanza di una chiara “focalità” della disfunzione cere-brale

Minimally Conscious States (MCS) o Minimally Responsive States
Il riconoscimento diagnostico di queste condizioni dimostra che la “coscienza” non è un fenomeno “tutto-o-nulla” e la realtà clinica appare come un continuum che va dalla morte cerebrale alla completa integrità cognitiva.
stati in cui sono presenti alcune forme di awareness
Diagnosi differenziale
Uno stato epilettico non-convulsivo è un’altra condizione da prendere in considerazione nella diagnosi differenziale
Esistono stati di apatia profonda che possono simulare VS o MCS, tra cui il mutismo acinetico, l’abulia o la catatonia. Questi disturbi hanno in comune una disfunzione dei circuiti che coinvolgono i lobi frontali, il diencefalo e le proiezioni dopaminergiche ascendenti (importanti per l’attività motoria o cognitiva)
devono essere considerate condizioni provocate da forme avanzate di Sindrome di Guillain-Barré, da miastenia gravis o da altre gravi malattie paralizzanti
La diagnosi differenziale include anche la Locked-in Syndrome che è provocata da una lesione tipicamente vascolare pontina che determina una lesione di tutte le vie motorie, eccetto quelle che controllano il movimento verticale degli occhi

La Locked-in Syndrome non è un disturbo della coscienza (sia wakefulness che awareness sono integre)

Vanno tenute in considerazione possibili variabili come l’uso, ad esempio, di farmaci sedativi
Ai pazienti devono essere sottoposti comandi semplici e multipli e stimoli visivi in movimento da seguire con lo sguardo. I test devono essere ripetuti
Diagnosi
problema: oggettivare awareness o quanto meno di concordare sulla sua fenomenologia

I seguenti comportamenti, per esempio, sono considerati espressione elementare di awareness:

d)avere comportamenti finalizzati in risposta a stimoli intensi, come per esempio, raggiungere oggetti con chiara correlazione tra localizzazione dell’oggetto e direzione del gesto, toccare e tenere oggetti in un modo consono alla forma e alla dimensione, sostenere lo sguardo verso uno stimolo in movimento, ridere o piangere in riferimento a un contesto linguistico o visivo con contenuto affettivo e non neutrale.

c)verbalizzare con significato;

b)dare risposte si/no, motorie o verbali, alle domande;

a)eseguire semplici comandi;

può essere una condizione transitoria, cronica o irreversibile

Una condizione di VS che perduri oltre 12 mesi dopo la lesione cerebrale o 3 mesi dopo la lesione anossica è considerato “essenzialmente” permanente

La probabilità, infatti, di recuperare awareness in queste condizioni è considerata quasi nulla e, comunque, è inferiore all’1%

È definito “persistente” dopo oltre 1 mese dalla lesione cerebrale o nei disturbi neurodegenerativi

segni

reazione di sussulto a stimoli uditivi.

brevi movimenti del capo ed occhi verso rumori o movimenti nell’ambiente

retrazione in flessione a stimoli dolorosi

postura in decorticazione

movimenti degli arti non finalizzati

sbadiglio, deglutizione della saliva e movimenti di masticazione

espressioni facciali, in risposta a dolore

sguardo breve, non-finalistico

emissione di suoni, ma non di parole

nistagmo

ammiccamento e movimento degli occhi afinalistico

respiro spontaneo

ciclo sonno-veglia, con occhi aperti e chiusi

si basa essenzialmente su una condizione di unawareness (non consapevolezza) di sé e dell’ambiente
generalità
lo stato vegetativo è associato a lesioni estese corticali o talamiche. La causa più frequente è di natura traumatica. Gli stadi finali di malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, il Parkinson o l’Huntington possono raggiungere stati di MCS
è assente la consapevolezza di sé e dell’ambiente. Questi pazienti, quindi, non possono pensare, percepire, sentire o vivere esperienze di alcun genere.
Il soggetto conserva un apparente ciclo sonno-veglia, giace con gli occhi aperti quando è “sveglio” e gli occhi chiusi quando “dorme”. Respira spontaneamente, ha funzioni autonomiche preservate, ha i riflessi tendinei e la funzione dei nervi cranici conservati. Sono presenti movimenti di ammiccamento, movimenti degli occhi, parziale mimica facciale, spasticità agli arti, possibili movimenti degli arti afinalistici e paralisi pseudobulbare.
condizione in cui il soggetto è vigile (risponde a stimoli semplici), ma è senza consapevolezza

