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La Favola di Goethe apparve nel 1795 sulla rivista di Schiller, «Horen», in chiusura degli lntrattenimenti di profughi tedeschi, affinché potessero sfumare «nell'infinito, [...] attraverso un prodotto dell'immaginazione».
Il racconto - che il poeta avrebbe preferito pubblicare in puntate, inserendolo nella tradizione novellistica orientale delle Mille e una notte - nacque dal prolifico scambio intellettuale che vide protagonisti lo stesso autore e Schiller, che aveva da poco dato alle stampe le Lettere per l'educazione estetica del! 'uomo.
La Favola, che in più parti richiama le Lettere dell’amico,riprende la tematica dell’utopia, con la quale esse si erano concluse, guidandoci in un’intricata e simbolicamente pregna vicenda di trasformazione delle diverse forze che costituiscono l’animo umano e la Natura stessa, verso la realizzazione di un’età aurea che potrà risorgere solo dalla composizione finale di ogni diversa volontà nell’unità.
Ogni personaggio della Favola aspira ad una condizione di libertà e di contemplazione che possa riscattarlo dalla propria personalissima sofferenza: Lilie, incarnazione della Bellezza soprasensibile, abitatrice dell’altra sponda del fiume, condannata ad uccidere chiunque la sfiori, persino coloro che ama; il giovane triste, morto per averla toccata; la moglie dell'uomo con la lampada, vittima di un incantesimo che le sta gradualmente facendo scomparire una mano; il gigante, capace di agire solo attraverso la propria ombra, che funge da collegamento con la riva abitata da Lilie; i due fuochi fatui, capaci di ingoiare l'oro e restituirlo sotto forma di monete, desiderosi di contemplare la bella prigioniera; il barcaiolo, vincolato al volere impetuoso del fiume ed il fiume stesso, che non può tollerare l'oro; i tre re d'oro, d'argento e di bronzo, costretti ad abitare un regno sotterraneo finché l'ora non sarà venuta.
Sulla ricerca più o meno ansiosa di questi personaggi e sulle loro azioni finalizzate alla propria salvezza, sembra vegliare l'attesa sapiente del Vecchio, proprietario di una piccola lampada luminosa con la «miracolosa proprietà di trasformare in oro tutte le pietre, in argento tutto il legno, in pietre preziose gli animali morti e di distruggere ogni metallo», ma che tuttavia doveva trovarsi «tutta sola», senza altre luci, per esercitare il suo potere. Il vecchio della lampada, come Lilie. sa che presto sarebbe nato un nuovo millennio di gioia, armonia, bellezza, qppena qualcuno avrebbe rilevato il “quarto segreto”.
A farlo sarà il serpente, vero protagonista della Favola, che scoprirà di poter divenire sempre più trasparente e luminoso inghiottendo le monete d'oro disseminate dai fuochi fatui, e di poterle trasformare in gemme. L'animale splendente sussurrerà al Vecchio di essere pronto a trasformarsi in un magnifico ponte intarsiato di pietre preziose per congiungere finalmente le due sponde del fiume e rendere la Bellezza a tutti accessibile. Sarà proprio merito del suo sacrificio se il giovane triste potrà risorgere e divenire sovrano al fianco di Lilie, dopo essere stato incoronato dai tre re sotterranei di potere, bellezza e sapienza. Grazie alla reciproca collaborazione ed all' azione decisiva del serpente, ciascun personaggio ritroverà la liberazione dal dolore nella nuova età, la cui nascita è sancita dall'innalzarsi di un magnifico tempio dal sottosuolo.
“ L’ora felice ci trova insieme, - esclama il vecchio della lampada - ognuno adempia il suo compito, ognuno faccia il suo dovere e una felicità generale dissolverà in sé i singoli dolori, così come una
generale infelicità distrugge le gioie del singolo».
