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av Patrizia Vayola för 4 årar sedan

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2_QUAL È IL SENSO DELLE TECNOLOGIE NELLA SCUOLA - UNA ROAD MAP PER DECISORI ED EDUCATORI

L'uso delle tecnologie nell'ambito scolastico è un tema che sta generando un dibattito acceso, amplificato dall'avvento del web 2.0. Le decisioni politiche ed educative in merito spesso vengono prese senza un'

2_QUAL È IL SENSO DELLE TECNOLOGIE NELLA SCUOLA - UNA ROAD MAP PER DECISORI ED EDUCATORI

QUAL È IL SENSO DELLE TECNOLOGIE NELLA SCUOLA? UNA ROAD MAP PER DECISORI ED EDUCATORI sintesi dell'articolo di A Calvani a cura di Patrizia Vayola

ICT E CAMBIAMENTO DEL CONTESTO EDUCATIVO: La seconda pista è di ordine più pragmatico e comporta lo spostare l’attenzione dall’allievo al contesto educativo (classe e scuola): si tratta qui di definire specifici obiettivi target, conseguibili in tempi brevi o medi, verificarne la conseguibilità, dimostrando i vantaggi in termini costi/benefici.

VANTAGGI POSSIBILI
MA --> l’attenzione va concentrata sulla chiara definizione del criterio-obiettivo, con una valutazione critica del rapporto vantaggi/rischi, costi/benefici e sui concreti indicatori di performance assunti per valutare gli avanzamenti conseguiti, con la consapevolezza che anche interventi volti all’incremento della flessibilità, del networking e del clima relazionale, della condivisione e partecipazione possono comportare implicazioni negative come dispersione, sovraccarico, superficialità o dipendenza psicologica.
Possono essere numerosi gli “umili” vantaggi che possono derivare dalle tecnologie

politiche ispirate all’e-learning 2.0 possano conseguire qualche risultato nel senso di favorire e-inclusion, e-participation, e-citizenship, anche se al momento le evidenze non sono decisive

l’ampliamento delle opportunità relazionali ed informative per mezzo della rete.

un insegnante che sappia saggiamente dialogare in modo personalizzato con i propri allievi tramite strumenti del web 2.0 (blog, mobile, ecc.) può avere una possibilità in più per favorire un clima di complicità empatica in classi a forte rischio di drop out

uno degli slanci maggiori all’uso delle tecnologie è venuto dagli stessi insegnanti: si consideri l’incredibile numero di educational blogger presenti sulla rete

la realizzazione di contenuti manipolabili, editabili, individualizzabili in rapporto ai diversi livelli di difficoltà di apprendimento, è una delle opportunità maggiori che le tecnologie offrono alla scuola (Hattie), in particolare in un’ottica di POLITICA INCLUSIVA

LE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE

sul piano della comunicazione, condivisione, conservazione e gestione di risorse didattiche interne alla scuola

Una scuola è anche un luogo in cui è opportuno “star bene”, usufruire di un buon clima relazionale, essere impegnati in attività stimolanti, capaci di generare “flusso ottimale”

Se possiamo dunque dimostrare che le tecnologie contribuiscono a migliorare qualche aspetto del contesto e della vita scolastica, senza effetti controproducenti sugli apprendimenti, sarebbe poco sensato contrastarne l’impiego

Una scuola in quanto organizzazione può beneficiare, del vantaggio offerto dalle tecnologie in termini di razionalizzazione, flessibilità, networking;

ICT, MODELLI EDUCATIVI E PROCESSI COGNITIVI: riguarda il portato teorico e visionario delle tecnologie, l’immagine implicita di società e l’ecologia della mente presupposta; qui occorre procedere ad una decostruzione critica di tali riferimenti, senza pregiudizialmente rigettarne il valore trainante ma nella consapevolezza che essi potrebbero risultare scarsamente realistici e che i tempi di trasformazione delle istituzioni reali rimangono spesso assai più lenti di quelli immaginati da chi lavora con le tecnologie.

PROSPETTIVE PER IL FUTURO
MA

non si può rinunciare a criteri di argomentazione controfattuale.

