によって Possa Nicoló 8年前.
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INFLAZIONE VS DEFLAZIONE
Se hai messo da parte una somma di denaro per comprarti il motorino a 16 anni e aumenta l’inflazione, il potere d’acquisto della moneta aumenta o diminuisce? Perchè?
Da cosa può dipendere l’inflazione?
Quali effetti produce?
Quali rimedi è possibile adottare per contenere l’inflazione?
Ultimamente siamo assistendo al fenomeno deflazionistico che a giudizio di molti operatori economici costituisce un problema. Perchè?
Cosa caratterizza il fenomeno deflazionisitico e quali politiche il Governo adotterà per fronteggiarlo?
Fonti:
Testi scolastici
Video conferenza “Inflazione vs deflazione” del prof. Banfi - Sito: Osservatorio giovani editori - Progetto YOUNG FACTOR
Individuare degli esperti di temi economici da invitare con cui confrontarsi
Da realizzare
•Un articolo di giornale per il periodico della scuola
Con il termine inflazione si intende quel fenomeno caratterizzato dall'aumento persistente del livello generale dei prezzi che provoca la diminuzione del potere d'acquisto della moneta
Il tasso di inflazione calcolato sui 12 mesi è la variazione percentuale da un anno all’altro.
Immaginiamo che il prezzo del pane nel 2014 sia di 4,00 euro al Kg. e nel 2015 sia passato a 4,50 al Kg.
Dopo un anno il tasso di inflazione è pari al 15%.
Come è possibile calcolare il tasso di inflazione?
Abbiamo sottratto dall’indice di prezzo per l’anno in questione (2015), quello relativo all’anno precedente (4,5 – 4), diviso per l’indice di prezzo dell’anno precedente (4), moltiplicato per 100. Per l’anno seguente: (4,5 – 4) ÷ 4 x 100 = 15%
PANORAMA
Inflazione in Italia: chiamiamola deflazione
A gennaio l'indice dei prezzi al consumo segna -0,2% rispetto a dicembre e +0,3% rispetto all'anno scorso. In dieci città prezzi fermi o negativi
22 febbraio 2016
L'inflazione segna a gennaio un calo dello 0,2% mensile che si traduce in un aumento dello 0,3% su base annua (+0,1% a dicembre). Il dato definitivo diffuso dall'Istat conferma le stime preliminari. Il lieve rialzo dell'indice dei prezzi al consumo, spiega l'istituto di statistica, è principalmente imputabile al ridimensionamento della flessione dei Beni energetici non regolamentati (-5,9%, da -8,7% di dicembre) e all'inversione della tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+0,5%, da -1,7% di dicembre); questa dinamica è attenuata dal rallentamento della crescita degli Alimentari non lavorati (+0,6%; era +2,3% il mese precedente).
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona diminuiscono dello 0,2% rispetto a dicembre e aumentano dello 0,3% su base annua (da +0,9% del mese precedente). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto diminuiscono dello 0,3% in termini congiunturali e registrano un aumento su base annua dello 0,1% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).
È così che dieci grandi città italiane a gennaio mostrano un indice dei prezzi che oscilla tra lo zero e il segno meno paventandol'incubo deflazione. Guardando al dato annuo, secondo le tabelle diffuse dall'Istat, sono a "zero" Milano, Firenze, Perugia, Palermo, Reggio Calabria e Ravenna, mentre possono essere classificate in deflazione Bari (-0,3%), Potenza (-0,2%), Trieste (-0,2%) e Verona (-0,1%). Quindi, nonostante il rialzo dell'indice generale, sul territorio restano aree (Comuni capoluogo o con
oltre 150 abitanti) con listini congelati o in negativo.
"I numeri sull'inflazione sono ancora deboli e crescono a ritmo eccessivamente lento" ha affermato in una nota il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, secondo cui "ciò che più preoccupa è tuttavia la brusca frenata del carrello della spesa, che passa dallo 0,9% allo 0,3%. Anche i beni alimentari e quelli più acquistati dalle famiglie subiscono quindi un pesante stop, che non aiuta la nostra economia e non rappresenta un vantaggio per nessuno. È necessario, per far ripartire l'inflazione, puntare sui consumi delle famiglie, incentivando gli acquisti attraverso misure specifiche e strutturali, e creando occasioni di acquisto per i cittadini", conclude Rienzi. (AGI)
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