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da Tamara Vinante mancano 7 giorni

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IL NOSTRO PATRIMONIO

Il Museo Archeologico di Medma-Rosarno, fondato nel 2014, offre una vasta selezione di reperti archeologici legati all'antica polis greca di Medma. Situato nella regione della Calabria, il museo presenta una collezione significativa di oggetti rinvenuti durante le ricerche archeologiche a Rosarno.

IL NOSTRO PATRIMONIO

TUTELA E PATRIMONIO DEL NOSTRO TERRITORIO

IL NOSTRO PATRIMONIO

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I CULTI

Connessi ai riti del matrimonio sono i busti femminili di Calderazzo e probabilmente anche gli animali trattenuti in mano dalle offerenti. A Medma, il culto matrimoniale non è rivolto esclusivamente a Kore e Persefone, ma anche ad Afrodite, che a Calderazzo è individuata dalla colomba e dalla presenza di un eros nudo raffigurato sul petto della dea. Atena a Medma è ritratta come combattente (promachos), in atteggiamento violento e aggressivo; la dea assume la peculiarità di protettrice dei cavalli nella stipe di Sant’Anna. Il culto di Hermes, a Medma, non rappresenta lo sposo divino (theos gamelios), ma è raffigurato come portatore di ariete (crioforo). Intensa sembrerebbe la devozione dei medmei rivolta al culto di Dioniso, cui sono connesse le statuette dei personaggi sdraiati, singoli o in coppia, che raffigurano il Dio accanto a Kore/Persefone. Poche attestazioni si hanno di Eracle.

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Athena-Promachos-da-Calderazzo

Museo e Parco Archeologico di Medma

Le aree sacre di Calderazzo e Sant’Anna

Le aree sacre di Calderazzo e Sant’Anna

Le due stipi votive scavate da Paolo Orsi negli anni venti del ‘900, in località Calderazzo e Sant’Anna, sono ubicate nei pressi dell’attuale cimitero. L’arco archeologico di entrambe le aree è compreso tra il IV e il IV secolo a.C. Le indagini relative alle suddette località hanno messo in luce alcune favisse, ossia buche votive in cui venivano scaricati gli oggetti offerti alle divinità. Tra gli ex voto scavati a Calderazzo si evidenziano centinaia di statuette relative ad offerenti; tra esse rilevanti sono i busti di donne, le statuette di Atena con elmo e scudo, alcuni esemplari miniaturistici di scudi ed elmi e un cavallino in bronzo, alcuni quadretti votivi in terracotta (pinakes) collegati al culto di Persefone, le raffigurazioni di Hermes attraverso personaggi maschili che portano sulle spalle un ariete, due modellini di templi. Distinguono la stipe di Sant’Anna circa un centinaio di statuette di cavalli, che Orsi rimandò al culto di Atena Ippia, protettrice di questi animali.

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Parco Archeologico
Aree sacre

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno.

Il Museo archeologico di Medma-Rosarno, istituito nel 2014 per iniziativa dell’allora Soprintendenza Archeologica della Calabria espone una significativa selezione di reperti pertinenti all’antica polis greca di Medma e ospita nei suoi magazzini una parte rilevante dei rinvenimenti provenienti dalle ricerche archeologiche effettuate a Rosarno dagli inizi del XX secolo fino ad oggi.

Al primo piano si sviluppa il percorso espositivo che inizia con una sezione dedicata alla necropoli, ubicata presso le colline sabbiose poste circa un chilometro a sud dall’abitato, nelle contrade Carrozzo, Zippone, Petto di Nolio, Laccari e Testa dell’Acqua. Le ricerche hanno consentito di individuare circa 600 tombe databili tra VI e III e secolo a.C. Di tipologia varia, attestano la compresenza a Medma dei rituali funerari dell’inumazione e dell’incinerazione, sia primaria che secondaria.

Segue un settore dedicato ai santuari di Medma, in cui i reperti sono presentati ai lati di una ideale via sacra. La sezione più ampia è quella riservata a contrada Calderazzo dove Orsi, in occasione delle campagne di scavo del 1912 e 1913, rintracciò una grande fossa votiva lunga ben 33 metri e colma di ex voto in terracotta, ceramica e metallo. I materiali sono organizzati nell’esposizione con un criterio tipologico e cronologico e ampio spazio è dedicato alla coroplastica. Sebbene numerosi esemplari di “terrecotte di Medma” siano confluiti in vari istituti museali italiani ed esteri, il museo di Rosarno, insieme a quello di Reggio di Calabria, conserva ed espone la più importante collezione di una produzione, quella della coroplastica medmea, che si distingue nel panorama magno-greco per la qualità estetica dei prodotti, ricchezza e varietà dei tipi.

