da Angioletta Santonocito mancano 2 anni
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Una pianta officinale, secondo l'Organizazzione della Sanità, è un organismo vegetale che contiene, in uno dei suoi organi, sostanze che possono essere utilizzate nelle officine terapeutiche per la produzione di sostanze medicinali ai fini terapeutici o che sono precursori di emisintesi di specie farmaceutiche.
Oltre ad avere un ruolo importante nell'alimentazione dell'uomo, le piante sono state utilizzate, fin dai tempi più antichi, a scopo terapeutico. E' stato ampliamente dimostrato che tali proprietà sono dovute alla bioattività di composti all'interno di queste piante e in particolar modo ai metaboliti secondari
Si utilizzano le parti aeree raccolte al momento della fioritura della pianta. Vengono lasciate macerare in una soluzione idroalcolica a titolo di 65°.
L'essiccazione può avvenire a temperatura ambiente all’aria per circa 15-20 giorni, oppure in essiccatoi alla temperatura di circa 40°C.
Per l’aspetto commerciale, un importante elemento di valutazione sulla qualità del prodotto è l’uniformità di colore e l’integrità delle foglie secche.
Viene estratto dalle foglie fresche o essiccate, per distillazione in corrente di vapore.
La resa in olio essenziale è dello 0,2-0,3% sul fresco, mentre nelle foglie essiccate varia dall’ 1,2 al 2.5%
Dal materiale erbaceo residuo, viene prodotta anche una sorta di oleoresina ottenuta mediante estrazione con solventi organici.
Si ottiene dalla macerazione della pianta intera fiorita in una soluzione idroalcolica a titolo 45°
Le radici vengono lavate, tagliate grossolanamente e poste ad essiccare. Il taglio tisana ottenuto viene usato per la preparazione di decotti.
La parte della pianta utilizzata sono le sommità fiorite fresche con circa 15 cm di stelo.
Vengono messe a macerare in una soluzione idroalcolica a titolo 55° per circa un mese mescolando giorno per giorno.
Attenzione: Rapporto droga/estratto non di 1:10 ma di 1:20 a causa dell'elevato contenuto di acqua presente all'interno dei fiori.
I capolini una volta essiccati vengono posti in un contenitore di vetro a chiusura ermetica ai quali si aggiunge un olio vegetale (in genere olio extravergine di oliva) nel rapporto 1:10.
Ricordiamo che nell’autoproduzione casalinga non è necessario rispettare il rapporto esatto, l’importante è che la pianta venga sommersa completamente dall’olio utilizzato.
I capolini vengono lasciati macerare al sole per almeno 3 settimane.
Si filtra e si conserva l'oleolito ottenuto in una bottiglietta di vetro scuro e al riparo della luce e fonti di calore.
Taglio Tisana (TT)
I capolini appena raccolti vengono fatti essiccare all'ombra o in essiccatoi a temperature non superiori i 40 °C.
Per ottimizzare i tempi è possibile effettuare anche un'essiccazione a temperature maggiori (80 °C) per tempi brevi.
La conservazione deve avvenire in locali asciutti e al buio al fine di evitare la perdita del colore dei fiori e quindi del contenuto in flavonoidi e carotenoidi.
I capolini vengono disposti su dei telai in strati sottilissimi e messi all'ombra o all'interno di essiccatoi.
Durante questa operazione viene consigliato di rigirare spesso il raccolto, al fine di evitarne un suo imbrunimento. In seguito all'essiccazione si prosegue con la cernita del prodotto, che convenzionalmente viene diviso in:
prima qualità, se i capolini sono grossi e perfettamente bianchi;
seconda qualità, se i capolini sono di dimensioni inferiori e non perfettamente bianchi.
I capolini che sono giallastri vengono scartati direttamente.
Il prodotto erboristico non deve contenere più dell' 30% di fiori con diametro inferiore a 8 mm.
