da Rosangela Ribatti mancano 4 anni
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Attraverso il personaggio di Ciaula, Pirandello, in maniera simbolica e metaforica, ci comunica cosa possa significare vivere, completamente immersi in un flusso vitale senza tentare mai di arrestarlo indossando maschere o clichés ed abbandonarsi ad esso. Può essere teofanico, rivelatore, una scelta rivelatrice, una scelta di vita improntata sulla rinuncia di tutti gli schemi, clichés, sovra pensieri, sovra strutture. Rinuncia dell’approccio razionale alla vita e la scelta di un approccio irrazionale, esattamente quello di Ciaula.
SECONDA IMMAGINE: erma bifronte nelle poleis greche. Pirandello immagina che quando vi era un crocevia si poneva al centro una colonnina con due teste del dio Priapo unite (la testa di Priapo: simbolo di fertilità). L'umorismo è un'erma bifronte di cui un volto ride del pianto della faccia opposta (coesistenza di riso e pianto, gioia e dolore).
PRIMA IMMAGINE: donna anziana imbellettata come una giovane. La donna suscita ilarità perchè è dissonante, stona rispetto alla realtà, contraria alla normalità. Questa fase è definita AVVERTIMENTO DEL CONTRARIO. Quando si realizza però che la donna è così imbellettata per amore verso un uomo più giovane di lei si giunge ad un'amara riflessione: SENTIMENTO DEL CONTRARIO. Questo passaggio determina l'umorismo.
Tanti punti di vista differenti, dunque relativi, creano disarmonia e portano al dramma dell'incomunicabilità in quanto risulta impossibile un dialogo poichè non esiste una realta assoluta, valida oggettivamente per tutti. (Svevo ha sfiorato questo tema in "una vita")
DRAMMA DELLA SOLITUDINE ESISTENZIALE
Se rispetto alla realtà ci sono differenti posizioni, diversi punti di vista, l'uomo inizia a sentirsi solo, di qui il dramma della solitudine esistenziale. (PESSIMISMO)
COSI' E' (SE VI PARE)
La follia rappresenta l’unico mezzo in forza del quale l’uomo, evadendo dagli schemi imposti dalla società, riesce a imprimere un contatto diretto con la natura, riscoprendo il proprio io più nascosto e assaporando la gioia di vivere lontano da una società di massa intesa come trappola, carcere in cui l’individuo si dibatte, lottando invano per liberarsi. Alla visione dell’autore profondamente negativa della società, immaginata come artificiosa e fittizia, che isola irreparabilmente l’uomo dalla vita, impoverendolo e irrigidendolo, si oppone, come via di fuga e strumento volto a superare questa condizione, il rifiuto della vita sociale, inteso quale bisogno disperato di spontaneità vitale.
UNO, NESSUNO, CENTOMILA
Il titolo del romanzo è una chiave di lettura per comprenderlo fino in fondo, infatti quella di Vitangelo Moscarda è la storia di una consapevolezza che si va man mano formando: la consapevolezza che l'uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto) a concepire che egli è un nulla (Nessuno), attraverso la presa di coscienza dei diversi sé stesso che via via diventa nel suo rapporto con gli altri (Centomila). In questo modo la realtà perde la sua oggettività e si sgretola nell'infinito vortice del relativismo.
ENRICO IV
La trappola porta spesso i personaggi pirandelliani a rifiutare la realtà in cui sono costretti a vivere (di infelicità e routine) e a rifugiarsi in un mondo parallelo che non è reale, ma si presenta in funzione distopica rispetto alla realtà stessa. Questa fuga è intesa come momento di ristoro per l'anima.
IL TRENO HA FISCHIATO
L'uomo, nel momento in cui accetta le convenzioni sociali (le leggi, le norme di vita, il conformismo borghese, la famiglia, la religione, l'educazione dei figli) va a 'cristallizzare' il continuo flusso vitale. Egli infatti, nel momento in cui persegue l'accettazione da parte della società, ricopre un ruolo sociale, inizia ad indossare una maschera. Quest'ultima è L'IMMAGINE CHE L'INDIVIDUO TRASMETTE AGLI ALTRI, MA NON PROVIENE DAL SUO ESSERE AUTENTICO, BENSI' DAL SUO CONFORMARSI ALLE REGOLE DELLA SOCIETA'.
IL FU MATTIA PASCAL
Nei capitoli dodici e tredici del Fu Mattia Pascal, attraverso una dissertazione filosofia di Anselmo Paleari, nonché padrone di casa di Mattia, vi sono due passi indicati come “lo strappo nel ciel di carta” e la “lanterninosofia” in cui si affronta un punto centrale delle concezioni pirandelliane: la critica alla consistenza dell’io e all’oggettività della realtà ad esso esterna.
LATERNINOSOFIA
Paleari chiederà ad Adriano di immaginare l’uomo come portatore di un piccolo lanternino il quale diffonde attorno a lui un alone di luce, l’uomo sembra confortato da quella luce e spaventato dal buio che si intravede aldilà di quell’alone di luce. In realtà Paleari rovescia la situazione: quell’alone di luce, per il quale l’uomo si sente rassicurato è essenzialmente un cerchio limitato di luce e rappresenta il carattere fittizio che è l’inconsistenza di tutte le certezze che l’uomo crede di avere, ma di fatto non possiede. Oltre alle costruzioni individuali, vi sono poi quelle collettive, i “lanternoni”: le fedi, le ideologie, i sistemi di valori che riguardano le intere società. In un momento in cui vengono meno queste certezze, l’uomo si sente smarrito, le società si sentono smarrite, ma di fatto non hanno la consapevolezza che quei lanternoni erano stereotipi che intere società avevano costruito in maniera fittizia e immotivata, con lo scopo di garantirsi una vita apparentemente più facile, ma interrompendo ancora una volta quello che è il flusso vitale e giungendo ad una cristallizzazione che inibisce il vero flusso vitale, la vera essenza della vita.
LO STRAPPO NEL CIEL DI CARTA
Si immagini un teatrino di marionette di cartone dove ci sono dei personaggi, per la precisione c’è Oreste. Oreste è l’eroe classico dalle tante certezze, lui sa bene che ha un compito, una missione nella sua vita, in questa si adopera: vendicare la morte di suo padre Agamennone. Oreste è un uomo, dunque, dalle idee molte chiare, un uomo risolto, l’eroe classico per eccellenza. Ecco che Paleari immagina in questo teatrino di marionette un cielo di carta strappato che si trova al di sopra del capo di Oreste e improvvisamente in quello stesso momento l’eroe vede crollare tutte le sue certezze: il cielo di carta rappresenta un mondo fatto di finte certezze, cioè di convinzioni senza fondamenti reali.Lo strappo nel cielo di carta farà sì che, venute meno le certezze e le sicurezze, Oreste improvvisamente si trasformi in un eroe nuovo, (non più eroe classico, solido e stabile), un “moderno amleto”come dirà Paleari, il quale comincerà a porsi numerosi dubbi. Oreste che si pone dei dubbi e appare smarrito è l’uomo moderno nella società. Attraverso quest’immagine, Paleari ha voluto rendere l’idea della condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo che ha visto cadere ogni certezza e appare perplesso, vacillante, non più sicuro dei propri valori.