door Vincenza La Torre 7 maanden geleden
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Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano (253-183 a. C.), fu il generale e uomo politico romano vincitore dei Cartaginesi e di Annibale nel 202 a. C. a Zama (attuale Algeria); la battaglia decretò la fine della seconda guerra punica, con la schiacciante vittoria dei Romani. L’Italia, ormai pronta alla guerra d’indipendenza dall’Austria, si cinge figurativamente la testa dell’elmo di Scipione come richiamo metaforico alle gesta eroiche e valorose degli antichi Romani.
Si riferisce all’uso antico di tagliare i capelli alle schiave per distinguerle dalle donne libere; queste ultime, per sottolineare il loro stato, erano solite tenere i capelli lunghi. La dea Vittoria rappresentata come una donna dai lunghi capelli, dovrebbe quindi porgere la chioma perché le venga tagliata in segno di sottomissione a Roma.
"Stringiamci a Coorte, siam pronti alla morte, l'Italia chiamò"
La coorte era un’unità da combattimento dell’esercito romano, dunque “Stringiamci a coorte” vuole essere un’esortazione a presentarsi senza indugio alle armi disposti a morire.
"Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perchè non siam popolo, perchè siamo divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme. Di fonderci insieme, già l'ora suonò. Stringiamci a coorte siam pronti alla morte, l'Italia chiamò."
Si tratta di un richiamo al desiderio di raccogliersi sotto un’unica bandiera: speranza (speme) di unità e di ideali condivisi per un’Italia, quella del 1848, ancora divisa in sette Stati.
"Uniamoci, amiamoci, L'Unione e L'Amore rivelano ai Popoli, le Vie del Signore; Giuriamo far libero il suolo natio: Uniti per Dio, chi vincer ci può? Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte l'Italia chiamò"
Mameli era un mazziniano convinto e in questa strofa interpreta il disegno politico del fondatore della “Giovine Italia”: quello di arrivare, attraverso l’unione di tutti gli Stati italiani, alla realizzazione della repubblica.
"Dall' Alpi a Sicilia, ovunque è Legnano"
La battaglia di Legnano, del 1176, è quella in cui la Lega Lombarda, al comando di Alberto da Giussano, sconfisse Federico I di Svevia, il Barbarossa. A seguito della sconfitta l’imperatore, sceso in Italia per affermare la sua autorità, fu costretto a scendere a patti con le città lombarde.
"Ogn'uom di Ferruccio, ha il core, ha la mano"
Si fa riferimento all’eroica difesa della Repubblica di Firenze che tra il 12 ottobre del 1529 e il 12 agosto del 1530 venne assediata dall’esercito imperiale di Carlo V d’Asburgo.
"I bimbi d'Italia si chiaman Balilla, il suon d'ogni squilla, i Vespri suonò. Stringiamci a coorte, siamo pronti alla morte, l'Italia chiamò"
Il richiamo a tutte le genti d’Italia è al valore e al coraggio del leggendario Balilla, soprannome del fanciullo, simbolo della rivolta popolare di Genova contro la coalizione austro-piemontese.
“Il suon d’ogni squilla” significa “il suono di ogni campana”. L’evento cui fa riferimento Mameli è quello dei “Vespri Siciliani”: nome dato al moto per cui la Sicilia insorse dopo 16 anni di dominio angioino (francese) e si diede agli aragonesi (spagnoli).
"Son giunchi che piegano le spade vendute: già l'Aquila d'Austria le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, il sangue Polacco, bevè col cosacco, ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte, siam pronte alla morte l'Italia chiamò."
L’Austria degli Asburgo (di cui l’aquila bicipite era il simbolo imperiale) era in declino (le spade vendute sono le truppe mercenarie di cui erano piene le file dell’esercito imperiale) e Mameli chiama un’ultima volta a raccolta le genti italiche per dare il colpo di grazia alla dominazione austriaca con un parallelismo con la Polonia.
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge: Art. 1 1. La Repubblica riconosce il testo del «Canto degli italiani» di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro quale proprio inno nazionale. 2. Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'art. 1, comma 1, lettera ii), della legge 12 gennaio 1991, n. 13, sono stabilite le modalita' di esecuzione del «Canto degli italiani» quale inno nazionale. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addi' 4 dicembre 2017 MATTARELLA
Viene eseguito
negli eventi pubblici e solenni
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