Molto spesso i capolini di Camomilla Romana, si ritrovano mescolati in minor quantità insieme a quelli di Camomilla comune, poichè pur essendo meno pregiati da un punto di vista terapeutico, risultano "più belli da vedere", una volta aggiunti all'interno di tisane.
L'olio essenziale viene estratto per distillazione in corrente di vapore delle sommità fiorite. Il quantitativo di olio essenziale contenuto nei capolini essiccati va dallo 0,6% al 2%; esso è infatti molto variabile nel corso della fioritura e tende a diminuire con l'apertura dei fiori. L'essenza che si ottiene è di un colore azzurro caratteristico, che tende a variare al giallo-verdastro.
L'olio essenziale di Camomilla romana, a differenza di quello estratto dalla camomilla comune, risulta essere scarsamente presente l'azulene ed è assente il bisabolo; tuttavia l'olio essenziale di Camomilla romana è considerata più pregiata rispetto la comune ed infatti il suo olio essenziale viene maggiormente impiegato in profumeria e liquoreria.
Tecnica di estrazione del principio attivo della rosmarino che si ottiene lasciando macerare i rami fogliati fioriti freschi in una soluzione idroalcolica a titolo alcolico: 65°C.
Si ottiene per distillazione in corrente di vapore delle parti aeree fiorite. Il Rosmarino è una pianta ad alto contenuto di olio essenziale con una resa in olio che va dallo 0,8% al 2,6% circa.
La tecnica di estrazione del rosmarino utilizza le sommità fiorite si essiccano a 30-40 °C oppure in locali ben arieggiati e all’ombra al fine di mantenere invariate le caratteristiche di colore e odore.
Taglio Tisana
Durante l'essiccazione la pianta tende ad abbassare il contenuto di quasi tutte le sostanze attive. Per questo motivo viene effettuata a temperature non troppo elevate (35°C) controllando l’umidità dell’ambiente, al fine di evitare eccessiva secchezza e fragilità del materiale.
Il quantitativo di olio essenziale contenuto nelle foglie è maggiore in quelle basali e di circa la metà in quelle apicali.
Subito dopo la raccolta il materiale fresco deve essere prontamente avviato alla distillazione, poiché l’olio essenziale presenta un elevata volatilità.
Tuttavia la resa in olio essenziale è molto bassa ( 0,03-0,15%), per cui l’essenza è molto costosa e difficilmente reperibile in commercio.
L'essiccazione va eseguita a temperature non superiori ai 40-45°C.
I fiori essiccati assumono la forma di piccoli involtini oblunghi, blu-violacei.
Questi, una volta essiccati, vengono aggiunti alla parte aerea per garantire al prodotto una qualità visiva migliore, apprezzata nel taglio tisana.
Taglio Tisana (TT)
La pianta viene tradizionalmente essiccata in rametti e le foglie utilizzate come odori da cucina oppure all'interno di infusi.
Tintura Madre
Si ottiene lasciando a macerare in una soluzione idroalcolica a titolo di 70° la parte aerea fiorita della pianta.
Olio Essenziale
L'olio essenziale di Timo si estrae per distillazione in corrente di vapore dalle foglie e dalle sommità fiorite fresche o parzialmente essiccate.
La resa in olio essenziale della pianta intera fresca è dello 0,5-0,8%.
Difficilmente, nei nostri ambienti, il contenuto di olio essenziale supera l’1%.
Oleolito
Si utilizzano i capolini secchi che vengono lasciati a macerare per circa 21 giorni in olio vegetale in rapporto 1 a 5 (una parte di materiale vegetale in 5 parti di olio). Si raccomanda di utilizzare l'olio solo per uso esterno e su pelle integra
Infuso
Infondere per 5-10 minuti 2 g. di fiori essiccati in 100 ml di acqua bollente. Far raffreddare ed applicare sulla parte interessata anche più volte al giorno.
