door Daniela Avila 7 jaren geleden
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Quella di sito patrimonio dell'umanità è la denominazione ufficiale delle aree registrate nella lista del patrimonio dell'umanità, o nella sua accezione inglese World Heritage List, della Convenzione sul patrimonio dell'umanità.
La Convenzione sul patrimonio dell'umanità, adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO il 16 novembre 1972, ha lo scopo di identificare e mantenere la lista di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale. Il Comitato della Convenzione, chiamato Comitato per il patrimonio dell'umanità, ha sviluppato dei criteri precisi per l'inclusione dei siti nella lista.[1]
Secondo l'ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del 38° Comitato per il patrimonio dell'umanità a Doha tra il 15 e 25 giugno 2014,[2] la lista è composta da un totale di 1007 siti (di cui 779 beni culturali, 197 naturali e 31 misti) presenti in 161 Nazioni del mondo.[3]
Cremlino è il termine russo corrispondente all'italiano fortezza, cittadella o castello e fa riferimento al complesso di edifici presente all'interno di quelle città russe che risalgono all'epoca medievale. Questa parola è solitamente usata per indicare il più conosciuto, il Cremlino di Mosca o, per metonimia, il governodello Stato. Il termine "cremlino", al di fuori dei confini russi, è alle volte erroneamente correlato con la Cattedrale di San Basilio a causa della forma caratteristica della stessa, anche se quest'ultima non fa in realtà parte del Cremlino moscovita.
Dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991, nacque la Federazione Russa. La Russia era la più estesa delle quindici repubbliche sovietiche che formavano l'URSS, nel suo territorio si produceva oltre il 60% del PIL ed era abitata da più della metà della popolazione sovietica. I russi avevano inoltre sempre ricoperto posti di preminenza sia nell'esercito che nel Partito comunista. Per tali motivi la Russia è stata pacificamente considerata quale successore dello stato Sovietico nelle relazioni diplomatiche e come membro permanente dell'ONU titolare del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nonostante tale stato di cose, la Russia era priva di quel potere politico e militare proprio della disciolta Unione Sovietica. La federazione riuscì a fare in modo che le altrerepubbliche post-sovietiche si disarmassero volontariamente delle armi nucleari contenute nel loro territorio e ad ottenere una forte influenza politico-militare su queste ultime, ma la gran parte dell'esercito e della flotta russa nel 1992 risultavano in sostanziale disarmo. Nel giugno 1991, prima della dissoluzione dell'Unione Sovietica, Boris El'cin era stato elettoPresidente della Federazione Russa nella prima elezione presidenziale diretta della storia russa. Nell'ottobre 1991, quando la Russia era ormai prossima all'indipendenza, El'cin annunciò riforme di mercato e privatizzazioni sulla falsa riga di quelle polacche, anche conosciute "terapia shock".
Sulla fine degli anni ottanta, il leader sovietico Michail Gorbačëv, conscio delle gravi difficoltà dello Stato sovietico, iniziò un percorso di riforme, attraverso politiche di glasnost' (trasparenza) e perestrojka, che non si dimostrarono tuttavia sufficienti per impedire il collasso dell'Unione Sovietica, avvenuto dopo un fallito colpo di Stato militare nel 1991.
La Russia dichiarò la sua indipendenza il 24 agosto dello stesso anno come Federazione Russa; in quanto principale erede dell'Unione Sovietica, ha da allora cercato di mantenere la sua influenza globale promuovendo la fondazione della Comunità degli Stati Indipendenti, ostacolata in questo da gravi difficoltà economiche.
Gli anni successivi alla seconda guerra mondiale furono contraddistinti dalla cosiddetta "guerra fredda", un lungo periodo di contrapposizione e scontro ideologico fra gli Stati Uniti e i loro alleati (la NATO) e il blocco comunista, unito sotto il Patto di Varsavia.
I due schieramenti ingaggiarono una dura lotta geopolitica per il controllo politico ed economico del Terzo Mondo a partire dalla Crisi di Suez del 1956, che tuttavia non si concretizzò mai in uno scontro militare diretto (che avrebbe teoricamente potuto portare alla distruzione del pianeta, visti gli arsenali in gioco); un momento di fortissime frizioni si ebbe nel 1962, con la cosiddetta crisi dei missili di Cuba.
La guerra fredda si sviluppò nel corso degli anni su vari campi: militare (con la corsa agli armamenti), spaziale (la cosiddetta corsa allo spazio), ideologico, psicologico, tecnologico e anche sportivo.
