av Deborah verbaro 2 år siden
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LA PARTITA
Le partite si disputano al meglio dei 5 set e vince la gara la squadra che ne conquista tre. Ogni set viene vinto dalla prima squadra che raggiunge 25 punti con almeno due punti di differenza rispetto alla squadra avversaria, con l'eccezione del quinto set (set decisivo), che termina quando una delle due squadre raggiunge i 15 punti (sempre con distacco di 2 punti) e con cambio campo alla conquista dell'ottavo punto.[12]
Ogni azione incomincia con il servizio (o "battuta"), effettuato dal giocatore difensore destro della squadra, che ne ha ottenuto il diritto. Al fischio dell'arbitro egli ha otto secondi di tempo per inviare la palla verso il campo avversario, utilizzando qualsiasi parte del braccio. L'azione continua fino a che la palla non tocca il campo, e/o viene inviata fuori da esso o viene commesso un fallo.
La squadra che vince un'azione di gioco, conquista un punto e il diritto a servire. Per ogni azione di gioco, la squadra ha a disposizione tre tocchi (escludendo l'eventuale tocco di muro), per inviare la palla nel campo avversario, facendola passare all'interno dello spazio di passaggio tra le due aste. Dopo aver effettuato un muro, un giocatore può colpire nuovamente la palla senza incorrere nel fallo di doppio tocco ed effettuando il primo tocco di squadra. La palla non può essere fermata o trattenuta e può essere colpita con qualunque parte del corpo. Costituisce fallo il contatto e il successivo accompagnamento della palla o il contatto continuo e ripetuto con il corpo. Nel caso in cui la palla tocchi la rete e ritorni indietro, essa può essere rigiocata nel limite dei tocchi rimasti a disposizione della squadra. È vietato toccare sempre e in ogni caso il nastro superiore della rete; mentre qualsiasi altra parte della rete può essere toccata, se il tocco non produce vantaggio, ad esempio, infastidendo l'avversario o consentendo un colpo più potente. In genere, vengono tollerati solo tocchi minimi come quello con capelli lunghi svolazzanti.[1]
Nella pallavolo, la battuta, tecnicamente chiamata “servizio”, è l’azione che dà avvio al gioco, ossia il colpo che mette in gioco la palla lanciandola nel campo della squadra avversaria. La battuta va effettuata dal giocatore a servizio fuori dalla linea di fondo campo ed entro 8 secondi dal fischio dell’arbitro. Esistono due varianti: la battuta dal basso è la prima tecnica che apprendono i principianti ed è obbligatoria fino agli under 14. Si effettua lanciando la palla in aria con la mano sinistra e colpendola con la mano destra (o al contrario nel caso dei mancini), dal basso verso l’alto.
La battuta dall’alto è invece quella canonica, nonché, ovviamente, la più potente: anche in questo caso, il giocatore lancia in aria la palla con la mano sinistra e la colpisce con la destra, ma dall’alto. I giocatori professionisti di solito effettuano la battuta saltando e con una leggera rincorsa; nel caso in cui la difesa avversaria non riesca a ricevere la palla o la colpisca mandandola fuori, la squadra in attacco ottiene subito un punto e il servizio prende il nome di “ace”. Infine, i campioni di pallavolo sono anche in grado di effettuare la cosiddetta battuta “flottante”, ossia un particolare colpo che riesce a imprimere alla palla una forza in grado di cambiarne la traiettoria in maniera imprevedibile, così da mettere in serie difficoltà gli avversari in ricezione.
Tra i fondamentali, il palleggio è una tecnica davvero cruciale perché, se non eseguita correttamente, può compromettere l’esito di un qualsiasi attacco a pallavolo. Il palleggio viene effettuato dall’alzatore e costituisce i 2/3 dell’azione, considerando che in questo sport il giocatore non può toccare la palla per due volte consecutive: ciò vuol dire che si ha sempre bisogno di un compagno che passi la palla allo schiacciatore per attaccare oppure che rimandi in qualche modo la palla nel campo avversario.
Mentre il bagher è un passaggio effettuato con le mani e le braccia unite, il palleggio è il passaggio effettuato con le mani aperte sopra la fronte, in modo tale che pollici e indici formino una figura simile a un cuore rovesciato; in contemporanea, il giocatore dovrà flettere le gambe per sfruttare la loro spinta e imprimere forza e velocità al colpo che, in alternativa, può anche essere effettuato saltando.
