door Dario Ianneci 1 dag geleden
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Marco Fabio Quintiliano nacque attorno al 35 d.C. Si trasferì in tenera età con il padre retore a Roma dove poté seguire lezioni di Remmio Palèmone e di Domizio Afro. Inoltre, poté conoscere il filosofo Lucio Anneo Seneca, la cui influenza sui giovani egli considerò deleteria[2]. Finiti gli studi, ritornò in Spagna, dove poté restare fino al 68, esercitando la professione di maestro di retorica; in seguito a quella data, venne ricondotto a Roma da Sulpicio Galba, che in quel medesimo anno divenne imperatore.
Giunto a Roma nel 68, vi esercitò probabilmente l'avvocatura e, soprattutto, incominciò la sua attività di maestro di retorica, con tanto successo che nel 78 Vespasiano gli affidò quella che può ben dirsi la prima cattedra statale di eloquenza in assoluto. L'imperatore gli accordò un onorario annuo di 100.000 sesterzi[3], dando un concreto riconoscimento all'importanza dell'arte retorica nella formazione della gioventù e della futura "classe dirigente". Dopo vent'anni d'insegnamento, decise di abbandonare l'incarico e si dedicò alla stesura, in un primo momento, di un dialogo in cui espose la propria posizione sulla crescente corruzione dell'arte dell'eloquenza (l'opera perduta De causis corruptae eloquentiae) e, poi, dell'opera più importante, l'Institutio oratoria, dove loda l'amico Giulio Secondo per il suo stile elegante e afferma che, se fosse vissuto più a lungo, avrebbe ottenuto la reputazione di oratore illustre agli occhi dei posteri[4].
L'opera "Institutio Oratoria" di Quintiliano è divisa in dodici libri.