Nel 1941 la Germania nazionalsocialista, nonostante la stipula del patto Ribbentrop-Molotov nel 1939, attacca l'Unione Sovietica stalinista coinvolgendola nella seconda guerra mondiale.
Questo intervento, noto anche come campagna di Russia, durante la seconda guerra mondiale rappresentò il più importante teatro della guerra tra le potenze alleate e la Germania nazista, e, più in generale, lo scenario fondamentale che decise la seconda guerra mondiale. Le dimensioni dei combattimenti, l'entità delle perdite e la profondità delle distruzioni materiali ne fecero il più vasto teatro di guerra della storia.
Dopo quattro anni di guerra, costata milioni di vittime e enormi danni materiali, nel 1945 l'Unione Sovietica ottenne la vittoria diventando così una delle due superpotenzedominanti, in grado di estendere la sua sfera di influenza su una parte considerevole del mondo.
L'Impero Russo di inizio XX secolo era una nazione fra le più arretrate d'Europa, nonostante le eccezionali dimensioni territoriali; i segnali di malcontento della popolazione verso un regime zarista retrogrado e chiuso a difesa del suo carattere autocratico (che aveva assunto fin dai tempi della Russia moscovita) si moltiplicarono a partire dai primi anni del secolo, sotto forma di vaste rivolte di operai e contadini.
Nel 1905, la Domenica di sangue, una manifestazione di massa svoltasi il 22 gennaio davanti al Palazzo d'Inverno (nell'allora Pietrogrado), alla quale parteciparono decine di migliaia di persone culminata in un massacro da parte delle forze di polizia, fu l'episodio che scatenò la Rivoluzione russa di quell'anno.
Nel 1917 la Russia era un paese stremato, con una popolazione provata da tre anni di guerra al fianco di Francia e Gran Bretagna che aveva già causato milioni di vittime.
La rivoluzione che ebbe luogo quell'anno, in un lungo periodo compreso fra il febbraio (rivoluzione di febbraio) e il novembre (la più famosa rivoluzione d'ottobre, per via della differenza fra i calendari giuliano e gregoriano) ebbe come effetto immediato la distruzione del regime zarista e la costituzione dell'Unione Sovietica, sotto la guida del leaderbolscevico Vladimir Il'ič Ul'janov, meglio conosciuto come Lenin. Fu un evento sociopolitico la cui portata travalicò i confini della Russia; l'Unione Sovietica, lo Stato nato dalla rivoluzione, fu il primo tentativo di applicazione pratica su scala nazionale delle teorie sociali ed economiche di Karl Marx e Friedrich Engels. Dopo la vittoria dei bolscevichi in una rivoluzione relativamente incruenta, il 14 dicembre 1917, il War Cabinet britannico (organo collegiale presso il Ministero della guerra) prese la decisione di concedere a qualunque organizzazione antisovietica i fondi necessari per impedire che la Russia uscisse dal primo conflitto mondiale. Infatti, il 3 marzo 1918 la neonata Russia Sovietica aveva firmato il trattato di pace di Brest-Litovsk con la Germania e uscì, di conseguenza, dal cruento conflitto. Gli inglesi, presto coadiuvati da americani, francesi, e altre forze controrivoluzionarie, cercarono di riportare la despotica monarchia zarista al potere, sperando di salvaguardare ed espandere i loro interessi in Russia, e contemporaneamente, assicurare la continuità del potere borghese nei loro paesi, infliggendo una sonora sconfitta al movimento operaio internazionale. A causa dell'intervento incendiario delle potenze straniere nella neonata ed ancora instabile repubblica, si innescò una sanguinosa guerra civile che perdurò fino al 1920 e provocò milioni di vittime.
Dopo la morte di Lenin nel 1924 la direzione del nuovo Stato si consolida nelle mani di Josif Stalin. Nell'arco di pochi anni Stalin trasforma il proprio potere in una vera e propria dittatura. Il regime staliniano causa milioni di vittime, tra le quali oppositori politici, noti o sospettati, e militari che vengono giustiziati o esiliati in Siberia durante le cosiddette Grandi Purghe degli anni trenta.
