av Maria Teresa Manno 20 timer siden
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È "rispetto" la parola dell'anno nel 2024 per la Treccani. L'Istituto della Enciclopedia Italiana l'ha scelta" per la sua estrema attualità e rilevanza sociale". Nell'ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua.
Il Dizionario dell'italiano Treccani definisce il rispetto come un "sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, verso una persona, un'istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole".
Quale uso facciamo del linguaggio nella vita di tutti i giorni? Molto di quello che comunichiamo in una semplice conversazione è un'espressione più o meno volontaria del nostro contesto socioculturale e dei suoi valori. Per eliminare alla radice gli innumerevoli episodi di discriminazione o aggressione verbale in maniera davvero efficace è necessario riconoscere e “neutralizzare” espressioni e stereotipi comunemente accettati, che emergono anche nelle conversazioni più banali. Molti modi di dire, luoghi comuni e battute “divertenti” sulla diversità di genere contribuiscono alla creazione di uno scenario e di un rumore di fondo che inevitabilmente intacca e condiziona la quotidianità di ogni donna, amplificando di fatto un problema che è già di per sé molto ingombrante nella nostra società contemporanea. È un problema sottovalutato o sminuito, ma andrebbe preso molto sul serio: la narrativa tossica creata da un linguaggio sessista fa spesso da anticamera a fenomeni di violenza fisica, oltre che di abuso verbale, e contribuisce in maniera significativa a una percezione distorta della violenza di genere in ogni sua forma.
Il concetto include anche il fatto che le donne e gli uomini hanno necessità differenti e che tali differenze dovrebbero essere individuate e affrontate in modo tale da ovviare agli squilibri tra i sessi c.d. equità.
Le aspettative stereotipate sul femminile possono rappresentare un forte limite personale per le donne, talvolta con conseguenze importanti anche per l'autostima, e per la società, dove persistono discriminazioni di genere. Ecco alcuni dei principali stereotipi sul femminile:
Si parla di disparità di genere quando un genere è sotto rappresentato e/o svantaggiato nei diversi contesti e ambiti della vita pubblica, sociale, economica, politica, nonché nella sfera privata e quotidiana. Questo fenomeno colpisce, anche se in misure e modalità diverse, le donne di tutto il mondo, lungo le varie fasi della loro vita.
Si parla di violenza verbale o aggressione verbale si fa riferimento a un atto di comunicazione intenzionalmente dannoso e offensivo che coinvolge l’uso di parole o toni minacciosi, insultanti o umilianti.
Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, in effetti, la violenza verbale non implica necessariamente l’uso di linguaggio volgare o osceno ma può manifestarsi anche attraverso insulti sottili, toni sprezzanti o parole intese a ferire emotivamente.
FRASI STEREOTIPATE
“Sei fortunata ad avere un compagno che ti aiuta in casa”!
Avete mai sentito dire “Sei fortunato ad avere una compagna che ti aiuta in casa”? Quasi sicuramente no, perché si dà per scontato che sia la donna ad avere quel ruolo. Dunque, c’è del sessismo, perché si pensa che l’uomo stia concedendo un aiuto a qualcuno, non che sia un suo dovere fare la sua parte con le pulizie e l’organizzazione quotidiana.
2. “Le donne non si toccano nemmeno con un fiore”
Sottintende una gerarchia di potere. Tutti i comportamenti violenti o che prevedono forza fisica sono appannaggio degli uomini. Fa parte di un campionario di credenze, che va sotto il nome di galanteria cavalleria, che sottintende che ci sia tutta una categoria di cose che non si conformano alle donne perché non è nella loro natura, come tutti i comportamenti violenti o che prevedono forza fisica. Quindi non va toccata perché chi fa battaglia è l’uomo. Sta descrivendo un mondo diviso rigidamente in cose che fanno gli uomini e cose che fanno le donne.
3. “È proprio una donna con gli attributi”!
Applicare letteralmente a una donna i genitali maschili significa dirle che le caratteristiche di tenacia, grinta e determinazione possono appartenere solo agli uomini. Devi darle l’immagine di un uomo per visualizzare la sua forza.
4. “Auguri e figli maschi”
È un’espressione che si usa tuttora, retaggio culturale che considera le femmine un po’ come una “disgrazia”.