Effetti dei metaboliti secondari su cellule di mammifero, uomo, batteri e virus:
- modificazione dello stato di redox cellulare (az. antiossidante)
- alterazione dei pathway di trasduzione del segnale cellulare
- regolazione dell'attività di specifici enzimi (es. topoisomerasi)
- modulazione di alcune strutture cellulari (es. citoscheletro)
- induzione o repressione della trascrittasi di alcuni geni (es. differenziamento, immunostimolazione)
- attività antimicrobica e antivirale
- regolazione della sintesi di ormoni, metaboliti e fisiologia animale
E' l'insieme di una quantità di principi, noti e non, farmacologicamente attivi e di sostanze che aiutano l'azione dei primi, pur essendo di per se inattivi. Esso è unicamente di origine vegetale e non riproducibile per sintesi chimica
il foto complesso non indurrà mai ad una assuefazione pertanto non sussiste il concetto dose-effetto
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sono composti naturali prodotti dal metabolismo delle piante attraverso specifiche vie biosintetiche.
I principali gruppi di metaboliti secondari sono: fenoli, flavonoidi, terpeni, terpenoidi, alcaloidi
Fattori che influenzano la biodisponibilità dei metabiliti secondari sono:
- età
- predisposizione genetica
- richiesta di nutrimenti
- metabolismo
Molte piante possiedono dei peli specialmente sulla pagina inferiore delle foglie e sugli steli che sono anch'essi interessanti da osservare. Questi peli hanno normalmente la funzione di limitare la perdita di acqua alla pianta, ma svolgono anche altre funzioni. Per prelevare dei campioni di tessuto epidermico di piante, usate delle pinzette sottili. Piante indicate per osservare peli vegetali sono il verbasco, la potentilla, l'artemisia, la correa, l'olivagno, l'aubrezia e tutte le piante con aspetto vellutato o peloso. Alcuni peli hanno punte specializzate nel secernere sostanze vischiose o a iniettare sostanze urticanti sui passanti (ortica). La drosera si serve di peli appiccicosi sulle foglie per catturare insetti di cui si nutre. Alcuni frutti sono circondati da peli ad uncino che aderiscono alla pelliccia degli animali di passaggio e vengono in questo modo disseminati lontano
I
vacuoli sono organuli cellulari, cavità tipiche solo delle cellule vegetali,ma presenti anche in dimensioni molto ridotte anche nelle cellule animali, delimitati da una membrana propria, che è detta tonoplasto e racchiude una soluzione, il succo vacuolare.
I vacuoli vegetali sono molto simili alle vescicole animali, ma sono di dimensione maggiore, e svolgono numerose funzioni, tra cui, principalmente, quella di accantonamento e riserva, di acqua e di altre sostanze in essa disciolte o variamente disperse. Molti protisti di acqua dolce possiedono vacuoli contrattili che, pompando acqua e sostanze in essa contenute, ne determinano flussi e riflussi, quindi ricambio, tra cavità interne e ambiente acquoso esterno.
Le cellule vegetali mature contengono generalmente un grosso vacuolo; nelle cellule giovani invece i vacuoli sono piccoli e numerosi. All'aumentare delle dimensioni della cellula non corrisponde un aumento del citoplasma ma a crescere sono i vacuoli che danno alla cellula un aspetto lamellare. Alle varie lamelle sono attaccati i vari organelli citoplasmatici. Man mano che crescono, i vacuoli tendono ad unirsi in un unico organulo di grandi dimensioni tanto da occupare circa il 90% della cellula, addossando il citoplasma e gli organuli alla membrana plasmatica.
Il grosso vacuolo di una cellula vegetale prende origine da organelli, i provacuoli, tutti provenienti da una particolare regione del reticolo endoplasmatico (RE), il GERL che vengono avvolti da membrane citoplasmatiche ed a causa di ciò la loro membrana originaria perde la sua integrità e gli enzimi interni degradano il materiale citoplasmatico avvolto, mentre la membrana iniziale riacquisterà la sua integrità tornando a contatto diretto col citoplasma metabolicamente attivo; segue un'adesione di questi organelli che porterà alla formazione di un unico grosso vacuolo o di più unità vacuolari.