COMA

prognosi
coma di origine non-traumatica

Approssimativamente, il rischio di mortalità a breve termine (durante il ricovero per il coma) è quasi nullo per i valori di GCS>8 e di FOUR>12.

Le scale (tra le più diffuse GCS e FOUR) hanno un valore prognostico

la prognosi è influenzata da molti fattori, primo fra tutti la causa che lo ha determinato. Sembrano tre i parametri rilevanti, indipendentemente dalla causa: durata del coma, presenza di segni neuro-oftalmologici, assenza di risposta motoria allo stimolo nocicettivo.

coma post traumatico

i principali fattori con valore predittivo negativo in termini prognostici sono: basso punteggio GCS, età avanzata, durata del coma (> 2 settimane), assenza del riflesso pupillare, presenza di ipotensione arteriosa, ipossia o ipertensione endocranica, riscontro di lesioni focali o emorragia subaracnoidea alle neuroimmagini

il coma è una condizione transitoria

può evolvere verso lo stato vegetativo e la morte o raramente verso la Locked-in Syndrome

Il paziente può migliorare e recuperare la vigilanza

Valutazione e trattamento del pz in coma
l’approccio clinico deve tenere presente la priorità che il tessuto cerebrale riceva ossigeno e glucosio

Le alterazioni dell’equilibrio acido-base ed elettrolitico, oltre ad essere una possibile causa di alterazione della coscienza, possono favorire complicanze cardiologiche od ostacolare la ventilazione

temperatura corporea.

ipotermia

può facilitare complicanze infettive, aritmie cardiache, squilibri elettrolitici e acido-base e disturbi della coagulazione

ipertermia

potenzialmente dannosa poiché implica un incremento della richiesta metabolica del tessuto cerebrale, può favorire dannose risposte infiammatorie del sistema immunitario e aggravare un danno ipossico o ipoglicemico

può essere sostenuta da infezioni, lesioni cerebrali (febbre “centrale”, secondaria a compromissione dei centri termoregolatori) o da disfunzioni metaboliche, tutte possibili cause di coma

Il tessuto cerebrale ha bisogno di apporto continuo di glucosio. La glicemia va mantenuta tra gli 80 e i 110 mg/dL. Ipoglicemia o iperglicemia vanno trattate somministrando glucosio o insulina.

Bisogna tenere presente che un carico di glucosio può far precipitare un’encefalopatia di Wernicke (condizione clinica caratterizzata da disturbi dell’oculomozione, dell’equilibrio e confusione mentale, fino al coma), sostenuta da deficit di tiamina (vitamina B1) come conseguenza di abuso di alcool o malnutrizione. Per tale motivo, se viene somministrato glucosio a un paziente in coma, è importante somministrare contemporaneamente tiamina

Per garantire che il tessuto cerebrale riceva un adeguato apporto di ossigeno e di flusso ematico, è necessario considerare inizialmente la cosiddetta ABC “Airways, Breathing, Circulation”.

C: mantenere una circolazione adeguata, in termini di ritmo cardiaco e di pressione arteriosa. É, quindi, necessario effettuare il monitoraggio ECG e della PA.

B: garantire un’adeguata ventilazione, eventualmente con ricorso ad intubazione orotracheale.

A: assicurare la pervietà delle vie aeree, rimuovendo secrezioni, corpi estranei o qualsiasi altro eventuale impedimento fisico all’ingresso dell’aria nelle vie aeree

Solo dopo aver stabilizzato i parametri vitali si procede alla diagnosi eziologica, mediante notizie anamnestiche, esame obiettivo generale e neurologico ed esami strumentali

Percorso Diagnostico
sulla base dell’esame clinico si definisce anche il percorso diagnostico immediatamente successivo, che comprende i seguenti esami biochimici e strumentali

Rachicentesi

Nei casi di coma di incerta diagnosi eziologica è utile eseguire una puntura lombare, da effettuare dopo le neuroimmagini.

