por Emanuela Camileri 3 anos atrás
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What is the key problem or scenario you are trying to identify?
Type in a short statement that summarizes it.
Leonilde Lotti
Buongiorno sono Sarah Pucciariello, della secondaD del Liceo Artistico Vittorio Alfieri di Asti. Le andrebbe di presentarsi?
Buongiorno, sono Leonilde Lotti, ma potete chiamarmi Nilde, sono nata il 10 aprile 1920 da un padre ferroviere, che però venne a mancare durante la mia adolescenza.
-Quali percorsi di studi hai percorso?
Mi sono laureata in lettere all’Università Cattolica di Milano nel 1942.
-Come hai vissuto gli anni della guerra, e quali regole le furono imposte?
Gli anni della guerra furono duri. Venni iscritta al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione per altro obbligatoria per poter insegnare.
-Immagino.Ha insegnato? Com’è stata la sua esperienza?
Si ho insegnato per quattro anni in alcune scuole tecniche nella provincia della mia città natale. Con le regole rigide fasciste è stata dura, non si poteva insegnare altro che non fosse stabilito dallo stato.
-Quando ha iniziato ad interessarsi alla politica e come?
Dopo l’armistizio del 8 settembre 1943 mi interessai alla politica, mi avvicinai al PCI e presi parte alla Resistenza svolgendo inizialmente la funzione di staffetta porta-ordini, poi aderì ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI.
-Come ben sappiamo divenne un personaggio importante, tanto da essere eletta nel dopoguerra come presidente dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia.
Esattamente. Nella primavera del 1946 entrai nel consiglio comunale come indipendente nelle File del Partito Comunista Italiano.
-In quell’anno venne candidata ed eletta come membro dell’assemblea costituente e fu incaricata della stesura della Costituzione nella commissione dei75 . Com’è stato essere una delle prime donne ad essere entrata in politica,ed aver partecipato alla creazione di qualcosa di importantissimo per noi italiani?
Ero davvero felice, mai mi sarei immaginata di riuscire ad entrare in politica. Il tempo passato nella creazione della Costituzione è stato un misto di stress ed emozione. Io introdussi la legge sul divorzio.
-Ci parli ancora della sua vita politica
Nel 1948 venni rieletta alla Camera Dei Deputati, sedetti tra i banchi di Montecitorio.
Venni eletta per ben tre volte di fila Presidente della Camera dei Deputati,ricoprendo quella carica per ben 13 anni.
Nel 1987 ottenni l’incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga, ma si concluse senza esiti.
-Sappiamo che rifiutó la nomina di Senatrice a Vita. Come mai questa scelta?
Non ero interessata… Ho preferito continuare la mia vita da presidente della Camera.
-Nel 1992 fu candidata di sinistra alla Presidenza Della Repubblica. Ottenne il più alto numero di consensi che una donna ha mai ricevuto nel collegio elettorale. Quali emozioni provò?
Non nascondo che mai mi sarei immaginata di ricevere 256 voti, e ne fui onorata. Provai un’emozione indescrivibile, non ci credevo.
-Nel 1999 presentò le sue dimissioni a causa di problemi di salute. Immagino non sia stato facile per lei.
Immagina bene. Abbandonare la carica che per 13 anni mi aveva impegnato la vita, fu un vero shock anche per me. Mi commossi all’applauso della Camera.
-Nessuno ancora oggi nella storia d’Italia è riuscito a raggiungere il suo primato, lei è davvero un simbolo per noi.
La ringrazio.
-ha scritto dei libri?
Si, ne ho scritto uno, chiamato “La tecnica della Libertà”
-Ora passiamo alla sua vita sentimentale. Sappiamo che nel 1948 venne resa pubblica la sua relazione con Palmiro Togliatti, di 27 anni più vecchio di lei, che durò fino alla sua morte. Com’è stato stare con il Segretario Nazionale del PCI?
Era un uomo sposato, con un figlio, e io mi sono sentita più volte in colpa per quella relazione segreta… Ma il mio amore per lui ha vinto anche sulla ragione.
Insieme, dopo la rottura con la moglie, decidemmo di adottare Marisa Malagoni, rimasta orfana, che ho amato alla follia.
-Avete compiuto un gesto davvero commuovente.
Il 4 dicembre 1999, pochi giorni dopo la sua dimissione, morì per arresto cardiaco. Ha decisamente scritto la storia. L’intervista è finita, spero si sia divertita. Grazie per essere stata qui con noi ed aver risposto alle
NILDE IOTTI
Oggi intervisterò Leonilde (Nilde) Iotti, famosa madre costituente e politica italiana. Fu la prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni e per ben tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992, che rappresenta il più lungo mandato come presidente della Camera dall'istituzione della Repubblica.
Ci racconti della sua infanzia, com'è stata per lei? E quali studi proseguì?
Mio padre era un ferroviere e sindacalista sociale, il suo nome era Egidio, ma venne licenziato a causa del suo impegno politico, di conseguenza ho vissuto gran parte della mia adolescenza con difficoltà economiche. Nel 1943 mio padre morì e rimasi orfana, ma grazie a borse di studio riuscii a proseguire gli studi e fu così che mi iscrissi all'Università Cattolica di Milano.
In Italia regnava il regime fascista e in conformità alle regole della Leva fascista che cosa successe?
Il 5 ottobre 1942 fui iscritta al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione peraltro indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico. Successivamente insegnai in alcune scuole tecniche della sua provincia natale, concludendo la mia esperienza professionale nel 1946.
Quando iniziò il suo interesse verso la politica?
Il mio interesse verso la politica iniziò a seguito della situazione in cui era precipitata l'Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, avvicinandomi al PCI e partecipando alla Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di
staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di primo piano.
Nel dopoguerra come continuò la sua carriera politica?
Nel dopoguerra sono stata eletta presidente dell'Unione Donne Italiane di Reggio Emilia e nella primavera del 1946 entrai nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano. Nel giugno dello stesso anno fui candidata ed eletta membro dell'Assemblea Costituente, nella quale feci parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione.
Si è molto parlato di lei e della sua relazione con Palmiro Togliatti, Segretario Nazionale del PCI, quando iniziò la vostra relazione? E quando l'avete resa pubblica?
La nostra relazione iniziò nel 1946 a Roma, lui era 27 anni più anziano e il nostro legame divenne pubblico nella contingenza dell'attentato del 1948.
Lei è stata eletta Presidente della Camera dei Deputati per tre volte, ci può raccontare delle sue elezioni? Nessuno nella storia d'Italia ha ancora raggiunto il suo primato, esercitato coniugando alla guida imparziale della Camera una strenua difesa del parlamentarismo.
Sono stata rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedetti tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedetti l'Assemblea: fui infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992.
Lei è stata membro della Commissione Affari Costituzionali, su cosa incentrò la sua attività?
La mia attività riguardava in particolare sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Negli anni successivi il mio impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l'introduzione del divorzio nell'ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974.
Nel 1969 fece parte del Parlamento europeo. In quegli anni si impegnò per riformare l'elezione al parlamento stesso, attraverso cosa?
In quegli anni mi impegnai per riformare l'elezione al parlamento stesso, attraverso la promulgazione della legge sul suffragio europeo diretto. Sono stata deputata europea fino al 1979, anno delle prime elezioni dirette.
Nel clima di distensione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, maturò in quegli anni la proposta di eleggerla come prima donna presidente della Camera?
All'apertura della VIII legislatura, le forze politiche concordarono sulla necessità istituzionale di eleggere un appartenente dell'opposizione alla terza carica dello Stato. Al rifiuto di Pietro Ingrao di proseguire nel ruolo istituzionale, la scelta ricadde su me, eletta al primo scrutinio con 433 voti favorevoli su 615 votanti. Il mio discorso di insediamento pose al centro la figura della donna nella società, l'imparzialità politica e le misure necessarie per combattere il terrorismo e ci terrei molto a citarvi il mio discorso: "Io stessa non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione".
Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si concluse senza esiti; fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio, per quale motivo non era interessata?
Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarmi senatrice a vita, feci sapere di non essere interessata, preferendo rimanere presidente della Camera. Nel 1992 fui inoltre la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica. Nel IV scrutinio ottenni 256 voti, ancora oggi il più alto numero di consensi ottenuti da una donna nel collegio elettorale.
Durante la sua vita ricevette inoltre numerose mansioni di prestigio, quali?
la presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali costituita il 9 settembre 1992, la presidenza della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, di cui fu anche vicepresidente nello stesso periodo.
Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso; il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, scrisse nell'occasione una lettera pubblica e tornò a ricordarla nel,2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica: «E ancora, abbiamo da contare - mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti - sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.»
La ringrazio per aver risposto a tutte le domande e grazie per tutto ciò che ha fatto per "salvaguardare" noi donne, il nostro ruolo, i nostri diritti e il nostro essere!
Nadia Gallico
Oggi abbiamo il compito di intervistare la signora Nadia Gallico Spano nonché una delle madri costituenti.
Buongiorno signora, allora come prima domandava avevo intenzione di chiederle innanzitutto dov’è nata e quando?
Allora, io sono nata a Tunisi il 2 giugno 1916 sono però dovuta emigrare in Italia con la mia famiglia.