L'espressione "periodo dei torbidi" designa la crisi di successione che ha luogo dalla morte dell'ultimo rappresentante della Dinastia Rurik (lo Zar Fiodor I, figlio di Ivan IV), fino alla designazione di Michele di Russia, primo zar della Dinastia Romanov (1613). Si tratta di un periodo di estrema instabilità, caratterizzato dall'ingerenza polacca negli affari interni russi, ma anche del tentativo dei boiari di recuperare il potere perduto. Questo periodo ha un'influenza negativa sulla percezione russa dell'occidente nei decenni che seguono. A partire dal 1613, la Russia metterà in atto una politica di isolamento diplomatico e culturale rispetto all'Europa cattolica.
Dopo gli anni di caos che caratterizzarono il cosiddetto periodo dei torbidi, il potere in Russia passò alla dinastia dei Romanov, fondata nel 1613 da Michele I, che tenne la Russia sino alla rivoluzione del 1917.
Dopo la sconfitta della Polonia, nella Prima guerra del Nord (1654-1667), l'impero russo si estese sino a comprendere l'Ucraina, dove gli zar dovettero affrontare una violenta ed estesa ribellione popolare provocata, come molte altre simili, dalle intollerabili condizioni di vita dei contadini.
Sotto il regno degli Zar la Russia Imperiale divenne una delle maggiori potenze europee, i cui confini, in Asia, giunsero fino all'Oceano Pacifico ed anche in America, dove si ebbe l'America russa, ovvero la colonizzazione dell'Alaska.
Fra gli Zar succedutisi si ricorda Pietro il Grande che, salito al trono nel 1682, riorganizzò lo Stato russo secondo il modello occidentale dello Stato moderno, con unaburocrazia gerarchizzata e con tribunali centrali (considerati comunque come facenti parte dell'amministrazione). Il diritto restò prevalentemente consuetudinario, e i pochi interventi dello zar rimangono limitati al settore amministrativo. Un ruolo importante fu svolto anche da Caterina II.
All'inizio del XX secolo il sistema di governo autocratico si presentava come estremamente conservatore, avendo rifiutato praticamente ogni tentativo di ammodernamento nel corso del secolo precedente. Queste condizioni di tensione interna contribuirono a portare la Russia ad una grave crisi, che sfociò nella Rivoluzione d'Ottobre.
Nel Tredicesimo secolo, contemporaneamente all'invasione mongola, si venne affermando la supremazia dei principi di Mosca che ampliarono i territori sottoposti al loro dominio anche approfittando della loro posizione di esattori dei tributi che le diverse regioni russe dovevano versare all'Orda d'Oro.
Nel 1328 il metropolita greco-ortodosso di Kiev abbandonò la sua sede, ormai decaduta, e si trasferì a Mosca, che divenne il centro religioso del paese. Nel 1277 Daniele, figlio di Alessandro Nevskij, fondò la dinastia dei principi di Mosca e nel 1380 il principe di Mosca, Dimitrij era ormai abbastanza potente per affrontare i Tartari, che sconfisse aKulikovo (campo delle quaglie). Da questo momento lo Stato moscovita divenne il Granducato di Mosca e si trasformò, espandendosi dal XV secolo sempre più ad est in Asia, fino a divenire prima un regno e poi un impero.
Il principe di Mosca Ivan III Vasil'evič detto il Grande (1462-1505) ampliò notevolmente i propri domini e, sposando nel 1472 la nipote dell'ultimo Imperatore bizantino, Sofia, diede inizio al mito della "Terza Roma", secondo il quale la Russia sarebbe stata l'erede della civiltà romano-bizantina. Ivan III può essere considerato il fondatore dello Stato russo; a lui si deve la conclusione vittoriosa della conquista dell'indipendenza nel 1480, malgrado la perdita della Bielorussia, assorbita dalla Lituania.
Il figlio di Ivan III, Basilio III (1503-1533), adotta questo "schema universalista che rifiuta l'autorità del Papa, rendendo Mosca 'la terza Roma': a livello politico lo Zar ne riceve un'autorità derivata direttamente da Dio"[3]. Si tratta di un elemento fondamentale della costruzione dell'assolutismo in Russia.
L'espansione territoriale continuò con Ivan IV detto il Terribile (1533-1584), che per primo assunse il titolo di zar (cioè di Cesare), e conquistò Kazan' ed Astrachan'. Ivan IV fu un sovrano dispotico: combatté una dura lotta ai boiari, i signori feudali e trasformò il principato in una autocrazia; la sua politica vide inoltre l'introduzione della servitù della gleba e la subordinazione della Chiesa Ortodossa russa all'autorità legislativa del sovrano (giurisdizionalismo).