Va evitata, infatti, la sottrazione di liquor se è già evidente una dislocazione cerebrale, per il rischio di facilitare un’erniazione cerebrale

Neuroimmagini

RM

vantaggi che ne giustificano l'esecuzione in casi particolari

è possibile eseguire una valutazione del circolo arterioso intracranico senza la necessità di somministrare mezzo di contrasto e una valutazione della circolazione venosa mediante angio-RM specifica, più sensibile della TC nell’individuare le trombosi venose cerebrali

maggiore capacità di individuare le lesioni focali cerebrali e, in particolare, le ischemie in fase acuta (mediante le sequenze pesate in diffusione)

necessario ottenere notizie anamnestiche che escludono controindicazioni all’esame (presenza di pacemaker o protesi metalliche);

tempi lunghi di esecuzione

TC

svantaggio

minore accuratezza nell’individuare lesioni ischemiche iperacute (entro 24 ore) o lesioni emorragiche nella terza settimana dall’esordio (entrambe isodense rispetto al tessuto cerebrale)

vantaggio rapidità di esecuzione

L’opportunità di eseguire l’esame con un mezzo di contrasto va valutata in base al sospetto della presenza di una massa tumorale o nel caso in cui sia utile eseguire una valutazione del circolo intracranico (ad esempio, nei casi di sospetta steno-occlusione dei vasi cerebrali)

Una TC cerebrale dovrebbe essere eseguita in tutti i soggetti in cui non è chiara la causa del coma

Esami ematici e delle urine.

Nelle donne è utile, inoltre, eseguire un test di gravidanza (gonadotropina corionica) per la valutazione dell’opportunità di eseguire esami radiologici;

Se sono presenti segni di insufficienza respiratoria, o si sospettano squilibri dell’equilibrio acido-base, bisogna effettuare anche emogasanalisi arteriosa

In caso di iponatremia, la correzione del livello di sodio deve essere lenta (correzione della natremia < 10 mEq/L al giorno) per evitare una mielinolisi pontina centrale iatrogena (demielinizzazione osmotica)

È importante includere la glicemia (nei casi urgenti può essere sufficiente una valutazione della glicemia capillare mediante stick glicemico), gli elettroliti e lo screening tossicologico (anche delle urine).

Nel caso di una ipoglicemia che richiede una terapia con infusione di glucosio, se si sospetta una lesione cerebrale, è preferibile infondere una soluzione glucosata al 10% (non al 5%, per il potenziale rischio edemigeno dovuto alla somministrazione di una soluzione ipotonica)

possibilità, seppure rara, di segni neurologici focali in alcuni casi di coma di origine metabolica

L’esame clinico è l’elemento fondamentale nella procedura diagnostica del coma, in quanto permette in breve tempo di ottenere le informazioni per la diagnosi e la terapia
Sindromi
Si possono delineare schematicamente tre livelli anatomici a cui corrispondono altrettante sindromi

La sindrome di deterioramento rostrocaudale, spesso secondaria a erniazione cerebrale, con incuneamento di strutture assiali verso il basso, consiste nella progressione dalla sindrome diencefalica a quella ponto-bulbare ed esprime l’aggravamento delle condizioni cliniche del soggetto in coma.

Sindrome ponto-bulbare

caratterizzata da respiro apneustico o atassico, pupille intermedie non reagenti e assenza del riflesso oculo-cefalico.

Sindrome mesencefalica

caratterizzata da iperpnea neurogena centrale, pupille intermedie non reagenti e risposta motoria in decerebrazione;

Sindrome diencefalica

caratterizzata da respiro di Cheyne-Stokes, pupille miotiche e fenomeno degli “occhi di bambola”

Respiro
Questi diversi pattern respiratori patologici rivelano sia la profondità, sia la causa del coma.