Questa “ favola dell’Utopia”, come la definì lo stesso Goethe, trova proprio in essa la sua unità
strutturale, il suo «leit-motiv», come scrive la Mommsen. Nel lungo e documentatissimo saggio che chiude il volume, la saggista si concentra soprattutto su di una lettura dell'opera giustificatamente legata al suo sfondo autobiografico, al dialogo artistico tra Goethe e Schiller ed alla volontà del primo di incitare l'autore delle Lettere ad abbandonare la filosofia per tornare alla sua originaria espressione, la poesia.. Per entrambi gli scrittori, la realizzazione di un mondo utopico, in cui possa svolgersi un’esistenza davvero “degna dell’uomo”, è necessariamente legata al risveglio dell' Arte..
E’ la presa di coscienza della propria capacità artistica da parte del serpente a compiere il miracolo.
Tutta la fittissima simbologia della luce che avvolge l’opera andrebbe così ricollegata al termine Schein , che Goethe sfrutta più volte proprio per la sua ambiguità semantica – che oscilla fra apparenza e splendore – e che Schiller riferiva proprio alla creatività artistica.
Quando il re d’oro domanda al serpente cosa sia più vivificante della luce ed il serpente risponde: “ il dialogo”, Goethe, per la Mommsen, intendeva riferirsi “ al dialogo tra artisti uniti d’amicizia che perseguono intenti affini e si ammaestrano e s’incoraggiano a vicenda”.
Di tutt’altro avviso è lo Steiner, che dedica alla Favola un bellissimo saggio intitolato La spiritualità di Goethe quale si rivela nella sua “ Fiaba della serpe verde e della bella Lilia, illuminante ed imprescindibile per la comprensione di un testo che lo stesso autore definì allo stesso tempo “ pieno di significato e privo di spiegazione”.
Steiner legge l’opera come “ un quadro della vita animica umana, nella sua aspirazione verso il supersensibile”. Il dialogo che porta alla risoluzione ed alla pacificazione non si svolge, fuor di metafora, fra individui diversi, ma fra le diverse forze che sostituiscono l’anima dell’uomo, che tende ( siamo agli albori del Romanticismo) verso una realtà superiore. E’ solo l’unione dell’anima “ con le forze operanti nei suoi sostrati profondi”, realizzando in sé la congiunzione fra il mondo sensibile del serpente e quello soprasensibile di Lilie, che l’uomo potrà trovare la piena realizzazione della sua natura.
La nuova era felice giungerà solo con l'incoronazione del giovane,che era stato ucciso per aver toccato prematuramente il soprasensibile, ed il suo matrimonio con Lilie, grazie al sacrificio del serpente, ossia l'esperienza dell' anima che «trasforma in saggezza interiore ciò che la scienza e la vita rivelano».
La fantasia di Goethe si sprigiona in una successione onirica di visioni favolistiche, inattese, tuttavia portatrici di una sapienza profonda, che lascerà sempre qualcosa d'inesplorato, al di là di qualsiasi spiegazione. Ed è forse proprio questa la grandezza della poesia.
La nostra poetica è legata al desiderio di scoprire il valore profondo del vissuto quotidiano e delle relazioni oggi così tanto trascurate, troppo superficiali e frettolose, al fine di restituire loro
l’ intrinseco valore.
Ogni opera è un viaggio nell’interiorità di ciascuna per attingere all’essenza della propria forza ispiratrice e creatrice.
Con diverse tecniche l’artista ha cercato di superare un suo limite ponendoglisi dinanzi con semplicità e devozione in una sorta di rispettosa e fiduciosa attesa, confidando nella potenza risanatrice dell’arte.
Unite in questo progetto ci siamo trovate a vivere l’arte quale espressione di qualcosa che va al di là di ciò che è afferrabile con le sole forze dell’intelletto, una discesa del sovrasensibile nel mondo manifesto.
L’esigenza di esporre nasce dalla volontà di uscire da una dimensione più intima e personale per incontrare l’altro in una nuova qualità di relazione.