5. “Donna al volante pericolo costante”
Un detto che porta avanti l’idea che le donne abbiano delle caratteristiche neuronali che impediscono loro di considerare bene gli spazi.
6. “È davvero una z***ola”
Per molti insulti non esiste il corrispettivo maschile. Certi comportamenti sociali vengono stigmatizzati e puniti solo quando sono le donne ad attuarli. Una donna che vive la sua sessualità liberamente spesso viene ancora considerata male, per un uomo non accade lo stesso.
7. “Piange come una femminuccia e si arrampica come un maschiaccio”
Tutti i comportamenti che vengono attribuiti solo a un sesso sono discriminatori. Non sono caratteristiche genetiche, ma sociali e culturali. Legarle al dato biologico danneggia sia i bambini che le bambine.
8. “È arrivata l’architetto”
Ancora su troppe professioni si predilige il maschile, considerato più prestigioso. Se anche le donne preferiscono non usare la forma corretta, come avvocata, ingegnera, e archietetta, sono loro stesse a non darle prestigio. È così che continuiamo a perpetrare la discriminazione. Quando alcune persone vengono sapere che un palazzo è stato progettato da una donna si fanno prendere dal panico. Questo perché si crede che le donne non siano davvero capaci, anche se la loro competenza è attestata. Lo stesso vale per le avvocate o per le chirurghe: avere un camice e fior di studi alle spalle spesso non serve. È inutile, dunque, che ci mascheriamo dietro un neutro che non esiste. Il femminile delle professioni serve a indicare anche a molte ragazze che vogliono intraprendere una professione che esistono esempi di architette, ingegnere, avvocate. Utilizzare la declinazione corretta è il primo modo per far sparire le discriminazioni. Diversamente si sottintende che quella professione non sia da donna.
9. “Il rosa è un colore da femmine”
Ancora oggi sui portoni mettiamo un fiocco rosa o un fiocco azzurro, anche se non sappiamo quale sarà l’orientamento sessuale dei bambini. Pensiamo così di definirli. Eppure, i colori non sono legati al genere, così come non lo sono i giocattoli (se a un bambino viene regalato un bambolotto o una cucina si predispone a essere un buon padre). All’inizio del 900 il rosa era considerato la versione civile del rosso. Pensiamo alla maglia rosa nel ciclismo, al colore della Gazzetta dello sport, alla Juventus che è nata rosa-nero. Il rosa era considerato la versione civile del colore rosso, ritenuto il colore della guerra, del sangue. Era un rosso più annacquato. Lo avevano sia le associazioni sportive che i dopo-lavoro con intento ricreativo. Questa distinzione è nata successivamente, con lo sviluppo prepotente della macchina pubblicitaria, che ha deciso di vendere prodotti per uomini e per donne.
10. “Lei è la regina della casa e io a volte faccio il mammo”
Con la parola “regina” viene espresso un grande potere, con la parola “casa” viene delimitato a un piccolo spazio, al chiuso. La prima frase indica un grande potere, sfruttato in un luogo piccolo. La seconda dimostra che prendersi cura dei propri figli sia considerata ancora una prerogativa femminile: un papà che lo fa viene raccontato come mammo, danneggiando sia gli uomini che le donne.
Origine: man =uomo + interrupting = interrompere.
Significato: quando un uomo interrompe una donna.
Come si può ben capire dalla composizione di questa parola, essa descrive l’atteggiamento arrogante di un uomo che interrompe una donna mentre sta parlando e non le lascia finire quello che sta dicendo. In molti casi, il “manterrupting” si trasforma in “mansplaining”.
Origine: man = uomo + explaining = spiegare.
Significato: la tendenza diffusa tra le persone di sesso maschile di spiegare le cose a quelle di sesso femminile, anche se queste conoscono molto bene l’argomento in questione.
Questa parola, inventata da Rebecca Solnit, autrice del libro “Gli uomini mi spiegano le cose”, indica un l’atteggiamento paternalista e accondiscendente di alcuni uomini che, screditando e svalutando la conoscenza femminile, interrompono una donna per spiegarle un argomento che lei conosce molto bene. Questo modo di fare è purtroppo molto diffuso negli ambienti di lavoro. Si parla di “mansplaining” anche quando gli uomini spiegano alle donne argomenti molto ovvi, dando per scontato che loro non riescano a capirli.