Si può osservare poi una fase prolungata di iperventilazione (da differenziare dalla “iperpnea neurogena centrale”), espressione di compenso di alcalosi metabolica (ad esempio nel coma diabetico o uremico) o sostenuta da stimolazione diretta dei centri del respiro (ad esempio nel coma epatico o nella sepsi).

Anche nel coma di origine metabolica la prima alterazione del respiro consiste nel respiro di Cheyne-Stokes

Al respiro atassico corrisponde una compromissione della giunzione ponto-midollare

Il respiro apneustico può indicare una lesione bilaterale a livello del ponte, generalmente causata da un’occlusione dell’arteria basilare.

L’iperpnea neurogena (più comune nel coma metabolico) è stata osservata in alcuni tumori mesencefalici o nei linfomi primitivi del sistema nervoso centrale, anche in assenza di coinvolgimento diretto del tronco dell’encefalo

Il respiro di Cheyne-Stokes è indice di una compromissione della funzione cerebrale del diencefalo, che non coinvolge i centri respiratori del tronco dell’encefalo.

Si possono distinguere 4 pattern respiratori caratteristici del coma in base alla gravità:

d)Respiro atassico (o di Biot)

Questo pattern respiratorio sarebbe secondario a un danno a carico di una popolazione di neuroni localizzata nella parte più rostrale del midollo, che in condizioni fisiologiche genera il ritmo del respiro.

caratterizzato da una successione caotica di atti respiratori, in termini di frequenza, profondità e durata.

c)Respiro apneustico

caratterizzato da pause respiratorie della durata di 2-3 secondi nel momento di massima inspirazione

b)Iperpnea neurogena centrale

Dal punto di vista fisiopatologico, l’iperpnea neurogena sarebbe il risultato della deafferentazione di gruppi di neuroni localizzati nella parte superiore del mesencefalo, caratterizzati da un’elevata frequenza di scarica intrinseca che, liberata dal controllo riflesso di altre strutture, determinerebbe l’aumentata frequenza degli atti respiratori;

La “vera” iperpnea neurogenea è definita sulla base dei valori dell’emogasanalisi arteriosa (valori elevati di pH e pressione parziale di O2, riduzione della pressione parziale di CO2) e va distinta dall’iperventilazione caratteristica di alcuni casi di coma di origine metabolica

caratterizzata dall’aumento di frequenza e di ampiezza degli atti respiratori, tale da determinare un’alcalosi respiratoria secondaria.

a)Respiro di Cheyne-Stokes

L’iperventilazione provoca una caduta della pressione parziale della CO2 nel sangue arterioso (al di sotto dei valori-soglia sufficienti a stimolare i centri respiratori troncoencefalici) che determina l’arresto temporaneo del respiro (fase di apnea)

Il risultato è una maggiore sensibilità dei centri respiratori agli stimoli chimici e alla pressione parziale di CO2 che determina iperventilazione (fase di iperpnea)

Questo pattern respiratorio è attribuito alla deafferentazione dei centri del respiro troncoencefalici dalle strutture cerebrali più rostrali.

due fasi che si ripetono ciclicamente: una prima fase di iperpnea crescente e decrescente (in termini di ampiezza degli atti respiratori), a cui segue una breve fase di apnea

i centri del respiro sono localizzati nella porzione caudale del tronco dell’encefalo e modulano il ritmo respiratorio in funzione di stimoli chimici (essenzialmente costituiti dalla pressione parziale dei gas respiratori nel circolo arterioso).
Le alterazioni del ritmo del respiro spesso si associano al coma e permettono di valutare il grado di compromissione neurologica
Rigor
I segni di Brudzinski (a paziente supino la flessione passiva del capo in avanti provoca la flessione degli arti inferiori), Kernig (impossibilità di estendere la gamba sulla coscia mantenendo la coscia flessa sul bacino a 90°) e Binda (nel paziente in posizione supina una rotazione passiva del capo causa l’elevazione e l’anteropulsione della spalla controlaterale) hanno lo stesso significato clinico del rigor.
È importante ricordare che la manovra può essere pericolosa in caso di trauma cervicale. La presenza di rigidità nucale deve far sospettare un’irritazione meningea provocata da meningite, neoplasia o emorragia subaracnoidea.
La rigidità nucale o rigor è la resistenza spontanea alla flessione del capo
Riflessi oculari
L’esame della funzione e dei riflessi del tronco dell’encefalo permette di stimare la gravità del coma e di localizzare la disfunzione cerebrale responsabile

d)Riflesso oculo-vestibolare (prova calorica)