Perfetto, grazie mille, allora la mia seconda domanda invece tratta su un tema un po’ meno specifico infatti volevo che mi parlasse della sua vita, per esempio, so che lei ha fatto parte del partito comunista, mi parli di questo.
Si, io ho aderito al partito comunista nel 1938, all’età di soli 22 anni, insieme a me c’erano anche i fratelli Ruggero e Diana Loris.
Diventammo tutti e tre dei militanti nella resistenza durante l’occupazione tedesca in Francia e ciò mi portò ad essere condannata per l’attività politica dal regime in collaborazione con Petain. Ruggero, fu invece perseguitato mentre il marito di
Diana, anche lui comunista e dirigente del partito arrivato a Tunisi per sostenere il movimento antifascista, fu condannato a due condanne a morte.
So che anche lei è stata condannata, non è così?
Si, infatti io e mio marito Velio Spano ci impegnammo molto nella resistenza al nazifascismo sia a Tunisi che in Italia, tanto che sotto il regime collaborazionista di Petain, durante l’occupazione tedesca in Francia, fummo condannati a morte.
Riuscimmo però fortunatamente a sfuggire alla cattura a raggiungemmo l’Italia.
È una storia molto interessante la sua, ma quand’è che fu eletta tra le donne dell’Assemblea Costituente?
Fui eletta nel 1948 mentre nel 1958 finì la mia carica. Sono anche stata eletta nella ANPPIA cioè Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.
Ho sempre cercato di stare dalla parte dei più deboli aiutandoli come potevo, ho infatti sempre sostenuto la questione femminile non come uno dei tanti problemi ma come il vero problema del paese.
Lei so che si è battuta molto nel poter far votare anche le donne.
Si, infatti la mia intervista rilasciata al giornale “Noi donne” e diventata davvero famosa e ancora oggi se ne parla, ho detto la mia su come le donne avrebbero dovuto votare perché donne e uomini sono alla pari e di come la donna non sia stata creata solo per stare in casa ma aveva anche dei diritti e uno di quelli che le spettava di più era il diritto al voto.
Io e le altre madri costituenti abbiamo fatto tutto il possibile per rendere le donne alla pari con gli uomini, questa diversità si è quasi dissolsa per fortuna ma purtroppo c’è ancora qualcuno che crede che gli uomini siano superiori.
Il suo discorso è davvero una delle testimonianze più importanti su questo argomento, volevo però farle un’ultima domanda, lei si è impegnata anche nella politica internazionale sulle donne nel Mezzogiorno giusto?
Si, è esatto, mi sono impegnata molto a far si che anche il Mezzogiorno contenesse i diritti che le donne si spettavano.
Io allora non posso fare altro che ringraziarla per questa intervista, grazie di aver risposto sinceramente e di aver dato le sue testimonianze.
“La solitudine è una grande amica: non urla, non minaccia, non ricatta, non condiziona, non ruba, non uccide.”
Bianca Bianchi era una delle 21 madri costituenti, e solo due, lei e Lina Merlin, erano socialiste e insegnanti.
Bianca Bianchi era nata a Vicchio, in provincia di Firenze, in una famiglia benestante.
Il padre morì quando lei aveva solamente 7 anni, così la madre insieme a lei e la figlia maggiore si trasferì a Rufina, presso l’abitazione dei suoi genitori.
Fu proprio il nonno, con discussioni letterarie e religiose andare a Bianca i primi insegnamenti sulla politica.
Bianca rivelò presto un grande interesse per lo studio e si trasferì a Firenze per frequentare prima la scuola magistrale e in seguito la facoltà di magistero.
-in che anno ti sei laureata?
Mi sono laureata nel 1939, con ottimi voti in filosofia e pedagogia, con una tesi sul problema religioso in Giovanni Gentile che fu pubblicata l’anno successivo.
-dove hai insegnato?
Ho insegnato in diversi istituti superiori di varie città, ma i miei metodi ispirati alla libertà e al dialogo, erano in contrasto con i principi della scuola fascista, dopo essere entrata parecchie volte in conflitto con i miei dirigenti, abbandonai l’insegnamento in Italia, accettando un incarico in Bulgaria nel 1941
-cosa hai fatto una volta rientrata in patria?
Sono rientrata in patria nel 1942, dopo la caduta del fascismo e la firma dell’armistizio.
Partecipai alle riunioni del Partito d’Azione, contribuendo attivamente alla Resistenza.
Ma, dopo la liberazione, lasciai il partito azionista, giudicandolo troppo elitario, per aderire allo Psiup (Partito socialista italiano di unità proletaria) e mi impegnai a tempo pieno nella politica.
-cosa succede durante la campagna elettorale?
Mi fu proposto di presentarmi come capolista alle elezioni per l’assemblea costituente.
Questa cosa però suscitò non poche reazioni, in particolare i vecchi militanti, mi sventolarono sotto gli occhi la “tessera ingiallita dell’antimarcia”; mi rimproverarono la giovinezza: vedevano in me lo strumento giusto per accrescere voti e attirare le donne fuori dall’indifferenza.
Insomma servivo ai fini della propaganda elettorale, ma in core loro sapevano che non venissi eletta.
Ai tempi della costituente mi fu chiesto di firmare una lettera di dimissioni preparata in antecedenza.
-cosa successe nel 1946?
Venni eletta al consiglio comunale di Firenze.
-cosa ci dice dell’assemblea costituente?
all’interno dell’assemblea costituente ricoprii, insieme a Teresa Mattei, la carica di segretaria di presidenza.
le cronache si occuparono subito di me, ma non per parlare del mio impiego e del mio lavoro, bensì del mio abbigliamento e dei miei capelli biondi.
Venni descritta così: “ vestiva un abito color vinaccia e i capelli lucenti che la onorevole porta fluenti e sciolti sulle spalle le conferivano un aspetto d’angelo.
Vista sull’alto banco della presidenza dove salì con i più giovani colleghi a costituire l’ufficio provvisorio ingentilita l’austerità di quegli scanni“
Intervenire in aula non mi fu affatto semplice, anzi mi ci volle un grande coraggio e tenacia, come racconto anche nel mio libro.
Era un diritto che mi fu contestato il nome di regole politiche non scritte e perché donna.
inizialmente non capisco cosa stia succedendo poi metto insieme al mosaico di parole e di sguardi e: Dio, ce l’hanno con me.
Sono io l’accusata.
non vogliono che parli sulle dichiarazioni del governo.
chi mi ha autorizzato? Ho avuto forse l’incarico dal partito? Non so che ogni intervento in aula deve essere discusso e approvato dagli organi direttivi? Non si può parlare quando si vuole…
posso essere brava a fare il comizio ma, che diamine, parlare alla camera è un’altra cosa… La più accanita contro di me é Lina Merlin: ma guarda, penso, una donna contro un’altra donna, dovrebbe sostenermi, aiutarmi.
Sono ferita nell’amor proprio e decido di non permettere nessun boicottaggio su di me…è diventata una sfida.
Ingoio saliva amara, la pelle mi brucia addosso come fosse stata frustata, ma resto in silenzio.
Non siamo i rappresentanti di coloro che ci hanno dato il voto? Per loro parlerò.
Ero molto decisa a non mollare, affrontai Saragat, che però mi tranquillizzò: “tu parlerai perché ti farò parlare io, ricordalo, sono
il presidente.ti chiamerò alla tribuna martedì pomeriggio, preparati bene“
Il 22 Luglio 1946, quando mi venne data la parola, ebbi un momento di panico ma poi iniziai a parlare con calma e saggezza come si addice a un’aula parlamentare, quasi che una sapienza antica guidi il pensiero che non ha più paura.
quando finisco il presidente si alza, viene verso di me, mi stringe la mano e si congratula: l’assemblea si leva in piedi con un applauso prolungato.
I miei colleghi di partito mi accolgono sorridenti.
-e al congresso del partito del 1947?
Decisi di seguire la minoranza di Saragat, a cui mi legava anche la profonda amicizia, nel partito socialista dei lavoratori italiani nelle cui liste venni candidata, ed eletta, nella prima legislatura nel 1948.
Le proposte di legge che presentai furono numerose: da quelle sulla scuola a quelle sulle pensioni, sull’occupazione e sulla ricerca di paternità.
Ma il tema che mi stava più a cuore, quello a cui tenevo di più, era quello del “riconoscimento dei figli naturali”; come dimostra anche il libro che ho scritto sull’argomento, i figli di nessuno, ricco di dati e di argomentazioni.
-ne parlasti anche al congresso internazionale delle donne ad Amsterdam?
sì, destando scalpore e sdegno quando raccontai che in Italia sui documenti del figlio naturale, perfino sulla pagella scolastica, veniva riportata la dizione di figlio di NN.
-cosa facesti al tuo ritorno?
Al mio ritorno, iniziai a lavorare a un progetto di legge, in cui si prevedeva l’allargamento della ricerca della paternità, il riconoscimento obbligatorio da parte della madre, migliore assistenza alle madri nubili, superamento di ogni discriminazione
giuridica o sociale tra bambini nati dentro o fuori dal matrimonio: proposta che venne respinta.
Dovemmo aspettare fino al 1955 affinché una legge abolisse dai documenti anagrafici la menzione della nascita illegittima.
-e in seguito a quella prima legislatura?
dopo quella prima legislatura, non venne più rieletto e ripresi con entusiasmo il mio impegno per la scuola.