Nelle cellule vegetali il vacuolo contiene prevalentemente:
ioni minerali (potassio, cloro, sodio, calcio, fosfato, nitrato, solfato) e sostanze idrosolubili (monosaccaridi, disaccaridi e trisaccaridi)metaboliti secondari (alcaloidi, terpenoidi, fenoli) forse dannosi o superflui per la piantaacidi organici (es. acido citrico, malico), glucosidi, tannini,pigmenti flavonoidi (antociani - pigmenti dal rosso al viola - flavoni, flavonoli)
Estratti e le matrici vegetali delle piante officinali possono rappresentare per l'uomo veri e propri integratori alimentari per la loro composizione in:
- micro e macroelementi, vitamine, fibre, proteine e lipidi ( che possono favorire il funzionamento dell'organismo e spesso sono necessari per la vita);
- metaboliti secondari con funzioni bioattive
Benché molti oli essenziali siano stati utilizzati fin dai tempi più remoti, resta ancora molto da indagare sulla loro esatta farmacologia, soprattutto perché sono composti molto complessi e concentrati in principi attivi.
Come per tutte le piante medicinali anche l’olio essenziale, estratto da una di queste piante, ha un ampio spettro d’azione sul nostro organismo, generalmente agendo in più apparati e con diverse funzioni.
La distillazione in corrente di vapore è una tecnica che permette di estrarre gli oli essenziali dal tessuto della pianta mediante il loro trasporto da parte del vapore acqueo.
Questa tecnica estrattivaᅠsi basa sullaᅠproprietà fisica degli oli essenziali di essereᅠvolatili, ossia facilmente vaporizzabili e trascinabili dal vapor acqueo.
La pianta aromatica da distillare può essere utilizzata sia alloᅠstato fresco, che alloᅠstato secco.
Si predilige la pianta fresca, raccolta al momento opportuno della giornata e nel suoᅠtempo balsamico, ossia quanto la concentrazione di principi attivi all’interno della pianta è massima.
Il tempo che intercorre tra la raccolta della pianta e la sua distillazione deve essere il più breve possibile, per evitare l’alterazione e la dispersione dell’olio essenziale nel tempo di conservazione.
La pianta, prima di essere posta all’interno del distillatore, deve essere precedentemente ripulita da insetti, materiale non adatto alla distillazione e da piante infestanti.
Il passaggio del vapore, generato dall’ebollizione dell’acqua, attraverso il materiale vegetale, rende le pareti cellulari più permeabili, fino a determinarne la rottura e la fuoriuscita dell’essenza, la quale, essendo volatile, viene vaporizzata.
Il miscuglio di vapor acqueo/essenza viene condensato in una serpentina raffreddata da un ricircolo d’acqua e riportato allo stato liquido, separandosi in olio essenziale e acqua distillata,
l’olio essenziale si deposita in superficie poiché possiedeᅠdensità inferiore rispetto a quella dell’acqua.
L’essenza ottenuta, prima di essere utilizzata, deve subire unᅠprocesso di purificazioneᅠche consiste nell’eliminare le componenti inutili, irritanti e sgradevoli dal punto di vista organolettico.
L’acqua raccolta è un’acqua aromaticaᅠpoiché contiene una piccola percentuale di olio essenziale in essa disciolta e che le conferisce la profumazione della pianta posta a distillare. Essa può essere utilizzata in cosmesi, in cucina, come acqua per stirare per profumare la biancheria.
Gli oli essenziali ottenuti mediante distillazione trovano largo impiego in profumeria, nella preparazione di fitocosmetici, nell’industria alimentare come aromatizzanti e per la loro azione terapeutica nell’Aromaterapia.