Nel 1237, il paese fu invaso dai Mongoli guidati da Gengis Khan che fondarono il Khanato dell'Orda d'Oro localizzato tra il Don e la Volga. Negli anni intorno al 1240 compirono diverse scorrerie in tutto il territorio russo, seminando morte e distruzione; la distruzione di Rjazan' è del 1237, l'invasione del principato di Vladimir-Suzdal' è dell'inverno 1237-38, ed infine la messa a sacco di Kiev, la città più importante della Rus' di Kiev, risale al 1240.
I principati russi furono ridotti in una posizione subordinata e tributaria, anche se non vi fu una pesante ingerenza nella loro organizzazione e nei loro affari interni; i mongoli si limitarono ad esigere tributi (la cui riscossione era spesso affidata a russi) e ad esercitare un controllo politico restando nella loro capitale, Saraj, situata nel basso Volga. Il dominio mongolo, o meglio il loro controllo sulla Russia, ricevette un duro colpo nel 1380,[2] anno della battaglia di Kulikovo in cui il principe Dimitri di Russia portò i russi alla prima loro vittoria militare contro i mongoli; attraverso alterne vicende, il periodo mongolo in Russia viene considerato concluso nel 1480, quando lo zar moscovita Ivan IIIdichiarò decaduto ogni dovere di fedeltà verso il khan.[2]
Nel frattempo, altre nazioni rivolgono il loro interesse alle terre russe divise e indebolite: Impero svedese, Livonia (Cavalieri Teutonici) e Lituania. Una delle figure più famose della storia russa del periodo è Alessandro, detto Nevskij (della Neva), granduca di Vladimir e principe di Novgorod, che sconfigge gli svedesi sul fiume Neva ed i livoni nella battaglia del lago ghiacciato combattuta sul lago dei Ciudi.
A partire dal VII secolo, gli slavi cominciarono ad avere il predominio nella Russia occidentale e pian piano assimilarono le preesistenti tribù ugro-finniche, come i Merja, i Muromi e i Mesceri; verso la fine dello stesso secolo entrarono nella scena russa anche popolazioni di origine vichinga, i Rus', che sovrapponendosi e successivamente mescolandosi a questo substrato diedero successivamente origine alla Rus' kievana.
I primi nuclei della nazionalità russa si formano verso la fine del IX secolo intorno a Kiev, entro i confini di uno Stato che prese il nome di Rus' di Kiev, grazie all'opera di principi del popolo chiamato Rus' (di stirpe vichinga) provenienti da Velikij Novgorod, sotto la guida di Rjurik I.
Uno dei primi sovrani della neonata unità statuale fu Oleg I, mentre Vladimiro I il Santo (956-1015, regnante dal 980) è considerato il promotore della conversione al cristianesimo, che fece sì che il regno di Kiev entrasse in stretti rapporti con Bisanzio. Più tardi sorsero altri centri di potere, come quelli di Vladimir, Tver', Jaroslavl' e diSuzdal'.
Risale all'XI secolo una raccolta di norme consuetudinarie, la Russkaja Pravda, periodicamente aggiornata negli anni a venire.
Nel 1132, alla morte del figlio di Vladimir II Monomaco, il potere centrale si disgrega; allo Stato unitario si sostituiscono diversi centri di potere fra i quali assumeranno particolare importanza la Volinia nel sudovest dello Stato kievano, Novgorod nel nordovest e Vladimir nel nordest.
Nei secoli precedenti la nascita di Cristo le vaste terre della Russia meridionale erano abitate da popoli indoeuropei (di cui erano probabilmente la terra d'origine) come gli Sciti, a cui si avvicenderanno i Sarmati e, nell'alto Medioevo, gli slavi; nell'area che poi diventerà il centro del futuro Stato russo, vale a dire il bacino di Mosca, per lungo tempo prima del X secolo dimorarono genti di ceppo finnico o lituano.[1]
Tra il III e il VI secolo dell'era cristiana, le steppe subirono, a ondate successive, le invasioni di popoli nomadi, guidate da tribù bellicose che si dirigevano verso l'Europa occidentale. Fu il caso, ad esempio, degli Unni e degli Avari. Un popolo turco, i Cazari, governò la Russia meridionale durante l'VIII secolo; furono preziosi alleati dell'Impero bizantino e condussero diverse guerre contro i califfati arabi.