La via afferente del riflesso è costituita dalle vie vestibolari dirette al ponte, quella efferente dal sistema oculomotore (ponte e mesencefalo). La presenza del riflesso indica, quindi, l’integrità di queste strutture, in assenza di disfunzione vestibolare (causata, ad esempio, da farmaci neurolettici o da antidepressivi triciclici)

Al paziente in posizione supina, con il capo inclinato di circa 30° sul piano del letto (in modo da porre il canale semicircolare orizzontale in posizione verticale e rendere così la risposta allo stimolo massimale), si inietta acqua fredda (15-20 °C) all’interno del condotto uditivo con una siringa di circa 50 ml. La risposta consiste nella deviazione coniugata dello sguardo verso l’orecchio irrigato

c)Posizione e motilità oculare e riflesso oculocefalico

Il riflesso oculo cefalico si esamina con la mobilizzazione passiva del capo del paziente sul piano orizzontale. Prima di procedere con questa manovra è necessario assicurarsi che non ci sia un trauma cervicale, che renderebbe la manovra potenzialmente pericolosa

Nel paziente in coma il controllo volontario è perso e il riflesso è presente, a meno che non ci sia un danno a carico delle strutture responsabili della risposta riflessa.

Nel soggetto in coma la presenza del riflesso oculo-cefalico implica l’integrità delle vie vestibolari del mesencefalo e del tegmento pontino. L’assenza del riflesso indica una compromissione di queste strutture

Nel soggetto in stato di veglia il controllo “volontario” corticale è predominante sul riflesso, per cui il fenomeno degli “occhi di bambola” è inibito.

Il riflesso ha la funzione di mantenere la mira durante il movimento della testa

La rotazione del capo provoca una stimolazione vestibolare che evoca una risposta riflessa del sistema oculomotore.

Questa risposta consiste nella deviazione coniugata dei globi oculari nel verso opposto a quello della rotazione del capo (“occhi di bambola”)

Alcuni movimenti oculari involontari sono tipicamente associati ad alterazioni dello stato di coscienza e possono avere significato localizzatorio della lesione

Contemporaneamente all’esame della posizione dei globi oculari, si deve valutare l’eventuale presenza di movimenti spontanei.

L’ocular bobbing è spesso osservato nel coma

Il fenomeno probabilmente esprime una motilità residua in pazienti con grave compromissione della motilità coniugata.

Consiste in movimenti oculari intermittenti, spesso coniugati, verticali, generalmente con una fase rapida verso il basso, seguita da un lento ritorno alla posizione primaria.

Nell'epilessia si possono osservare movimenti saccadici rapidi che “mimano” il nistagmo.

Movimenti lenti e “random” dei globi oculari sono tipici del coma di origine metabolica

variazioni della pressione intracranica possono determinare una paralisi della motilità oculare per disfunzione del nervo (non del nucleo) abducente.

Una deviazione disconiugata dei globi oculari fa sospettare una lesione o una disfunzione a carico del tronco dell’encefalo che coinvolge uno o più nervi oculomotori (III, IV e VI nervo cranico).

Una deviazione coniugata laterale dei globi oculari può suggerire il lato (il paziente “guarda” la lesione) e la sede (campi oculari frontali, area 8 di Brodmann) della lesione

L’analisi della fissazione dello sguardo, dei movimenti volontari di inseguimento di una mira e dei movimenti saccadici è utile per definire gli aspetti clinici e anatomo-funzionali delle alterazioni dello stato di coscienza

Le cortecce cerebrali generano movimenti volontari finalistici e controllano i nuclei sottocorticali che operano a loro volta sui nuclei del tronco cerebrale

b)Riflesso corneale

La mancanza della risposta implica una lesione troncale.