Gli oli essenziali sono i prodotti estratti dalle piante aromatiche, attraverso processi di distillazione o meccanici (spremitura a freddo).
Producono oli essenziali più di trenta famiglie di piante, che comprendono circa novanta specie.
Gli oli essenziali in genere sono costituiti da molecole più o meno volatili, formate da atomi di idrogeno, carbonio e ossigeno.
La parola “oli” non deve trarre in inganno, poiché questi prodotti (detti anche oli eterei) non hanno nulla in comune con gli altri oli di origine vegetale.
Vengono detti oli perché anch’essi hanno una densità inferiore all’acqua e quindi nella fase di distillazione, galleggiano sopra all’acqua aromatica, proprio come lo farebbe un olio vegetale.
Le piante producono l’olio essenziale per molteplici ragioni:
per attrarre gli insetti impollinatoriper svolgere funzioni allelopatiche (inibizione della crescita o dello sviluppo di piante concorrenti)all’interno della pianta hanno funzione antibiotica e di difesa in seguito all’attacco di agenti esterni (animali erbivori, insetti infestanti,microrganismi, funghi, ecc.. )possono essere prodotti di scarto del metabolismo vegetalefungono da intermediari in molte reazioni energetichepromuovono la riparazione delle lesioni che possono subire gli organi vegetalegarantiscono la sopravvivenza della pianta anche in ambienti sfavorevoli, come quelli caratterizzati da elevata siccità.
L’olio essenziale, essendo infatti una sostanza lipofila, limita la perdita di acqua dalla superficie della pianta ed è proprio per questo motivo che, mantenendo la pianta in condizioni ambientali non favorevoli, essa sviluppa un maggior quantitativo di olio essenziale.
Ricordiamo che la stessa pianta, coltivata in habitat e condizioni diverse, può produrre oli essenziali con caratteristiche completamente diverse; inoltre esistono varietà della stessa specie che possiedono caratteristiche differenti nella composizione di oli essenziali: questi vengono comunemente definiti chemiotipi.
uso
La maggior parte delle piante essenziali, sono utilizzate anche come prodotto erboristico, ma non sempre le proprietà terapeutiche di un olio essenziale corrispondono a quelle della pianta da cui esso deriva.
L’olio essenziale e la pianta da cui viene estratto sono spesso, due forme terapeutiche non equivalenti ma complementari.
L’olio essenziale, infatti, essendo una componente volatile, è presente in bassissime percentuali all’interno di decotti, infusi o nella pianta secca.
Gli oli essenziali rappresentano i principali prodotti che vengono utilizzati nell’Aromaterapia.
Con questo termine si intende un ramo della fitoterapia che utilizza gli oli essenziali, in combinazione con altri ingredienti di origine vegetale, con lo scopo di promuovere il benessere fisico e psichico dell’individuo.
È una pratica che non utilizza gli oli essenziali solo da un punto di vista olfattivo, bensì anche topico (come massaggi, bagni, pediluvi, impacchi, ecc..) e orale.
Nell’Aromaterapia, gli oli essenziali possono essere utilizzati puri o, nella maggior parte dei casi, vengono miscelati tra di loro per ottenere un effetto sinergico.
Per creare una buona sinergia bisogna tenere in considerazione non soltanto i sintomi da trattare ma anche la causa di quel disturbo, poiché il grande potere degli oli essenziali, sta, principalmente, nella capacità di suscitare risposte emotive, che possono determinare un generale effetto benefico sull’individuo.
Processo che permette di eliminare l'acqua dalla pianta fresca per evaporazione
L’essiccazioneᅠè un processo semplice ma estremamente delicato, poiché è necessario rispettare specifici accorgimenti al fine di ottenere un prodotto di qualità.
Successivamente alla raccolta, il materiale vegetale può essere direttamente lavorato al suo stato fresco, oppure nel caso si volesse ottenereᅠpolveri,ᅠtagli tisanaᅠ(TT), oppureᅠconservare la piantaᅠper successive estrazioni, bisogna procedere al fine di togliere l’umidità della pianta.