La Russia è un Paese che esporta materie prime: il 60% è costituito dal petrolio e dal gas naturale. Le esportazioni superano le importazioni. Ha un discreto sistema di trasporti, basato sulla ferrovia, sulle linee aeree e su una fitta rete di fiumi e canali navigabili. Il commercio è in rapida espansione così come il turismo che ruota intorno a Mosca, a San Pietroburgo e alle numerose città toccate dal lungo tragitto della ferrovia Transiberiana.
In espansione il settore delle telecomunicazioni e l'industria aerospaziale.
Le ingenti risorse del sottosuolo diedero vita all'inizio del Novecento a numerose industrie: dapprima vennero avviate l'industria siderurgica (acciaio), petrolchimica (raffinazione del petrolio) e meccanica (costruzione di grandi macchinari).
Dopo la fine del comunismo si svilupparono anche le industrie leggere per la produzione di merci di consumo. importante è inoltre il settore della produzione di energia e sono in crescita anche le aziende manifatturiere.
La Russia dispone di grandi riserve minerarie; circa 1/3 dei metalli e del carbon fossile del mondo si trova nel sottosuolo Russo. La Russia è anche un importante paese produttore di petrolio; i principali giacimenti si trovano in Siberia e nella regione del Volga- Urali. Famoso è il saliente di Kursk nel suo sottosuolo si trova un grandissimo giacimento di minerali ferrosi. La Russia è anche ricca di nichel, tungsteno, cobalto, oro, argento, molibdeno, uranio, mercurio e rame. Oltre ai diamanti, di cui la principale produttrice è la penisola della Kamcatka, in Russia esistono grandi giacimenti di sali minerali che costituiscono le materie prime per l’industria chimica.
L’industria della pesca è una delle più importanti del mondo; essa si colloca al quarto posto dopo quella della Cina, del Giappone e degli Stati Uniti. Particolare attenzione è stata dedicata al potenziamento degli allevamenti ittici. Famosissimo nel mondo è il caviale nero e rosso, ricavati dalle uova di storione e di salmone. Negli ultimi anni la pesca non controllata dello storione e diffusi fenomeni d’inquinamento, che hanno interessato varie aree del mar Caspio, hanno causato una consistente diminuzione di questo pesce molto pregiato. Il pesce marino proviene prevalentemente dai porti situati sull’oceano Pacifico; solo il 25% del pescato proviene dall’oceano Atlantico e dal mar Glaciale Artico. Il pesce di queste zone è composto prevalentemente da aringhe e sardine che per il mercato interno vengono sottoposte a specifici processi di conservazioni che ne fanno una caratteristica gastronomica apprezzata in tutto il mondo. Famoso quanto lo storione è il granchio della Kamcatka.
L’allevamento ha subito una netta contrazione in conseguenza delle riforme economiche e dell’impoverimento della popolazione; tuttavia i bovini sono 21,5 milioni, i suini 13,5, gli ovini e i caprini oltre 18; nell’estremo nord si pratica l’allevamento delle renne.
La Russia è caratterizzata da grandissime estensioni occupate da boschi di conifere e betulle. L’utilizzo del patrimonio forestale non sempre è reso possibile, in quanto le foreste sono situate in luoghi scarsamente popolati e di difficile accesso. Il larice, inoltre, dà un legno molto resinoso che, per essere utilizzato, richiede complesse procedure tecnologiche; questo fa sì che la Russia, nonostante l’utilizzo di molto legname, conservi ancora un grande patrimonio forestale.
Nel 1995 una buona parte dei territori coltivabili appartenevano alle aziende statali, solo una piccola parte era data alle aziende private. Le principali regioni agricole si trovavano nel “triangolo fertile” compreso tra il mar Baltico e il mar Nero, lungo la parte sud- occidentale della Siberia, la parte dell’estremo oriente. I prodotti principali dell’agricoltura sono frumento, avena, orzo, segale e patate, dei quali la Russia è il maggior produttore del mondo. Si producono inoltre barbabietole da zucchero, ortaggi, semi di girasole, grano saraceno, lino e miglio. Le principali colture di frutta sono le mele, le pere e le ciliegie. Nonostante l'enorme produzione agricola, il fabbisogno interno deve essere coperto dalle importazioni.
La Russia è divisa in 8 distretti federali, 21 repubbliche, 47 province, di cui 1 autonoma, 9 territori, 4 circondari autonomi e le 2 città di Mosca e San Pietroburgo. Gran parte della popolazione vive nei grandi centri urbani e le città più grandi si concentrano nella parte europea del Paese.
