door pinuccia crea 14 uren geleden
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Sono tre i temi principali della poetica di D’Annunzio: estetismo (esteta), superomismo (superuomo) e panismo.
L’Estetismo (esteta o dandy) è il cultore del bello, colui che ricerca il bello, strettamente legato alla condizione economica; come da una frase tratta da “Il Piacere”: “fare della propria vita come se fosse un’opera d’arte”, ovvero ricercare oggetti, situazioni che elevano il poeta dalla massa; l’esteta non è un uomo comune, egli disprezza la massa; egli è un uomo vuoto moralmente e caratterialmente debole (anticipazione del personaggio dell’inetto).
L’esteta grazie alla filosofia di Nietzsche si trasforma nel superuomo: filosofia di un uomo che si sente superiore alla massa e che di conseguenza può dominare culturalmente la società dando un’immagine vincente di se; inoltre domina anche la natura, diventa parte integrante di essa.
Panismo è la trasformazione dell’uomo in elemento naturale: “l’uomo si naturalizza, la natura si umanizza”.
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Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia più che benestante. Già dai primi studi mostra subito un grande interesse per la letteratura ed è proprio negli anni del collegio che pubblica la sua prima raccolta poetica (Primo Vere). Lo si potrebbe definire una sorta di ragazzo prodigio! Si trasferisce a Roma ai tempi dell’università, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere ma non termina gli studi e il periodo romano sarà soprattutto un periodo di lavoro giornalistico, vita mondana, frequentazione di salotti letterari e aristocratici ma anche di grandi amori e di grandi tradimenti. Per un letterato a quel tempo poteva essere facile ritrovarsi in questi vortici di passioni e vita sregolata: possiamo pensare a D’Annunzio come ad un piccolo vip dell’epoca.
La vita che conduce a Roma lo sommerge di debiti e per scappare ai creditori comincia un periodo di spostamenti per la Penisola: giunto a Venezia conoscerà colei che diventerà il grande amore della sua vita, la bellissima attrice Eleonora Duse. Con lei D'Annunzio viaggerà e scriverà tantissimo, ispirato dalla donna.
È questo anche il periodo in cui comincia a scrivere opere per il teatro e in cui diventa deputato del Regno d’Italia: in questa veste lotta affinché, durante la Prima Guerra Mondiale, il nostro Paese entri in guerra.
E in effetti partecipa direttamente alla Grande Guerra, è presente in alcune battaglie aeree (è anche pilota!) e per un periodo, in seguito alle ferite riportate, perde la vista ad un occhio.
In seguito al conflitto mondiale, e con l’ascesa di Mussolini, D’Annunzio si ritira dalla vita politica e passa gli ultimi anni sulla villa sul lago di Garda, in quello che diventerà il Vittoriale degli Italiani, un complesso di edifici, vie, piazze, con un teatro all'aperto, giardini e corsi d'acqua. Il Vittoriale fu costruito a partire dal 1921 da Gabriele d'Annunzio con l'aiuto dell'architetto Gian Carlo Maroni come commemorazione della "vita inimitabile" del poeta-soldato e delle imprese degli italiani durante la Prima Guerra Mondiale. D'Annunzio muore nel 1938 dopo una vita, effettivamente, inimitabile.
L’importanza della sua opera è tale che gli valse l’appellativo di Poeta Vate: un poeta in grado cioè di interpretare ed esprimere al meglio le tensioni e lo spirito del suo tempo storico.
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Ne Il Piacere, il romanzo con cui Gabriele D'Annunzio inaugura l'epoca del decadentismo ma anche dell'estetismo, il Vate elogia il dessert e la sua presentazione come l'apice della cucina.
“Il finale del pranzo era, come sempre in casa d’Ateleta, splendidissimo – scrive D’Annunzio – poiché il vero lusso d’una mensa sta nel dessert. Tutte quelle squisite e rare cose dilettavano la vista, oltre il palato, disposte con arte in piatti di cristallo guarniti d’argento”.
Il “dessert” è indicato come l’apoteosi della gastronomia e, infatti, in questo passo del testo la descrizione diviene più aggraziata.
Anche ne Il Piacere, come in molti altri testi di D’Annunzio, il cibo non viene mai citato o descritto direttamente perché, ed è questo uno dei fondamenti dell’opera dannunziana, l’aspetto decorativo parla alla vista e dunque alla testa e non al palato.
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Alcyone (1903)
Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903-12)
La figlia di Iorio (1904)
Il fuoco (1900)
Il trionfo della morte (1894)
L'innocente (1892)
Il piacere (1889)
Scritto nel 1889, Il piacere è considerato il più famoso romanzo di Gabriele D'Annunzio. Il romanzo ebbe un successo immediato e il protagonista dell'opera, il raffinato e coltissimo Andrea Sperelli, divenne ben presto emblema di un ideale estetico-decadente destinato ad influenzare la Letteratura italiana per diversi anni.
TRAMA
La vicenda, ambientata a Roma, ha per protagonista Andrea Sperelli, ultimo rampollo di una nobile famiglia, un esteta il cui principio-guida è, secondo l’ideale dello stesso D’Annunzio, quello di “fare” la vita come si fa un’opera d’arte. Il giovane trascorre il tempo lontano dal “grigiore” della quotidianità, circondandosi di cose raffinate e lussuose, immerso in attività fuori del comune. La sua esistenza viene però turbata dall’abbandono dell’amante, la bella e misteriosa Elena Muti, che Andrea, nonostante le numerose avventure frivole, non riesce né a sostituire né a dimenticare. Ferito in duello, durante la convalescenza, si innamora, riamato, di Maria Ferres, una giovane molto spirituale.
Ben presto però il rapporto si complica per la somiglianza fra le due donne: Andrea, sempre più tormentato dal ricordo di Elena, ricerca con la nuova amante le sensazioni provate con l’altra e quando, durante una notte d’amore, si rivolge a Maria chiamandola inconsapevolmente Elena, la donna inorridita capisce la verità e lo lascia.
Novelle della Pescara (1884-86)
Terra vergine (1882)