da eliana strano1985 mancano 7 anni
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[...] il carattere precipuo dell'architettura - il carattere per cui essa si distingue dalle altre attività artistiche - sta nel suo agire con un vocabolario tridimensionale che include l'uomo. [...]
Chi si vuole iniziare allo studio dell'architettura deve anzitutto comprendere che una pianta può essere astrattamente bella sulla carta, quattro facciate possono apparire ben studiate per equilibrio dei pieni e dei vuoti, di aggetti e di rientranze, il volume complessivo può anche essere proporzionato, eppure l'edificio può risultare povera architettura. Lo spazio,
[...] che non può essere appreso e vissuto se non per esperienza diretta, è il protagonista del fatto architettonico. Impossesarsi dello spazio, saperlo «vedere», costituisce la chiave d'ingresso alla comprensione degli edifici. Fino a che non avremo imparato non solo a comprenderlo in sede teorica, ma ad applicarlo come elemento sostanziale nella critica architettonica, una storia e perciò un godimento dell'architettura non ci saranno che vagamente concessi. Ci dibatteremo in un linguaggio critico che giudica gli edifici in termini propri della pittura e della scultura, e tutt'al piú elogeremo lo spazio astrattamente immaginato e non concretamente sentito. [...]
B.Zevi, Saper vedere l'architettura, 1948
Pur restando fedeli al pensiero critico di Bruno Zevi, cerchiamo di porci in contrasto con quanto sostiene sull'arte, soprattutto quella delle due dimensioni (arte pittorica) nel suo rapporto con l'architettura. Perchè l'arte diventa un fondamentale sostegno all'accrescimento di quella sensibilità percettiva che occorre all'approccio architettonico prima e paesaggistico poi (e viceversa) ...
Dunque, gli elementi "effimeri" come la luce che viene studiata e analizzata da diversi autori e nelle diverse epoche, da Caravaggio a Hopper, non fanno che contribuire a fomentare tali attitudini verso mondi sensibili, anche a chi li recepisce per la prima volta, ma presenta una predisposizione a recepirli.
Hopper rappresentò ripetutamente, nei suoi dipinti, le diverse ore del giorno, mettendo in evidenza gli effetti della luce in varicontesti umani. In questo utilizzo del tempo come espressione e riflesso diumori e stati d’animo, Hopper si ispirò probabilmente alla letteraturasimbolista francese ( Baudelaire, Rimbaud, Verlaine). Il maggiore fascinoappartiene, ovviamente, alla notte, che diviene simbolo della solitudine dellegrandi città. I falchi notturni non sono altro che i frequentatori nottambulidei bar o dei ristoranti metropolitani, come in un racconto di Hemingway o comequello che realmente si trovava a New York, a Greenwich Avenue, all’incrociofra due strade. La coppia seduta al bancone è l’elemento principale della scenainsieme al barman, cui fa da contraltare cromatico e luministico il clienteisolato, seduto di spalle. I colori sono netti e abbaglianti, senzaombreggiature o sfumature, le geometrie e i piani dell’ambiente lineari,dritti, quasi astratti. Inconsciamente, forse, ho dipinto la solitudine di unagrande città, affermava, ma era sedotto, in realtà, da quel magico gioco dicolori e di piani sotto la fredda luce artificiale che inonda il locale. Gliindividui sono presenti nel dipinto in quanto semplice materia immersanell’ombra e nella luce. Al suo apparire, il quadro ispirò diversi poetiamericani, innamoratisi di quella poesia del silenzio.
La vocazione di san Matteo. 1597-1603. Olio su tela. Roma, chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli.
Ottimo esempio della sintesi tra architettura e paesaggio, tra antropico e la natura. In rapporto alla riflessione artistica e non puramente architettonica, è l'opera di Pino Pascali, che ci conduce a chiudere il cerchio della riflessione avviata sulla percezione dello spazio che ci circonda e sul conseguente atteggiamento sensibile che dovrebbe indurci a progettare un'architettura sempre più a basso impatto, sempre più rispettosa del contesto in cui si inserisce e che essa stessa crea.