I 160 gruppi etnici russi parlano circa 100 lingue.[40] Secondo il censimento del 2002 142,6 milioni di persone parlano russo, seguite da 5,3 milioni di lingua tartara e 1,8 milioni di lingua ucraina.[41] La lingua russa è l'unica lingua ufficiale di Stato, ma la Costituzione conferisce alle singole repubbliche il diritto di stabilire le proprie lingue ufficiali, oltre al russo.[42]
Il russo appartiene alla famiglia delle lingue indo-europee e delle lingue slave orientali. I primi esempi di scritti in russo antico sono attestati a partire dal X secolo.[43]
Il russo è la seconda lingua più usata su internet dopo l'inglese[44] e una delle due lingue ufficiali a bordo della Stazione Spaziale Internazionale[45] ed è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite.[46]
Al 2015 non vi è alcun censimento ufficiale circa le religioni professate in Russia e pertanto le stime si basano solo su sondaggi. Nel mese di agosto 2012 ARENA[28] ha stimato che il 46,8% dei russi siano cristiani (tra cui ortodossi, cattolici, protestanti e non confessionale). Tuttavia, in quello stesso anno, il Centro Levada di analisi riteneva che i russi cristiani rappresentassero il 76% della popolazione,[29] mentre l'anno successivo, la VTsIOM correggeva questo dato al 65%.[30] Il cristianesimo ortodosso, l'Islam, il buddismoe l'ebraismo sono religioni tradizionali della Russia e legalmente fanno parte del "patrimonio storico" del Paese.[31]
La cristianizzazione della Russia risale al X secolo e la Chiesa ortodossa russa è il più grande corpo religioso nel paese; sono attive anche piccole confessioni cristiane: cattolici, armeni gregoriani e varie chiese protestanti. La Chiesa ortodossa russa era la religione di Stato del Paese prima della Rivoluzione e si stima che circa il 95% delleparrocchie appartengano a questa confessione.[32] Tuttavia la stragrande maggioranza dei credenti ortodossi non frequentano la chiesa regolarmente. Pasqua è la festa religiosa più popolare nel Paese, celebrata da circa i tre quarti della popolazione russa, inclusi coloro che non appartengono ad alcun credo. In occasione di questa festa la tradizione vuole che si producano dolci caratteristici, uova colorate e pascha.[33]
Moschea Qol-Şärif, Kazan',TatarstanL'Islam è la seconda religione della Russia.[34] È la religione predominante o tradizionale tra alcune etnie caucasiche (in particolare tra i ceceni, tra gli ingusci e i circassi) e tra i popoli turchi (in particolare i Tartari e i Baschiri). Complessivamente, vi sono 9,4 milioni di musulmani nel Paese che rappresentano il 6,5% della popolazione totale, secondo una stima del 2012, tuttavia questo dato è probabilmente molto più alto perché l'indagine non comprende i dati dettagliati per gli stati tradizionalmente islamici della Cecenia e dell'Inguscezia. Secondo questa indagine la maggior parte dei musulmani (6.700.000 di individui o il 4,6% della popolazione totale) sono "non affiliati" a eventuali scuole islamiche o a organizzazioni islamiche; ciò è tipico dell'Islam, in cui non è indispensabile per un credente far parte di una organizzazione o gruppo. Tra coloro che sono affiliati, perlopiù sono sunniti, mentre gli sciiti e gli ahmadiyya sono in netta minoranza.[35]
Il buddismo è una religione tradizionale in tre regioni della Federazione Russa: Buriazia, Tuva e Calmucchia. Alcuni residenti della Siberia e delle regioni dell'Estremo Oriente,Jakuzia e Čukotka, praticano lo sciamanismo e altri riti pagani insieme con le principali religioni.