Il riflesso si elicita toccando delicatamente, con una garza sterile, la superficie della cornea. La risposta consiste nella chiusura bilaterale delle palpebre e la deviazione degli occhi verso l’alto (fenomeno di Bell).

La branca afferente del riflesso è costituita dal V nervo cranico (trigemino) e quella efferente dal VII (facciale) nervo cranico.

a)Diametro e riflesso pupillare

Il diametro e il riflesso pupillare variano in funzione della sede della lesione cerebrale responsabile del coma

Le lesioni del ponte determinano una miosi bilaterale (pupille “a punta di spillo”).

In questo caso nella diagnosi differenziale va considerata l’intossicazione da oppiacei (overdose di eroina o morfina).

Una compressione del nervo oculomotore, determinata da erniazione dell’uncus del lobo temporale attraverso il tentorio, determina midriasi fissa omolaterale

Il riflesso ciliospinale (midriasi evocata da stimolo doloroso) è conservato ed è un segno fondamentale per distinguere il coma da lesione mesencefalica dalla morte cerebrale in assenza di altri riflessi troncali

Una lesione mesencefalica si associa a pupille intermedie e non reagenti (fisse)

Una lesione diencefalica è caratterizzata da miosi e conservazione del riflesso fotomotore.

Questo quadro è comune anche nel coma metabolico

La branca afferente del riflesso pupillare è costituita dal II nervo cranico (ottico), mentre quella efferente dal III (oculomotore).

Lo stimolo luminoso provoca miosi omolaterale (riflesso fotomotore diretto) e controlaterale (riflesso fotomotore consensuale).

Le strutture centrali che mediano il riflesso fotomotore sono nel mesencefalo, a livello del nucleo della componente parasimpatica, involontaria, del III nervo cranico (nucleo di Edinger-Westphal)

Risposte posturali nel coma
risposte stereotipate del tronco e delle estremità, evocate o esacerbate da stimolo nocicettivo

in genere, la risposta decorticata indica la presenza di lesioni cerebrali rostrali (approssimativamente al di sopra dei tubercoli quadrigemelli) e rappresenta una condizione meno grave rispetto alla risposta decerebrata che sottende una lesione del tronco dell’encefalo

In pazienti in coma dopo trauma cranico, la postura decorticata vede un recupero in circa 1 caso su 3, mentre la postura decerebrata 1 su 10. Una postura decorticata o decerebrata si può notare anche nel coma metabolico.

suddivise in due tipi

b)postura decerebrata, caratterizzata da estensione degli arti superiori e inferiori, occasionalmente associata a opistotono

a)postura decorticata, caratterizzata da flessione degli arti superiori (flessione delle dita e adduzione degli arti) ed estensione (con intrarotazione e flessione plantare delle estremità) degli arti inferiori

livelli
Per definire il livello di compromissione della vigilanza si valuta l’intensità di stimolo necessaria a evocare una risposta e la qualità della risposta stessa

Si possono schematizzare i seguenti quadri clinici:

coma, condizione in cui il paziente giace a occhi chiusi e non risponde in modo congruo agli stimoli, anche se di elevata intensità.

Possono essere presenti risposte motorie incongrue o stereotipate a stimolazione nocicettiva. La somministrazione degli stimoli da parte dell’esaminatore deve essere sempre bilaterale, per assicurarsi che l’eventuale mancata risposta non dipenda da deficit sensitivi o motori, associati o indipendenti dal coma

stupor, se il paziente è risvegliabile solo con stimolazione energica (ad es. stimolo nocicettivo) o prolungata nel tempo;

ottundimento, caratterizzato da una risposta presente ma rallentata agli stimoli di bassa intensità

diagnosi
esame obiettivo

valutazione della motilità oculare, della risposta motoria allo stimolo doloroso, dei riflessi troncali, del respiro e della rigidità nucale