-dopo quanti anni rientrasti in politica?
rientrai in politica dopo quasi vent’anni, venni eletta prima consigliera comunale e in seguito vicesindaco e assessora alle questioni legali e affari generali a Firenze.
Proprio a Firenze, il 9 luglio del 2000, Bianca Bianchi morì.
Bianca bianchi
INTERVISTA:
Bianca Bianchi, una delle 21 madri costituenti, un’ antifascista coraggiosissima tanto da preferire l’esilio in Bulgaria alla soggezione intellettuale al diktat del regime, ed oggi parleremo di lei.
Partiamo tranquilli. Ci parli un po’ di lei..
“Sono nata a Vicchio il 31 luglio 1914. Ho un diploma magistrale e sono iscritta alla Facoltà di magistero e sono stata per un periodo insegnate.”
Con quale tesi si è laureata?
“Nel 1939 mi sono laureata con una tesi dal titolo il pensiero religioso di Giovanni Gentile”
Cosa è successo quando insegnava?
“Ero sempre in conflitto con i superiori a causa dei miei metodi di insegnamento liberi e incentrati su argomenti categoricamente esclusi nei programmi didattici del regime, come la cultura ebraica. Questo mi ha spinto ad essere licenziata ma poi ho accettato una cattedra come insegnare di italiano in Bulgaria.”
Perfetto. Ora parliamo del suo punto politico… cosa l’ha spinta a far parte del Partito socialista italiano di unità proletaria?
“Le donne. Iscrivendomi al partito socialista ebbe inizio anche un lungo cammino sulla tortuosa strada riservata da sempre alle donne che osano intraprendere carriere di prestigio e ricoprire posti di potere”
C’è stato qualcuno che era contro di lei a queste scelte?
“C’è ne sono stati tanti e c’è ne saranno altrettanti. All’epoca avevo contro i cosiddetti “anziani” del partito che collegavano il motivo di rimostranza alla mia eccessiva giovinezza rispetto alla loro militanza di vecchia data. All’Assemblea Costituente mi venne contrapposto il candidato, l’illustre protagonista politico fu Sandro Pertini, nonostante io avessi il doppio dei suoi voti. Come se l’anzianità fosse sinonimo di intelligenza”
Ha seguito qualche gruppo durante la sua carriera politica?
“Si, ho seguito il gruppo Saragat nella scissione di Palazzo Bernini dando vita ad un nuovo partito PSLI, poi PSDI”
Quali furono le sue proposte di legge sulla tutela giuridica dei figli naturali?
“Furono le disposizioni relative alla obbligatorietà del riconoscimento materno, alla ricerca della paternità e all’unificazione dei servizi assistenziali dei figli illegittimi. Con fine di legittimare maggiormente il riconoscimento della paternità, moltiplicando di fatto le eccezioni al divieto di ricerca”
Ultimissima domanda: cosa fece alla fine della sua carriera politica?
“Dagli anni cinquanta mi dedicai allo studio dei temi dell’educazione e alla creazione della Scuola d’Europa di Montesenario. Un istituto modello per ragazzi delle elementari e delle medie; e adesso mi sto anche dedicando all’attività di scrittrice scrivendo libri di carattere autobiografico”
Signora Bianchi, io la ringrazio tantissimo per avermi accolto ed aver risposto alle mie domande. Grazie infinte, spero di rincontrarla presto.
FRASE:
“L’anzianità non è sinonimo di intelligenza”
Intervista
BIANCA BIANCHI
“eterno, unico, paese dell’anima, casa mia”
Oggi andremo ad intervistare una delle madri costituenti, il suo nome è Bianca Bianchi.
IO: Buongiorno signorina Bianchi come sta? È contenta dei sui risultati nella vita?
BIANCA BIANCHI: Buongiorno, io sto molto bene, sono orgogliosa di quello che sono riuscita a fare e di come le persone parlano di me
IO: mi racconti un po’ la sua storia…
BIANCA BIANCHI: allora nasco il 31 luglio del 1914 a Vicchio in provincia di Firenze, la mia era una famiglia con modeste condizioni, però purtroppo mio padre Adolfo venne a mancare quando ero piccola, così mia madre decise di andare con me e mia sorella a vivere dai nonni, sempre da parte di mamma. Lì comincia il mio interesse per lo studio grazie al mio carissimo nonno; mio nonno era antifascista, mi stimolò molto con discussioni letterarie e religiose e a darmi le prime dritte di politica.
IO: dopo con l’iniziativa del nonno lei inizierà la scuola giusto?
BIANCA BIANCHI: esattamente, contro la volontà di mia madre, andai a vivere a Firenze sempre con l’appoggio di mio nonno ed frequentai la scuola magistrale prima e la facoltà di Magistero poi.
IO: in seguito si laurea giusto?
BIANCA BIANCHI: precisamente nel 1939, con ottimi voti, in piena epoca fascista, inizia così la mia attività di insegnante, prevalentemente nel nord Italia. Siamo in piena epoca fascista e negli anni immediatamente successivi all’emanazione delle leggi razziali, io da subito ho più di una preoccupazione nelle autorità scolastiche e non solo, così mi metto all’insegna della libertà e dell’indipendenza: ad esempio, dò spazio nel corso delle mie lezioni alla storia, alla cultura ed alla civiltà ebraica, rigorosamente espunte dai programmi ministeriali. Fui poi licenziata appunto per aver insegnato cose e pensieri giusti, quindi nel dicembre 1941,
ebbi la proposta di andare ad insegnare lingua italiana, presso l’Istituto Italiano di Cultura in Bulgaria, dove rimasi circa sei mesi.
IO: nel 1942 ritorna e cosa fa?
BIANCA BIANCHI: nel giugno 1942 rientro in Italia, prima a Rufina poi a Firenze, e all’indomani della caduta di Mussolini, inizio la mia attività politica antifascista, che si concretizza in particolare nel promuovere azioni clandestine di volantinaggio, nel portare le informazioni ai diversi reparti partigiani, nel mantenere un minimo di contatto tra i combattenti alla macchia e le loro famiglie, nel rifornire di armi e munizioni i resistenti
IO: poi ci fu la liberazione e cosa fece?
BIANCA BIANCHI: a liberazione avvenuta mi iscrivo al PSIUP cioè: Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e collaboro a giornali di carattere politico, come La difesa, Iniziativa socialista, Il socialismo toscano, del quale, nel 1947, ricopro anche la carica di direttore.
IO: cosa succede il 2 giugno del 1946?
BIANCA BIANCHI: succede che in occasione delle elezioni vado nel collegio di Firenze-Pistoia e vengo eletta all’Assemblea costituente, riportando uno straordinario successo in termini di consenso e andando così a far parte del ristretto gruppo delle 21 donne deputate, su un totale di 556 membri.
IO: quindi si trasferisce tra Firenze e Roma e che carica copre?
BIANCA BIANCHI: all’interno dell’Assemblea Costituente ricoprì, insieme a Teresa Mattei, la carica di Segretaria di Presidenza.
IO: e tutto questo com’era?
BIANCA BIANCHI: intervenire in aula non è affatto facile; anzi dovevo avere grande coraggio e tenacia. è un diritto che mi veniva contestato in nome di regole politiche non scritte e, evidentemente, perché ero donna.
IO: cosa succederà in seguito?
BIANCA BIANCHI: che nel gennaio del 1947 seguirò il gruppo di Saragat nella scissione di Palazzo Barberini che dà vita al nuovo partito PSLI, poi PSDI.
IO: e poi verrà eletta dove?
BIANCA BIANCHI: alle elezioni del 18 aprile 1948, nel collegio di Catania, come deputata, mi sottoporrò al dibattito e al voto del Parlamento proposte di legge sulla tutela giuridica dei figli naturali e sul riconoscimento della paternità, sui servizi assistenziali dei figli illegittimi. Il progetto legislativo incontra notevoli resistenze e sarà approvato solo nel 1953.
IO: mi racconti interrotta la sua vita politica cosa farà…
BIANCA BIANCHI: dagli anni cinquanta mi dedico allo studio dei temi dell'educazione e alla creazione della Scuola d'Europa di Montesenario, un istituto per ragazzi della elementare e media. Dal 1970 al 1975 sarò poi eletta consigliere comunale di Firenze, ricoprendo poi la carica di vicesindaco; mi dedico anche all'attività di scrittrice, con opere di carattere autobiografico.
IO: ed infine come finisce la sua storia?
BIANCA BIANCHI: Torno ad abitare nel Mugello, a Vicchio, e dove morì il 9 luglio 2000, nei miei 86 anni
IO: grazie mille per avermi raccontato la sua storia
Elettra Pollastrini
eletta per il Partito comunista italiano all'Assemblea Costituente, era nata a Rieti il 15 giugno del 1908.
Con il padre Guido Arceri e la madre Giuseppa, Elettra si trasferì a La Spezia dove ottenne la licenza tecnica. Nel 1924 insieme alla madre raggiunse il fratello Olindo, rifugiato in Francia per sfuggire alle persecuzioni fasciste. Fin da giovanissima si professa comunista e durante la Guerra civile spagnola andò nel paese iberico a combattere contro il franchismo.