La confessione religiosa segue principalmente l'etnia d'origine, dove gli slavi sono tendenzialmente cristiani ortodossi, i turchi musulmani e in generale le popolazioni mongoliche professano il buddismo.[36]
Diverse stime ritengono che tra il 16% e il 48% della popolazione russa non segua alcuna religione.[37] Il numero di atei è comunque sceso notevolmente: recenti statistiche affermano infatti che solo il 7% si dichiara ateo, un calo del 5% in tre anni.[38] In Russia sono presenti 155 507 testimoni di Geova.[39]
Con circa 144 milioni di abitanti la Russia è il nono Paese più popoloso del mondo prima del Giappone e del Messico. Sebbene la Russia sia stata segnata da vere e proprie catastrofi demografiche (nel 1917-1922 in seguito alla rivoluzione, nel 1931-1932 per la carestia provocata dalla collettivizzazione forzata delle terre, nel 1941-1944 a causa della seconda guerra mondiale), la crescita della popolazione nel periodo sovietico è proceduta a ritmo sostenuto, soprattutto per l'immigrazione forzata dalle altre repubbliche sovietiche. Gli abitanti passarono dai 91 milioni del 1914 ai 102 milioni del 1950, fino a raggiungere il massimo storico di 148 milioni nel 1991. Tuttavia, dall'inizio degli anni novanta, la popolazione è fortemente diminuita, fino a sfiorare i 142 milioni (stima 2008). La causa della diminuzione della popolazione è da ricercarsi nel crollo delle nascite e nel contemporaneo aumento della mortalità che si sono verificate dopo la caduta dell'URSS. Ancora oggi, sebbene in via di diminuzione, il tasso di mortalità (13,5‰) è ancora molto alto rispetto alla media dei paesi sviluppati, mentre la speranza di vita degli uomini (64 anni) è assai bassa e risulta di ben 13 anni inferiore a quella femminile.Tali fattori hanno determinato un tasso di crescita naturale fortemente negativo (passato dal più 6,9‰ del 1986, ad un picco negativo di meno 6,5‰ nel 2000). I consistenti flussi migratori in uscita (tedeschi di Russia verso la Germania, ebrei verso Israele, russi in cerca di lavoro verso l'Europa occidentale) sono stati invece più che compensati negli ultimi anni dal ritorno di russi o russofoni dalle repubbliche ex-sovietiche: si calcola che in Russia vivano circa 10 milioni di immigrati clandestini (stima 2007).[25]
Per arrestare il declino demografico l'amministrazione Putin ha avviato un ambizioso programma di politica demografica, teso ad aumentare le nascite. Si tratta di una serie di provvedimenti che vanno da un taglio di alcune imposte per le coppie che abbiano più di due figli, a un aiuto statale, comprendente sia una somma di denaro sia una serie di bonus per i primi tre anni di vita del figlio, diretto alle giovani coppie per invogliarle a procreare più figli. Dal 2012 si è assistito a un parziale successo della politica perseguita dal governo, che secondo le fonti ufficiali, sarebbe riuscita a invertire il saldo negativo della popolazione per due anni di fila, tanto che nel 2013 si sarebbe registrato un incremento naturale pari a circa 100.000 unità. Tuttavia l'attendibilità delle statistiche ufficiali è oggetto di dibattito tra gli studiosi.[26][27] Gli esperti sostengono inoltre che sia ancora presto per parlare di un'inversione di tendenza, anche se, procedendo di questo passo, la popolazione russa potrebbe tornare a crescere ad un ritmo ottimale tra il 2018 e il 2020.
La Russia è scarsamente popolata in rapporto alla sua enorme estensione; la densità della popolazione è di 8 ab/km², maggiore nella parte europea della Russia, nella zona delle montagne degli Urali, e nella parte sud-orientale della Siberia. La Federazione Russa ospita molti differenti gruppi etnici e popolazioni indigene. L'80% della popolazione è composta da Russi etnici, il resto comprende Baschiri, Ceceni, Ciuvasci,Cosacchi, Evenchi, Tedeschi, Ingusci, Yupik, Calmucchi, Careliani, Coreani, Mordvini, Osseti, Taimyri, Tatari, Tuvani, Jakuti e molti altri.
La Russia è lo Stato più vasto del mondo
con una superficie di 17 098 242 km² (per oltre la metà quasi disabitato). Si estende su 2 continenti (Europa e Asia), la catena montuosa degli Urali, il fiume Ural, il Caucaso separano, naturalmente, la Russia europea dalla Russia asiatica.
Nella tundra artica, sulla costa pacifica settentrionale sulle isole, si possono incontrare l’orso polare, il tricheco, la volpe artica, la renna, la foca; uccelli come la pernice bianca, il gufo, la strolaga e il gabbiano. Inoltre, d’estate, possiamo trovare molti cigni e anatre che migrano in questa regione per l’abbondanza del cibo.
La foresta della taiga ospita oltre all’alce, l’orso bruno, la lince e una grande varietà di uccelli come gufi, usignoli; nelle paludi invece vivono scoiattoli e topi muschiati.