Questi parametri possono essere codificati nell’ambito di scale che forniscono un valore numerico della “profondità” del coma. Le scale hanno il vantaggio di fornire una valutazione rapida e standardizzata del paziente in coma, ma nella pratica clinica si preferisce spesso una descrizione dello stato neurologico del paziente.

ispezione

È importante ricercare

segni di assunzione di sostanze d’abuso, per esempio alito vinoso o segni d’iniezione

petecchie, potenziale espressione di meningite o di coagulazione intravasale

segni di trauma cranico diretti o indiretti, tra cui ecchimosi periorbitarie o periauricolari (segno di Battle), suggestive di frattura della base cranica

anamnesi

Assunzione di farmaci sedativi (benzodiazepine, barbiturici, neurolettici) o di sostanze d’abuso

Eventuali patologie preesistenti

particolare attenzione al diabete, all’insufficienza renale, alle cardiopatie e alle patologie psichiatriche

potenziali cause del coma

Presenza di traumi recenti

Sintomi immediatamente precedenti l’alterazione della vigilanza

Una cefalea, ad esempio, o la presenza di segni/sintomi neurologici focali premonitori (deficit di forza o di sensibilità focale di un arto, diplopia) possono indicare una lesione compressiva

Modalità di esordio del coma

esordio graduale

può indicare una lesione cerebrale (che occupa spazio nell’encefalo) di origine non traumatica o un coma di natura metabolica

esordio improvviso

un coma improvviso, senza evidenti segni di danno focale, suggerisce una grave ipoperfusione cerebrale, frequentemente da causa cardiaca.

può suggerire un’emorragia subaracnoidea o intraparenchimale, un trauma cranico o un’alterazione della funzionalità cardiaca.

cause
alterazioni “metaboliche” sistemiche

Le cause metaboliche determinano il coma attraverso una sofferenza cerebrale diffusa

Le altre possibili cause includono i disturbi carenziali, i difetti di substrati metabolici (ipossia e ipoglicemia), le patologie internistiche e gli squilibri elettrolitici o acido-base.

Tra le cause si evidenziano le forme iatrogene o da abuso di sostanze come farmaci sedativi, alcool, droghe e veleni.

Il coma “metabolico” si presenta con assenza di segni neurologici focali (l’ipoglicemia può fare eccezione).

lesioni cerebrali, sopra o sottotentoriali

Il coma dovuto a lesioni cerebrali è associato tipicamente a segni neurologici focali e positività delle neuroimmagini (TC o RM dell’encefalo)

lesioni sottotentoriali

determinano il coma per diretto coinvolgimento del sistema ascendente di attivazione.

lesioni sopratentoriali

Un altro meccanismo chiamato in causa per spiegare il coma da lesione sopratentoriale è l’ipertensione endocranica, sebbene il suo ruolo sia ancora dibattuto

In alternativa, devono determinare un danno secondario del tronco attraverso un “effetto massa”, con conseguente erniazione cerebrale attraverso il tentorio del cervelletto

Le ernie transtentoriali possono consistere in

b) spostamento della porzione mediale del lobo temporale (uncus), con conseguente compressione delle strutture mesencefaliche.

In questo caso la compressione del III nervo cranico determina midriasi fissa, omolaterale.

a) incuneamento di strutture cerebrali verso il basso, che comprimono prima il diencefalo e poi le strutture del tronco dell’encefalo, cui corrisponde una disfunzione progressiva in senso discendente (deterioramento rostro-caudale)

per causare un coma devono essere estese e bilaterali.

caratteristiche
All’alterazione della vigilanza si associano, spesso, disfunzioni vegetative che determinano turbe del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa e del respiro.
La durata è variabile, tipicamente inferiore ai 30 giorni. Il paziente in coma è disteso, a occhi chiusi, non risponde (o risponde in modo parziale) agli stimoli.
è una condizione transitoria di alterata vigilanza, con esito di recupero della coscienza o involuzione verso lo stato vegetativo o il decesso.