*LA SUA VITA NEL MONDO DEL LAVORO*
Diventai una dirigente delle organizzazioni femminili italiane. Dopo essere stata impiegata in varie fabbriche, nel 1930 ottenni un lavoro come correttrice dei compiti in lingua italiana all’Ecole, e aderì alla Lega internazionale di donne per la pace e la libertà, una potente, ma ancora in parte da scoprire, associazione che mostrava come la mancanza di diritti civili e politici fondamentali fosse un denominatore comune per le donne in moltissimi paesi, non solo europei.
Nel 1933, mi iscrissi al Partito Comunista francese prendendo parte come delegata al Congresso Mondiale contro la guerra e il fascismo a Parigi. Contribuì a organizzare i comitati dell’Unione Donne Italiane aderenti all’Unione Popolare italiana cui facevano riferimento antifascisti italiani emigrati.
Nel ’34, m’iscrissi al Partito Comunista d’Italia ed ebbe per qualche anno l’incarico di redattrice di “Noi Donne”. Fui incaricata dell’attività politica e di propaganda nei gruppi comunisti di lingua italiana.
Nel 1937, fui inviata in Spagna come componente di una delegazione internazionale femminile per gli aiuti e la solidarietà al popolo spagnolo; in questa occasione partecipai al congresso delle donne spagnole a Barcellona e Valencia. Nel ‘38 rientrai in Francia, dove organizzai i comitati femminili dell'Unione popolare italiana.
*FU ARRESTATA NEGLI ANNI 1939 e 1943 GIUSTO?*
Sì giusto, Nel settembre del 1939 fui arrestata e rinchiusa prima nel carcere femminile della Roquette, poi nel campo di concentramento di Rieucros, dove incontrai Teresa Noce. Fui poi
confinata in Italia nel 1941, nella città natale, Rieti, dove riuscì a riprendere in modo clandestino l'attività politica. Sempre a Rieti dopo il 25 giugno diedi impulso alla prima organizzazione del Partito Comunista. Nell'ottobre del 1943, fui arrestata dalla polizia tedesca, imprigionata nel carcere romano di Regina Coeli, processata e infine deportata in Germania nel gennaio del 1944; fui condannata ai lavori forzati nel carcere duro di Aichach.
*LA SUA ATTIVITÀ PARLAMENTARE DOPO L’ACCADUTO LE VENNE PIÙ DIFFICILE DA PORTARE AVANTI?*
No, non più di tanto.. Rientrata in Italia, fui nominata dal PCI alla Consulta nazionale. Nello stesso tempo fui assessore all’assistenza del Comune di Rieti. Il 2 giugno 1946 fui eletta nelle liste del PCI all’Assemblea costituente nel collegio di Perugia. Responsabile femminile della Federazione comunista di Rieti, membro del comitato federale e del comitato direttivo, fui eletta deputato, sia nel 1948 sia nel 1953, per il collegio di Perugia-Rieti. Nel 1956 fui eletta anche consigliere provinciale a Rieti e fece parte della segreteria della Federazione comunista cittadina.
*IL SUO CARATTERE DEFINITO MODESTO E DETERMINATO L’HA PORTATA A SCONTRARSI CONTRO VARIE PERSONE*
Collezionai nel corso dei due mandati parlamentari le dodici richieste di autorizzazione a procedere, per lo più per resistenza e oltraggio alla forza pubblica, per aver partecipato al fianco di lavoratrici e lavoratori a manifestazioni per il lavoro e la pace, ma anche per aver difeso, durante la campagna elettorale del 1948, la mia dignità di donna
*IN CHE PERIODO SI TRASFERÌ IN UNGHERIA? E PER QUANTO RIMASE LÌ?*
Nel 1958, fui inviata in Sicilia a sostenere la locale commissione femminile del PCI. Poco dopo mi trasferii in Ungheria, dove lavorai come giornalista per cinque anni a Radio Budapest. Tornata in Italia, continuai a partecipare alla vita politica, prima nella Federazione comunista romana e poi a Rieti.
Ottavia Penna Buscemi
· Buonasera, vorrei subito iniziare con il farle qualche domandina di prassi.
· Si certamente.
· Perfetto allora iniziamo subito: lei dove e quando è nata?
· Sono nata a Caltagirone il 9 aprile del 1907.
· Perfetto. Sappiamo che lei è figlia di un barone e una duchessa, grazie a loro ha potuto vivere una gioventù piuttosto tranquilla ed è riuscita a continuare gli studi fino all’università. Subito dopo poi si è sposata con il medico Filippo Buscemi Galasso...ma quando è iniziata la sua carriera politica? · Allora la mia carriera in politica è iniziata nel 1946 quando fui eletta nella lista del Fronte dell'Uomo Qualunque, più precisamente all'Assemblea Costituente nella circoscrizione di Catania. Fui una delle 21 donne che presero parte all'Assemblea Costituente nel giugno 1946, tra l’altro unica donna del movimento. Il 28 giugno dello stesso anno, venni candidata dal mio partito alla poltrona di Capo provvisorio dello Stato: ero la prima donna ad essere proposta per la più alta carica istituzionale. Ottenne i 32 voti del suo partito, contro i 396 di Enrico De Nicola, che risultò eletto, e i 42 del repubblicano Cipriano Facchinetti.
· In che periodo all’incirca entrasti a far parte dei componenti per la stesura della costituzione? · Dal 19 al 24 luglio del 1946 fui tra i 75 componenti della Commissione per la Costituzione, insieme a Nilde Iotti, Teresa Noce, Lina Merlin e Maria Federici, per la stesura della costituzione.
· E dopo che cosa hai fatto? · Il 15 novembre 1947 ho lasciato il Fronte dell'Uomo Qualunque, insieme ad altri parlamentari del movimento per formare il gruppo dell'Unione Nazionale nel quale sono rimasta fino alla conclusione dei lavori dell'Assemblea Costituente il 31 gennaio 1948. Nel 1953, infine, mi presentai con successo alle elezioni amministrative della mia città, dove ho trascorso gli ultimi anni, tra le file del Partito Nazionale Monarchico divenendo consigliere comunale.
Maria Maddalena Rossi
Maria maddalena rossi è stata una politica antifascista e giornalista Italiana, oggi la Sgn. Rossi ci parlerà della sua vita e del suo ruolo on politica
Prima della sua vita in politica parliamo un po’ di lei? Io sono nata il 29 settembre del 1906 a Codevilla, in provincia di Pavia, la mia famiglia era benestante ma anche molto numerosa, la mia famiglia era antifascista, mi sono laureata in chimica all’Università degli Studi di Pavia nel 1930, trovai lavoro a Milano in uno stabilimento chimico e dal 1937 io e mio marito Antonio Semproni aderimmo al PCd'l ovvero il Partito Comunista d’Italia ero un partito clandestino dove iniziai a combattere nella lotta antifascista
Ma è vero che fu arrestata ? Si è vero, venni arrestata nel 1942 a Bergamo dalla polizia fascista venni condannata, ma anche arrestandomi non mi hanno fermata infatti mi trasferisco a Zurigo per un anno e mezzo e continuai a lavorare per il partito
Ci parli de ľ Unità? Certamente, nel Dicembre del 1944 tornai a Milano ed entrai a far parte della
redazione de ľ Unità che all’epoca era un giornale clandestino; nello stesso anno entrai a far parte della Commissione Stampa e Propaganda delle Direzioni Alta Italia del PCI
Per lei il 1946 è una data importante? Si lo è perché venni eletta all’Assemblea costituente aderendo al Gruppo Comunista, nella costituente mi battei in modo particolare per il superamento dell’articolo della legge prefascista che vietava l’accesso delle donne ai gradi più elevati della Magistratura: anche se tale battaglia non sfociò in un’apposita norma della Costituzione, il dibattito innescato dalla mia proposta aprì la strada a Rosa Olivia. Quindici anni dopo fu portato con successo in Corte costituzionale da Costantino Mortati.
E dopo questo avvenimento sono successe altre cose a livello politico? Si certo, nel frattempo ero fra le principali esponenti delľ Unione Donne Italiane, di cui diventai presiedente nazionale del 1947 al 1956, fui poi rieletta Deputata I, II e III legislatura, continuando sempre a battermi per i diritti delle donne, dopo di che tra il 1957 ed il 1967 diventai la vicepresidente della Federazione Democratica Internazionale Femminile e infine nel 1963 non mi sono ricandidata alla Camera dei Deputati e mi trasferii a Porto Verde, lavorai nella politica locale e diventai Sindaco nel 1970, e da questa data si conclude la mia vita politica
Frase: La preminenza naturale dell’uomo sulla donna è derivata dalla preminenza economica, ma oggi anche la donna[…] partecipa attivamente al processo produttivo.
ADELE BEI
"Non pensate alla mia famiglia, qualcuno provvederà; pensate invece ai milioni di bambini che, per colpa vostra, stanno soffrendo la fame in Italia".
-parlaci brevemente di te
nacqui il 4 Maggio 1904 da Angela Broccoli e Davide Bei, di professione boscaiolo. Ero la terza di undici figli. La mia famiglia era molto politicizzata, il che favorì una precoce e chiara coscienza politica, sono statali una sindacalista e politica italiana, componente dell'Assemblea costituente, senatrice e deputata del Partito Comunista Italiano.
-in che anno sei entrata nel partito comunista?