Sappiamo che le tecnologie intellettuali modellano i processi cognitivi e culturali (Ong) e cominciamo a conoscere i processi neurologici coinvolti nell’impiego delle tecnologie (anche a prescindere da etichette che rischiano di essere fuorvianti come quella di "nativi digitali")

LA QUESTIONE DEI NATIVI DIGITALI

leggere un libro in profondità comporta significative differenze neurologiche rispetto alla lettura sul web, caratterizzata da browsing ipertestuale e “scrematura” veloce: nel primo caso si ha grande attività nelle regioni che presiedono al linguaggio, alla memoria, alla elaborazione di stimoli visivi, ma non nelle attività prefrontali che presiedono alle decisioni e risoluzioni di problemi che si attivano invece nella navigazione ipertestuale che implica impegno nella scelta dei link da seguire

Tutto ciò richiede di mettere al centro domande che sono di natura educativa: “Quale è il modello di lettore che vogliamo formare?” “Quale è l’idea di ecologia della mente che assumiamo a fondamento del nostro modello educativo?”.

In queste visioni che legano modello educativo e scenari della società contemporanea si assume come esistente e si generalizza un determinato modello di società, si presuppone che la scuola debba allinearsi ad esso e che tale avanzamento significhi positività.

Il rischio principale è quello della carenza di realismo, di presupporre un cambiamento della società che potrebbe non avvenire, o sopraggiungere con ritardo, o di appellarsi a dimensioni, come quelle socio-emozionali, aggregative, empaticopartecipative, che potrebbero rimanere di scarsa rilevanza nel mondo reale, o di proporre soluzioni che potrebbero avere senso per minoranze ristrette che comunque hanno già una solida preparazione alfabetica e cognitiva di base e non per la maggioranza della popolazione

IL DIGITAL DIVIDE OGGI

M. Gui, LE TRASFORMAZIONI DELLA DISUGUAGLIANZA DIGITALE TRA GLI ADOLESCENTI: EVIDENZE DA TRE INDAGINI NEL NORD ITALIA

riguardano i modelli educativi e processi formativi più profondi perchè la storia delle tecnologie ha da sempre spinto a pensare a nuovi modelli di apprendimento, a nuove visioni della scuola o talora della società stessa: essa è densa di portato visionario

si potrebbe giustificare l’impiego di tecnologie mobili o di social networking nella scuola in funzione di nuovi modelli dialogici o narratologici, di nuove forme di appartenenza sociale, che sarebbero ormai un dato caratterizzante la società contemporanea; per allinearsi a ciò l’educazione avrebbe il compito di passare da un istruire sul mondo ad un apprendere attraverso il coinvolgimento nel mondo e nella costruzione di culture partecipative che promuovano nuove strategie per la SOLUZIONE DI PROBLEMI

In questa prospettiva non ha senso la logica evidence based o criterion based; ci si basa su valutazioni di ordine etico-sociale, su un modello di società immaginata a cui si attribuisce aprioristicamente valenza positiva: il criterio è dunque value based.

diversi autori (come Skinner, Papert, Levy, Rheingold, Jenkins) immaginano le tecnologie come un’opportunità per liberare creatività visionaria e per speculare su caratteristiche della società futura.

CONCLUSIONI

bisogna avere molte cautele per evitare facili entusiasmi destinati poi alla delusione e per trovare dei criteri che consentano davvero di valutare la portata del miglioramento che le tecnologie possono favorire, rimando ben consapevoli dei rischi che esse implicano

1. ICT E APPRENDIMENTI CURRICOLARI: L’aspettativa che dalle tecnologie si possa avere un significativo e diffuso miglioramento negli apprendimenti curricolari va presa con grande cautela: metterci su questa strada richiede oggi argomentazioni molto più accorte e finalizzazioni molto meglio circoscritte rispetto al passato, in quanto dobbiamo tenere conto dei NUMEROSI FALLIMENTI CHE LA RICERCA EVIDENCE BASED ci mette di fronte.

LA NECESSITA' DI COMPETENZE DIGITALI
Al di là di quanto sinora detto, la tecnologia può anche essere considerata in un’ottica diversa, non come un mezzo per imparare altro (learning with technologies), ma come l’oggetto stesso dell’apprendimento (learning about tecnologies): può diventare essa stessa syllabus. Questo significa collocarci in un altro ordine di riflessione, chiedendosi cosa si debba intendere per competenza digitale e che ruolo questa debba avere tra le LITERACIES FONDAMENTALI in un’ottica di Lifelong Learning (EU, 2006).