Attrezzi agricoli 1968, attrezzi agricoli di legno e ferro usati da Pascali nella performance del film "SKMP2" di Luca Patella.
Botole (lavori in corso) 1967, 4 pannelli di fibrocemento e legno, acqua, sabbia e terra, cm.382x382x5 ognuno, Collezione G.N.A.M. - Roma
La pittura di Van Gogh a primo acchito sembrerebbe tanto istintiva quanto poco ponderata nel gesto. Invece rivela una nascosta visione sensibile nel suo fautore. Vincent nei tocchi poco più lunghi e intensi di un puntinato (da puntinismo), dichiara una dettagliata analisi dell'oggetto della sua visione, paesaggio naturale o ambiente chiuso che sia. Quindi una pittura analitica filtrata dal proprio sentimento e un'immagine separata in ogni suo singolo colore ma resa unitaria nella sua visione d'insieme. Diremmo lo stesso oggi per l'immagine virtuale e i suoi pixell. E cosa è l'Architettura se non l'immagine unitaria di una serie di parti pensate, studiate, progettate e dettagliate ?
Di seguito un passo di una lettera al fratello Theo in cui descrive del marrone rossastro profondo facendolo diventare così una entità concreta. Saper leggere e descrivere, appunto!
Campo di grano con cipressi, Saint-Rémy, 1889 olio su tela 72 x 92,5 cm. Metropolitan Museum of Art, New York The Annenberg Foundation Gift,
Nell'infinità dello spazio il cipresso diviene un elemento di misurazione
Uliveto, 1889 olio su tela 93 x 74 cm, collezione privata.
Domenica mattina a L’Aja, settembre 1882. "Ieri verso sera stavo dipingendo nel bosco un terreno piuttosto in pendenza coperto da foglie di betulla.Il problema, che io trovavo molto difficile, stava nell’ottenere la profondità del colore, l’enorme forza e solidità di quel terreno - e mentre dipingevo mi accorsi per la prima volta di quanta luce ci fosse ancora in quel crepuscolo - e di mantenere quella luce e al tempo stesso la luminosità e la profondità di quel colore denso". [...] Perché non puoi immaginarti un tappeto più meraviglioso di quel marrone rossastro profondo nel bagliore del sole di una sera d'autunno, schermato dagli alberi [...]
L'architettura e la sua complessità. Continui cambi di scala e diversi campi d'indagine. Nei confronti del progetto di architettura occorre assumere un atteggiamento "totalizzante", avere uno sguardo che indaghi il minimo particolare architettonico fino alla visione d'insieme, della struttura edilizia e delle relazioni di quest'ultima con il contesto in cui si inserisce e il paesaggio.
L’ intero iter architettonico e’ molto ampio e prevede una serie complessa di fasi progettuali ,ogniuna delle quali e’ legata e intrecciata alle altre , proprio per questo e’ necessario rispettare un ordine di dipendenza. Questo indica che in generale si dovrebbe procedere ,nella progettazione , dal generaleal particolare, alle medie, quindi verso le piccole scale.
Prevedere a priori le condizioni di comfort all'interno delle stanze d'ospedale ha permesso all'architetto di aver cura di progettare una struttura innovativa e adeguata ad assolvere tale necessità curando il dettaglio architettonico e strutturale del sistema di copertura.
L'esperire dello Spazio.
La Luce ...
la luce così come la gravità è una realtà inevitabile per l'architettura. Fortunatamente, si direbbe! poichè l'arch. si eè sviluppata nel corso della storia grazie a questi due elementi primigeni. Gli architetti dovrebbero portare sempre con se una bussola per l'inclinazione e la posizione della luce e pure un fotometro per misurarne la quantità. Se la lotta contro la gravità si realizza in un dialogo che genera l'architettura, la ricerca della luce e la relazione che con essa si instaura, sono i fattori che portano tale dialogo ai livelli più sublimi. si scopre, allora, che la luce è la sola in grado di vincere la gravità.