Sono entrata nel Partito comunista nel 1925, successivamente espatriai in Francia, da dove feci numerosi viaggi clandestini in Italia per svolgere attività di collegamento tra militanti antifascisti.
-quando ti arrestarono cosa successe?
Nel 1933 venni arrestata e condannata dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a diciotto anni di reclusione. Scontai sette anni e mezzo cui si aggiunsero due e mezzo di confino; fui liberata nell'agosto del 1943.
-cosa successe dopo la tua liberazione?
Dopo l'8 settembre 1943, partecipai alla lotta partigiana a Roma, con il compito di organizzare le masse femminili.
Insieme alle altre dirigenti del Partito comunista clandestino ideai e organizzai gli assalti ai forni delle donne romane, evitando le comunicazioni telefoniche ma, grazie ai passa parola, coinvolgendo il maggior numero di donne possibile ma l'azione si concluse cruentemente con l'uccisione di Caterina Martinelli, madre di sei figli, per uno sfilatino nella borsa della spesa. Si risolve violentemente anche l'assalto al forno Tesei, il 7 aprile 1944, con l'eccidio di dieci donne presso il Ponte dell'Industria.
- E dopo la Liberazione ?
- Dopo la Liberazione, entrai a far parte della Consulta nazionale su designazione della CGIL.
-cosa ci racconti in merito all’assemblea costituente ?
Il 2 giugno 1946 fui tra le 21 donne elette all'Assemblea costituente italiana, dove sedetti come componente del gruppo parlamentare comunista: in particolare lavorai nella Terza commissione per l'esame dei disegni di legge.
-successivamente?
Successivamente fui eletta alla Camera dei deputati, sempre nelle file del partito comunista.
Nel corso della legislatura (1948-1953) sedetti al Senato della Repubblica, unica donna fra i 106 senatori di diritto nominati in accordo con la III disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana.
-in che anno ti nominarono ?
fui nominata nel 1972 consigliera nazionale dell’associazione nazionale perseguitati politici antifascisti.
-Adele Bei morì il 15 Ottobre 1976 a Roma
Intervista a Laura Bianchini
-Buongiorno Laura, iniziamo con l'intervista! Mi può raccontare la sua infanzia?
Buongiorno a te! Mi chiamo Laura Bianchini e sono nata il 23 agosto 1903 a Castenedolo in provincia di Brescia in Lombardia. I miei genitori si chiamavano Domenico Bianchini e Caterina Arici. La mia famiglia era di origini modeste, quindi ho dovuto cercarmi fin da giovanissima un lavoro, ma nonostante ciò sono riuscita a proseguire gli studi riuscendo a laurearmi nel 1932 in filosofia e pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
-Come ha proseguito la sua carriera dopo essersi laureata?
Dopo la laurea sono stata nominata presidente della sezione diocesana della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (F.U.C.I). Grazie a questo mio incarico sono entrata a contatto con Igino Righetti e Giovanni Battista Montini. Queste conoscenze mi hanno aiutato a sviluppare il mio interesse per l'antifascismo, diventando così militante della Resistenza. Successivamente ho iniziato ad insegnare prima in una scuola elementare, poi presso l'istituto Magistrale di cui sono anche in seguito diventata preside ed infine, abbandonato il ruolo di preside, docente di storia e filosofia nel Liceo Ginnasio Arnaldo. Nel frattempo collaborai anche con la casa editrice "La Scuola" per la realizzazione di libri scolastici.
-Come ha sviluppato le sue idee antifasciste?
Nel 1943 entrai nella redazione del giornale antifascista “Brescia libera” dove elaborai scritti e volantini clandestini. Ospitai anche nella mia casa di Brescia le prime riunioni di esponenti militari e politici dell’antifascismo bresciano. Mi trasferii a Milano dopo che la polizia fascista iniziò a sospettare di me e mi perquisì la casa. Qui mi occupai dell’organizzazione dei soccorsi ai detenuti politici di S. Vittore e del salvataggio di ebrei.
-Quando si concretizza il suo pensiero politico?
Nell’aprile del 1944 entrai a far parte del comitato esecutivo ristretto che dirigerà la Democrazia Cristiana (DC) settentrionale durante tutta l’occupazione tedesca. Contemporaneamente entrai a far parte della brigata partigiana “Fiamme Verdi”, una formazione operante soprattutto in Lombardia e Emilia, ma diffusa anche in Piemonte e Veneto. Divenni redattrice e coordinatrice de “Il ribelle”, giornale che informava tutti i partecipanti della brigata delle nuove idee, utilizzando pseudonimi come Penelope, Don Chisciotte o Battista per firmarli.
-E alla fine della guerra?
Terminato il conflitto, entrai a far parte di gruppi di discussione e di elaborazione teorica. Ed qui che conobbi cattolici come Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati e molti altri intellettuali di idee diverse. Prende così vita la “Comunità del Porcellino”, che ha come scopo il bene comune attraverso la ricerca continua di posizioni diverse, senza che nessuna rinunci al proprio passato, alla cultura e alle proprie aspirazioni.
-Lei è una delle 20 donne dell'Assemblea Costituente. A cosa sono legati i suoi interventi?
Alla politica scolastica ma in particolare alla difesa della scuola privata in nome del pluralismo sociale. Nel 1948 vengo eletta deputato ed entro a far parte come membro della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia. I miei sforzi parlamentari li ho dedicati soprattutto al progetto di riforma della scuola proposta che mi fu fatta dall'allora ministro della Pubblica Istruzione, Guido Gonnella. In seguito divenni anche componente della Commissione Istruzione e Belle Arti. Nel 1953 lasciai la politica attiva e fino al 1973 tornai ad insegnare a Roma nel Liceo Classico Virgilio, le discipline di storia e filosofia.
-La ringrazio per avermi concesso quest'intervista. Arrivederci!
Maria de Unterrichter Jervolino
Buongiorno signora Maria de Unterrichter Jervolino mi chiamo Carniato Barbara e sono l’inviata che le farà l’intervista.
•Mi racconti di lei...
Sono nata il 20 agosto 1902 in provincia di Trento, mio padre si chiama Arturo De Unterrichter, mia madre Santa Belli e ho un fratello di nome Guido. Ho Frequentato il liceo classico Giovanni
Prati di Trento e mi sono laureata in lettere presso La Sapienza di Roma. Ora sono un’insegnante alle scuole medie.
•È sposata?
Sì, nel 1930 ho spostato Angelo Jervolino e ho una figlia, Rosa Russo Jervolino.
•Suo marito l’ha sempre appoggiata nella sue scelte?
Sì, mio marito è antifascista convinto come me, e insieme abbiamo segretamente mantenuto i contatti con gli ambienti e i movimenti laici e cattolici che si oppongono al regime. Siamo stati intralciati nelle nostre attività professionali e per lunghi anni “sorvegliati speciali” della polizia.
•So che nella vita ha fatto grandi cose, vuole raccontare?
Sono stata eletta presidente delle universitarie cattoliche, nel 1924 ho partecipato al congresso
di Budapest come delegata italiana e rappresentante dell'associazione Pax Romana. Sono stata presidente nazionale della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) dal 1925 al 1929 e poi, in rappresentanza del centro nazionale dell'Unione Donne Cattoliche e del CIFI mi interessai delle questioni religiose e familiari legate all'emancipazione femminile.
Per anni sono stata presidente dell'Opera Nazionale Montessori, che nel 1988 ha istituito un premio in
suo nome.
Sono stata nella lista della Democrazia Cristiana, nel collegio unico nazionale e successivamente nel collegio di Salerno-Avellino-Benevento. Dal 1946 fui membro della direzione nazionale della Democrazia Cristiana, costantemente rieletta fino al 1954.
•Quando ha lasciato la politica? E cos’ha fatto dopo?
Ho lasciato il mondo della politica nel 1963 e mi sono dedicata allo studio e alle attività pedagogiche nelle libere organizzazioni. Come membro della Commissione nazionale italiana presso l'UNESCO, ho fatto parte del Comitato per l'educazione, le scienze e la cultura. Sono stata eletta presidente del comitato italiano dell'Organizzazione Mondiale Educazione Prescolastica (OMEP) e successivamente operavano.
•Ha ricoperto anche altri incarichi successivamente?
Sì, come membro del consiglio di presidenza del Comitato italiano difesa morale e sociale della donna (CIDD) componente del comitato direttivo vicepresidente mondiale, eletta a Washington nel 1968 e rieletta a Madrid nel 1970, confermata
a Londra nel 1973. Fondatrice con Adriano Olivetti, Adriano Ossicini, Guido e Maria Calogero del CEPAS (Centro di Educazione Professionale per Assistenti Sociali) e sono presidente tutt’ora.
Sono stata anche vicepresidente mondiale dell'Associazione Montessori (AMI) e presidente, dal 1947 al 1975, dell'Ente Opera nazionale Montessori (ONM) il cui compito primario era quello di formare gli educatori ispirati al metodo Montessori e assisterli tecnicamente nelle scuole in cui operavano. Ho fatto parte dell’Unione Nazionale Lotta contro l'Analfabetismo (UNLA), della Commissione per le ricompense al valore e al merito civile e membro del Consiglio di amministrazione Orientale di Napoli. Sono stata la prima donna al Governo nel Ministero della Pubblica Istruzione, affrontando una realtà nelle quali era ancora largamente diffuso l’analfabetismo, soprattutto femminile e l’evasione scolastica dei giovani.
