par Paolo Ferrero Il y a 7 années
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Le "Origini" sono il periodo che vede la nascita delle Letterature volgari in Europa: XI-XII sec. per Francia e Spagna, XIII sec. per l'Italia
Nasce nel corso del XIII sec., nell'ambito della civiltà comunale di cui esprime i valori e la mentalità mercantile: vede diversi centri culturali, tra cui la Sicilia (dove sono attivi i poeti della scuola di Federico II di Svevia), la toscana, l'Umbria (dove fiorisce la poesia religiosa) e il Nord Italia.
Nasce con ritardo rispetto alla poesia, verso la fine del XIII sec. e si sviluppa soprattutto attraverso tre filoni: la storiografia, che vede i fiorentino Dino Compagni e Giovanni Villani come esponenti principali; la prosa di viaggio, con Marco Polo e il "Milione"; la narrativa, con i racconti anonimi del "Novellino" (in fiorentino).
Più che una vera e propria scuola è uno stile, che si sviluppa in Toscana nel secondo Duecento e vede alcuni autori molto diversi tra loro (tutti uniti però da alcuni elementi: uno stile "medio", temi legati all'esperienza quotidiana, la tendenza alla beffa e all'invettiva). Gli esponenti principali sono il senese Cecco Angiolieri, il fiorentino Rustico Filippi e Folgóre da S. Gimignano, oltre a Dante e Cavalcanti che hanno scritto alcune poesie "comiche" (ad es. la tenzone con Forese Donati).
Fiorisce in varie scuole e movimenti, tutti influenzati dalla poesia provenzale del XII-XIII sec.: la Scuola Siciliana, alla corte dell'imperatore Federico II, che esprime i valori di una società aristocratica (ma più evoluta rispetto a quella feudale francese); i Siculo-Toscani, che trasferiscono tale esperienza nel loro volgare; il Dolce Stil Novo, che si presenta come scuola "rinnovata" e si sviluppa tra Bologna e Firenze.
È un filone attivo soprattutto in Umbria, dove sono presenti autori quali S. Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi: la poesia religiosa esprime la volontà di rinnovamento del mondo cristiano di fronte al diffondersi delle eresie e al dilagare della corruzione ecclesiastica, specie attraverso il messaggio "rivoluzionario" di Francesco e il suo ideale di povertà. Il genere più utilizzato è la lauda, come il "Cantico" attribuito a S. Francesco.
In Francia la letteratura volgare si sviluppa a partire da XI-XII sec., dapprima al Nord (si esprime in lingua d'oïl) e poi al Sud (in lingua d'oc, impropriamente detta "provenzale").
Nella Francia del Sud si sviluppa un filone di poesia cortese, in lingua d'oc, i cui autori si dicono "trovatori" (da trobar, "far poesia"): sono attivi tra XII-XIII sec. e producono una poesia lirica, dedicata alla donna amata cui sono legati da "servitium amoris". Tra gli autori più importanti si ricordano Arnaut Daniel, Bernart de Ventadorn, Giraut de Bornelh. La poesia provenzale influenza profondamente quella volgare dell'Italia del Duecento, dove è essa stessa diffusa (ci saranno addirittura dei "trovatori italiani" come il mantovano Sordello, protagonista dei canti VI-VII del "Purgatorio").
Sono poemetti in lingua d'oïl risalenti al XII-XIII sec., molti dei quali incentrati sulle vicende del ciclo bretone (re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda). I protagonisti sono prodi cavalieri che vivono l'amore come esperienza centrale, e affrontano una ricerca (quête) che ha come fine il perfezionamento spirituale.
Lo scrittore più importante è Chrétien de Troyes (1135-1190), autore tra l'altro dei poemetti "Perceval" e "Yvain"
È una concezione amorosa che si sviluppa nell'ambiente feudale del XII sec., prodotta da una società più evoluta e raffinata: il cavaliere si lega alla donna da un "servitium amoris", le offre fedeltà e servigi (anche letterari), attendendo un beneficio che può arrivare all'amore fisico. L'amor cortese è adultero e avviene solo tra persone di rango socialmente elevato.
Testo fondamentale in proposito è il trattato "De amore", dello scrittore Andrea Cappellano (in latino, in tre libri).
Sono poemetti epici in lingua d'oïl, prodotti tra XI-XII sec. per celebrare le imprese dei paladini di Carlo Magno in Spagna contro i Mori (nell'VIII sec.). La più celebre è la "Chanson de Roland", incentrata sulla morte di Orlando (il conte Roland) nell'agguato di Roncisvalle nel 778.
L'unità linguistica dell'Europa latina si dissolve dopo il V sec. d.C., in seguito alla fine dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.). Nascono una serie di "volgari" neolatini (o romanzi), che si differenziano nelle varie regioni europee
La prima testimonianza di un volgare neolatino in Europa è il "Giuramento di Strasburgo", risalente all'842. La prima di un volgare italiano è il "Placito capuano", del 960 (si tratta di una sentenza che riporta lo stralcio di una testimonianza in volgare campano).
Dopo la fine dell'Impero Romano d'Occidente il latino continua ad essere usato a fini letterari, ma tale letteratura è ormai espressione della Chiesa e viene definita "Mediolatina", centrata soprattutto su temi religiosi e dottrinali. Si tratta di una produzione assai ricca, che si snoda dal V-VI sec. sino a tutto il Trecento (finirà col nascere della letteratura umanistica).
Il monastero è l'unico centro di produzione culturale e letteraria del Medioevo: gli "amanuensi" copiano i manoscritti e li custodiscono nelle biblioteche dei conventi, trasmettendo buona parte della letteratura latina classica (è in luoghi simili che Petrarca nel XIV sec. riscoprirà orazioni ed epistole di Cicerone).
Per lungo tempo in Europa i soli a saper leggere e scrivere erano i membri della Chiesa, che usavano il latino; i laici erano illetterati, destinatari di una comunicazione orale o visiva (le arti figurative, ad es.).