Una giovane donna di circa venticinque anni si presenta con un aspetto affascinante ma segnato dal tempo e dalle difficoltà. Il suo viso è incorniciato da un velo nero e da bende di lino bianco che mettono in risalto una fronte pallida e spesso corrugata.
Il suo aspetto, che poteva
dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita e,
direi quasi, scomposta. Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto
alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non
d’inferiore bianchezza; un’altra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si
stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo d’un nero saio. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una
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contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con un rapido movimento. Due occhi, neri neri
anch’essi, si fissavano talora in viso alle persone, con un’investigazione superba; talora si chinavano in fretta, come
per cercare un nascondiglio; in certi momenti, un attento osservatore avrebbe argomentato che chiedessero affetto,
corrispondenza, pietà; altre volte avrebbe creduto coglierci la rivelazione istantanea d’un odio inveterato e
compresso, un non so che di minaccioso e di feroce: quando restavano immobili e fissi senza attenzione, chi ci
avrebbe immaginata una svogliatezza orgogliosa, chi avrebbe potuto sospettarci il travaglio d’un pensiero nascosto,
d’una preoccupazione familiare all’animo, e più forte su quello che gli oggetti circostanti. Le gote pallidissime
scendevano con un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione. Le labbra,
quantunque appena tinte d’un roseo sbiadito, pure, spiccavano in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli
occhi, subitanei, vivi, pieni d’espressione e di mistero. La grandezza ben formata della persona scompariva in un
certo abbandono del portamento, o compariva sfigurata in certe mosse repentine, irregolari e troppo risolute per una
donna, non che per una monaca. Nel vestire stesso c’era qua e là qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava
una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla benda usciva sur una tempia una
ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava o dimenticanza o disprezzo della regola che prescriveva di tenerli
sempre corti, da quando erano stati tagliati, nella cerimonia solenne del vestimento.