•Quando ha deciso di lasciare completamente questa vita?
Il 27 dicembre del 1975.
Le è stato fatto qualche riconoscimento?
Sì, alcuni anni dopo l’Opera Montessori ha istituito un premio in mio onore sul pensiero e l’opera della scienziata italiana.
Ora faccio parte delle 21 donne elette all’Assemblea Costituente che hanno inserito nella Costituzione norme profondamente innovative tali da cambiare la condizione femminile nel nostro paese.
•È stata una vita difficile la sua?
Per me, che ho vissuto in prima persona l’esperienza durissima di due guerre mondiali, ha particolare interesse il pensiero della Montessori circa il nesso inscindibile tra educazione e pace. Secondo la pedagogista solo l’educazione alla coesistenza tra religioni, culture, razze, storie diverse, il rispetto dei diritti umani e l’interesse per l’altro possono assicurare la vera pace. L’educazione dei bambini è quindi uno strumento prezioso per una concreta speranza di pace.
È soddisfatta della sua vita?
Sì, sono molto soddisfatta della vita che ho vissuto, avevo degli ideali e ci ho creduto fino alla fine dei miei giorni.
•La ringrazio per aver risposto alle nostre domande, vuole aggiungere altro?
È stato un piacere per me rispondere e non ho
Vittoria Titomanlio
“La libertà e la dignità sono fondamentali”
Buongiorno a tutti, oggi qui con noi, a rilasciare la sua prima intervista abbiamo un ospite molto speciale: Vittoria Titomanlio, una delle ventuno madri costituenti, le donne che hanno creato la Repubblica.
Buongiorno Vittoria e grazie per aver accettato il nostro invito.
“Grazie a voi per avermi dato questa magnifica opportunità. Ho deciso finalmente di raccontare me stessa, la mia storia per far sì che possa far capire e ispirare molte persone a lottare per i propri diritti”
Allora direi proprio che possiamo iniziare. Gli anni della sua infanzia saranno stati sicuramente difficili, sia per quanto riguarda la condizione in cui il Paese si trovava sia per i diritti delle donne. Come sono stati quegli anni? Come hai vissuto la sua infanzia?
“Sono nata proprio nell’ultimo anno dell’ottocento, il 22 aprile del 1899 a Barletta, allora non si trattava di una grande cittadina, anzi piuttosto povera. Sono figlia unica, mio padre, Sabino, era un ispettore demaniale mentre mia madre, Carolina De Boffe, era una casalinga, come puoi immaginare a quel tempo non è che potesse fare più di tanto. La mia era una famiglia umile, né ricca e né povera, avevamo quanto bastava. Abitavo in una piccola casa non molto distante dal mare, il vento mi scompigliava i capelli e l’odore della salsedine mi inebriava le narici, adoravo fare lunghe passeggiate, nelle sere d’estate, in riva al mare mentre mio padre mi stringeva la mano per darmi sicurezza e farmi sentire protetta, ma qui non parliamo di proteggersi dai
mostri che si vedono nei film horror di oggi no, qui parliamo di mostri che rinnegano i tuoi diritti, mostri che ti fanno sentire inutile, inferiore, mostri che ti disprezzano in quanto donna, come se ad avergli dato la vita non fosse proprio una donna...
Ritornando alla mia infanzia: sono andata a scuola, mi piaceva andarci, ogni giorno era una scoperta. Certo non metto in dubbio che fare i compiti con il tempo diventava un po' noioso ma era importante studiare se si voleva avere un futuro, ancor più importante se si trattava del futuro di una donna. Per quanto riguarda gli anni sicuramente non erano dei più facili, diciamo che la monarchia ostacolava un bel po' di cose.”
Sappiamo che da adulta si è trasferita a Napoli, cosa l’ha spinta a compiere questo passo e quindi ad allontanarsi dalla sua famiglia?
“Finiti gli studi presi il diploma magistrale e andai ad insegnare in una scuola elementare a Napoli, fu proprio la mia passione per la conoscenza della cultura che mi spinse a fare questo passo, se proprio devo non lo definirei neanche un “grande passo” come dicono alcuni, mi è sempre piaciuto essere una donna indipendente e perché, visto l’opportunità che avevo, non approfittarne?”
Napoli poi possiamo dire, se me lo permette, che è divenuta la sua città. Cosa è cambiato da quando si è trasferita?
“Beh sì Napoli mi ha offerto molto. Qualche tempo dopo aver ottenuto il ruolo di insegnante mi dedicai ed entrai a far parte della gioventù femminile dell’associazione cattolica e poco più tardi decisi di dedicarmi finalmente alla politica per garantire gli stessi diritti a uomini e donne; nel 1932 fui nominata propagandista nazionale il che comportava che io mi spostassi per tutta Italia a tenere corsi e relazioni soprattutto per i lavoratori e le lavoratrici ed è nel 1936 che entrai a far parte del Consiglio superiore dove assunsi il titolo di incaricata regionale per la Campania.”
Nel 1943 oltre a cadere il regime fascista, lei cambia acquisisce diversi incarichi. Può parlarcene?
“Dopo la caduta del regime fascista ho deciso di ricoprire ruoli più importanti, fui consigliere nazionale dell’Associazione italiana maestri cattolici e segretaria provinciale delle Acli (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani), delegata nazionale del Movimento femminile per l’artigianato italiano e membro del comitato consultivo ministeriale per l’artigianato e le piccole industrie, entrai poi a far parte del Consiglio nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana e, nel 1947, del mio Comitato centrale. Volevo far sentire la voce di tutti, dalle piccole industrie al lavoro femminile; dare importanza a tutti quei fatti come l’emigrazione, l’igiene e la sanità, l’istruzione, il commercio sia estero che interno.”
Qual è la cosa per cui va più fiera, che la rende orgogliosa e soddisfatta di sé stessa?
“Vado fiera di tutte le cose che ho fatto, indipendentemente se al popolo possano essere piaciute o non l’abbiano gradite affatto. Se però devo proprio dire la verità il fatto che io sia una nelle ventuno madri costituenti, di coloro che hanno creato la repubblica mi rende molto orgogliosa. Quando nel 1946 venne data alle donne la possibilità di eleggere e di farsi leggere sentì pronunciare il mio nome, tra coloro che vennero elette, il mio cuore si riempì di gioia. Finalmente ce l’avevo fatta, potevo scrivere la Repubblica, formare la Costituzione italiana dando così alle donne e alle persone svantaggiate dei diritti.”
Sono due i suoi interventi politici ad essere più conosciuti, ha voglia di dirci quali?
“Il primo è mentre si discute il titolo V del progetto di Costituzione, in cui nella seduta del 4 giugno 1947, difendo l’autonomia regionale sostenendone i vantaggi, laddove siano garantite le singole tradizioni ed esigenze, come espressione di libertà e democrazia.
Il secondo intervento, riguarda invece la discussione del disegno di legge sulla stampa nella seduta del 15 gennaio 1948, quindici giorni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, sostengo la pubblicazione da parte dei giornali delle rettifiche di notizie su persone di cui sia stata lesa la dignità.
Penso che entrambi siano molto importanti, la possibilità di esprimere la nostra libertà è fondamentale così come lo è la dignità personale.”
Pensa mai al futuro, a quello che potrebbe succedere quando lei non ci sarà più? La spaventa il fatto che un domani ci saranno altre persone a far parte della politica?
“Se parliamo della morte posso dire che non mi spaventa affatto, tutti gli esseri umani sono destinati a morire, la morte va vista più come un’amica che come l’antagonista della storia di ogni persona; ho fatto molte cose nella mia vita, posso dire che ho lasciato il segno. Ho fiducia nell’umanità, ce l’ho fatta io in un periodo storico più complicato e figuriamoci se non ce la faranno un domani altre donne e altri uomini, se lo si desidera davvero in un modo o nell'altro si troverà una soluzione.”
E con quest'ultima domanda l'intervista si conclude, grazie ancora per aver partecipato e per aver raccontato la sua straordinaria storia
Maria Federici
Maria Federici è nata a L’Aquila in Abruzzo il 19 settembre 1899 da una famiglia benestante di origini armene ed è stata una politica antifascista e partigiana italiana. È stata deputata per la democrazia cristiana nell’ assemblea costituente e alla camera dei deputati. Si laureò a Roma e diventò insegnante di storia e lettere, alle scuole superiori. Nel 1926 si sposò con Mario Federici e nel 1929 andarono all’estero per sfuggire alle regole imposte dal regime fascista. In Francia si avvicinò alla politica. Una volta tornata in Italia, Maria entra a far parte della resistenza della capitale e nel 1944 fu eletta delegata al congresso costruttivo dell’associazioni cristiane lavoratori italiani. Fu la prima donna a ricoprire tale ruolo. Alle elezioni politiche del 1946 si è candidata per l’assemblea costituente nella circoscrizione Perugia-Terni-Rieti, ma poi ha optato per la nomina del collegio unico nazionale risultando una delle 21 donne elette all’assemblea costituente, dove sedette come componente del gruppo parlamentare democratico cristiano. Nel 1947 fondò un’associazione per aiutare le famiglie costrette ad emigrare e ne fu presidente fino al 1981. Alle elezioni politiche italiane del 1948 si è candidata per la camera dei deputati ed è stata eletta per la prima legislatura repubblicana. Infine nel 1950 fondò insieme ad altre donne il comitato di difesa morale e sociale della donna. Quando nel 1953 è finito il mandato da deputata, lei non si è più candidata alle elezioni di quell’anno e abbandonò la vita politica attiva.