Cervi, visoni, volpi, lupi, vari uccelli, lucertole, serpenti e tartarughe vivono nelle foreste di latifoglie.
Le foreste meridionali della Russia costituiscono l’ambiente dei ghepardi, delle tigri, di orsi e di alci.
Nella steppa possiamo trovare soprattutto i roditori e gli ungulati, tra i quali l’antilope della steppa, la puzzola e la volpe, come animali da preda, e molti uccelli tra i quali quelli più diffusi sono: il gheppio, la gru e l’aquila.
Il Caucaso è abitato dai numerosi rettili, anfibi, cervi, camosci, cinghiali, leopardi, sciacalli e iene.
A nord del paese si estende la Tundra, la sua vegetazione è composta dai licheni, muschi e bassi arbusti. La Tundra ha il suolo gelato quasi per tutto il periodo dell’anno e solo d’estate gli strati superficiali si sciolgono un po’.
A sud della regione artica si estende la Taiga, che occupa due quinti della Russia europea, Russia Orientale e la maggior parte della Siberia. In questa regione prevalgono le conifere, le betulle e i pioppi con un’abbondanza del larice nella Siberia Centrale.
Da San Pietroburgo fino al confine con l’Ucraina si estende una foresta mista, nella quale crescono molte specie di quercia, betulle, acero e il carpino bianco. Anche nelle parti della Russia estremo orientale possiamo trovare foreste simili; qui il terreno è più produttivo rispetto alla Taiga e può anche essere coltivato.
I suoli più fertili sono, i suoli della steppa che si estende dalla parte centrale della pianura Russa, fino alla valle del Volga. Il terreno qui è nero e molto ricco di humus e minerali ed è molto favorevole alla coltivazione dei cereali.
In Russia, il clima è abbastanza rigido, con scarsa umidità. L’inverno è molto lungo e freddo e l’estate piuttosto breve e abbastanza calda. D’inverno i caldi venti del Pacifico non influiscono sulle regioni più interne, ma le temperature basse e l’alta pressione caratterizzano la Siberia. D’estate prevale bassa pressione, l’aria calda e umida arriva fino alla Siberia Centrale. Le precipitazioni d’estate possono provocare delle conseguenze spiacevoli all’agricoltura; però in media sono abbastanza scarse. D’inverno, la zona più fredda della Russia è la Siberia Orientale; qui le temperature arrivano fino ai –48,9°C e lungo le coste artiche e pacifiche la temperatura raggiunge i –50°C per i forti venti. A Mosca d’inverno, la temperatura si abbassa fino ai –9,4°C, mentre d’estate è di 18,9°C.
Le rilevanti dimensioni territoriali russe si riflettono nella presenza di fiumi fra i maggiori del mondo, come lunghezza, portata d'acqua e vastità del bacino idrografico.
I maggiori fiumi russi sono il Volga (3531 km), che drena una grossa fetta della parte europea del territorio, e i tre grandi fiumi siberiani: l'Ob' (3680 km), lo Enisej (4287 km) e la Lena. Al di fuori di questi fiumi, di rilevanza mondiale, esistono altre decine di fiumi di lunghezza superiori ai 1 000 km: in Europa si estendono i bacini del Volga, del Don e dell'Ural.
Riguardo ai laghi, eccettuati i due maggiori, situati ai confini meridionali (mar Caspio e Bajkal), i maggiori sono situati nella parte europea; sono mediamente poco profondi, vista la debole ondulazione del territorio (Ladoga, Onega).
Nelle vaste pianure siberiane sono invece molto estese le zone paludose. Molto importanti, nel panorama russo, sono i bacini artificiali, alcuni dei quali di rilevanza mondiale, originati dallo sbarramento dei maggiori fiumi a scopi energetici.
Il territorio russo è generalmente costituito per la quasi totalità da vastissime pianure e da rilievi molto deboli; zone montuose accidentate si estendono solo ai confini dello spazio russo, presso i confini meridionali (catena del Caucaso, monti dell'Altaj) e nell'estremo oriente, che è anzi una zona molto accidentata dal punto di vista geologico. Ovunque, escluse le estreme zone meridionali, sono ben visibili i segni del glacialismo, che è stato uno dei più potenti fattori di costruzione del territorio russo attuale. La massima elevazione è raggiunta nella catena del Caucaso dal monte Elbrus (5 642 m).