Origine: bro/brother = fratello + appropriating = appropriarsi.
Significato: il “bropriating” si verifica quando un uomo si appropria dell’idea messa a punto da una collega donna, agendo come se ne fosse l’autore e prendendosi tutto il merito.
Origine: questo termine viene dal titolo di un film del 1944 “Gaslight” (che in Italia uscì col titolo di “Angoscia”) nel quale un marito riesce a manipolare mentalmente la moglie al punto tale da farle credere di essere diventata pazza, con lo scopo di mettere mano alla sua eredità.
Significato: una forma di manipolazione psicologica.
Il “gaslighting” (che nel 2022 è stata scelta da Merriam-Webster come parola dell’anno) è appunto una subdola tattica manipolativa basata sulla violenza psicologica e che, malgrado abbia anche gli uomini come vittime, è più frequentemente messa in atto ai danni delle donne.
La manipolazione viene effettuata con lo scopo di confondere, screditare la persona e farla sentire insicura del proprio giudizio. In casi estremi, le vittime di “gaslighting” possono convincersi di aver completamente perso il controllo della propria vita.
Fate quindi attenzione se qualcuno vi rivolge molto spesso frasi tipo “Sei troppo emotiva/drammatica”, “Non capisci niente” e “Sei pazza”.
Origine: slut = sgualdrina + shaming = esporre al pubblico ludibrio, far vergognare.
Significato: giudicare le abitudine e la vita sessuale di una persona.
Giudicare una donna dal punto di vista sessuale dandole della “poco di buono” a causa delle sue abitudini, è il perfetto esempio di “slut-shaming”. Stabilire, infatti, quale sia una condotta sessuale appropriata per una donna è di per se stesso un atteggiamento sessista e limitativo. Questo modo di fare viene messo in atto quando la donna vittima dello “slut-shaming” rompe i tabù, non ha paura di vivere appieno la propria vita sessuale e ne parla liberamente .
Origine: body = corpo + shaming = esporre al pubblico ludibrio, far vergognare.
Significato: giudicare negativamente una persona in base al suo aspetto fisico.
Anche il body shaming implica il giudizio nei confronti di una donna attraverso il suo corpo e il modo in cui essa decide di disporne. Anche in questo caso, si verifica naturalmente quando la donna mostra il proprio corpo con gioia e libertà, disprezzando gli standard di bellezza imposti dalla società i quali promuovono costantemente un ideale che rinforza il circolo vizioso del “body-shaming”.
Origine: fat = graasso + shaming = esporre al pubblico ludibrio, far vergognare.
Significato: giudicare negativamente una persona perché è grasso/a
Una variante di body shaming, ma più specifica perché chi fa “fat shaming” se la prende con qualcuno solo perché quella persona non è magra o comunque non corrisponde ai canoni di peso che la società ha prescritto.
Quali sono gli stereotipi di genere riguardo i ruoli del maschile? Ecco alcuni dei più comuni:
Punto 5 Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all'istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l'umanità intera.
Che cosa significa UGUAGLIANZA? L'uguaglianza è, insieme alla libertà, uno dei diritti fondamentali di una democrazia. È un concetto etico-giuridico o etico-politico, secondo cui i membri di una collettività devono essere considerati allo stesso modo, indipendentemente dalla loro posizione sociale e dalla provenienza.
UGUAGLIANZA FORMALE
L'uguaglianza di fronte alla legge: che un
cittadino sia cattolico, ebreo, musulmano
o ateo, per la legge non cambia nulla e i
suoi diritti restano i medesimi.
UGUAGLIANZA SOSTANZIALE
La Repubblica ha il compito di favorire l'uguaglianza
sostanziale col fine di eliminare i fattori che
possono determinare tra i cittadini una
disuguaglianza tale da impedire l'esercizio dei diritti
fondamentali. L' uguaglianza formale è la concreta realizzazione dei diritti pronunciati dalla Costituzione.
L'art. 3 della costituzione italiana Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, dirazza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacolidi ordine economico e sociale, che, limitando difatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della personaumana e l'effettiva partecipazione di tutti ilavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 37 "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezioneLa legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità della retribuzione".