Intervista a Maria Federici
Buongiorno signora Maria, oggi vorrei proporle una breve intervista, facendole delle domande riguardanti la sua vita politica, sperando che ci possa rispondere, anche togliendoci qualche dubbio. Inizierei con le domande.
1_Sappiamo che lei è stata un’insegnante e continuò questa professione anche all’estero, ma che cosa l’ha spinta ad avvicinarsi alla vita politica?
_Mi sono avvicinata alla politica precisamente in Francia frequentando ambienti antifascisti e femministi di esuli italiani e mi sono incuriosita e interessata molto, così ho deciso di avvicinarmi a questo mondo.
2_Quando è stata eletta delegata al congresso costruttivo dell’associazioni cristiane lavoratori italiani è stata la prima donna a ricoprire tale ruolo. Come si sente a riguardo?
_Sicuramente sono molto soddisfatta di aver raggiunto questo traguardo.
3_ Nel 1946 alle elezioni politiche, perché ha poi optato per la nomina del collegio unico nazionale?
_perché per me questa era la scelta migliore.
4_Quando è entrata a far parte del gruppo parlamentare cristiano, insieme ad altre 4 donne, quale fu il suo incarico?
_Parto col dire che sono stata molto felice di lavorare con le mie colleghe, in particolare ho lavorato alla terza sottocommissione relativa ai diritti e doveri economico sociali.
5_Quando fondò l’associazione nazionale famiglie emigrate, sappiamo che si dedicò anche alla scrittura e pubblicò un saggio, Qual è la sua tematica?
_Sì, una volta fondata l’associazione ho scritto un saggio a cui tengo particolarmente e si intitola : “ Il cesto di lana “. In questa mia opera ho espresso il mio pensiero sulla questione della donna italiana nel dopoguerra.
6_A quale scopo fondò il comitato italiano di difesa morale e sociale della donna?
_Tengo molto a questo comitato e l’ho fondato assieme alle mie colleghe. Il suo scopo è quello di contrasto alla prostituzione femminile.
7_Quando è finito il mandato da deputata perché non si è più candidata alle elezioni di quell’anno?
_Perché ho voluto smettere con la vita politica attiva. Credo che ogni cosa abbia il suo tempo.
Va bene signora Maria, queste erano tutte le domande che ho voluto porle. Sono stata davvero contenta che lei abbia partecipato a questa intervista e che abbia risposto alle mie domande. La ringrazio per la sua disponibilità e per il suo tempo.
Frase: È sempre stata molto coraggiosa e non ha mai avuto paura di lottare per i suoi diritti e per quelli di tutte le donne.
INTERVISTA A RITA MONTAGANAMA
LA PRESIDENTE DELL'UNIONE DONNE ITALIANE: RITA MONTAGNANA
Rita Montagnana Togliatti è una donna e politica sempre in prima fila al fianco delle operaie d'Italia. Oggi ci racconta la sua vita coraggiosa e la sua tenacia nel rendere le donne italiane protagoniste della politica.
Innanzitutto ci parli di lei. Da dove viene?
"Sono nata a Torino nel 1895 in una casetta modesta da una famiglia di origini ebraiche. I miei genitori erano di un saldo orientamento socialista e già da giovani incoraggiarono me, le mie sorelle e mio fratello a imparare un mestiere manuale. Così, a 14 anni iniziai a lavorare come sarta".
Quando ha iniziato a mostrare interesse verso i movimenti femminili e la politica?
"Sin dall'adolescenza, grazie anche all'influenza della mia famiglia. Consapevole dei miei diritti, sono sempre stata decisa a difenderli. Ricordo di aver aderito agli scioperi delle sarte torinesi del 1909 ancora a 14 anni. Mi iscrissi poi al Partito Socialista italiano, in cui avevo l'incarico di dirigente provinciale e regionale del movimento giovanile. Diventai segretaria del circolo femminile La Difesa e partecipai inoltre alle rivolte torinesi per il pane, e nel 1919 all'occupazione delle fabbriche".
Insomma le attività politiche alla quale ha partecipato sono numerose. Ci parli di quando ha iniziato a far parte del Partito Comunista d'Italia e di cosa ha fatto in quegli anni.
"All'inizio del fascismo, nel 1921, io e mio fratello Mario ci aggiungemmo a Gramsci nel Partito Comunista d'Italia. A quel punto venni inviata alla II Conferenza femminile internazionale e al III Congresso di Komintern, a Mosca. Rientrata in Italia entrai anche a far parte del mondo del giornalismo: mi chiamarono nella direzione del periodico La Compagna ed è proprio in redazione che conobbi mio marito. A quel tempo collaborava ad una rivista socialista (L'Ordine Nuovo) diretta da Gramsci. Nel 1925 nacque nostro figlio Aldo".
Cosa le successe quando Antonio Gramsci venne arrestato?
"Passai 18 anni in esilio, spostandomi spesso tra Svizzera, Francia e Unione Sovietica mentre la mia famiglia era a Roma".
Cosa fece una volta tornata in Italia?
"Prima di tornare in Italia partecipai alla guerra civile in Spagna. Rientrai finalmente in Italia soltanto nel maggio del 1944. Qui iniziai ad impegnarmi come non mai da leader dell'organizzazione femminile del partito".
Rita interviene diverse volte durante le situazioni politiche. Ad esempio in un episodio del Consiglio dei Ministri del 30 gennaio, rivendica la conquista del suffragio femminile: "Largo dunque fin da oggi nei posti di Governo, largo alle donne nell'Assemblea Costituente, largo alle donne nelle Amministrazioni comunali; giusta retribuizione del lavoro femminile; tutte le vie del lavoro e del sapere aperte alle giovani". E il suo intervento nel I Congresso nazionale dell'Udi: "Attraverso la campagna per il voto, che l'Udi ha iniziato fin dal suo sorgere, si è realizzata l'unità completa di tutte le organizzazioni femminili italiane". -Rita Montagnana
Nel XIII Collegio risulta prima con un totale di 68.722 voti di preferenza. In poco tempo diventa presidente dell'Udi.
Pensa che la guerra abbia cambiato le donne italiane?
"Sono convinta che l'esperienza della guerra abbia segnato profondamente le italiane. Oggi ci presentiamo davanti al Paese non più come mute spettatrici degli avvenimenti, ma come collaboratrici sicure, intelligenti, preziose. Sono ancora poche le donne in politica e la vita all'interno dei rispettivi partiti non è facile. Nonostate questo, io penso che le donne abbiano la politica nel sangue. Insieme possiamo avere il potere di uscire dalle macerie del fascismo e della guerra".
Un'ultima domanda, come mai ha suggerito la mimosa come fiore simbolo della festa delle donne?
"Con Teresa Mattei, un'altra politica attivista per la parità di genere, abbiamo pensato alla mimosa poiché è un fiore facile da reperire in Italia a marzo, non è molto costoso ed è apparentemente delicato, ma allo stesso tempo tenace e resistente, come le donne".
Intelligente, preparata, battigliera, Rita Montagnana è una donna forte e ammirabile che dimostra una grande tenacia
Angela Merlin
Buon pomeriggio a tutti i nostri ascoltatori!
Quest'oggi andremo ad intervistare una persona molto importante che ha contribuito nella scrittura della nostra Costituzione Italiana, in particolare una donna.
Non vi dico altro perché sarà proprio questa donna a spiegarci al meglio ciò per il quale viene ricordata rispondendo alle domande che le porremo.
Intervistatrice
<< Innanzitutto buonasera signora, sono la signorina Degiovanni Greta Grace e quest’oggi avrò l’onore di passare del tempo con lei per conoscerla meglio e conoscere anche degli aspetti della nostra Costituzione Italiana direttamente da una delle persone che ha partecipato alla sua scrittura. Prego si presenti al nostro pubblico.>>
Angela Merlin
<< Buon pomeriggio a tutti voi e soprattutto a lei signorina Degiovanni. La ringrazio per avermi dato quest’opportunità che per me è molto importante.