Il palleggio prende il nome di “alzata” quando il palleggiatore alza la palla al compagno che andrà a schiacciare a rete. A seconda dei vari schemi di gioco del volley impostati da ogni singola squadra, il giocatore può effettuare non solo un palleggio in avanti, ma anche un palleggio laterale o verso dietro, per riuscire così a sorprendere gli avversari con un attacco che non si aspettano.
BAGHER
Il bagher nella pallavolo è il fondamentale della difesa, una tecnica che tutti i giocatori devono saper padroneggiare, indipendentemente dal loro ruolo. Fino al 1952 questa azione veniva chiamata “salvataggio” ed era una semplice respinta a braccia unite; furono poi i pallavolisti cecoslovacchi a mettere a punto questa tecnica per respingere il pallone con la parte interna delle braccia unite, con le mani giunte una sull’altra, come una sorta di scavatrice, che in cecoslovacco si dice “bagr”, da qui il nome bagher.
A seconda della direzione data alle braccia nella ricezione, si avrà il bagher frontale o quello laterale; quello in avanti è il più usato perché consente di passare la palla in maniera più precisa all’alzatore. Se il pallone ricevuto ha una potenza e una velocità limitate, il giocatore che effettuerà il bagher deve piegare le gambe e utilizzare la loro spinta per imprimere maggiore forza al colpo; se, al contrario, la palla ricevuta è molto potente, come nel caso di una battuta flottante o di una schiacciata, allora il giocatore in difesa deve cercare di rimanere immobile e di utilizzare il bagher semplicemente come piano di rimbalzo.
Nella pallavolo il bagher, dunque, non è solo la tecnica di ricezione per eccellenza, ma è anche quella da utilizzare in tutti i casi in cui la palla sia troppo bassa per poter essere palleggiata o schiacciata. Una variante del bagher, infine, è la cosiddetta “rullata” o “tuffo” laterale o in avanti: queste tecniche si utilizzano per raggiungere e salvare dei palloni prima dell’atterraggio, tuffandosi letteralmente a terra nella direzione del colpo.
SCHIACCIATA
I fondamentali della pallavolo in attacco sono diversi, ma quello principale è certamente la schiacciata, ossia il colpo che lo schiacciatore imprime alla palla ricevuta dall’alzatore, saltando a rete verso il campo avversario.
Questa è la tecnica forse più complicata in questo sport, per questo motivo viene spontaneo chiedersi come allenarsi al meglio per capire come schiacciare a pallavolo. Per ricoprire questo ruolo in attacco, in effetti, occorre avere notevoli doti fisiche oltre che tecniche: serve innanzitutto una buona capacità di salto, perché occorre elevarsi il più possibile per riuscire a colpire il pallone di molto sopra la rete e poter dunque sperare di superare il muro avversario e segnare il punto. Inoltre, occorre avere anche una notevole potenza nel colpo: a pallavolo, infatti, la schiacciata è letteralmente uno schiaffo a mano aperta sulla palla che bisogna dare il più forte possibile affinché la potenza e la velocità del colpo abbattano il muro e mettano in difficoltà i giocatori in difesa.
Tra i fondamentali della pallavolo in attacco esistono anche il pallonetto e la cosiddetta “smorzata”. Il pallonetto è una sorta di palleggio effettuato a una mano: a differenza della schiacciata, in questo caso il pallone viene colpito con non troppa forza per sorprendere l’avversario passando sopra o di lato alla rete. Generalmente, infatti, i giocatori a muro si aspettano un colpo potente e, dunque, con questa variante ai colpi forti è facile spiazzarli. La smorzata, infine, è il colpo che attutisce il rimbalzo della palla, provocandone un volo molto corto con una veloce ricaduta al suolo, con una traiettoria a parabola molto simile a quella derivata dal pallonetto.
MURO
Il muro nella pallavolo è una tecnica di difesa di fondamentale importanza che viene effettuata a rete. Nello specifico, viene chiamato “muro” la barriera formata dagli arti superiori innalzati al di sopra della rete dai giocatori in prima linea per fermare il colpo avversario e respingere il pallone nel campo opposto.
Il muro può essere effettuato da uno, due o tre giocatori, oltrepassando l’asse verticale della rete dopo che la squadra avversaria ha effettuato i tre tocchi per respingere la palla, oppure dopo un colpo d’attacco.