LE COMPETENZE DIGITALI DI CITTADINANZA

CAUTELE METODOLOGICHE
è stata avanzata una critica alla ADEGUATEZZA stessa di una LOGICA COMPARATIVA: l’introduzione della tecnologia modificherebbe in ogni caso l’oggetto stesso dell’apprendimento, per cui alla fine si comparerebbero cose diverse

Anche se questa posizione rischia di offrire l’alibi per un rigetto indifferenziato di ogni possibilità sperimentale, è pur vero che spesso contesto ed operazioni cognitive costituiscono un setting difficilmente separabile e le skill attivate solo nominalmente possono essere considerate appartenenti alla stessa tipologia

costruire un archivio virtuale vs archivio fisico

orientarsi su google map vs carta geografica

LE RAGIONI DI SPERANZA
l’innovazione tecnologica nella scuola non è solo un bluff sostenuto dalle logiche del mercato o da esteriori politiche di facciata e la ricerca evidence based esprime una tendenzialità che non esclude le ECCEZIONI

Ci sono poi situazioni in cui la no significant difference può essere un dato positivo; se, ad esempio, un’ATTIVITA' a DISTANZA si può realizzare con lo stesso risultato in termini di apprendimento che in presenza, appare del tutto ragionevole convenire che la soluzione e-learning è preferibile, in virtù di altri fattori (risparmio di tempo, costi, customizzazione ecc.).

LA DIDATTICA BLENDED

per soggetti normodotati ci sono SITUAZIONI “IN-COMPARABILI” quali quelle offerte dalla augmented o expanded reality: un’esplorazione virtuale in contesti fisicamente irraggiungibili, un sito archeologico, una navigazione nello spazio, una esplorazione all’interno del corpo umano; in tutti questi casi le tecnologie possono aggiungere una condizione o opportunità nuove perché l’apprendimento stesso si possa svolgere.

Ci sono poi situazioni per le quali la logica della comparazione sperimentale non ha senso: si pensi nell’ambito della DIDATTICA SPECIALE ai deficit sensoriali e motori dove l’impiego delle tecnologie può rappresentare il fattore abilitante stesso all’apprendimento o comunque può offrire un significativo valore aggiunto sul piano dell’indipendenza, dell’inserimento lavorativo e della partecipazione sociale

ESEMPIO: ci sono contesti comunicativi virtuali dove soggetti con difficoltà ad esprimersi e comunicare in forma diretta (ad es. nello spettro dell’autismo) possono trovare un canale più congeniale attraverso mediazioni più impersonale (avatar, schermi tattili, banchi digitali interattivi ecc.).

Hattie specifica che RISULTATI MIGLIORI sono individuabili in contesti molto interattivi, in cui si dà risalto al feed-back, all’apprendimento tra pari, al controllo dell’apprendimento da parte dello studente, e allo sviluppo di PROCESSI METACOGNITIVI in cui può essere conveniente fornire opportunità molteplici per apprendere, in cui comunque gli insegnanti abbiano preventivamente ricevuto adeguata formazione

LE RAGIONI DI CAUTELA
la Cognitive Load Theory (CLT= teoria del carico cognitivo) ha mosso critiche pesanti alle ingenuità di un certo costruttivismo tecnologico mostrando come la riduzione della guida istruttiva, l’uso libero delle tecnologie e la navigazione sulla rete possano ingenerare in soggetti novizi sovraccarico e dispersione, riducendone gli apprendimenti

LA TEORIA DEL CARICO COGNITIVO IN SINTESI

Hattie sostiene che: «Avere troppe attività a finalità aperta (apprendimento per scoperta, ricerche su Internet, preparare presentazioni P. Point) può rendere difficile indirizzare l’attenzione degli studenti a ciò che ha importanza, dato che essi amano esplorare dettagli, aspetti irrilevanti e molto specifici, mentre svolgono queste attività.»

Bisogna dire ai decisori che: "Se ci si aspetta dalla introduzione su vasta scala di tecnologia nella scuola un miglioramento nei risultati relativi agli apprendimenti curriculari, ci si prepari ad una ulteriore delusione; tale aspettativa non trova fondamento nelle evidenze empiriche, semmai sussistono indicazioni che rendono più probabile che si consegua l’effetto opposto"

La ricerca evidence based fondata su studi più volte ripetuti nel tempo con metodi quantitativi di largo spettro (meta-analisi), dimostra che l’uso delle tecnologie per apprendere non comporta alcuna differenza statisticamente significativa per l’apprendimento curricolare (no significant difference)

anche i dati dell’OECD (2011) attestano che la correlazione tra uso del computer e miglioramento dei risultati (lettura, matematica, scienze, lettura digitale) rimane positiva fino ad un certo livello per poi decrescere; da una certa soglia in avanti quando più il computer è usato a scuola, tanto più gli alunni peggiorano.