Così, quando l'arch. riesce a ingannare la luce, perforando lo spazio costituito da strutture massicce, rompe l'incantesimo e si fa che tale spazio fluttui, leviti, voli.
Santa Sofia, il Pantheon o Ronchamp sono prove tangibili di questa portentosa realtà.
Il primo materiale della creazione dello Spazio, nel senso più moderno del termine.
"Architectura Sine Luce Nulla Architectura Est"
nell'Architettura Contemporanea
Steven Hall
Chapel of St. Ignatius on Seattle University, 1997
nell'Architettura Moderna
Le Corbusier
Notre-Dame du Haut, Ronchamp, Interno. 1950-55
Notre-Dame du Haut, Ronchamp, 1950-55
nell'Architettura Antica
Impero Romano
Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli (Instanbul), Interno. IV sec d.C. Stile Bizantino.
Antemio di Tralle, Isidoro di Mileto, Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli (Instanbul), IV sec d.C. Stile Bizantino.
Mausoleo di Santa Costanza, 340-45 d.C., Interno. Roma
Mausoleo di Santa Costanza, 340-45 d.C., Roma
Pantheon, 118-128 d.C., Interno. Roma
Pantheon, 118-128 d.C., Roma
Spazio e Movimento nel Barocco
F.Borromini, Chiesa di San Carlo alle quattro fontane, 1634-44, Interno. Roma
F.Borromini, Chiesa di San Carlo alle quattro fontane, 1634-44, Roma
Leggere la Città
NOTA NOTA NOTA NOTA NOTA
Pier Paolo Pasolini
Bologna 1922 – Roma 1975
Pier Paolo Pasolini, La Forma della Città - Orte e Sabaudia - Omologazione Società dei consumi Fascismo, 1973
Kevin Lynch
Chicago 1918 – Martha's Vineyard 1984
Il libro più famoso di Lynch, L'immagine della città, pubblicato nel 1960, è il risultato di una indagine durata cinque anni sul modo in cui i frequentatori delle città percepiscono lo spazio urbano e organizzano le informazioni spaziali che ricevono ed elaborano durante le loro esperienze. Usando come caso di studio tre città statunitensi (Boston, Jersey City, e Los Angeles), Lynch mostrò che le persone percepiscono lo spazio urbano che frequentano o nel quale vivono attraverso elementi e schemi mentali comuni, creando le loro mappe mentali attraverso l'utilizzo di cinque categorie:
percorsi: strade, camminate, passaggi, e altri canali utilizzati dalla gente per spostarsi;margini: confini e limiti ben percepiti come mura, edifici, spiagge;quartieri: sezioni relativamente larghe della città contraddistinte da caratteri specifici e da una propria identità;nodi: punti focali della città, intersezioni tra vie di comunicazione, punti d'incontro;riferimenti: oggetti dello spazio velocemente identificabili, anche a distanza, che funzionano come punto di riferimento e orientamento.L'attribuzione degli elementi urbani alle varie categorie non è da applicare in modo rigido; in ogni elemento considerato ci possono essere caratteristiche tali da poterlo collocare in diverse categorie.
Altro concetto importante evidenziato da Lynch è quello della leggibilità di un luogo, ossia la capacità da parte delle comunità di ambientarsi, orientarsi e capire un dato spazio urbano.
da The immage of the City, 1960
Per concepire una buona architettura è importante mantenere costantemente allenata la vista, l'osservazione del mondo dev'essere continua e incessante. Per questo è importante stupirsi sempre, non dare mai nulla per scontato, assumere uno sguardo fantasticheggiante, per dirla alla Ghirri... E dunque, quando possibile segnare sul blocco schizzi di Bresson l'attimo fuggente che il nostro occhio vuol rendere eterno. Anche la fotografia, e ancor di più la cinematografia, potremmo considerarla disciplina architettonica, perchè prevede una preventiva fase progettuale, che nello scatto può ridursi a un solo attimo.
