da Edoardo Belotti mancano 10 mesi
78
Più simili a questo
Augusto decise di istituire censimenti frequenti, per verificare ogni 3 anni quanti abitanti ci fossero nell'impero e quindi quante imposte aspettarsi dalle province
Divise il tesoro in due casse diverse, ovvero Erario e Fisco. L'erario comprendeva le imposte provenienti dalle province senatorie, mentre il fisco comprendeva le imposte provenienti dalle province imperiali
Il fisco comprendeva anche le proprietà private dell'imperatore. Questo permise a ogni imperatore da Augusto in poi di avere enormi risorse senza dipendere da nessuno
Augusto, infine, divise le imposte in due categorie diverse: imposta fondiaria, che dipendeva dalla quantità di proprietà di ogni persona (inclusi i romani), e l'imposta personale, che era una tassa che pagavano solo i cittadini non romani delle province.
Augusto divise l'impero in due tipi di province: Province imperiali e senatorie.
Le province senatorie erano prestigiose, la massima carica a cui un senatore poteva ambire. Tuttavia il potere effettivo che si otteneva era ridotto: le province senatorie non si trovavano in zone contese e quindi bastava un piccolo esercito per controllarle
Le province imperiali erano invece province molto importanti, come la Spagna, la Siria e la Gallia. Erano tuttavia molto contese, con frequenti rivolte, e avevano bisogno di un forte esercito per poterle controllare
Erano sotto diretto controllo dell'imperatore, il quale nominava due persone per controllarle: i legati, senatori che avevano il comando dell'esercito, ed i procuratori, cavalieri che avevano il controllo politico-economico
L'Egitto, la provincia più ricca, divenne proprietà privata dell'imperatore, ed un senatore aveva bisogno di un permesso dell'imperatore per entrarvi
Innanzitutto Augusto ridusse il numero delle legioni, portandole da 50 a 28. Erano infatti troppe, in mano a troppi generali, e fin troppo costose per lo Stato
Venne vietato alle legioni l'accesso in Italia, il pomerio venne esteso anche alla gallia Cisalpina. L'unico corpo militare ammesso era di Augusto, la guardia pretoria
Trasformò le legioni in corpi militari professionisti: vietò ai generali di lasciare i legionari liberi di saccheggiare, rendendoli più mezzo di presidio che di offesa e lasciandoli posizionati solo nelle regioni di confine
Il periodo di ferma venne allungato, da 16 a 20 anni, ma allo stesso tempo venne incrementato lo stipendio, e venne introdotta la liquidazione del soldato
Al termine della ferma, il legionario poteva scegliere di ottenere un appezzamento di terra, oppure di ottenere il corrispettivo di 13 anni di servizio (in tot 20+13)
Augusto decise di introdurre nuove cariche, sottoposte alle classiche già esistenti, che permettevano di spartirsi i compiti tra più persone senza avere una concentrazione di potere nelle mani di un singolo
Per calmare il ceto dei cavalieri, in fermento sin dalla sconfitta di Antonio (Erano alleati a lui), Augusto decise di concedere a loro la maggior parte delle nuove cariche amministrative, lasciandone solo alcune ai senatori
Le nuove cariche comprendevano:
Prefetto dell'Annona
Di ceto equestre, si occupava di procurare grano per Roma, aveva sotto controllo l'amministrazione delle coltivazioni locali
Divenne uno degli incarichi più ambiti, era a basso rischio ma garantiva un lauto guadagno, nonchè uno dei più prestigiosi
Prefetto del Pretorio
Era scelto tra il ceto Equestre, veniva messo a capo del corpo di guardia dell'imperatore, persona fidata pagata a peso d'oro
Era scelto tra i centurioni migliori delle legioni, spesso rimanevano in carica fino alla propria morte
Prefetto urbano
L'unico scelto dalla classe senatoria, doveva controllare che a Roma venisse mantenuto l'ordine e nominava un prefetto dei Vigili
Il prefetto dei Vigili era scelto tra il ceto equestre, e aveva il potere di organizzare squadre di intervento per tenere l'ordine
Ridusse da 900 a 600 i senatori, e per rendere più difficile l'accesso al senato raddoppiò la soglia minima di ricchezza, portandola a 1 milione di sesterzi
Per calmare gli animi dei provinciali, decise di introdurre nel senato le classi dirigenti delle province maggiormente romanizzate