DATI OECD Organisation for Economic Co-operation and Development

le spiegazioni che appaiono più ragionevoli di questo fenomeno sono quelle che rimandano al ruolo distrattivo che le tecnologie possono avere.

sono congruenti con l’affermazione per cui sono le metodologie (e gli insegnanti che le utilizzano), e non le tecnologie a fare la differenza

sono congruenti con osservazioni avanzate sin dai primordi del computer nella scuola

Gui: ci vuole grande cautela nel sostituire didattica tradizionale con didattica basata sull’uso dei nuovi media (2012)

la ricerca di Hattie

compara dati di 800 ricerche

valori significativamente più alti sono conseguiti da talune strategie didattiche: finalizzate ad obiettivi precisi, più interattive (istruzione diretta, mastery learning, valutazione formativa) e orientate a valorizzare la metacognizione; le strategie che funzionano meglio sono quelle che concentrano la propria attenzione sulla gestione del feed-back e creano una complicità alunno-docente sulla visibilità dell’impatto didattico

APPROCCI METODOLOGICI

Va comunque ricordato che le ICT hanno anche contribuito a modificare e perfezionare alcuni di questi modelli di apprendimento e di didattica efficace; tra tecnologia e metodologia i rapporti sono dunque più complessi di quanto qui per motivi di schematizzazione didattica sia stato possibile presentare.

L’effect size (ES) rimane al di sotto di una soglia significativa in tutte le tipologie di impiego tecnologico tranne che per i video interattivi: Computer Assisted Instruction 0,37 Web based learning 0,18 Video interattivo 0,52 Simulazione 0,33 Educazione a distanza 0,09 È un valore che si calcola in rapporto alla Deviazione Standard usato per misurare l’efficacia della variabile sperimentale; diventa rilevante quando supera 0,4

QUALE EFFICACIA DELLE TIC PER GLI APPRENDIMENTI CURRICOLARI? il mondo dell’innovazione tecnologica si presenta cieco verso il proprio stesso passato, povero di consapevolezza storica e critica e su un piano sociologico la fenomenologia dell’innovazione didattica presenta caratteri ricorsivi con una fraseologia tipo «Le tecnologie producono/creano/ portano a/ sviluppano/… apprendimento, socializzazione, spirito critico, consapevolezza»; si assume che le tecnologie digitali, in quanto tali, non possano che produrre significativi miglioramenti nei processi cognitivi e conoscitivi degli alunni.
Quando una nuova tecnologia fa il suo ingresso nella scuola si mette in moto un complesso apparato; aziende, istituzioni, stampa, cominciano a celebrare a più riprese i vantaggi che ne deriverebbero: migliore apprendimento degli alunni, minore noia e fatica, più spazio per interessi personali, maggiori opportunità lavorative e così via. Ad un certo punto però, vengono a galla le prime criticità e l’onda dell’entusiasmo si infrange: si comincia a lamentarsi delle difficoltà d’uso, dei problemi tecnici e delle incompatibilità, della mancanza di tempo, del fatto che gli insegnanti non sono abbastanza preparati. Toccato l’apice, la tecnologia trainante passa in disparte per poi declinare o essere rimossa ancor prima di riuscire ad essere assimilata e di poter fare un bilancio affidabile dei suoi risultati.

TESI: la ricerca dovrebbe impegnarsi per superare forme di acquiescenza diffuse del tipo: “Le tecnologie sono parte della società, sarà comunque utile inserirle anche nella scuola.”, e richiedere motivazioni fondate sperimentalmente, metodologicamente o eticamente, per giustificare la loro collocazione nel contesto di finalità educative consapevolmente definite

OBIETTIVO DELL'ARTICOLO: fornire una sintetica chiave di analisi del valore delle tecnologie per la didattica fondata su tre livelli di argomentazione: apprendimenti curricolari, contesto educativo, modelli educativi e processi cognitivi.
per fornire a politici ed educatori dati certi su cui riflettere per decidere quale uso sensato ed efficace fare delle tecnologie a scuola

INTRO

il dibattito sulle tecnologie nella scuola si sta nuovamente surriscaldando come già successo in passato ma con maggior risonanza grazie al web 2 e le scelte politiche ed educative sono fatte senza ricorrere all'analisi dei dati