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por federica sargolini 10 anos atrás

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Schopenhauer

Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco del XIX secolo, è noto per la sua opera "Il mondo come rappresentazione e volontà". Egli riconosce i meriti di Kant, in particolare la distinzione tra fenomeno e cosa in sé e l'

Schopenhauer

Schopenhauer (1788-1860)

aforismi

Il mondo come rappresentazione

Meriti di Kant: - il principio di ragione ha significato solo in rapporto al fenomeno - distinzione tra fenomeno e cosa in sè Errore di Kant: - dire che la cosa in sè è inconoscibile
ciò che percepiamo con i sensi è solo un'immagine ingannevole (VELO DI MAYA) fenomeno = parvenza, sogno, illusione

il principio di ragione sufficiente ha significato solo in rapporto al fenomeno (carattere finito dell'esperienza). Il sapere scientifico spiega il mondo in modo deterministico: non c'è conoscenza della cosa in sè.

conoscenza del mondo: applicare al dato sensibile le forme di spazio, tempo e causalità (principio di ragione), ottenendo il fenomeno. IL MONDO E' UNA MIA RAPPRESENTAZIONE

il fenomeno, però, esiste solo in rapporto al soggetto

Di Hegel critica: - ottimismo - finalismo - razionalità del reale

Il mondo come volontà

CORPO considerato in due modi: 1. oggetto tra gli oggetti (fenomeno) 2. io voglio, posso, mi muovo, dunque esisto IO SONO IL MIO CORPO, SONO VOLONTA'
VOLONTA' DI VIVERE: è questa la COSA IN SE' (il mondo esteriormente appare come fenomeno; nella sua essenza è volontà)

- per trovare il vero significato del mondo bisogna essere di più di un semplice soggetto conoscente (testa d'angelo alata) - la via d'accesso non è data dalla conoscenza causale, ma dal sentire se stesso come corpo - attraverso l'esperienza corporea, l'individuo sa di essere volontà (desiderio, propensione all'azione) - questo fondamento riguarda tutti gli esseri viventi

nella sua globalità, IL MONDO E' UN FENOMENO DELLA VOLONTA'

«Vorrei qui di sfuggita mettere in risalto l'ingenuità con cui la pianta, mediante la semplice forma, manifesta ed esprime il suo carattere, la sua natura o la sua volontà; perciò le fisionomie delle piante destano un vivo interesse. L'animale, invece, per essere conosciuto nella sua essenza, esige uno studio dei suoi atti e dei suoi costumi; l'uomo infine va studiato ben a fondo e deve essere messo alla prova, perché la ragione lo rende quanto mai capace di fingere... Nelle piante, la volontà si svela completamente, ma in maniera assai meno intensa, e come pura sua tendenza a vivere, senza un fine, senza un disegno. La pianta infatti esibisce tutto il suo essere a prima vista: la sua innocenza non soffre in nulla dal fatto che gli organi della riproduzione, riposti presso gli animali nelle parti più nascoste, fan libera mostra di sé alla cima»

ciò che permette alla volontà (unica) di oggettivarsi nel mondo (molteplice) sono le IDEE (in senso platonico, come modelli)

non è un processo armonico, ma una spinta cieca, senza senso, libera e spontanea, irrazionale: è VOLONTA' DI VIVERE (per sopravvivere, deve sopprimere qualunque altra cosa. Es. tempo)

PESSIMISMO COSMICO "ogni vivere è per essenza un soffrire"

“Tutto soffre: dal fiore che appassisce all’animale ferito, dal bimbo che nasce al vecchio che muore. L’uomo, tuttavia, soffre più d’ogni altra creatura perché è dotato di maggiore consapevolezza ed è destinato a sentire in maniera più vivace e distinta il pungolo della Volontà”.