basi anatomiche della coscienza

CONTENUTO DI COSCIENZA
MODIFICAZIONI PATOLOGICHE DELLA COSCIENZA

Prolungate

Unresponsive Wakefulness Syndrome (Stato Vegetativo)

Minimally Conscious State

Transitorie

epilessia

sincope

narcolessia

commozione cerebrale

episodio confusionale acuto

Coma

Dal punto di vista clinico, la perdita del contenuto di coscienza implica una disfunzione del tronco o una disfunzione diffusa biemisferica

La disfunzione può essere il risultato di danni strutturali (delle aree corticali o di aree che proiettano alle cortecce, come il tegmento del tronco o talamo) o metabolici (alterazione disendocrine, squilibri elettrolitici o altre condizioni internistiche)

alcuni tipi di crisi epilettiche.

il mutismo acinetico

minimally conscious state (MCS)

lo stato vegetativo (unresponsive wakefulness syndrome, UWS)

VIGILANZA
Dal punto di vista clinico, la presenza di vigilanza implica necessariamente l’attività funzionale del tronco encefalico
il sistema ascendente di attivazione comprende diversi circuiti che si estendono dal tronco all’ipotalamo.

Diversi neurotrasmettitori partecipano alla funzione di questi sistemi, tra cui adrenalina e noradrenalina (in particolare il locus ceruleus), acetilcolina (nucleo di Meynert), glutammato (sostanza reticolare), serotonina (nucleo del rafe e dell’area tegmentale). Le oressine, prodotte dai neuroni dell’ipotalamo latero-posteriore, regolano la veglia e il sonno

Esistono proiezioni diffuse ascendenti dalla sostanza reticolare ed esistono altri neuroni che sono attivi durante la veglia, localizzati nel locus ceruleus, nuclei ipotalamici, nucleo dorsale del rafe, area tegmentale del mesencefalo e nucleo basale di Meynert

coscienza

dal punto di vista medico si può categorizzare la consapevolezza in due aspetti: vigilanza e contenuto.
I due aspetti fenomenologici hanno una loro identità, tanto che possono essere presenti o assenti nell’individuo in modo dissociato.

la vigilanza può essere presente in condizioni di grave compromissione della coscienza.

in tutti gli altri casi gli stati di alterata vigilanza comportano sempre un alterato contenuto di coscienza.

L’attività onirica può essere considerata una condizione di ridotta vigilanza con contenuto di coscienza presente.

Il contenuto (awareness) è rappresentato dall’insieme delle espressioni emotive, cognitive e comportamentali dell’individuo, e può essere valutato dall’esterno attraverso il linguaggio, verbale e non-verbale.
vigilanza (wakefulness) è valutabile in relazione alla capacità di rispondere agli stimoli
la prospettiva “esterna” si basa sul linguaggio, sulla motilità (degli occhi in particolare), sul tono muscolare e orientamento del corpo
Il neurologo deve distinguere gli stati di alterata coscienza da quelle condizioni in cui la coscienza è integra, ma la sua fenomenologia è assente o ridotta per gravi disturbi sensoriali, motori o psichiatrici che ne impediscano l’esteriorizzazione (come ad esempio nella Locked-in Syndrome)

Gran parte della ricerca neurologica è volta a scoprire strumenti di indagine che possano riflettere lo stato di coscienza

valutazioni di cambiamenti di parametri funzionali cerebrali in seguito a stimolazioni

Gli stimoli sono di tipo uditivo, visivo o sono stimolazioni magnetiche trans- craniche.

I parametri sono, per esempio, basati sulle neuroimmagini funzionali o l’elettroencefalografia.

Alcuni pazienti possono non essere più in grado di formulare una risposta agli stimoli, nonostante abbiano una esperienza cosciente degli stimoli

Esiste una fenomenologia della coscienza, tuttavia questa espressione implica la funzione di strutture anatomo-funzionali che sono indipendenti dalla coscienza.
queste espressioni implicano il funzionamento degli apparati motori che le mediano
la prospettiva “interna” della coscienza è del tutto privata e inafferrabile dall’esterno