L’ultima sezione del Museo è dedicata ad una piccola selezione di reperti provenienti dagli scavi condotti nell’abitato – derivanti dal vasto programma di controllo dei lavori edilizi e saggi preventivi ante litteram, avviato dalla Soprintendenza alla fine degli anni Settanta, a causa della caotica espansione del centro abitato verso Pian delle Vigne, e continuato fino ad oggi. Due vetrine, infine, espongono una parte degli oggetti afferenti alla collezione Cangemi, locale cultore di archeologia che fu investito del ruolo di ispettore onorario alle Antichità per l’impegno profuso nel raccogliere e conservare reperti occasionalmente rinvenuti sul territorio.

Museo Rosarno
Museo interno Rosarno

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Le aree sacre del Mattatoio e del Campo Sportivo

La topografia dei santuari di Medma si è arricchita di nuovi tasselli con il rinvenimento dell’area sacra che si sviluppava tra l’ex mattatoio comunale e la vicina via Erodoto, scoperta nel 1988 e indagata dalla Soprintendenza nel corso di diverse campagne di scavo condotte tra il 1990 e il 2008. Un vasto ambiente a pianta rettangolare era addossato ad un probabile muro di temenos, in fase con esso. Tra gli ex voto più significativi provenienti da questa area sacra sono le numerose statuette di recumbenti sulla kline, singoli o coppie. Un’ulteriore area a connotazione cultuale è venuta in luce nel 2002, durante i lavori per la ristrutturazione del Campo Sportivo. Saggi del 2002, realizzati nell’area dello spogliatoio dello stadio, hanno messo in luce la fondazione di una possente struttura, di grandi dimensioni, in blocchi di arenaria a pianta rettangolare, probabilmente un edificio di culto.



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statuetta-di-recumbente-su-kline

Rosarno l'antica città di Medma

L’origine locrese di Medma è attestata da diverse fonti storiche, tra cui Tucidide che menziona Ipponiati e Medmei in guerra, nel 422 a.C., contro i Locresi dei quali sono «confinanti […] e coloni».

I coloni locresi, provenienti dalla costa ionica e alla ricerca di uno sbocco sul tirreno, fondarono dunque Medma, sul Pian delle Vigne dell’attuale Rosarno, ma ancora incerta è la data di tale fondazione. Mentre fino a qualche anno addietro si riusciva a risalire archeologicamente non oltre il 580-570 a.C., i dati offerti dagli scavi del 2002, all’interno dell’attuale Campo Sportivo, hanno consentito di ipotizzare una fondazione o quantomeno una frequentazione commerciale dell’area già nella prima metà del VII sec. a.C.

I nomi delle due subcolonie tirreniche, Medma e Hipponion, sono riportati insieme a quello della madrepatria Locri in un’iscrizione, incisa su uno scudo di bronzo dedicato nel santuario panellenico di Olimpia, con la quale si celebra la vittoria delle tre poleis in una guerra contro Kroton, l’attuale Crotone. Gli studiosi propendono a identificare questo evento bellico con la famosa battaglia combattuta sul fiume Sagra, collocata intorno alla metà del VI secolo a.C., nella quale i locresi ebbero la meglio sui loro vicini.

Un’altra particolare menzione è presente in un testo di Tucidide nel quale si fa riferimento a una guerra combattuta nel 422 a.C. che vide gli abitanti di Medma e Hipponion combattere contro la loro madrepatria.

Agli inizi del IV secolo (396 a.C.) Medma, insieme alla consorella Hipponion, venne conquistata da Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, anche se non sono ancora chiari gli sviluppi di tale intervento perché l’archeologia mostra una vitalità del centro ancora per tutto il IV secolo e la vita della città prosegue fino alla fine del III secolo a.C.

A seguito della guerra annibalica e, verosimilmente, con l’intervento riorganizzativo politico-amministrativo messo in campo dai Romani, il centro fu forse completamente abbandonato mentre alcune delle sue funzioni furono ereditate dal nuovo centro costiero di Nicotera Martina dove a partire dal I secolo d.C. sorgerà l’omonima statio.

Dopo le prime ricerche di Paolo Orsi agli inizi del ‘900, l’attività di tutela avviata dalla Soprintendenza a partire dalla fine degli anni ‘70 del secolo scorso ha consentito di acquisire numerosi elementi di conoscenza sull’organizzazione del centro antico che pare caratterizzato da un reticolo urbano regolare, con assi rettilinei ed ortogonali nel settore centrale di Pian delle Vigne, quantomeno a partire dalla fine del V secolo e in quello successivo. In diversi punti dell’abitato moderno sono stati individuati tratti di assi viari e abitazioni, spesso caratterizzate dalla presenza, negli spazi contigui agli edifici, di coppie di pozzi di scarico e ricezione delle acque e ulteriori ambienti esterni coperti con tettoie e portici.

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Frammento-di-scudo-in-bronzo-dedicato-nel-santuario-di-Zeus-ad-Olimpia