Per Bresson la macchina fotografica diventa lo strumento dell’ intuito e della "spontaneità, detentore dell'attimo che in termini visivi interroga e decide dello stesso Tempo", anzi come diceva lui: “il blocco degli schizzi” "Il fotografo deve saper cogliere la vita di sorpresa" [...] "Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace" [...]
Giochi sulla spiaggia, 1960
Verso uno sguardo ambiguo. Si può orientare in quest'ottica l'opera di Luigi Ghirri. Ambiguità che provoca, che stimola l'immaginazione su cui scrive Gianni Celati.
Lo spaesamento che induce alla riflessione è una delle principali funzioni della fotografia di Ghirri. Di seguito alcune delle sue opere fotografiche contornate da alcune parole chiave che sintetizzano i concetti della sua arte.
Verso Santa Caterina, 1990
INTERSCAMBIO Persone-Luoghi
Brescello, Capanna di Pesca, 1989
RECIPROCITA' di sguardi. Spazio interno-Spazio interno
Reggio Emilia, 1973
APPARIZIONE Un luogo che diventa altro ... un luogo onirico
Egmond am Zee, 1973
OPPOSIZIONE Immaginazione-Realtà. Muro-Cielo
Analizzare ciò che vediamo, porci domande su come i fenomeni accadono e su come le cose materiali son fatte per cercare di mettere ordine, attraverso la nostra conoscenza le nostre attitudini e la nostra razionalità ... al caos del mondo reale.
E' questo l'obiettivo che Calvino si prefissò nel romanzo Palomar nel 1983.
Ma andare anche oltre al visibile e scovare un aspetto poetico e lirico nelle cose che a prima vista sembrano insignificanti e fatiscenti.
Baudelaire avvia la sua ricerca ne I fiori del male (Les fleurs du Mal) una raccolta lirica del
1857 in cui rappresenta "l'Agitazione dello Spirito del Male"in una dimensione del Tempo e dello Spazio urbano della Parigi del Secondo Impero. Lo stupore e la consapevolezza dello sguardo, invece sono i temi affrontati da Goethe e dal contemporaneo Celati..
Celati si affida alla carica empatica ed emotiva del linguaggio per contrastare un diffuso fenomeno di razionalizzazione ed indurre il lettore a volgersi verso l’esterno, cercando di entrare in armonia con gli altri attraverso il canale dell’immaginazione. Esemplificativa in tal senso è “Come fanno”, poesia costruita su un pensiero interrogativo che denota perplessità, avente lo scopo di stimolare il lettore a cercare sempre nuove risposte, fantasticando e stabilendo così un legame con gli altri. [...] non perde occasione per invitarci ad osservare l’esterno e stabilire un rapporto più ravvicinato con le cose; da qui deriva l’importanza che nella sua opera assume il visibile in grado di sopperire “alle generalità astratte del parlare, dove le cose non si vedono più”. [...] L’immaginazione costituisce uno dei principali Leitmotiv dell’opera di Celati. [...] Allontanarsi da sé, librandosi in “voli fantastici,” mentre è intento ad osservare la realtà quotidiana. Egli ritiene che si tratti di “una impostazione di tipo lirico” e la paragona a quella della fotografia dell’amico Luigi Ghirri: “un fervore estremo per l’atto visivo, non più distinto per niente da quello immaginativo” (G.Celati, Luigi Ghirri, 2004). A.M.Chierici, Gianni Celati: Lo sguardo Lirico, Ph.D. 2010
Le affinità elettive, 1809 [...] "Ho sentito leggere di affinità e mi è venuto subito da pensare ai miei parenti... Quì si parla ovviamente solo di terre e minerali, ma l'essere umano è davvero un autentico narciso: gli piace specchiarsi ovunque e risaltare rispetto all'uomo intero. [...] E' in questo modo che si confronta con tutto ciò che è fuori di lui [...] Attribuisce la sua saggezza esattamente come le sue follie, la propria volontà e il proprio arbitrio anche agli animali, ai vegetali, agli elementi chimici, agli dei. [...] In tutte le sostanze naturali di cui abbiamo cognizione constatiamo in primo luogo che sono in rapporto a se stesse ... sennonchè, solo quando ci si sia completamente intesi su ciò che è noto, si può procedere insieme verso l'ignoto". [...]