Mi presento sono Angela Merlin; forse il mio nome a molti sarà sconosciuto. Forse quattro o cinque mi conosceranno, ma non è il mio scopo essere famosa; si sa che la fama a volte dà alla testa...>>
Intervistatrice
<< Signora Merlin a primo impatto posso affermare che è una donna molto disponibile, dolce e scherzosa. Ma torniamo a noi: spieghiamo a chi ancora non la conosce chi è lei. Caro pubblico la signora Angela Merlin è una delle ventuno madri costituenti. Vuole spiegare meglio lei?>>
Angela Merlin
<< Certamente, sono qui apposta. Questo “titolo” se così lo possiamo definire rappresenta una parte che sicuramente è stata importante per la nascita della nostra Costituzione Italiana. Ma procediamo con calma: fino ad ora le votazioni erano riservate solamente agli uomini ma questo è cambiato nell’anno 1946 dove anche noi donne potevamo votare ed essere votate; ed è qui che inizia la storia delle madri costituenti di cui faccio parte. Durante le votazioni di quell’anno ricordo che sono state elette molte persone, per la gran maggioranza uomini ma oltre a loro sono state votate anche ventuno donne tra le quali la sottoscritta e molti sono quasi certa che penseranno che le donne al governo non siano né la cosa più giusta e né il modo migliore per guidare il Paese, non voglio nemmeno vantarmi ma vorrei dire anche la mia opinione se mi è concesso: il mondo è composto da uomini e donne, hanno capacità e valori diversi ma queste sono caratteristiche soggettive. Quello che invece è e deve essere oggettivo è che non fa differenza avere il corpo più minuto o il viso più delicato perché in realtà siamo tutti uguali, e vorrei sottolineare questo aspetto perché dopo quasi un millennio e mezzo questa cosa non viene capita e talvolta considerata sottovalutando il genere femminile che a parere mio non ha nulla di meno di quello maschile, e non lo dico perché sono donna ma perché credo in quello che dico e continuerò a combattere per far aver più diritti e meno disuguaglianza verso il genere femminile. >>
Intervistatrice
<< Ammiro molto la fermezza e la convinzione con le quali dice queste parole, e sempre con il sorriso in volto. Sappiamo inoltre che ha un’istruzione classica e prima di passare alla politica era un’insegnante di francese. Come mai ora è
passata al governo? Cosa l’ha spinta a fare questo passo che immagino non sia stato semplice?>>
Angela Merlin
<< Fin da piccola mi è sempre piaciuto insegnare, mi definivo un po’ una leader nel mio piccolo gruppo di amichetti con i quali giocavo da bambina. Così ho frequentato le scuole superiori, l’università e sono anche andata in Francia per migliorare la mia conoscenza della lingua e dopo aver ottenuto il diploma ho iniziato ad insegnare; sono perciò riuscita a realizzare il mio sogno. Ma poi le cose sono cambiate, la guerra era vicina perciò i miei fratelli se ne andarono di casa per servire il Paese e supportarlo in questo periodo difficile per tutti, ma mentre loro erano lì a combattere, qui eravamo circondati dal fascismo e dalle sue leggi. Non era per nulla semplice essere una donna in quel periodo: noi donne dovevamo vivere nell’ombra perché il mondo “era fatto per gli uomini”; mi ricordo che questa frase la sentivo dire tanto, troppo spesso. È un concetto che ha saltato tutte le tappe perché è diventato subito una credenza e una convinzione che in realtà viveva già indisturbata tra le persone; queste leggi l’hanno solo aiutata a venire allo scoperto facendo ricadere talvolta la colpa solo sul governo nascondendosi dietro alla scusa “la legge dice così. Io sto solo obbedendo”. Non è stato per nulla semplice fare questa scelta, cambiare vita per un qualcosa che probabilmente non sarei riuscita a compiere, un obbiettivo che gli altri definivano inutile e mi definivano incapace o troppo sognatrice e rivoluzionaria. Si, questo nome mi veniva affibbiato ormai come se fosse il mio nuovo cognome ma io ero convinta e ostinata: volevo cambiare il mondo, volevo cambiare il pensiero altrui ma come sappiamo entrambe questo non sarà mai possibile ma ho voluto continuare guardando sempre dritto davanti a me perché nel mio piccolo sapevo che qualcosa potevo fare, che quel qualcosa che avevo e ho dentro di me poteva smuovere e cercare di migliorare la considerazione dell’umanità almeno un po’. Ormai c’era troppa disuguaglianza, l’uomo era tutto e la donna niente, l’uomo doveva lavorare mentre la donna era confinata in casa da delle leggi che dichiaravano che il genere femminile aveva il semplice compito di casalinga. Servivamo solo per questo e per far incrementare la popolazione e ci furono anche delle leggi su questo argomento. Era davvero un qualcosa di impensabile per me e mi ero ripromessa di porre fine a questa mentalità.
Questo è uno dei motivi per il quale ho cambiato vita: per abolire la disuguaglianza e rendere tutti uguali.>>
Intervistatrice
<< Questa è sicuramente una storia molto importante, ricca di avvenimenti e trattamenti ingiusti che deve essere raccontata. Devo farle i miei complimenti signora Merlin, non credo che avrei potuto avere la stessa forza e lo stesso coraggio che ha avuto lei allora subendo critiche di ogni genere, e qualsiasi altra cosa che le abbia recato del disagio. Però è andata avanti, è andata in fondo fino a raggiungere il suo obbiettivo. Ma non si è fermata solo a questo vero? Intendo che ha fatto altre promozioni, per esempio. Ci spieghi meglio..>>
Angela Merlin
<< Sì come ha detto anche lei non mi sono limitata solo a quello perché prima di arrivarci mi sono tenuta impegnata con altre cose: mi sono iscritta al Partito Socialista Italiano e ho pubblicato alcuni articoli per vari giornali dove esponevo le mie idee e ciò che pensavo riguardo all’emancipazione femminile, del diritto di voto, delle condizioni di lavoro e altri punti per me molto importanti.>>
Intervistatrice
<< È una donna davvero piena di energia e voglia di cambiare le cose. Ma quando si vuole ottenere qualcosa così tanto non è sempre facile, al contrario più si va avanti e più è difficile. Più persone contro, più idee diverse affiorano come la voglia di abbattere ciò che si contrappone nel mezzo del nostro cammino. È stata anche arrestata per essersi rifiutata di giurare fedeltà al regime fascista, non è vero?>>
Angela Merlin
<< Non sbaglia signorina. Mi hanno arrestata, allontanata dall’insegnamento e confinata per molto tempo in diversi luoghi. È stato difficile.>>
Intervistatrice
<< E dopo cos’è successo?>>
Angela Merlin
<< Dopo questo periodo di “pausa”, chiamiamola così, mi sono trasferita a Milano dove sono successe molte cose; qui ho partecipato alla lotta antifascista. In questo periodo l’organizzazione, clandestina, antifascista non era molto forte, al contrario era debole ma pur di non schierarmi con il partito iniziai a partecipare e organizzare riunioni con l’organizzazione e molte volte
capitava proprio a casa mia. Sono entrata nella Resistenza ma poi nel periodo della Liberazione mi sono trasferita a Roma e lì mi sono candidata alla costituente e sono stata eletta. Iniziai così a far parte della Commissione dei settantacinque; avevamo il compito di stilare la bozza della Costituzione repubblicana.>>
Intervistatrice
<< Cos’ha provato quando ha saputo di essere una delle pochissime, ventuno, donne ad essere state elette alla Costituente?>>
Angela Merlin
<< L’emozione è stata davvero molta. La ricordo come se fosse ieri. Mi sono sentita fiera di me stessa, realizzata di tutto ciò che ero riuscita a fare fino a quel momento. Sono riuscita a dimostrare a me stessa ma anche agli altri che una donna può perché una donna è come un uomo e tutti coloro che mi chiamavano sognatrice o rivoluzionaria si sono dovuti ricredere, o meglio, probabilmente sono un po’ rivoluzionaria ma questo mio essere mi ha fatto raggiungere i miei obbiettivi.>>
Intervistatrice
<<È stata successivamente eletta anche al Senato e alcuni anni dopo anche alla Camera..>>
Angela Merlin
<< Proprio così>>
Intervistatrice
<< Nella nostra Costituzione sono inoltre presenti due articoli: l’articolo numero 29 riguardante l’eguaglianza morale e giuridica dei due coniugi; viene successivamente abolita la patria potestà nel 1975 e l’articolo numero 30 riguardante i figli. Concentriamoci maggiormente su quest’ultimo.
Lo cito: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.”
Perché ho citato in particolare questo articolo? Perché cari ascoltatori la donna di fronte a me, Angela Merlin, si è battuta per abolire la dicitura “NN” che si trovava sui documenti d’identità dei figli che non venivano riconosciuto nel matrimonio.
Inoltre la signora Merlin è legata ad un’altra legge, in particolare a quella del 20 Febbraio 1958, legge n. 75.>>
Angela Merlin
<< È esatto. Con questa legge è stata abolita la prostituzione nei luoghi chiusi dove veniva esercitata legalmente; questa legge inoltre punisce coloro che abusano e sfruttano la prostituzione. Infine ho aderito anche alla proposta del divorzio, esplicitandone la mia risposta affermativa.>>
Intervistatrice
<< Bene, cari ascoltatori oggi abbiamo avuto l’immenso onore di poter intervistare la signora Angela Merlin, una persona instancabile, che nella vita ha lottato per ciò in cui credeva con tutte le sue forze nonostante i molti problemi e pregiudizi che si sono presentati sulla sua strada. È una donna che nella vita ha cercato di cambiare il mondo e possiamo dire che una piccola parte l’ha cambiata; certo la strada è ancora lunga ma se faremo come la signora Merlin prima o poi ogni cosa sarà al proprio posto. È stato davvero un piacere parlare con lei e ascoltarla.>>
Angela Merlin
<< È stato un piacere anche per me poterle raccontare la mia storia e la ringrazio per avermi dato quest’opportunità.>>
Intervistatrice
<< Grazie della disponibilità. Da noi è tutto, caro pubblico alla prossima!>>