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Generalmente laᅠquantità di acquaᅠda eliminare attraverso l’essiccazione corrisponde alᅠ70-75%ᅠdel peso della pianta fresca.
Il materiale vegetale risulta correttamente essiccato quando contiene un quantitativo di acqua inferiore alᅠ5%ᅠdel peso.
L’essiccazione può essere effettuata naturalmente, sfruttando il calore naturale dell’aria, oppure artificialmente facendo uso di aria riscaldata, condizionata e deumidificatori.
ESSICAZZIONIONE NATURALE
Nell’essiccazione naturale le piante vengono predisposte su degli appositi telai o cassette di legno con della carta assorbente sul fondo, entrambi coperti da una zanzariera per proteggere il materiale da insetti e polvere.
Se si raccolgono piante intere queste possono essere legate in mazzi e appese al soffitto.
Sono necessari degli ampi spazi coperti e ben areati (per esempio aie, cortili..) che non abbiano una esposizione al sole diretto: alte temperature comporterebbero la degradazione dei principi attivi termolabili o particolarmente volatili (per esempio piante ricche di oli essenziali) e quindi la perdita di qualità del prodotto.
Con il metodo naturale i tempi di essiccazione sono molto lunghi (circa 10-15 giorni) in relazione alle condizioni climatiche.
Si può facilmente correre il rischio che le erbe nel tempo di essiccazione vadano in contro a fenomeni di fermentazione.
Un’essiccazione di questo tipo viene sconsigliata negli ambienti temperato-umidi.
ESSICCAZIONE ARTIFICIALE
Nell’essiccazione artificiale vengono adottate soluzioni in grado di modificare considerevolmente le capacità dell’aria di asportare umidità dal prodotto.
L’aria in genere viene riscaldata a una temperatura adeguata in modo da assicurare un’essiccazione in tempi brevi, ma allo stesso tempo che non deteriori la qualità della pianta.
E’ possibile effettuare un’essiccazione artificiale ponendo dei deumidificatori in un ambiente chiuso oppure attraverso specifici essiccatoi (tipo stufa termostatica, a cassoni sovrapposti, a cella).
Èᅠun processo che permette l’estrazione dei principi attivi contenuti nella pianta sfruttando l’azione meccanica degliᅠultrasuoni sulle pareti vegetali.
La tecnologia a ultrasuoni consente l’estrazione completa del materiale vegetale, conservando l’integrità di tutte le molecole contenute nella pianta, siano esse termolabili (proteine, aminoacidi, vitamine, enzimi ecc..), termostabili, idrosolubili o liposolubili.ᅠ
Questo è reso possibile grazie all’onda d’urto prodotta dagli ultrasuoni che provoca la rottura meccanica delle pareti cellulari.
Si ottiene così unaᅠmiscela stabile del totum delle molecole contenute nella cellula vegetale, in un lasso di tempo di alcuni minuti.
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Molto spesso per rendere l’estrazione più efficace si procede con una macinazione preventiva del materiale vegetale: le piante vengono sminuzzate attraverso dei comuni mulini e successivamente pre-miscelate con il solvente.
In questo modo il liquido utilizzato inizia già ad impregnarsi nella matrice vegetale, aumentandone il volume.
Questa operazione diventa molto importante quando si è in presenza di materiale vegetale molto duro (cortecce, radici, semi, ecc..).
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Per tutto il tempo di estrazione, il materiale vegetale viene mantenuto in sospensione con una leggera agitazione, al fine di far agire omogeneamente gli ultrasuoni su tutte le parti della pianta.
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PRINCIPALI VANTAGGI DELL’ESTRAZIONE MEDIANTE ULTRASUONI RISPETTO ALLA MACERAZIONE CONVENZIONALE
Riduzione notevole dei tempi di produzione poiché gli ultrasuoni andando a rompere le pareti cellulari diminuiscono i tempi di trasferimento dei principi attivi dal materiale vegetale al solvente.
