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Fratelli Gracchi
Gaio Sempronio Gracco (154-121)
Nel 124 a.C. Gaio si candidò al ruolo di tribuno della plebe, e venne eletto con il voto di praticamente tutta roma. Non era mai esistito un personaggio politico così popolare, fatto che Gaio sfrutterà a suo vantaggio per tutta la sua carriera
Riprese la legge agraria di suo fratello, che intanto non era nè stata abolita nè approvata fino in fondo, ma si spinse oltre: sarebbe stata infatti solo un piccolo tassello in un programma rinnovatore molto più ampio
Vista la fine che aveva fatto il fratello, era chiaro che avrebbe dovuto trovare delle alleanze anche al di fuori dell'aristocrazia progressista. Nel suo piano riformatore c'erano infatti leggi a vantaggio di più classi, non solo le classi popolari
Innanzitutto promosse riforme a favore dei Cavalieri: propose che a loro spettasse la composizione di un tribunale che aveva potere di giudicare l'operato dei senatori. I cavalieri quindi da questo punto in poi potevano diventare censori, e oltre a controllare i senatori anche diventare esattori delle tasse
Promosse opere pubbliche per fare lavorare i proletari e istituì la legge agraria che garantiva grano a chi non aveva lavoro, oltre a completare la legge di suo fratello. Venne eletto tre volte come tribuno della plebe, cosa rivoluzionaria dovuta alla sua popolarità. Questo triplo mandato gli permise di portare a termine tutte le riforme, tranne una
L'ultima riforma proposta si rivelò fatale: voleva estendere la cittadinanza a tutte le popolazioni italiche. Questo fatto, assolutamente normale e non rivoluzionario (in molti lo avevano già proposto), venne però sfruttato dal senato e usato contro di lui come propaganda. I senatori convinsero i cavalieri che avrebbero avuto concorrenza economica dal ceto equestre degli italici e convinsero i proletari che tutto il loro grano sarebbe stato dato agli italici. Vittima di una spietata propaganda, Gaio si suicidò nel 121 dopo aver perso tutto il supporto. Tutto tornò come prima, le leggi vennero annullate e gli averi della famiglia dei gracchi vennero rubati dal senato, e con essi venne costruita una statua alla Dea Concordia
Si apre una stagione politica nuova, piena di violenza e di tumulto. Si creano due fazioni politiche, quella degli optimates ("I migliori"), costituita dai conservatori che avevano ucciso i Gracchi, e quella dei Populares ("I popolari"), che erano invece dalla parte del popolo. Queste due fazioni si scontreranno costantemente nell'ultimo secolo di vita della repubblica
Tiberio Sempronio Gracco (163-133)
Di famiglia nobile, faceva parte dell'ala progressista della nobilitas (suo bisnonno era Scipione)
Venne eletto Tribuno della plebe nel 133 a.C. e tentò una riforma agraria. Era evidente che, se non si fossero ridate le terre ai contadini romani, la repubblica si sarebbe presto trovata senza un esercito, fino ad allora appunto costituito dai contadini. Tuttavia la classe dirigente era contraria e voleva tener strette tutte le terre, fonti di enorme ricchezza
La riforma prevedeva una redistribuzione delle terre: ogni proprietario avrebbe potuto avere massimo 500 iugeri (125 ettari) di agro pubblico, più 250 iugeri per figlio (tot max 1000 iugeri), e lo Stato si sarebbe impegnato a comprare i terreni in eccesso per darli gratuitamente in lotti di 30 iugeri ai contadini più poveri
I comizi tributi, una volta che Tiberio ebbe presentato la proposta di legge, convinsero l'altro tribuno della plebe, Marco Ottavio, a imporre il veto. Allora Tiberio forzò le leggi, e fece destituire Ottavio tramite voto popolare. Questo atto gli creò molti nemici.
Deposto Ottavio, Tiberio istituì con suo fratello Gaio una commissione per fare entrare in atto la legge, che intanto era stata approvata dalla assemblea popolare. I latifondisti allora iniziarono a creargli problemi, tirandola per le lunghe e inventandosi migliaia di scuse per non suddividere i loro terreni
Verso la fine del suo mandato era chiaro che i latifondisti non avrebbero mai suddiviso i terreni in tempo, e non era sicuro che il suo successore avrebbe portato avanti la riforma. A questo punto Tiberio fece una cosa inaudita: si ricandidò al ruolo di tribuno della plebe. Quest'altra forzatura della legge gli fu fatale: venne accusato dagli avversari di voler restaurare la monarchia, e venne assassinato in una rivolta popolare