La Beatrice, 1857 In terreni di cenere, calcinati, brulli, un giorno, mentre mi lagnavo con la natura, e, vagando senza meta, affilavo lentamente sul cuore la lama del pensiero, vidi, in pieno mezzodì, discendermi sulla testa una nube funebre, gravida di tempesta e d'un branco di demòni viziosi, in tutto simili a nani curiosi e crudeli. [...] Avrei potuto (la mia superbia, alta come le monti, domina i nembi e il grido dei demòni) volgere semplicemente altrove lo sguardo sovrano, se non avessi veduto in quella turba oscena, delitto che non ha fatto vacillare il sole!, la regina del mio cuore con sguardo unico, che con essi rideva della mia cupa angoscia a tratti gratificandoli di qualche sporca carezza.
Lettura di un'onda, Palomar, 1983 [...] "Quello che Palomar fa è osservare e basta; [...] Questa è a tutti gli effetti un’applicazione del metodo sperimentale; [...] e dei sempre più goffi tentativi di Palomar di razionalizzare la sua metodologia di osservazione si coglie sempre più una venatura di ironia sul riduzionismo, come in generale sull’ostinazione a ritenere semplicemente schematizzabile una natura intrinsecamente complessa [...] Guai se l’immagine che il signor Palomar è riuscito minuziosamente a mettere insieme si sconvolge e frantuma e disperde. Solo se egli riesce a tenerne presenti tutti gli aspetti insieme, può iniziare la seconda fase dell’operazione: estendere questa conoscenza all’intero universo". [...]
Nell'ottica di un atteggiamento critico da assumere nei confronti dell'architettura e delle arti in generale, non si può non considerare l'apporto innovativo che agli inizi del secolo scorso, portò Shoenberg
nella musica con la dodecafonia. Si parlerà di musica dinamica e anticlassica. Argomento, questo, da associare ai cambiamenti apportati all'architettura dai grandi maestri del Barocco, del Movimento Moderno e del Contemporaneo. Sembra pure, che la musica atonale ispiri positivamente la fase progettuale-creativa degli architetti.
Si definisce atonalità la modalità di scrittura della musica, diffusasi all'inizio del XX secolo, secondo cui il compositore si allontana definitivamente dagli schemi del sistema tonale.
Con questa tecnica il singolo compositore definisce autonomamente le regole per la realizzazione del brano, dando maggiore importanza all'effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza ad un assegnato sistema tonale: per apprezzare un brano di musica composto secondo questi canoni, il solo ascolto è sufficiente, e non deve per forza essere integrato da uno studio dello spartito.
Vienna 1874 – Los Angeles 1951
Trio per archi op. 45, 1946. Il sistema musicale dodecafonico, applicato da Shoenberg per la prima volta nei 5 KLAVIERSTÜCKE OP. 23 e poi usato con maggiore o minore rigore da lui e dai suoi allievi, tra cui A. Webern e A. Berg, ha avuto in seguito una grande diffusione, affermandosi come uno dei principali sistemi di composizione del Novecento. Fra i principali lavori dodecafonici di Shoenberg figurano la Serenata op. 24 (1923), il Quintetto per fiati op. 26 (1924), la Suite op. 29 (1926), il Quartetto op. 30 (1926), le Variazioni per orchestra op. 31 (1927-28), l'opera Von Heute auf Morgen (1930), i Klavierstücke op. 33 (1929-32), il Concerto per violino e orchestra (1936), il Quartetto op. 37 (1936), il Concerto per pianoforte e orchestra (1942), il Trio per archi op. 45 (1946).