È possibile ottenere un litro di macerato in soli 15 minuti.
E’ una tecnica estrattiva a cui è stato conferito l’accreditamento Bio essendo tale estrazione un processo solo fisico in cui non si utilizzano e non si aggiungono prodotti chimici.
Vengono infatti utilizzati solventi naturali (olio, acqua e alcol), indipendentemente dalla solubilità dei principi attivi.
Si ottengono rese molto soddisfacenti in termini di principi attivi poiché si ha un esaurimento quasi totale del vegetale.
Tuttavia con gli ultrasuoni non è possibile effettuare un’estrazione selettiva poiché si ha la fuoriuscita totale di tutte le molecole contenute nel materiale vegetale, indipendentemente dall’affinità con il solvente utilizzato.
Qualora si voglia ottenere la separazione dei principi attivi contenuti nella massa vegetale devono essere effettuate delle successive metodiche.
Processo che consiste nel tagliare il materiale vegetale secco (piante essiccate, radici, semi, frutta secca..) in particelle di diversa granulometria.
La macinazione avviene attraverso l’utilizzo di mulini di vario tipo (a martelli, a chiodi, a coltelli, ecc..) la cui scelta dipende dalle caratteristiche del materiale di partenza e dall’impiego a cui il materiale macinato è destinato.
Per quanto riguarda la lavorazione delle piante officinali essiccate se si vuole ottenere il taglio tisana per la preparazione di infusi e decotti, è possibile utilizzare un mulino a coltelli adatto alla triturazione di foglie, erbe, radici e cortecce.
Ricordiamo che nel caso di materiale duro e legnoso non è produttivo sottoporlo a estrazione nel formato in cui viene raccolto (anche nel caso in cui si stia facendo una semplice infusione).
E’ necessario effettuare una preventiva triturazione per ridurre le dimensioni fino a opportuna granulometria e consentire al solvente estrattivo di arrivare in profondità ed estrarre completamente i principi attivi.
Il materiale vegetale una volta triturato deve essere sottoposto a setacciatura al fine di eliminare tracce di polvere e parti di pianta a granulometria non omogenea.
La torchiatura o pressatura è un procedimento che si esegue:
- su piante fresche, semi e frutti al fine di comprimere e spremere il materiale ed ottenerne il succo o l’olio in esso contenuto.
- sulla pianta esausta e cioè quando il processo di estrazione (macerazione, percolazione, ecc..) si è concluso al fine di recuperare il solvente che rimane all’interno del materiale vegetale.
Il materiale posto in estrazione trattiene sempre una certa quantità di soluzione estrattiva, che viene recuperata perché:
1. è ricca in principi attivi e se aggiunta all’estratto precedentemente ottenuto ne va ad aumentare la resa
2. il solvente recuperato può essere utilizzato per altri usi
3. la pianta residua viene liberata dal solvente trattenuto e può essere riutilizzabile per ulteriori estrazioni.
Il materiale vegetale che deve essere pressato viene prima ripulito da materiale estraneo (terriccio, piante infestanti, insetti, parti non idonee alla torchiatura, ecc..) e successivamente tagliato. Le dimensioni dipendono dal tipo di prodotto che viene utilizzato.
La compressione del materiale avviene grazie all’azione di un pistone che viene azionato manualmente da una vite, o automaticamente tramite un pistone idraulico.
Al fine di far uscire tutto il liquido contenuto sono necessarie più operazioni successive.
La torchiatura termina solo quando, anche in seguito alla discesa del pistone, non vi è una significativa fuoriuscita del liquido.
Può capitare che nell’ eseguire una torchiatura, principalmente su pezzi di frutta, la forte pressione esercitata sul materiale possa farlo schizzare; quindi, al fine di evitare la perdita del prodotto e di sporcare l’ambiente di lavoro si consiglia di utilizzare una protezione in plexiglass che viene posta attorno al cesto del torchio.