Fra tutti gli uomini, poi, il genio sperimenta la più acuta sofferenza: “chi aumenta il sapere moltiplica la sofferenza” (Ecclesiaste I, 18). Analogia con il pensiero leopardiano: “Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi”. (Pensieri, LXVIII)

L’egoismo e la violenza sono i princìpi fondanti del vivere, di questo c’è testimonianza in tutto il creato. Esempio evidente di questo egoismo: l’AMORE è semplicemente la volontà che vuole riprodursi e dimostra che l’uomo è solo uno strumento della volontà di vivere. Anche la STORIA è una sequela di irrazionalità e follie; lo Stato è il rimedio agli istinti aggressivi dell’uomo e la sua funzione è puramente repressiva e punitiva. Ateismo radicale: DIO è solo una proiezione umana creata dall’immaginazione su sollecitazione dei bisogni e della necessità a scopo compensativo e lenitivo.

LA VITA E' COME UN PENDOLO CHE OSCILLA TRA IL DOLORE E LA NOIA

La concezione del piacere come cessazione del dolore era stata già sostenuta da Pietro Verri e da Giacomo Leopardi. Schopenhauer cita esplicitamente il poeta Leopardi manifestando grande apprezzamento per “l’italiano che ha saputo rappresentare in maniera profonda il dolore”. Francesco De Sanctis: articolo “Schopenhauer e Leopardi”

COME LIBERARSI?

normalmente l'intelletto è al servizio della volontà (offre motivi per attuare ciò che essa già vuole inconsciamente), ad eccezione di:

ASCESI rinuncia alla volontà di vivere, negazione della volontà

è fondata su una morale della compassione (rinuncia ad ogni tipo di azione per non infliggere un dolore all'altro)

NOLUNTAS (volontà liberata) STATO DI BEATITUDINE NIRVANA

MORALE ci rende consapevoli della libertà (ma libertà negativa)

ARTE (Santa Cecilia, Raffaello) sospensione dell'adesione al movimento della volontà e quindi dell'angoscia legata ad esso - ma la sospensione è solo momentanea. L'atteggiamento contemplativo indotto dalla visione di un dipinto o dall'ascolto di un brano musicale dura quanto può durare un gioco. È necessario passare dall'ambito del gioco a quello della serietà.

«Il piacere estetico, la consolazione dell'arte, l'entusiasmo che fa dimenticare all'artista le pene della vita, questo privilegio speciale che ricompensa il genio dei dolori crescenti sempre in proporzione con la chiarezza della coscienza, che lo fortifica nella desolante solitudine a cui si trova condannato nel seno di una moltitudine eterogenea - tutto ciò, come vedremo più oltre, poggia sul fatto che l'in sé della vita, la volontà, l'esistenza stessa, sono un dolore costante, ora penoso, ora terribile; mentre, se considerate nella rappresentazione pura intuitiva, nella riproduzione dell'arte sono libere da ogni dolore, presentando anzi uno spettacolo grandioso. Cogliere questo lato puramente conoscitivo del mondo, riprodurlo in qualsiasi forma dell'arte, è l'ufficio dell'artista. Lo spettacolo presentato dalla volontà nella sua oggettivazione, seduce l'animo dell'artista, che lo contempla senza stancarsi di ammirarlo e di riprodurlo. E frattanto, egli stesso fa le spese della rappresentazione di quello spettacolo; l'artista, in altre parole, fa tutt'uno con quella medesima volontà che si oggettiva e che permane nel suo dolore. Questa pura, profonda e vera conoscenza della natura del mondo, costituisce appunto lo scopo supremo dell'artista: egli si arresta presso di essa. Perciò, quella conoscenza non diviene per l'artista, come invece diviene per il santo, arrivato (come si vedrà nel quarto libro) alla rassegnazione, un elemento capace di calmare la volontà; non lo redime per sempre dalla vita, ma soltanto per un breve momento; non rappresenta la via che lo conduce fuori della vita, ma soltanto una consolazione temporanea in essa. Finché, la sua forza così accresciuta si rivolge, stanco del gioco, alla serietà. La Santa Cecilia di Raffaello si può prendere come immagine sensibile (Sinnbild) di tale conversione. Alla serietà faremo dunque anche noi ritorno nel libro seguente»