Estrazione che consiste nel mantenere la pianta a contatto con un liquido (solvente).
La macerazione è una tecnica estrattiva che viene condotta aᅠtemperatura ambiente.
Consiste nell’immergere la pianta in un liquido (acqua, olio, alcol, ecc..) all’interno di un recipiente ermetico, per un tempo variabile, in base al materiale vegetale ed al liquido utilizzato.
La pianta, prima di essere messa in macerazione, deve essere opportunamente lavata, separata dal materiale estraneo come terriccio, sassi, piante infestanti e parti non idonee all’estrazione.
La materia vegetale può essere utilizzataᅠfrescaᅠoᅠseccaᅠin base all’estratto finale che si vuole ottenere.
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Al fine di aumentare il contatto tra il materiale vegetale da estrarre ed il liquido (solvente), la pianta viene opportunamente sminuzzata.
Le particelle non devono essere troppo grandi altrimenti il solvente non sarebbe in grado di penetrare nelle cellule più interne, ma non devono neanche essere ridotte allo stato di polvere; ciò comporterebbe la perdita dei principi attivi volatili (oli essenziali) contenuti all’interno della pianta e la difficile separazione per filtrazione del materiale vegetale dal liquido utilizzato, una volta terminato il tempo di macerazione.
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Ilᅠsolventeᅠdeve essere scelto in base alla natura chimica dei composti contenuti all’interno della pianta, ossia tenendo conto della loroᅠsolubilitàᅠe all’uso che si vuole fare dell’estratto.
L’alcolᅠin genere è il solvente che viene maggiormente utilizzato poiché è in grado di estrarre la maggior parte delle molecole contenute all’interno della pianta (principi attivi), sia che siano esse idrofile, solubili cioè in acqua, sia che siano lipofile e quindi solubili in olio o in altri solventi organici.
Si utilizza unᅠolio vegetaleᅠquando si vuole isolare solo le componenti lipofile (grasse), mentre l’acquaᅠviene utilizzata per estrarre solo i principi idrofili.
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ESTRATTI VEGETALI CHE SI POSSONO OTTENERE PER MACERAZIONE:ᅠ
OLEOLITIᅠ
TINTURE E TINTURE MADRI
MACERATI GLICERICIᅠ
ESTRATTI GLICOLICIᅠ
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GliᅠOleolitiᅠe gliᅠEstratti Glicoliciᅠvengono impiegati perᅠuso esterno.
Tinture,ᅠTinture MadriᅠeᅠMacerati Glicericiᅠinvece vengono impiegati sia per uso esterno che interno.ᅠ
Importante è la mescolatura della pianta all’interno del recipiente almeno una volta al giorno, per tutto il tempo di durata della macerazione, per far si che il solvente penetri omogeneamente in tutto il materiale vegetale.
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Terminato il tempo previsto, si procede con ilᅠfiltraggio del maceratoᅠin modo da separare le erbe dal liquido di estrazione.
Il residuo della pianta, essendo ancora imbevuto di solvente, necessita una successiva torchiaturaᅠal fine di recuperare tutto il liquido utilizzato ricco in principi attivi.
in cui la pianta, fresca o secca, è lasciata macerare in un olio vegetale (olio d’oliva, meglio se extravergine o olio di semi).
ottenute per macerazione della pianta in una miscela di acqua e alcol.
(chiamati anche Gemmoderivati), il cui liquido è costituito da una miscela in quantità uguali di alcol etilico, acqua e glicerina.
Le parti della pianta che si mettono a macerare in questa miscela, sono in genere i tessuti embrionali della pianta, come gemme e giovani germogli.
ottenuti in seguito macerazione della pianta nel glicole propilenico.
Questo solvente è ammesso solo per uso esterno.